Anche al coniuge del “lungo soggiornante” si applica il requisito del soggiorno legale ed ininterrotto in uno Stato membro.

27 Maggio 2015

La Corte di giustizia europea, investita del rinvio pregiudiziale ad opera del Tribunale di Verona, è stata chiamata ad interpretare la direttiva n. 2003/190, relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo, nell'ambito di una controversia tra la sig.ra Tahir, cittadina pakistana, e la Questura di Verona

La Corte di giustizia europea, investita del rinvio pregiudiziale ad opera del Tribunale di Verona, è stata chiamata ad interpretare la direttiva n. 2003/190, relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo, nell'ambito di una controversia tra la sig.ra Tahir, cittadina pakistana, e la Questura di Verona. La signora Tahir ha presentato presso la Questura di Verona una domanda di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, in qualità di coniuge del sig. Tahir, già in possesso di tale permesso. La domanda è stata respinta dalla Questura di Verona in quanto la stessa signora, soggiornando in Italia grazie a un visto d'ingresso per ricongiungimento familiare con il coniuge, non soddisfaceva la condizione di possedere, da almeno 5 anni, un permesso di soggiorno in corso di validità. Nella sentenza la Corte afferma anzitutto che gli Stati membri possono concedere lo status di soggiornante di lungo periodo ai cittadini di paesi terzi che abbiano soggiornato legalmente e ininterrottamente nel loro territorio nei 5 anni precedenti la presentazione della domanda e che tale status è subordinato alla prova che il richiedente disponga di risorse sufficienti nonché di un'assicurazione malattia. Sono viceversa da escludere tutte le presunzioni relative ai familiari che esonererebbero questi ultimi dalla condizione del soggiorno legale e ininterrotto per 5 anni; obiettivo principale della direttiva è difatti l'integrazione dei cittadini di paesi terzi stabilitisi a titolo duraturo in uno Stato membro, documentabile esclusivamente con il soggiorno legale e ininterrotto in tale Stato. Inoltre, sebbene gli Stati membri siano liberi di rilasciare titoli di soggiorno permanenti a condizioni più favorevoli, tali titoli non sono qualificabili come permessi di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo e non conferiscono il diritto di soggiorno negli altri Stati membri. La Corte dichiara dunque che il diritto dell'Unione non consente ad uno Stato membro di rilasciare a condizioni più favorevoli di quelle previste nella direttiva un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo ad un familiare di un lungo soggiornante.

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