La Redazione
12 Maggio 2021

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Aprile.

Procedimento prefallimentare e obbligo di produzione delle scritture contabili

Cass. civ., sez. I, 28 aprile 2021, n. 11218

È orientamento consolidato della Corte che, ai fini della prova della sussistenza dei requisiti di non fallibilità, i bilanci degli ultimi tre esercizi che l'imprenditore è tenuto a depositare (art. 15 L.fall.) costituiscono strumento privilegiato, in quanto idonei a chiarire la situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa. E' pur vero che i bilanci danno luogo solo ad una presunzione semplice della corrispondenza al vero di quanto in essi attestato essendo comunque soggetti alla valutazione del giudice e lo stesso giudice non può ritenerli inattendibili solo a causa del mancato deposito della documentazione contabile, ma deve, invece, indicare gli elementi concreti che denotano l'eventuale anomalia dei dati in essi contenuti.

L'obbligo dell'imprenditore di consegnare al curatore le scritture contabili sorge solo dopo la sentenza dichiarativa di fallimento(art. 86 L. fall.). Pertanto, l'omessa produzione di tali scritture nel procedimento prefallimentare non è fatto dal quale possa di per sè ricavarsi il mancato assolvimento dell'onere della prova in ordine al possesso dei requisiti dimensionali, nè, tantomeno, una presunzione di falsità delle risultanze dei bilanci.

Obblighi dell'imprenditore nella procedura di amministrazione straordinaria

Cass. civ., sez. I, 26 aprile 2021, n. 10973

L'imprenditore nell'ambito di una procedura di amministrazione straordinaria deve a norma dell'art. 5 D.Lgs. n. 270/ 1999 esporre le cause che lo hanno determinato, segnalando "ogni elemento utile ai fini della valutazione dell'esistenza dei requisiti e delle condizioni indicati negli artt. 2 e 27". Non sussiste, invece, per l'imprenditore nessun obbligo, di predisporre un piano industriale di risanamento né nella fase che conduce alla dichiarazione dello stato di insolvenza e neppure nel corso della fase di osservazione, quando l'imprenditore può depositare osservazioni scritte in merito alle conclusioni raggiunte dal commissario giudiziale all'interno della sua relazione, secondo quanto prevede l'art. 29, comma 2, D.Lgs. 270/1999.

Domanda di insinuazione al passivo fallimentare da parte di uno studio associato e privilegio ex art. 2751 bis, n. 2, c.c.

Cass. civ., Sez. I, 26 aprile 2021, n. 10977

La domanda di insinuazione al passivo fallimentare proposta da uno studio associato non comporta di per sé, quale conseguenza automatica ed indefettibile, la inapplicabilità del privilegio di cui all'art. 2751 bis c.c., n. 2). Benché, infatti, tale ipotesi possa far presumere l'esclusione della personalità del rapporto d'opera professionale da cui quel credito è derivato e, dunque, l'insussistenza dei presupposti per il riconoscimento del privilegio ex art. 2751 bis, comma 2, c.c.; resta però salvo il caso in cui si dimostri che il credito si riferisce ad una prestazione svolta personalmente dal professionista, in via esclusiva o prevalente, e sia di pertinenza dello stesso professionista, pur se formalmente richiesto dall'associazione professionale.

Società in amministrazione straordinaria in qualità di sostituto d'imposta e rimborso quote residue non versate

Cass. civ., sez. I, 16 aprile 2021, n. 10118

Il datore di lavoro, in qualità di sostituto di imposta, svolge sostanzialmente funzioni di esattore dell'amministrazione finanziaria versando direttamente a questa ultima gli acconti d'imposta per conto del contribuente sostituito, nel caso di specie del lavoratore subordinato e quindi provvede ad adempiere ad un'obbligazione altrui, quella appunto del sostituito nei confronti dell'amministrazione finanziaria. l'obbligato principale nei confronti del Fisco resta sempre il percettore del reddito e ove intervengano meccanismi di definizione agevolata della posizione fiscale da un lato è il sostituito (lavoratore) il principale beneficiario della stessa e dall'altro il sostituto (datore di lavoro) , non più tenuto a versare al Fisco, in ragione del medesimo meccanismo di definizione agevolata, le somme trattenute, deve restituirle al lavoratore, non avendo più idoneo e valido titolo giuridico per trattenere il residuo.

Configurabile il concorso formale tra peculato e bancarotta fraudolenta per distrazione

Cass. Pen. – Sez. VI – 16 aprile 2021, n. 14402

E' configurabile il concorso formale tra peculato e bancarotta fraudolenta per distrazione, differenziandosi i due reati per struttura ed offensività e, più precisamente, quanto: a) al soggetto attivo; b) all'interesse tutelato, nel senso che la bancarotta non assorbe ed esaurisce affatto l'offensività del peculato; c) per le modalità di aggressione al bene giuridico tutelato, nel senso che nel peculato, a differenza della bancarotta, non ogni condotta "appropriativa" assume rilievo; d) per la mancanza di una condizione di punibilità che, nel reato fallimentare, rende solo eventuale che la condotta appropriativa sfoci in bancarotta; e) al tempo in cui il reato si consuma, essendo il peculato un reato istantaneo rispetto al quale non rileva, a differenza della bancarotta, la "riparazione".

Notifica del eclamo avverso la sentenza di fallimento e del decreto di convocazione

Cass. civ., sez. I, 12 aprile 2021, n. 9454

In conformità a quanto già affermato dalla Suprema Corte, ill ricorso per la dichiarazione di fallimento ed il relativo decreto di convocazione devono essere notificati a cura della cancelleria all'indirizzo di posta elettronica certificata del debitore, ovvero, quando, per qualsiasi ragione, la notifica PEC non risulti possibile o non abbia esito positivo, a cura dell'ufficiale giudiziario presso la sede legale dell'impresa e, infine,qualora neppure questa modalità sia attuabile a causa dell'irreperibilità del destinatario, mediante deposito dell'atto nella casa comunale della sede iscritta nel registro, ha introdotto una disciplina speciale semplificata, del tutto distinta da quella che, nel codice di rito, regola le notificazioni degli atti del processo. È da escludersi che residuino ipotesi in cui il ricorso di fallimento e il decreto di convocazione debbano essere notificati, ai sensi degli artt. 138 e ss. o 145 c.p.c. (a seconda che l'impresa esercitata dal debitore sia individuale o collettiva), nei diretti confronti del titolare della ditta o del legale rappresentante della società, eventualmente ai sensi degli artt. 140 e 143 c.p.c.

Affitto di un'impresa in crisi e bancarotta impropria

Cass. Pen. – Sez. V – 9 aprile 2021, n. 13383

Costituisce operazione dolosa, rilevante ai fini della configurabilità della bancarotta impropria ex art. 223, comma 2, n. 2, l.fall., la cessione di un ramo di azienda di un'impresa in stato fallimentare, effettuata per un prezzo corrispondente alla differenza algebrica tra attività e passività del ramo di azienda ma che, per la sua esiguità, aveva reso la cedente priva di beni e della possibilità di proseguire utilmente l'attività, con conseguente sottrazione di ogni garanzia per i crediti non compresi nel trasferimento.

Crac di un credito cooperativo: gli indici di fraudolenza nella bancarotta per distrazione

Cass. Pen. – Sez. V – 9 aprile 2021, n. 13382

In tema di bancarotta fraudolenta per distrazione, l'accertamento dell'elemento oggettivo della concreta pericolosità del fatto distrattivo e del dolo generico deve valorizzare la ricerca di "indici di fraudolenza", rinvenibili, ad esempio, nella disamina della condotta alla luce della condizione patrimoniale e finanziaria dell'azienda, nel contesto in cui l'impresa ha operato, avuto riguardo a cointeressenze dell'amministratore rispetto ad altre imprese coinvolte, nella irriducibile estraneità del fatto generatore dello squilibrio tra attività e passività rispetto a canoni di ragionevolezza imprenditoriale, necessari a dar corpo, da un lato, alla prognosi postuma di concreta messa in pericolo dell'integrità del patrimonio dell'impresa, funzionale ad assicurare la garanzia dei creditori, e, dall'altro, all'accertamento in capo all'agente della consapevolezza e volontà della condotta in concreto pericolosa.

Scritture contabili dell'impresa e prova per la verifica dei requisiti di non fallibilità

Cass. civ., sez. VI, 1° Aprile 2021, n. 9045

Il bilancio di esercizio sebbene rappresenti il mezzo privilegiato per la valutazione dei requisiti di non fallibilità ex art. 1, comma 2, l. fall., non deve intendersi quale strumento esclusivo, potendo essere utilizzate le scritture contabili dell'impresa, da intendersi secondo l'ampia nozione di scritture contabili che risulta assunta dal sistema vigente e nel cui perimetro rientrano, il libro giornale, le denunce dei redditi, la documentazione IVA , quella specificamente attinente ai rapporti bancari, la corrispondenza di impresa di cui agli artt. 2220 e 2214 comma 2,c.c..

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.