Negata la protezione allo straniero: fino a che punto si può censurare il giudizio di inattendibilità del suo racconto?
28 Dicembre 2020
La Corte di cassazione, con l'ordinanza n. 28782/20 depositata il 16 dicembre 2020, torna sul tema della valutazione di credibilità del racconto del cittadino straniero che richieda la protezione internazionale ex art. 4 d.lgs. n. 25/2008.
Nel caso di specie, un cittadino camerunense aveva chiesto il riconoscimento dello status di rifugiato politico e, in via subordinata, il riconoscimento della protezione sussidiaria o del permesso di soggiorno per motivi umanitari, raccontando di essere fuggito dal paese di origine perché omosessuale, condizione prevista come reato in Camerun. La domanda veniva rigettata sia dalla Commissione territoriale che dal Tribunale. Con il ricorso per cassazione il richiedente lamenta il vizio di violazione di legge e l'omesso esame di fatti decisivi in relazione alla motivazione di inattendibilità del suo racconto.
Il Collegio, ritenendo infondato il ricorso, afferma che «i criteri di giudizio elencati dall'art. 3 comma 5 d.lgs. n. 251/2007 sono indicativi, non tassativi e non vincolanti per il giudice di merito. E' dunque consentito reputare inattendibile lo straniero che richieda protezione internazionale anche quando il suo racconto soddisfi tutti i criteri suddetti, se il giudice ritenga che l'inattendibilità sia dimostrata da altre e diverse fonti di prova, ivi compreso il contegno processuale della parte, ai sensi dell'art. 116 comma 2 ultimo periodo c.p.c.. In conclusione, il giudice che ritenga inattendibile il richiedente protezione internazionale non sta violando l'art. 3 d.lgs. n. 251/2007. Potrebbe configurarsi il vizio dell'omesso esame di un fatto decisivo, ma tale censura deve essere adeguatamente formulata dinanzi alla Corte di legittimità, cosa che nel caso di specie non risulta. Per questi motivi, i Giudici non possono che rigettare il ricorso. *fonte: www.dirittoegiustizia.it |