Offensività e ragionevolezza del regime di procedibilità delle lesioni stradali ex art. 590-bis c.p.

Angelo Salerno
15 Dicembre 2020

Non è incostituzionale la mancata previsione della procedibilità a querela di parte del reato di lesioni stradali gravi e gravissime ma è opportuno che il legislatore rimediti la congruità della disciplina vigente...
Massima

Non è incostituzionale la mancata previsione della procedibilità a querela di parte del reato di lesioni stradali gravi e gravissime ma è opportuno che il legislatore rimediti la congruità della disciplina vigente.

Il caso

La Corte Costituzionale è stata nuovamente chiamata a pronunciarsi in merito alla legittimità costituzionale del regime di procedibilità d'ufficio del delitto di lesioni stradali, introdotto all'art. 590-bis c.p., con legge 23 marzo 2016, n. 41 (Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali, nonché disposizioni di coordinamento al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274).

In particolare, con ordinanza n. 183 del 2019 (r.o.), il Tribunale di Treviso ha dubitato della legittimità costituzionale del d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36 (Disposizioni di modifica della disciplina del regime di procedibilità per taluni reati in attuazione della delega di cui all'articolo 1, commi 16, lettere a) eb), e 17, della legge 23 giugno 2017, n. 103), nella parte in cui non ricomprende tra i reati perseguibili a querela di parte il delitto di lesioni stradali gravi e gravissime, con riferimento alle ipotesi in cui il reo non sia incorso in una delle fattispecie aggravate di cui ai commi secondo e seguenti dell'art. 590-bis c.p.

Al pari del Tribunale di Milano (r.o. n. 225 del 2019), il giudice a quo ha denunciato una violazione degli artt. 77 e 76 Cost., nella parte in cui il d.lgs. n. 36 del 2018 non ha previsto la procedibilità a querela per le lesioni stradali di cui al comma primo dell'art. 590-bis c.p., tradendo la ratio della riforma del 2017 e muovendo da un errore interpretativo della delega (che non ricomprenderebbe invece la fattispecie in questione tra le eccezioni al regime di procedibilità a querela di parte).

È stato altresì invocato il diritto di difesa, ex art. 24 Cost., che si assume leso per effetto della preclusione che il regime di procedibilità d'ufficio determina rispetto all'istituto delle condotte riparatorie ex art. 162 ter c.p.

Infine, il Tribunale di Pisa, con ordinanza n. 5 del 2020 (r.o.), ha sollevato analoga questione di legittimità costituzionale, sostenendo che l'art. 590-bis c.p. violerebbe gli artt. 3 e 24 Cost.nella parte in cui non prevede la procedibilità a querela di parte per le lesioni colpose stradali non aggravate dalle ipotesi di cui al comma 2”.

Il giudice a quo ha incentrato la questione direttamente sulla disciplina introdotta nel 2016, lamentando la irragionevole disparità di trattamento, contraria all'art. 3 Cost., che deriva dalla previsione del medesimo regime di procedibilità, d'ufficio, per il delitto di lesioni stradali. Viene infine richiamato dal Tribunale di Pisa l'art. 24 Cost., che si assume violato per effetto della necessità di celebrare in sede penale processi per fattispecie in cui l'interesse della persona offesa è invece legato al risarcimento dei danni subiti.

La Corte Costituzionale, ha disposto la riunione dei giudizi ai fini della decisione, evidenziando che sollevano questioni analoghe, relative alla mancata previsione della procedibilità a querela del delitto di cui all'art. 590-bis c.p.

Preliminarmente, la Consulta ha quindi dichiarato d'ufficio inammissibile la questione sollevata dal Tribunale di Pisa, in relazione all'art. 24 Cost., in quanto non sufficientemente motivata.

Sono state inoltre ritenute manifestamente infondate le questioni sollevate dai Tribunali di Treviso e Milano, in relazione all'art. 76 Cost., in quanto già oggetto della sentenza n. 223 del 2019, così integralmente confermata in parte qua; del pari, la Corte ha dichiarato manifestamente infondate le ulteriori questioni sollevate dal Tribunale di Treviso, in quanto meramente ancillari rispetto a quella già decisa con la sentenza richiamata.

Con la sentenza in commento, la Consulta ha invece esaminato nel merito la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale di Pisa, con riferimento all'art. 3 Cost.

La questione

La questione su cui la Corte Costituzionale si è pronunciata attiene alla mancata previsione della punibilità a querela del delitto di lesioni stradali gravi e gravissime in tutte le ipotesi diverse da quelle aggravate dalla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (ai sensi rispettivamente degli artt. 186, comma 2, lettera c), e 187 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, Nuovo codice della strada).

La procedibilità d'ufficio del delitto ex art. 590-bis c.p. nelle ipotesi non aggravate determinerebbe, secondo il giudice a quo, una irragionevole disparità di trattamento rispetto al delitto di lesioni gravi o gravissime commesse nell'esercizio della professione sanitaria, comportando altresì una discriminazione tra le diverse ipotesi di lesioni stradali gravi o gravissime, prescindendo dal diverso grado di disvalore di tali fattispecie.

In particolare, si osserva che tale irragionevole trattamento riguarderebbe il delitto di lesioni stradali gravi o gravissime rispetto alle medesime condotte commesse nell'esercizio della professione sanitaria, procedibili invece a querela di parte; inoltre, si afferma l'irragionevolezza della procedibilità d'ufficio prevista per tutte le ipotesi di lesioni stradali gravi o gravissime ex art. 590-bis c.p., senza distinguere a seconda della sussistenza o meno delle aggravanti previste dai commi secondo e seguenti.

A fronte del disvalore e della pericolosità sociale che connota le fattispecie aggravate, che hanno determinato la scelta del Governo di non estendere il regime di procedibilità a querela di parte, con il d.lgs. n. 36 del 2018, il diverso grado di allarme sociale e di offensività che caratterizza le fattispecie di cui al comma primo dell'art. 590-bis c.p. imporrebbe, secondo il giudice rimettente, di differenziarne il regime di procedibilità.

Le soluzioni giuridiche

Nell'affrontare nel merito la questione sollevata dal Tribunale di Pisa, la Corte ha preso le mosse da una breve ricostruzione dell'evoluzione normativa della disciplina delle lesioni stradali, osservando che la legge n. 41 del 2016 ha trasformato le previgenti ipotesi aggravate di cui all'art. 590, comma terzo, c.p., procedibili a querela di parte, in una fattispecie autonoma, di cui all'art. 590-bis c.p., oggi procedibile d'ufficio, tanto nei casi di cui al comma primo, quanto nelle ipotesi aggravate disciplinate ai commi successivi.

Tale regime è rimasto, come anticipato, immutato anche a seguito del d.lgs. n. 36 del 2018, attuativo della delega contenuta nella legge n. 103 del 2017, sulla cui illegittimità costituzionale è già intervenuta, escludendola, la sentenza n. 223 del 2019.

Anche in questa occasione, la Corte Costituzionale ha dichiarato infondata nel merito la questione, pur condividendo in motivazione che le ipotesi base del delitto di lesioni stradali colpose, previste dal primo comma dell'art. 590-bis c.p., appaiono normalmente connotate da un minor disvalore sul piano della condotta e del grado della colpa.

Nella sentenza in commento, si evidenzia altresì che le fattispecie ivi disciplinate possono essere integrata non solo dal conducente di un veicolo a motore ma anche, ad esempio, chi circoli sulla strada a bordo di una bicicletta o altri mezzi analoghi.

La Corte sottolinea inoltre che, pur concernendo condotte produttive di gravi danni all'integrità fisica delle persone offese, tali fattispecie possono essere integrate dalla violazione di qualsiasi norma relativa alla circolazione stradale diversa da quelle previste specificamente nei commi successivi.

Viene pertanto riconosciuto che, sul piano dell'offensività, tali violazioni sono connotate da un disvalore inferiore a quello proprio delle assai più gravi ipotesi di colpa cui si riferiscono i successivi commi dell'art. 590-bis c.p., caratterizzate in gran parte dalla consapevole o finanche temeraria assunzione di rischi irragionevoli.

Ne consegue, secondo la Consulta, che a fronte di condotte consistenti in occasionali disattenzioni, pur se produttive di danni significativi a terzi, ben potrebbe discutersi circa l'opportunità della necessaria celebrazione del processo penale a prescindere dalla volontà della persona offesa, specie se integralmente risarcita del danno subito. Tale scelta legislativa non può infatti che riflettersi sulla complessiva efficienza della giustizia penale, evitando il sovraccarico legato alla celebrazione di processi penali non funzionali alle istanze di tutela della vittima.

La Corte ha tuttavia confermato il proprio tradizionale orientamento secondo cui le scelte sanzionatorie del legislatore possono essere sindacate soltanto entro i limiti della manifesta irragionevolezza (sentenze n. 190 del 2020, n. 155 e n. 40 del 2019, n. 222 del 2018 e n. 236 del 2016), applicabile anche in relazione al regime di procedibilità dei singoli reati (ordinanza n. 178 del 2003).

Tale presupposto indefettibile non è stato infatti ravvisato in relazione al regime di procedibilità del delitto di lesioni stradali ex art. 590-bis c.p., rispetto al quale peraltro l'ordinanza di rimessione chiedeva l'estensione a tutte le condotte punite dal comma primo dell'art. 590-bis c.p. del regime di procedibilità a querela.

Tra queste, osserva la Consulta, rientrano altresì fattispecie caratterizzate da violazioni delle norme sulla circolazione stradale commesse con piena consapevolezza e produttive di rischi significativi per l'incolumità altrui, rispetto alle quali il legislatore ha avvertito il bisogno, tutt'altro che irragionevole, di rafforzare l'efficacia deterrente del delitto di lesioni stradali, indipendentemente dalla richiesta di punizione della persona offesa.

Con riferimento infine al differente regime di procedibilità previsto per le lesioni stradali e le lesioni provocate nell'ambito dell'attività sanitaria, la Corte ha ritenuto insussistente ogni profilo di irragionevolezza.

È stato infatti evidenziato che la materia in questione è stata recentemente oggetto di ripetuti interventi da parte del legislatore, allo specifico fine di delimitare l'ambito della responsabilità degli operatori sanitari rispetto ai criteri applicabili alla generalità dei reati colposi, onde evitare il fenomeno della cosiddetta “medicina difensiva”, produttivo di inutili sprechi di risorse pubbliche e scarsamente funzionale rispetto agli stessi scopi di tutela della salute. Tali esigenze non sono invece ravvisabili e non hanno ispirato gli interventi in materia di lesioni stradali, sì da non poter ritenere irragionevole il diverso regime di procedibilità che caratterizza le relative fattispecie.

Osservazioni

Pur confermando la decisione assunta nel precedente del 2019, la sentenza in commento offre interessanti spunti di riflessione in merito al regime di procedibilità del reato, che viene equiparato nelle ordinanze di rimessione e dalla stessa Corte Costituzionale ai profili strettamente sanzionatori.

In particolare, la Consulta, nel condividere le premesse da cui muove il Tribunale di Pisa, prende le mosse dall'offensività del reato, in termini di disvalore sociale e rimproverabilità della condotta criminosa, affermando che le condotte di cui all'art. 590-bis, comma primo, c.p. appaiono normalmente connotate da un minor disvalore sul piano della condotta e del grado della colpa e rispetto alle quali “potrebbe discutersi dell'opportunità dell'indefettibile celebrazione del processo penale a prescindere dalla volontà della persona offesa”.

Tale premessa, condivisa dalla Corte Costituzionale, apre scenari più ampi, con particolare riferimento al regime di procedibilità d'ufficio delle contravvenzioni, che in maniera ancor più evidente pongono un problema di razionalizzazione del sistema penale. Si pensi al paradosso, denunciato dalla dottrina, per cui il delitto di atti persecutori è procedibile a querela di parte (salvo eccezioni) a fronte della procedibilità d'ufficio delle molestie ex art. 660 c.p.

Deve tuttavia rilevarsi che non sono mancate iniziative in tal senso in sede legislativa, ove, con particolare riferimento alla fattispecie di lesioni stradali di cui al comma primo dell'art. 590-bis c.p., il Ministro della giustizia ha presentato un disegno di legge (A.C. 2435 del 13 marzo 2020) contenente una delega al Governo volta specificamente a «prevedere la procedibilità a querela della persona offesa per il reato di lesioni personali stradali gravi previsto dall'articolo 590-bis, primo comma, del codice penale».

Tale proposta, dopo il fallimento denunciato da dottrina e operatori del settore, del decreto del 2018, che ha solo in minima parte attuato la delega legislativa, lascia sperare in un più efficace intervento da parte del legislatore per far fronte al sempre più avvertito e sofferto problema della ipertrofia della materia penale e del sovraccarico del sistema giustizia.

Guida all'approfondimento

AIUTI, PENCO, Osservatorio della corte costituzionale - legittima la procedibilità d'ufficio delle lesioni stradali gravi o gravissime, in Dir. Pen. e Processo, 2020, 1, 50;

AIUTI, PENCO, Osservatorio della corte costituzionale - legittima la procedibilità d'ufficio delle lesioni stradali gravi o gravissime, in Dir. Pen. e Processo, 2020, 1, 50;

CANZIAN, Rassegna di giurisprudenza costituzionale, in Rivista Italiana di Diritto e Procedura Penale, 4, 1 dicembre 2019, pag. 2211;

DE MARZO, La nuova disciplina in tema di procedibilità per taluni reati (d. leg. 10 aprile 2018, n. 36), in Foro it., 2018, 5, 5, 201 ss.;

GARGANI, Riforma Orlando: la modifica della disciplina del regime di procedibilità per taluni reati, in Dir. Pen. e Processo, 2018, 588-589;

TRINCI, Lesioni stradali: la Consulta “salva” la procedibilità d'ufficio, in questa rivista, 16 dicembre 2019.

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