Il Tribunale di Lamezia Terme rigettava l'opposizione allo stato passivo di una società in liquidazione proposta da una compagnia assicurativa per via del credito derivante da polizza fideiussoria in favore della stessa ed escussa dall'Agenzia delle Entrate pochi mesi dopo.
La decisione si fondava sul fatto che la domanda del creditore, il cui credito era sorto successivamente alla dichiarazione di fallimento ed il cui nominativo non risultava dai documenti contabili (anche se ultratardiva), doveva essere proposta entro un congruo termine da quando il richiedente era venuto a conoscenza del fallimento, termine che va rimesso alla valutazione del giudice di merito secondo un criterio di ragionevolezza.
La compagnia assicurativa impugna la suddetta decisione mediante ricorso per cassazione, deducendo la violazione e falsa applicazione dell'art. 101, comma 4, l.f. nonché del principio giurisprudenziale secondo cui all'insinuazione dei crediti sorti dopo la dichiarazione di fallimento non dovrebbe applicarsi nessun termine decadenziale.
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 2308/2021 depositata il 2 febbraio, dichiara il motivo di ricorso infondato, affermando che la tesi giuridica sostenuta dal ricorrente risulta ormai superata dall'orientamento giurisprudenziale che afferma i seguenti principi:
-«l'insinuazione al passivo dei crediti sorti nel corso della procedura fallimentare non è soggetta al termine di decadenza previsto dall'art. 101, co. 1 e 4, l.f.»;
-«in questi casi non è possibile ritenere che i crediti così sorti rimangano privi di un adeguato spazio temporale per la presentazione dell'insinuazione, non costituendo a ciò rimedio adeguato l'opinione secondo cui, “costituendo il carattere sopravvenuto del credito stesso ragione di non imputabilità del ritardo dell'insinuazione, quest'ultima sarebbe comunque ammissibile ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 101 l.f.”»;
-«tale insinuazione tuttavia incontra comunque un limite temporale, da individuarsi […] nel termine di 1 anno, espressivo dell'attuale sistema in materia», termine che decorre dal momento in cui si sono verificate le condizioni di partecipazione al passivo fallimentare ovvero dalla maturazione del credito.
Una volta richiamati tali principi, i Giudici di legittimità rilevano che nel caso di specie la domanda era stata proposta a distanza di 4 anni e mezzo dall'insorgenza del credito “postfallimentare”, pertanto la decisione impugnata va confermata e il ricorso della società ricorrente rigettato.
Fonte: Diritto e Giustizia