Addebito della separazione ed illecito endofamiliare: diversità dei presupposti dell'onere probatorio

Elisa Pradella
05 Febbraio 2021

La Corte di legittimità, conferma la sanzionabilità ex art. 2059 c.c. della violazione del dovere di fedeltà derivante dal matrimonio qualora la condizione di afflizione indotta nel coniuge superi la soglia della tollerabilità e si traduca, per le sue modalità o per la gravità dello sconvolgimento che provoca, nella violazione di un diritto costituzionalmente protetto.
Massima

La pronuncia di addebito, sanzione tipica del diritto di famiglia, non preclude la valutazione, riservata al giudice di merito, che la violazione del dovere di fedeltà derivante dal matrimonio possa dare luogo al risarcimento dei danni non patrimoniali, ex art. 2059 c.c.

La prova del danno ingiusto, conseguenza della condotta illecita perpetrata dal coniuge infedele, deve essere fondata in concreto sul fatto che la condizione di afflizione indotta violi diritti costituzionalmente protetti.

Il caso

La Corte d'Appello di Salerno, (App. Salerno, sent. 15 maggio 2018), in parziale accoglimento del gravame proposto dal marito, ha dichiarato la separazione personale con addebito in capo alla moglie, a causa dell'infedeltà coniugale della stessa, confermando la sentenza impugnata nella parte in cui aveva rigettato la domanda di risarcimento del danno non patrimoniale del marito per carenza probatoria sul nesso di causalità tra il danno ingiusto e la condotta illecita della donna, non riscontrabile nella sola infedeltà. Il marito proponeva ricorso avanti alla Suprema Corte in ordine alla domanda risarcitoria per danno da illecito endofamiliare, sulpresupposto che la violazione dei doveri coniugali avrebbe determinato in lui uno stato depressivo causato dall'allontanamento della moglie dalla casa familiare, oltre che sulla statuizione relativa alla compensazione delle spese.

La Suprema Corte rigetta il ricorso proposto dall'uomo per inammissibilità, poiché volto a sollecitare una rivisitazione dell'apprezzamento operato nel merito in relazione ad entrambi i motivi.

La questione

La Corte di legittimità, ribadendo l'incensurabilità delle decisioni operate nel merito, conferma la sanzionabilità ex art. 2059 c.c. della violazione del dovere di fedeltà derivante dal matrimonio qualora la condizione di afflizione indotta nel coniuge superi la soglia della tollerabilità e si traduca, per le sue modalità o per la gravità dello sconvolgimento che provoca, nella violazione di un diritto costituzionalmente protetto.

La prova, a latere rispetto all'addebito e alla base della domanda risarcitoria, risiede nel nesso causale tra il danno ingiusto e la condotta illecita del coniuge infedele.

Le soluzioni giuridiche

Con l'ordinanza de quo la Cassazione conferma l'orientamento secondo cui l'inosservanza dell'obbligo di fedeltà coniugale, determinando normalmente l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza, rappresenta una violazione talmente grave da giustificare l'addebito della separazione al coniuge responsabile, ma indipendentemente da questo, anche il risarcimento del danno endofamiliare, rispetto al quale è necessario dimostrare la lesione di un diritto fondamentale della persona.

La concretizzazione del dovere di fedeltà passa attraverso una valutazione dei comportamenti della coppia anche in base a come tale dovere sia stato modellato dai coniugi.

Il risarcimento del danno non patrimoniale, pertanto, richiede la prova, in ossequio all'art. 2697 c.c., che la condizione di afflizione provocata nel coniuge abbia arrecato un apprezzabile pregiudizio.

Osservazioni

La dottrina è unanime nel ritenere che l'obbligo di fedeltà, che impone ai coniugi di astenersi da relazioni o atti sessuali extraconiugali, non si riduca ad una mera astensione dai rapporti fisici con altri.

Il concetto di fedeltà si avvicina all'idea di lealtà, riferita non solo all'altro coniuge (Ruscello, Zatti), ma alla famiglia nel suo complesso (Santoro-Passerelli, Paradiso), finalizzato alla realizzazione ed al consolidamento della comunione tra coniugi (Alagna, Paradiso), e si concretizza nell'impegno a non tradire la fiducia reciproca.

Il concetto di famiglia-istituzione, dopo la riforma del 1975, è andato gradualmente sostituendosi con quello di famiglia-comunità, incentrato sulla coincidenza di interessi dei suoi componenti. Lo spirito del diritto familiare perde i suoi connotati classici e l'individuo, inserito nel contesto domestico, è protetto anche con la tutela risarcitoria.

La famiglia diventa sede di autorealizzazione, di arricchimento e sviluppo della personalità di ogni suo componente come persona dentro la comunità in cui conferisce il suo contributo autonomo e responsabile.

Il rispetto della dignità e della personalità, nel nucleo familiare, si connota come diritto fondamentale e inviolabile, di rango costituzionale, la cui violazione costituisce il presupposto di una responsabilità dell'autore.

Il diritto di famiglia inizia a perdere i caratteri del sistema chiuso e l'addebito della separazione, conseguente alla violazione di diritti nascenti dal matrimonio, non esclude una più generale responsabilità.

Nell'anno 2000 la giurisprudenza di merito affronta il tema della responsabilità per danno alla salute concorrente alla pronuncia di addebito del coniuge (Trib. Firenze, 13 giugno 2000) e si condannano i comportamenti che ledono, anche temporaneamente, la sfera esistenziale e relazionale (Trib. Milano, 04 giugno 2002).

Precedentemente si riteneva che lo strumento punitivo dell'addebito non potesse essere cumulato con quello risarcitorio, salvo che vi fossero specifici danni patrimoniali per i quali il coniuge avrebbe potuto essere ritenuto responsabile, prescindendo dalla sua qualità, ma in quanto mero soggetto danneggiante.

Ora, invece, la violazione degli obblighi nascenti dal matrimonio, che siano causa di intollerabilità della convivenza, giustificano l'addebito, mentre il comportamento doloso o colposo che produce un danno ingiusto è risarcito secondo lo schema della responsabilità aquiliana.

La responsabilità endofamilare tra coniugi fa ingresso nella giurisprudenza di legittimità con la sent. 9801/2005, che contribuisce a segnare una nuova prospettiva per i ruoli all'interno della famiglia, anche in rapporto alla realtà esterna, dove i titolari sono responsabili l'uno nei confronti dell'altro.

Tale responsabilità riceve, dunque, l'avallo della Suprema Corte con una pronuncia di ampio respiro ove si evidenzia che «Il rispetto della dignità e della personalità, nella sua interezza, di ogni componente del nucleo familiare assume il connotato di un diritto inviolabile, la cui lesione da parte di altro componente della famiglia costituisce il presupposto logico della responsabilità civile, non potendo da un lato ritenersi che diritti definiti inviolabili ricevano diversa tutela a seconda che i titolari si pongano o meno all'interno di un contesto familiare».

Nella famiglia, quale formazione sociale in cui si esprime la personalità del singolo, il giudice potrà entrare in caso di gravi violazioni (Basini), quali l'obbligo giuridico di fedeltà, per il quale, peraltro, non è prevista una disciplina entro il regime dei rapporti personali insorgenti dal perfezionamento di una unione civile (art. 1, comma 1, l. 20 maggio 2016, n. 76).

Tale obbligo rimane caratteristica del matrimonio al quale conferisce il carattere della stabilità - in senso giuridico - del gruppo familiare, ma la sua violazione si slega dal contesto strettamente familiare ampliando l'area dei danni risarcibili.

L'inosservanza dell'obbligo di fedeltà coniugale, se provata, fa presumere che abbia reso la convivenza intollerabile e fonda la pronuncia di addebito (Cass. civ., I, ord., n. 16691/2020).

Tale condotta imperativa, ex art. 143 c.c., se si pone come fatto di aggressione ai diritti fondamentali della persona, non può ricevere esclusivamente la propria sanzione tipica nelle misure previste dalla normativa di settore (artt. 129-bis, 151, 156, 342-ter c.c.; 709-ter c.p.c.; 570 c.p.; 12-sexies l. n. 898/1970).

Infatti, ove cagioni la lesione di diritti costituzionalmente protetti, può integrare gli estremi dell'illecito civile e dare quindi luogo al risarcimento dei danni non patrimoniali ai sensi dell'art. 2059 c.c., senza che la mancanza di pronuncia di addebito in sede di separazione sia preclusiva dell'azione di risarcimento.

Dette domande possono essere svolte all'interno della causa di separazione, nonostante la diversità dei riti cui sono sottoposte – speciale per la separazione, ordinario per il risarcimento – essendovi connessione in forza dell'art. 40 c.p.c in relazione all'art. 31 c.p.c., innestandosi la domanda risarcitoria sulla causa del danno che può risiedere nella violazione dell'obbligo ridetto, legittimando il simultaneus processus (App. Roma, sent. 10 maggio 2010).

Secondo un diverso orientamento, la domanda risarcitoria può in ogni modo essere formulata anche separatamente, attraverso un procedimento ordinario.

La prassi giurisprudenziale tende tuttavia ad escludere che la domanda risarcitoria possa essere formulata successivamente alla separazione per condotte note in precedenza al coniuge leso, soprattutto quando la separazione abbia determinato condizioni economiche o patrimoniali favorevoli a quest'ultimo.

In questo caso, infatti, la previsione di accordi patrimoniali ovvero obblighi di mantenimento a favore del coniuge leso potrebbero essere interpretate come componenti economiche di natura risarcitoria, con la conseguente preclusione di ulteriori decisioni in merito in virtù del principio del ne bis in idem.

Ci si chiede se possa sussistere il pericolo di “creare” diritti in capo al coniuge leso.

Si ritiene che in forza del principio del nemine laedere tale rischio possa essere superato dalla diversità dei presupposti dell'onere probatorio delle due domande: una avente ad oggetto la violazione dei doveri nascenti dal matrimonio che rendano intollerabile la convivenza, l'altra conseguente alla lesione di beni inerenti alla persona umana, come la salute ed i rapporti relazionali.

Riferimenti

DOGLIOTTI, Uguaglianza dei coniugi (I agg.), 2012, Digesto on line

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