Convalida dell'arresto: valida l'udienza se il link Teams è inviato 1 minuto prima dello scoccare delle 48 ore

Alessio Ubaldi
26 Gennaio 2021

Per la ritualità della convalida dell'arresto in udienza da remoto conta il momento in cui il P.M. ha reso possibile la concreta attivazione dei collegamenti virtuali (link alla piattaforma) entro termine di legge (48 ore).

Lo ha stabilito la prima sezione penale della Corte di cassazione, con la sentenza n. 2330/21, depositata in cancelleria il 20 gennaio.

Convalida dell'arresto via Teams. Nel caso di specie, un uomo è stato arrestato e presentato per il giudizio direttissimo in ordine, inter alia, al reato di violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale (art. 75 del d.lgs. n. 159/2011, c.d. “Codice Antimafia”) e al reato di false dichiarazioni (art. 496 c.p.).
Ad onta delle circostanze di fatto (flagranza), il Tribunale ha negato la convalida dell'arresto e ha riggettato contestualmente la richiesta di applicazione delle misure cautelari, con conseguente restituzione degli atti al P.M..
Secondo il Tribunale, infatti, non sarebbe stato rispettato il termine di 48 ore per la convalida dell'arresto (art. 558 comma 4 c.p.p.), dal momento che l'arresto era avvenuto il 6 giugno, alle ore 11.20, e l'arrestato è comparso dinanzi al Giudice (udienza da remoto ex art. 83 del d.l. n. 18/2020) l'8 giugno, alle ore 11.22 (i.e. 2 minuti di ritardo).
Al P.M. non è rimasto altro che rivolgersi, in via di gravame, alla Suprema Corte alla quale ha prospettato i vizi – suo dire – dell'ordinanza gravata.
Secondo il P.M., invero, ciò che rileva, ai fini della convalida è che il magistrato inquirente “chieda udienza” entro le 48 ore. Ciò che - nel caso di specie - ben sarebbe avvenuto, dal momento che l'8 giugno alle 10.57 il P.M. ha chiesto udienza, alle 11.13 era pervenuto al difensore il link Teams dell'aula virtuale, e alle 11.19 era avvenuta la connessione con quest'ultimo (i.e. 1 minuto prima dello scoccare delle 48 ore).

Gli atti utili del P.M. prima delle 48 ore. La Suprema Corte, accoglie il ricorso, affermado che, ai fini della convalida, conta – in caso di udienza telematica – la data entro la quale il P.M. ha reso possibile la concreta attivazione dei collegamenti finalizzati all'udienza nel termine di legge e, comunque (ma solo indirettamente), il momento di “connessione” del difensore al link reso a disposizione dal Tribunale.
Ciò, tenuto conto della circostanza per la quale - in caso di udienza (di convalida) da remoto - l'arrestato e il difensore devono collegarsi dalla medesima postazione.
Se così non fosse - si spiega - la convalida sarebbe rimessa al libero arbitrio dell'arrestato, il quale ben potrebbe “mancare” di connettersi quando costretto in custodia presso la sua abitazione.
Più precisamente, secondo i Giudici, ai fini del rispetto del termine di 48 ore, è sufficiente la presentazione dell'arrestato in udienza, a nulla rilevando che l'inizio della effettiva trattazione dello specifico procedimento avvenga successivamente, quando esso sia stato proposto alla conclusione di altro giudizio già in corso in quel momento.
In questi termini, è irrilevante l'orario di effettiva cognizione dei fatti da parte del giudicante, sempre che tale differimento si verifichi in ragione dell'oggettiva impossibilità a procedervi per l'impegno in udienza per altra attività della stessa natura, ovvero l'orario in cui interviene il provvedimento di convalida del giudice, sempre che questo venga pronunciato in continuità con lo svolgimento dell'udienza.
Insomma, basta che l'arrestato, entro le 48 ore, sia tempestivamente condotto in udienza. La circostanza che il caso, per eventuali ritardi, non sia trattato entro le 48 ore, non assume rilevanza.

Buona fede “digitale” in tempi di Covid-19. Sotto il versante “telematico”, i Giudici osservano come la disciplina emergenziale emanata per consentire il sicuro e, nel limite del possibile, completo compimento delle scansioni processuali in tempi di COVID-19 «esige, necessariamente, la leale collaborazione di tutti i soggetti chiamati a partecipare all'attività giurisdizionale e una ragionevole e coerente duttilità applicativa quante volte sia necessario adattare i concetti giuridici per l'attività processuale da espletarsi in presenza all'attività processuale da espletarsi invece da remoto, in particolare mediante lo svolgimento all'udienza a distanza, a cui la partecipazione è assicurata da collegamenti telematici interattivi».

Annullamento senza rinvio. Sul crinale delle considerazioni che precedono la Cassazione ha dunque annullato - senza rinvio - l'ordinanza impugnata e, per l'effetto, ha convalidato l'arresto.

*fonte:www.dirittoegiustizia.it

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