La vittima del dovere già indennizzata ha diritto al riconoscimento postumo del danno biologico e morale?

David Satta Mazzone
22 Marzo 2021

La tutela indennitaria prevista in caso di invalidità permanente delle vittime del dovere è soggetta a meccanismi di rivalutazione o di incremento sostanziale? «[..] La legge n. 206 del 2004 ed i successivi interventi integrativi non solo intesero apportare maggiori livelli di protezione in favore di tutti i destinatari, sia diretti che per successiva estensione, ma anche che il sistema era ab origine incentrato su di un meccanismo di rivalutazione inteso non come di mera indicizzazione, bensì come di incremento sostanziale».

L'ordinanza interlocutoria n. 6931/21 della Cassazione si domanda se la categoria delle percentuali di invalidità già riconosciute ed indennizzate in base alla normativa vigente al tempo della liquidazione, sia soggetta a rivalutazione prevedendo non soltanto l'eventuale aggravamento fisico, ma anche il riconoscimento postumo del danno biologico e morale.

Quando la consecutio temporum delle norme crea dubbi interpretativi: quali sono i criteri di rivalutazione dei danni riconosciuti per le lesioni conseguenti ad infortuni occorsi alla vittima del dovere?

La vertenza sorge a seguito della conferma, in primo grado e in secondo grado, della domanda svolta da un Vigile del Fuoco congedato dal servizio e dichiarato vittima del dovere a causa di lesioni riportate in conseguenza dell'infortunio occorso durante l'attività. La sentenza riconosceva la percentuale di invalidità complessiva del 25%, comprensiva del danno morale, condannando il Ministero dell'Interno all'erogazione degli assegni vitalizi speciali previsti per le vittime del terrorismo, ed estesi alle vittime del dovere.

Nel merito, la Corte d'Appello stabiliva che la rideterminazione della percentuale di invalidità, con l'inclusione del danno morale, non poteva limitarsi solamente alla rideterminazione dell'invalidità riconosciuta ed indennizzata antecedentemente all'entrata in vigore della legge finanziaria del 2006, che prevedeva questo regime di tutela, dovendosi applicare, anche per le rivalutazioni erogate dopo entrata in vigore della legge, il principio di rivalutazione e di liquidazione del danno morale.

È necessario distinguere tra nuova determinazione del danno e rivalutazione dell'invalidità già riconosciuta: il danno morale non sempre rientra tra le voci rivalutate.

La posizione del Ministero dell'Interno, amministrazione datrice di lavoro della vittima del dovere, ritiene che la corretta applicazione dei criteri di rivalutazione dell'invalidità già riconosciuta ed erogata debbano essere più stretti.

In particolare, la corretta rivalutazione dovrebbe essere quella svolta previa scomputo del danno morale dalla percentuale di invalidità riconosciuta in prima battuta, con conseguente disconoscimento di ogni criterio di rivalutazione degli assegni periodici speciali previsti dall'art. 2 della l. n. 407/1998 e di cui all'art. 5 della l. n. 206/2004, essendo questi correlati alla sussistenza di una percentuale di invalidità pari ad almeno il 25%.

Un unico criterio di valutazione del danno…tante interpretazioni del danno!

Il criterio risarcitorio delineato all'esito del parere del Consiglio di Stato n. 565/2006 comporta una semplificazione del criterio di valutazione dell'invalidità complessiva, che deve essere coordinato relativamente all'estensione del sistema di calcolo della percentuale di invalidità permanente.

Tale sistema prevede una valutazione della condizione globale della salute della vittima e dell'infortunato nei propri aspetti fisici, psichici e morali, vagliando in quale misura vi sia l'incisione permanente nella capacità lavorativa. La base di rivalutazione del danno non patrimoniale, quindi, dovrebbe essere individuata in un unico valore percentuale di invalidità permanente.

Per concludere: va compreso se la legge n. 206 del 2004 renda obbligatori maggiori livelli di protezione delle vittime del dovere, prevedendo meccanismi di rivalutazione di incremento sostanziale.

La questione è stata rimessa al primo presidente della Corte di Cassazione affinché vagli l'opportunità di assegnare la decisione alle Sezioni Unite, essendo necessario dare uniformità normativa rispetto ai criteri di rivalutazione del danno che, per impostazione resa dalla l. n. 206/2004 e dagli interventi del Consiglio di Stato e successivamente della Cassazione mediante sentenza n. 11101/2020, lasciano molti dubbi interpretativi: è opportuno prevedere la rivalutazione non soltanto rispetto all'aggravamento fisico, ma anche rispetto al danno biologico e morale? Tale meccanismo si applica anche alle liquidazioni per infortuni successivi all'entrata in vigore della l. n. 206/2004? La parola alle Sezioni Unite!

(Fonte: DirittoeGiustizia.it)

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