Legge - 27/01/2012 - n. 3 art. 14 quaterdecies - Debitore incapiente 1 .Debitore incapiente1. 1.Il debitore persona fisica meritevole, che non sia in grado di offrire ai creditori alcuna utilita', diretta o indiretta, nemmeno in prospettiva futura, puo' accedere all'esdebitazione solo per una volta, fatto salvo l'obbligo di pagamento del debito entro quattro anni dal decreto del giudice nel caso in cui sopravvengano utilita' rilevanti che consentano il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore al 10 per cento. Non sono considerati utilita', ai sensi del periodo precedente, i finanziamenti, in qualsiasi forma erogati. 2. La valutazione di rilevanza di cui al comma 1 deve essere condotta su base annua, dedotti le spese di produzione del reddito e quanto occorrente al mantenimento del debitore e della sua famiglia in misura pari all'ammontare dell'assegno sociale aumentato della meta', moltiplicato per un parametro corrispondente al numero dei componenti del nucleo familiare della scala di equivalenza dell'ISEE prevista dal regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159. 3. La domanda di esdebitazione e' presentata per il tramite dell'organismo di composizione della crisi al giudice competente, unitamente alla seguente documentazione: a) l'elenco di tutti i creditori, con l'indicazione delle somme dovute; b) l'elenco degli atti di straordinaria amministrazione compiuti negli ultimi cinque anni; c) la copia delle dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni; d) l'indicazione degli stipendi, delle pensioni, dei salari e di tutte le altre entrate del debitore e del suo nucleo familiare. 4. Alla domanda deve essere allegata una relazione particolareggiata dell'organismo di composizione della crisi, che comprende: a) l'indicazione delle cause dell'indebitamento e della diligenza impiegata dal debitore nell'assumere le obbligazioni; b) l'esposizione delle ragioni dell'incapacita' del debitore di adempiere le obbligazioni assunte; c) l'indicazione dell'eventuale esistenza di atti del debitore impugnati dai creditori; d) la valutazione sulla completezza e sull'attendibilita' della documentazione depositata a corredo della domanda. 5. L'organismo di composizione della crisi, nella sua relazione, deve indicare anche se il soggetto finanziatore, ai fini della concessione del finanziamento, abbia tenuto conto del merito creditizio del debitore, valutato in relazione al suo reddito disponibile, dedotto l'importo necessario a mantenere un dignitoso tenore di vita; a tal fine si ritiene idonea una quantificazione non inferiore a quella indicata al comma 2. 6. I compensi dell'organismo di composizione della crisi sono ridotti della meta'. 7. Il giudice, assunte le informazioni ritenute utili, valutata la meritevolezza del debitore e verificata, a tal fine, l'assenza di atti in frode e la mancanza di dolo o colpa grave nella formazione dell'indebitamento, concede con decreto l'esdebitazione, indicando le modalita' e il termine entro il quale il debitore deve presentare, a pena di revoca del beneficio, ove positiva, la dichiarazione annuale relativa alle sopravvenienze rilevanti ai sensi dei commi 1 e 2. 8. Il decreto e' comunicato al debitore e ai creditori, i quali possono proporre opposizione nel termine di trenta giorni. Decorsi trenta giorni dall'ultima delle comunicazioni, il giudice, instaurato nelle forme ritenute piu' opportune il contraddittorio tra i creditori opponenti e il debitore, conferma o revoca il decreto. La decisione e' soggetta a reclamo da presentare al tribunale; del collegio non puo' far parte il giudice che ha pronunciato il provvedimento. 9. L'organismo di composizione della crisi, se il giudice ne fa richiesta, compie le verifiche necessarie per accertare l'esistenza di sopravvenienze rilevanti ai sensi dei commi 1 e 2. [1] Articolo inserito dall'articolo 4-ter, comma 1, lettera m), del D.L. 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni dalla Legge 18 dicembre 2020, n. 176. Vedi anche l'articolo 4-ter, comma 2, del D.L. 137/2020 medesimo. InquadramentoCon disposizioni integrative del contenuto dell’art. 14-terdecies la norma in oggetto completa la disciplina riguardante l’esdebitazione della persona fisica venuta a trovarsi in condizioni di sovraindebitamento. Anteriormente a questa innovazione, la tutela offerta alla persona fisica riguardava l’individuo, non condannato per reati ostativi ex art. 16, che: a) avesse svolto attività produttiva di reddito adeguata alle proprie competenze e alla situazione di mercato o, in ogni caso, avesse ricercato un’occupazione senza aver rifiutato ingiustificatamente offerte d’impiego; e, soprattutto, b) avesse soddisfatto, almeno in parte, i creditori per titolo e causa anteriori al decreto di apertura della liquidazione. Era dunque beneficiato il soggetto non responsabile di illeciti e che si fosse attivato per adempiere le proprie obbligazioni senza potervi riuscire pienamente. Il successivo art. 14-quaterdecies introduce una forma di tutela destinata al debitore persona fisica incapiente, per tale da intendersi chi non è in grado di offrire ai creditori alcuna utilità diretta o indiretta, nemmeno in prospettiva futura. E che per iniziare un nuovo percorso deve prima risolvere il problema del debito maturato. La norma aggiunta in tal senso alla l. n. 3/2012 per completare il quadro delle misure apprestate a favore dei debitori persone fisiche costituisce l’anticipazione di una disposizione (art. 283) contenuta nel codice della crisi d’impresa onde ovviare al ritardo nella sua entrata in vigore. La disciplina in fieri aveva affrontato anche quest’ultima casistica delle situazioni che non soltanto a tutela del ceto creditorio e dell’ordine nei rapporti economici di scambio richiedeva comunque una forma di attenzione. Nell’attesa della disciplina codicistica si è considerato doveroso colmare un vuoto lasciato dalla l. n. 3/2012. Per tal modo il panorama delle soluzioni disponibili per il sovraindebitamento sembra aver colto ogni possibile aspetto degli esiti non satisfattivi delle relazioni tra creditori e debitori. La ratio della norma, in particolare, è stata indicata (Relazione al codice) nell’esigenza di provvedere ad una larga fascia di soggetti cui appariva opportuno concedere una seconda chance, e questo sia allo scopo di fronteggiare un avvertito problema sociale e sia per reimmettere nel mercato soggetti potenzialmente produttivi. Si è dunque resa accessibile una forma di esdebitazione da qualificarsi come straordinaria per gli aspetti che la caratterizzano: conseguibile per una sola volta; senza che il sovraindebitato paghi, almeno in parte, i suoi debiti; e quando non gli è stato possibile fare ricorso alle altre procedure previste dalla legge perché le sue condizioni sono tali da non porlo “… in grado di offrire ai creditori alcuna utilità, diretta o indiretta, nemmeno in prospettiva futura”. Se ricorrono questi presupposti si apre la strada per l’estinzione del sovraindebitamento attraverso la specifica procedura di cui alla norma in oggetto. L’effetto estintivo è disposto con il provvedimento che concede il beneficio ma resta condizionato al protrarsi della situazione di incapienza. Risorge l’obbligo di soddisfare i creditori se in un periodo di quattro anni sopravvengono utilità in entità economica definita dalla norma in esame come “rilevante”. In sostanza, le obbligazioni che hanno determinato l’indebitamento diventano inesigibili da subito, con l’ammissione al beneficio; ma si estinguono definitivamente soltanto con lo scadere del periodo temporale entro il quale il debitore rimane privo di mezzi. La pronunciata esdebitazione consente all’interessato di riprendere le sue relazioni negoziali senza l’impaccio di creditori che esigono di essere pagati e dunque egli può recuperare risorse e produrre utilità in termini di rilevanza economica per gli effetti della procedura. Su queste eventualità deve svolgersi un controllo: e in proposito è fatto obbligo al debitore di presentare, nel termine fissato dal giudice che ha concesso l'esdebitazione, la dichiarazione dei redditi relativa alle sopravvenienze se queste si verificano. Non sono considerate sopravvenienze i finanziamenti, per la semplice ragione che essi debbono venir restituiti e si risolvono in pratica in ulteriori indebitamenti. Il giudizio di rilevanza non riguarda la concessione del beneficio, ma la valutazione delle eventuali sopravvenienze, la cui presenza assume il connotato rilevante quando consente di pagare i creditori in misura non inferiore al 10%. In sostanza, la disciplina innovatrice ricerca un punto di equilibrio tra la sottrazione del debitore alle obbligazioni assunte dovuta all’impossibilità di soddisfarle e il giusto ristoro dovuto ai creditori se in prosieguo di tempo il debitore torna ad essere per qualche misura solvente. Per evitare discrepanze di valutazioni e apprezzamenti soggettivi la norma affida il giudizio di rilevanza ad un calcolo aritmetico fondato su dati probatori oggettivi e documentali. Il beneficio esdebitatorio è disponibile al debitore “meritevole”. L’indicazione in tal senso non costituisce soltanto una colorazione soggettiva riferita a generici intenti di fattibilità o di buoni propositi. Essa riecheggia quel connotato di “meritevolezza” che consentiva all’imprenditore in dissesto di essere ammesso al concordato a sua domanda nell’originario dettato del r.d. n. 267/1942. L’aver ben meritato costituiva un requisito che, come è noto, era stato giustificato nella relazione dell’allora Guardasigilli con l’opportunità di tutelare l’imprenditore sfortunato ma onesto, la cui impresa occorreva salvare dalla definitiva dissoluzione. La sussistenza del detto requisito doveva risultare dalla correttezza del comportamento tenuto: da fatti oggettivi, dunque, e non dalla formulazione di ipotesi o pronostici. Per quanto si riferisce a questo requisito dell’esser meritevole, può osservarsi che nuovamente esso ha un risvolto soggettivo ed un altro che guarda ai fatti. Per l’aspetto soggettivo si chiede che il debitore persona fisica non abbia compiuto atti in frode e non abbia con dolo o colpa grave dato causa all’indebitamento o contribuito a cagionarlo. Il curriculum del soggetto deve essere esente da questi vizi della condotta per ciò che si riferisce ai rapporti obbligatori conclusi con i terzi. La mala fede, nelle sue manifestazioni dolose, e la negligenza inaccettabile nella condotta di un buon padre di famiglia, precludono l’ottenimento di un beneficio liberatorio che altrimenti verrebbe riferito a comportamenti disonesti e fonte di pregiudizi. In questo requisito soggettivo la dottrina aveva a suo tempo ravvisato un connotato di innegabile etica. Non è ostativa la colpa lieve e la circostanza è di intuitiva evidenza. Se si dovesse addebitare al soggetto comune un suo qualsiasi errore o una buona fede mal risposta si perverrebbe a negare la ragione stessa dell’esdebitazione. Per quanto concerne i fatti, sono demandati all’organismo di composizione della crisi il controllo e la certificazione delle circostanze che consentono il provvedimento di esdebitazione. La documentazione presentata dall’interessato deve essere vagliata nella sua completezza e nella sua attendibilità. Vanno ricercate e accertate le cause dell’indebitamento, le ragioni dell’incapacità del debitore di adempiere le obbligazioni assunte, la sua diligenza e le ragioni creditorie fatte valere in contesti giudiziali. Non è specificato dalla norma in esame se le verifiche e gli apprezzamenti compiuti debbano convergere verso un giudizio necessariamente favorevole per il richiedente, in difetto del quale il giudice debba rifiutare la concessione del beneficio estintivo. Anche il giudice può assumere informazioni ritenute utili: quali possano essere e quale ne sia la fonte resta affidato all’ufficio e l’unica condizione richiesta è rappresentata dall’utilizzabilità al fine della decisione sulla richiesta. Sembra allora di poter concludere che il provvedimento possa essere rifiutato e che la sua emanazione non debba essere mera conseguenza della richiesta debitoria: sì che il rifiuto trovi causa in una complessiva valutazione, dell’organismo di composizione e del giudice, di non “meritevolezza”. Il procedimento di esdebitazione è regolato in modo autonomo dall’art. 14-quaterdecies. Il giudice decide sull’acquisizione dei documenti e dei risultati delle eventuali informazioni assunte, senza obbligo di sentire le parti. Un possibile contraddittorio avviene in seguito se il debitore o i creditori propongono opposizione. In questo caso il giudice sente le parti, nelle forme ritenute più opportune (quindi, non necessariamente in una comune udienza), e conferma o revoca il decreto pronunciato. La decisione è impugnabile con reclamo dinanzi al tribunale in formazione collegiale, della quale non può far parte il giudice che ha pronunciato il provvedimento. In difetto di espresse disposizioni, per il reclamo si rendono applicabili le regole di cui agli artt. 739 c.p.c.. 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