Deposito di documenti e preclusioni nel procedimento sommario di cognizione

Vito Amendolagine
18 Febbraio 2021

Deve ritenersi ammissibile la produzione documentale eseguita nell'ambito del procedimento sommario successivamente al deposito del primo atto difensivo, fino alla pronuncia dell'ordinanza di cui all'art. 702-ter c.p.c.
Massima

L'art. 702-bis c.p.c., poiché ai commi 1 e 4, non prevede alcuna specifica sanzione processuale, nè in relazione al mancato rispetto del requisito di specifica indicazione dei mezzi di prova e dei documenti di cui il ricorrente e il resistente intendano, rispettivamente, avvalersi, nè in relazione alla mancata allegazione di detti documenti al ricorso od alla comparsa di risposta, deve ritenersi ammissibile la produzione documentale eseguita nell'ambito del procedimento sommario disciplinato dagli artt. 702-bis e ss. c.p.c., successivamente al deposito del primo atto difensivo, fino alla pronuncia dell'ordinanza di cui all'art. 702-ter c.p.c.

Il caso

Con ricorso ex art. 702-bis c.p.c. viene chiesta la condanna della parte convenuta al pagamento del compenso relativo all'assistenza prestata in suo favore nell'ambito di una controversia civile.

Il ricorso viene iscritto a ruolo mediante l'invio della busta telematica, e, in data successiva - con quattro ulteriori invii di buste telematiche - viene depositata la documentazione a supporto della domanda.

Il giudice rigetta la domanda, sul presupposto che la documentazione avrebbe dovuto essere depositata contestualmente al ricorso introduttivo, non avendo dimostrato il ricorrente di averne tentato l'inoltro nella stessa data dell'iscrizione a ruolo telematica.

La questione

Il giudice può ritenere precluso il deposito della documentazione sulla cui base era stata formulata la richiesta di pagamento in un momento processuale successivo a quello dell'iscrizione al ruolo generale del ricorso ex art. 702-bis c.p.c. contenente la stessa richiesta?

Le soluzioni giuridiche

La domanda viene accolta, sul presupposto che l'art. 702-bis comma 1 c.p.c., stabilisce che il ricorso debba rispettare, le indicazioni dell'art. 163 comma 3 n.5) c.p.c., e, dunque, l'indicazione specifica dei mezzi di prova dei quali l'attore intende valersi ed in particolare dei documenti che offre in comunicazione.

Ciò posto, nella fattispecie scrutinata dai giudici di legittimità, è emerso che il ricorrente aveva indicato, nel proprio ricorso introduttivo, in modo specifico, i mezzi di prova ed i documenti sui quali la richiesta di pagamento era fondata, tempestivamente depositati in atti del procedimento, con distinte buste telematiche inviate non appena avuto contezza del numero di ruolo generale, prima dell'udienza fissata per la comparizione delle parti, ragione per cui il contenuto prescritto dall'art. 702-bis comma 3 n.5) c.p.c. era stato rispettato, non introducendo alcuna preclusione istruttoria o decadenza, in caso di omessa od incompleta allegazione dei documenti al ricorso introduttivo della lite.

Il procedimento sommario, infatti, si caratterizza per la peculiare esigenza di celerità, senza, quindi rispettare necessariamente la scansione temporale rigida prevista nel processo civile ordinario.

Osservazioni

Ai sensi dell'art. 702-bis, comma 1, c.p.c. il ricorso deve contenere le indicazioni di cui ai numeri 1), 2), 3), 4), 5) e 6) e l'avvertimento di cui al numero 7) del comma 3 dell'art. 163 c.p.c.

In particolare, il n. 5 dell'art.163 c.p.c. prevede l'onere per l'istante di indicare specificamente i mezzi di prova dei quali intende avvalersi ed in particolare dei documenti che offre in comunicazione.

Conseguentemente, è stato affermato (Cass. civ., sez. III, 5 ottobre 2018, n.24538) che la specificità del rito sommario ex art. 702-bis c.p.c., risiede anche nella necessità che le parti, ma soprattutto il ricorrente, deducano negli atti di costituzione tutte le istanze istruttorie che ritengono di formulare per adempiere al loro onere probatorio ex art. 2697 c.c. perché solo attraverso le concrete allegazioni del thema decidendum e probandum delle parti il giudice può valutare nell'ambito di quel processo se la causa possa o meno essere decisa con una istruzione sommaria ed in caso di valutazione negativa, disporre il mutamento del rito ex art. 702-ter c.p.c.

Secondo tale impostazione, l'istruttoria dovrebbe quindi essere valutata rispetto ai mezzi di prova costituendi richiesti dalle parti, in confronto alle questioni in diritto sollevate ed ai documenti prodotti (Trib. Lamezia Terme, 12 marzo 2010, in Giur. merito, 2010, 2456 e ss.).

Quando le questioni giuridiche od i documenti prodotti costituiscano gli aspetti assorbenti per la decisione, nel senso che da essi possano trarsi spunti determinanti per la ricostruzione della fattispecie ovvero per la dimostrazione dei fatti costitutivi, impeditivi, estintivi e modificativi ex art. 2697 c.c. del diritto fatto valere in giudizio, ricorrono le condizioni perché l'attivazione del rito sommario instaurato possa essere avvalorata.

Ciò premesso, la giurisprudenza ha già avuto modo di chiarire come dall'art. 702-bis, commi 3 e 4, c.p.c., si può ricavare che non solo il deposito della comparsa di costituzione ma anche la mera produzione dei documenti offerti in comunicazione deve avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza (Trib. Genova, 13 settembre 2016, in www.iusexplorer.it), chiarendo al riguardo che l'art. 702-bis c.p.c., non sancisce alcuna preclusione istruttoria, dovendosi al più argomentare sul piano logico che una compiuta articolazione probatoria, operata già in sede di ricorso e di comparsa di risposta, occorra perchè il giudice possa consapevolmente adoperare in udienza l'eventuale potere di conversione del rito e di fissazione dell'udienza ex art. 183 c.p.c. (Cass. civ., sez. III, 5 ottobre 2018, n.24538, cit.).

Al riguardo, si è infatti affermato che nelle norme dedicate al procedimento sommario di cognizione (artt. 702-bis, 702 ter e 702 quater c.p.c.) non si rinviene, espressamente, alcuna articolazione del rito in diverse e successive fasi né alcuna barriera preclusiva per le istanze istruttorie e per la produzione dei documenti (Trib. Milano, 18 maggio 2017, in www.iusexplorer.it).

Si è quindi affermato (Cass. civ., sez. I, 15 luglio 2011, n.15691) che nel regime processuale di cui alla l. n.353/1990, mentre le preclusioni relative alla facoltà delle parti di individuazione del thema decidendum sono collegate agli atti introduttivi della causa ed all'udienza di trattazione di cui all'art. 183 c.p.c. quelle attinenti al thema probandum si riferiscono alla fase processuale immediatamente successiva.

In tale ottica, nel processo civile disciplinato dalla citata l. n. 353/1990 - che si configura come un processo articolato in fasi successive (preparatoria, istruttoria e decisoria) le preclusioni all'esercizio dei poteri processuali, fra cui quello di chiedere nuovi mezzi di prova, si verificano solo nel momento in cui si conclude la fase della trattazione preparatoria, cioè dopo l'assegnazione del termine di cui all'art. 184 comma 1 c.p.c. (Cass. civ., sez. III, 25 novembre 2002, n.16571. Ne segue che nella prima udienza di trattazione le parti possono svolgere le attività di cui all'art. 183 comma 4 e quelle connesse, intese alla formazione della prova, producendo documenti e chiedendo l'ammissione di prove anche se non l'abbiano fatto nell'atto introduttivo del giudizio (Cass. civ., sez. III, 10 gennaio 2012, n.81).

Se poi per provvedere in tale senso, le parti abbiano optato per la trattazione scritta ex art. 183 comma 5, c.p.c., ottenendo dal giudice i relativi termini con l'ordinanza che fissa l'udienza per i provvedimenti di cui all'art. 184 comma 1 c.p.c. nel corso di quest'ultima udienza hanno ancora la facoltà di chiedere l'assegnazione di termini per produrre documenti ed indicare nuovi mezzi di prova.

Questa scansione, collegata alla ponderazione dell'eventuale non sommarietà dell'istruzione, ai fini dell'art. 702-ter comma 3, c.p.c., porta ad individuare proprio nella pronuncia della relativa ordinanza la barriera processuale che impedisce alle parti la formulazione di nuove richieste istruttorie, ragione per cui ancora meno agevolmente appare allora ravvisabile un momento preclusivo per le deduzioni probatorie con riguardo alle controversie trattate con il rito sommario elencate nel Capo III del d. Lgs. n. 150/2011 - come ad esempio quella oggetto della sentenza scrutinata dai giudici di legittimità che si commenta, in materia di liquidazione dei compensi di avvocato - in quanto ad esse neppure si applica l'art. 702-ter comma 3 c.p.c. (Cass. civ., sez. II, 18 dicembre 2015, n.25547).

Conseguentemente, la produzione dei documenti e la proposizione delle istanze di ammissione delle prove non è sanzionata a pena di decadenza, sulla cui scorta, il ricorrente potrà dunque procedere alla formulazione delle istanze istruttorie ed al deposito dei documenti fino all'udienza di cui all'art. 702-ter c.p.c., nella quale potrà prendere posizione sulle difese del convenuto, deducendo i mezzi di prova necessari per contrastare le avverse richieste probatorie.

Riferimenti
  • Bove, Il procedimento sommario di cognizione di cui agli articoli 702 bis ss. c.p.c., in www.judicium.it;
  • Metafora, La fase introduttiva del rito sommario di cognizione c.d. generale, in www.apertacontrada.it;
  • Giordano, Il procedimento sommario di cognizione, in Giur. merito, 2009, 1210 e ss.;
  • Ianni, Richieste istruttorie e preclusioni nel rito sommario di cognizione, in www.ilprocessocivile.it.
  • ID., Le preclusioni istruttorie nel rito sommario di cognizione e l'incidenza sul potere di mutamento del rito del giudice, in www.ilprocessocivile.it;
  • ID., le preclusioni processuali maturate nel rito sommario di cognizione: quale rilevanza in caso di mutamento del rito ex art. 702-ter c.p.c.?
  • Masoni, Note sull'istruzione probatoria del procedimento sommario di cognizione nella prima pronunzia della Cassazione, in Giustiziacivile.com

  • Martino, Sulle preclusioni istruttorie nel giudizio sommario di cognizione, in Giustiziacivile.com;

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