La prededuzione del compenso dell’avvocato e la relativa liquidazione: i criteri vanno specificati dettagliatamente

04 Marzo 2021

Il decisum in commento affronta il tema della prededuzione del credito vantato da un avvocato per l'attività professionale prestata nel procedimento prefallimentare di una s.r.l. Nello specifico, si tratta di stabilire, poi, i criteri adottati dal giudicante per la liquidazione del compenso spettante al professionista stesso in una controversia di valore superiore a 1,5 milioni di euro.

I Giudici della Suprema Corte, con l'ordinanza n. 5674/21, depositata il 2 marzo, statuiscono che la liquidazione giudiziale del compenso spettante ad un avvocato, da effettuarsi alla stregua dei parametri sanciti dal d.m. 140/2012 ed in relazione all'attività professionale da lui svolta, nell'interesse del proprio cliente, in una controversia di valore superiore ad € 1.500.000,00, postula che l'operato del Giudice, ai sensi dell'art. 11, comma 9, del d.m. predetto, consenta di individuare le modalità di determinazione del concreto importo originario - ricompresi tra quelli minimo, medio e massimo, riferiti, di regola, allo scaglione precedente (fino ad € 1.500.000,00) - successivamente da incrementarsi, specificandosene il criterio concretamente adottato, in funzione dell'effettivo valore della controversia, della natura e complessità della stessa, del numero e dell'importanza e complessità delle questioni trattate, nonché del pregio dell'opera prestata, dei risultati del giudizio e dei vantaggi, anche non patrimoniali, conseguiti dal cliente.

Il fatto. Il caso di specie origina dall'impugnazione per cassazione presentata da un avvocato avverso il decreto con cui il Tribunale di Como, accogliendo l'opposizione proposta da Mevia, avverso lo stato passivo del fallimento della Omega s.r.l. in liquidazione, aveva escluso la prededucibilità del credito fatto valere dal legale a titolo di compenso per l'attività professionale prestata in favore della società in bonis. Il decreto aveva inoltre ritenuto congrua la liquidazione del compenso in misura pari alla mera maggiorazione del 60% degli importi medi previsti dalla tariffa professionale; difatti, secondo il Giudice lariano, malgrado il valore della controversia fosse stato stabilito in € 5.188.000,00, il compenso invocato dal professionista, calcolato sullo scaglione di riferimento delle liti fino a € 1.500.000,00, poteva essere aumentato solo nella misura massima del 60% dei suoi valori medi ai sensi dell'art. 11 d.m. n. 140/2012. Avverso quest'ultima decisione il professionista proponeva quindi ricorso per cassazione facendo valere sei distinti motivi di censura. In particolare, per quanto qui ci occupa, con il terzo e con il quinto gravame, si ascrive al tribunale di avere totalmente omesso di motivare sul disposto aumento nella sola misura massima del 60% dei compensi medi previsti dalla tariffa professionale. E, La Suprema Corte, accogliendo entrambi i motivi, cassa il decreto.

In tema di liquidazione delle spese giudiziali. Ai sensi del d.m. 140/2012, la disciplina secondo cui i parametri specifici per la determinazione del compenso sono, di regola, quelli di cui alla allegata tabella A, la quale contiene tre importi pari, rispettivamente, ai valori minimi, medi e massimi liquidabili, con possibilità per il Giudice di diminuire o aumentare ulteriormente il compenso in considerazione delle circostanze concrete, va intesa nel senso che l'esercizio del potere discrezionale del Giudice contenuto tra i valori minimi e massimi non è soggetto a sindacato in sede di legittimità, attenendo pur sempre a parametri fissati dalla tabella, mentre la motivazione è doverosa allorquando il Giudice medesimo decida di aumentare o diminuire ulteriormente gli importi da riconoscere, essendo necessario, in tal caso, che siano controllabili sia le ragioni dello scostamento dalla forcella di tariffa, sia le ragioni che ne giustifichino la misura.

La definizione normativa dei crediti prededucibili. L'art. 111 L. fall., individua i crediti prededucibili in quelli qualificati tali da espresse previsioni di legge nonché in quelli sorti in occasione ovvero in funzione di procedure concorsuali. Le due categorie di crediti prededucibili, occasionali e funzionali, rispecchiano il portato del pregresso sforzo interpretativo e, in particolare, da un lato, un criterio cronologico, per i crediti sorti dopo l'apertura della procedura concorsuale, e, dall'altro, un criterio teleologico, per i crediti, pur sorti prima dell'inizio della procedura, che tuttavia risultano strumentali ad essa e, quindi, all'interesse della massa dei creditori.

In conclusione. Il Tribunale lariano non ha giustificato compiutamente le modalità di determinazione del concreto importo della liquidazione spettante al professionista, esse, difatti sarebbero parimenti utilizzabili nel caso in cui si fosse in presenza di una controversia rientrante tra quelle di valore fino a 1,5 milioni di euro, così giungendo, affatto immotivatamente, a trattare allo stesso modo fattispecie diverse.

Fonte: dirittoegiustizia.it

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