I limiti della sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio

12 Maggio 2021

Il decreto in commento prende in considerazione la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili urbani prorogata dal d.l. n. 183/2020 (c.d. Milleproroghe). Il Tribunale friulano - formulati alcuni rilievi di carattere generale utili per meglio comprendere la portata ed il significato della proroga della sospensione delle esecuzioni dei provvedimenti di rilascio - conclude per l'esclusione dell'operatività della sospensione nei confronti del titolo esecutivo costituito dal provvedimento giudiziale con cui sia dichiarata la risoluzione per inadempimento dell'utilizzatore di un contratto di locazione finanziaria relativo ad un immobile.
Massima

Non rientra nell'àmbito di applicazione della proroga della sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili disposta dall'art. 13, comma 13, del d.l.n. 183/2020 (c.d. Milleproroghe) il titolo esecutivo per il rilascio costituito dal provvedimento giudiziale con cui sia dichiarata la risoluzione di un contratto di locazione finanziaria di un immobile per inadempimento dell'utilizzatore risalente ad epoca antecedente l'emergenza sanitaria.

Il caso

Il provvedimento 21 gennaio 2021 del Tribunale di Udine interviene per dare risposta all'istanza dell'Ufficiale Giudiziario proposta in relazione all'esecuzione del rilascio di un immobile alla cui base vi è un provvedimento con il quale è stata dichiarata la risoluzione di diritto ex art. 1456 c.c. del contratto di locazione finanziaria avente ad oggetto tale immobile per inadempimento dell'utilizzatore.

Con il decreto in esame, il Tribunale dispone che l'esecuzione del rilascio abbia corso non rientrando tale titolo esecutivo nell'“ambito di applicazione ristretto e specificatamente determinato” della sospensione disposta dal d.l. n. 183/2020 (c.d. Milleproroghe).

La questione

Il provvedimento che si annota affronta dunque la questione dell'ambito di applicazione della sospensione delle esecuzioni dei provvedimenti di rilascio degli immobili disposta dalla normativa emergenziale.

Da ricordare che nell'ambito della normativa emanata per fare fronte all'emergenza derivata dalla pandemia da Covid-19 la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio era stata disposta dapprima, con una disposizione dalla portata molto ampia, dall'art. 103 del d.l. n. 18/2020 (con cui era stato previsto che “l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo” fosse “sospesa fino al 30 giugno 2020”, termine questo che in sede di conversione in legge del decreto era stato poi differito al 1 settembre 2020) e successivamente dall'art. 17-bis del d.l. 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla l. 17 luglio 2020, n. 77 che aveva differito ulteriormente il termine anzidetto al 31 dicembre 2020.

Da ultimo, la durata della sospensione dell'esecuzione è stata ulteriormente prorogata dal d.l. n. 183/2020 del 31 dicembre 2020 (c.d. decreto Milleproroghe), convertito in l. 26 febbraio 2021, n. 21, con il quale si è previsto che “la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, prevista dall'articolo 103, comma 6, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, è prorogata sino al 30 giugno 2021 limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all'adozione, ai sensi dell'articolo 586, comma 2, c.p.c., del decreto di trasferimento di immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari”.

Le soluzioni giuridiche

Nel caso preso in considerazione dal Tribunale di Udine, l'ufficiale giudiziario cui era stato chiesto di procedere all'esecuzione forzata del rilascio di un immobile già oggetto di un contratto di locazione finanziaria che era stato dichiarato risolto ai sensi dell'art. 1456 c.c. in applicazione di una clausola risolutiva espressa per inadempimento dell'utilizzatore aveva appunto interpellato il giudice dell'esecuzione perché chiarisse se tale titolo esecutivo rientrasse o non rientrasse nell'ambito di applicazione della disposizione di proroga della sospensione delle esecuzioni dei provvedimenti di rilascio di cui al comma 13 dell'art. 13 del d.l. n. 183/2020.

Ed il Tribunale friulano - alla luce della considerazione che il provvedimento normativo che ha disposto la proroga della sospensione ha limitato il novero dei provvedimenti di rilascio legati ai rapporti di locazione la cui esecuzione è sospesa ai soli provvedimenti “adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze” - ha escluso che il titolo per il rilascio sottoposto al suo esame rientrasse nell'orbita di applicazione della sospensione.

Osservazioni

La pur sintetica motivazione del provvedimento che si annota - nel segnalare le ragioni che conducono a ritenere che nel caso considerato non possa trovare applicazione la sospensione dell'esecuzione disposta dal decreto c.d. Milleproroghe - consente di formulare alcune considerazioni di carattere più generale sulla sospensione introdotta dal decreto anzidetto.

Innanzitutto, il decreto del giudice udinese sottolinea che la sospensione dell'esecuzione la cui proroga è stata disposta dal decreto n. 183/2020 ha un ambito di applicazione “ristretto e specificatamente determinato”.

Ambito che - come ricorda il decreto in commento - è costituito solamente:

  • dai provvedimenti di rilascio di immobili che siano “adottati per mancato pagamento dei canoni di locazione”; e
  • dai provvedimenti di rilascio che siano “conseguenti al decreto di trasferimento di immobili pignorati abitati dal debitore e dai suoi familiari”.

Il provvedimento in commento pone in rilievo come il novero dei provvedimenti di rilascio sottoposti alla sospensione dell'esecuzione disposta dall'ultimo decreto-legge sia dunque ridotto rispetto al novero dei provvedimenti che in precedenza rientravano nell'orbita della sospensione.

Da ricordare a questo proposito che l'art. 103 del d.l. n. 18/2020 aveva disposto la sospensione dell'“esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo”: previsione dalla portata assai ampia che comprendeva qualunque provvedimento giudiziario a prescindere dalla sua natura (sentenza, decreto, ordinanza) ed a prescindere dalla sua inerenza o dal suo collegamento ad un rapporto contrattuale (quale che ne fosse la natura: dunque anche natura diversa da quella locatizia) o non contrattuale.

Il provvedimento che si annota consente appunto di osservare la profonda differenza ravvisabile sul piano della formulazione delle norme tra la disposizione di sospensione attualmente vigente e la precedente disposizione: mentre la disposizione originaria era formulata in termini generali, la nuova disposizione è invece limitata a due sole specifiche fattispecie (sì che ogni ipotesi che non corrisponda ad una delle due specie indicate non rientra nell'odierna sospensione).

Vi è da dire, però, che la riduzione delle ipotesi di provvedimenti rientranti nella sospensione - pur formulata nei termini ora indicati - non corrisponde, sul piano concreto, ad una reale ed effettiva diminuzione del numero dei casi di applicazione della sospensione: ciò dal momento che sul piano della realtà concreta l'ipotesi - nei cui confronti in base alla nuova norma continua ad operare la sospensione - del titolo per il rilascio basato sul mancato pagamento del canone alle scadenze costituisce l'ipotesi di gran lunga più frequente di titolo giudiziale per il rilascio dell'immobile locato sì che la riduzione dei titoli eseguibili è appunto più apparente che reale.

Resta, comunque, da notare che proprio il provvedimento oggetto di esame da parte del Tribunale friulano (costituito da una sentenza che aveva dichiarato risolto il contratto di locazione finanziaria avente ad oggetto un immobile) è stato interessato dalla riduzione delle ipotesi di titoli esecutivi soggetti a sospensione della quale si è detto: si noti infatti che tale fattispecie certamente rientrava nella sospensione disposta dall'art. 103 del d.l. n. 18/2020 (che - come abbiamo visto - faceva richiamo genericamente a tutti i provvedimenti giudiziali di rilascio di immobili) mentre essa certamente non rientra nella proroga della sospensione disposta dal decreto c.d. Milleproroghe.

Il provvedimento che si annota aggiunge al rilievo ora ricordato una considerazione ulteriore circa la l'ambito ridotto dell'orbita di applicazione della sospensione disposta dal decreto attualmente vigente: viene notato come tale limitazione sia coerente con la ratio della disposizione stessa, ratio che deve individuarsi nell'intento di dare “tutela delle situazioni di difficoltà createsi con l'emergenza sanitaria”.

L'osservazione corrisponde ad un corretto e ragionevole inquadramento del provvedimento di sospensione: si noti infatti come la sospensione delle esecuzioni dei rilasci - così come disposta dalle norme che abbiamo ricordato - potrebbe apparire giustificata solamente ove essa si collegasse alla situazione di difficoltà determinata dall'emergenza derivata dalla pandemia (del resto, non a caso il provvedimento di sospensione in questione costituisce parte integrante nella normativa emergenziale).

Da questa osservazione deriva che pare corretto ritenere che lo stesso ambito di operatività della sospensione disposta dal provvedimento in esame debba essere definito dai confini segnati dalla ratio anzidetta: nel senso che la sospensione delle esecuzioni disposta dal provvedimento in esame possa ritenersi destinata ad operare nei casi - e solamente nei casi - in cui la ratio anzidetta sia - o comunque possa essere - presente.

Da notare, poi, che l'osservazione che ora si è menzionata viene poi completata dal provvedimento di Tribunale di Udine da un rilievo ulteriore: viene segnalato - quale ulteriore argomento che deve condurre ad escludere l'applicabilità della sospensione nel caso preso in considerazione dal Tribunale di Udine - che il provvedimento della cui esecuzione si discute è “ben anteriore al verificarsi delle condizioni di cui all'emergenza sanitaria”. Il che - nota il Tribunale friulano - conduce a considerare che nel caso esaminato non potrebbe comunque ritenersi presente la finalità di porre rimedio ad una situazione di difficoltà derivata dall'emergenza da Covid-19: nel caso considerato pertanto non potrebbe che escludersi l'applicabilità della sospensione.

L'osservazione tocca proprio uno dei profili più delicati delle questioni che sono oggetto di discussione a proposito della sospensione dell'esecuzione dei rilasci disposta dalle norme che stiamo esaminando. Uno dei profili critici della sospensione delle esecuzioni dei provvedimenti di rilascio disposta dalle disposizioni che stiamo considerando è stata individuata infatti nella sua idoneità a comprendere anche situazioni che risultino estranee all'emergenza: il provvedimento di sospensione - il rilievo ha riguardato soprattutto la previsione dell'art. 103 del d.l. n. 18/2020 - è apparso diretto a comprendere infatti non solo i rilasci derivati dalle difficoltà collegate all'emergenza, ma anche i rilasci derivati da morosità o comunque da difficoltà insorte precedentemente all'epidemia.

E proprio questa condizione ha condotto a dubitare della stessa legittimità costituzionale della disposizione.

Può essere utile a questo proposito ricordare le ragioni che sono state poste recentemente alla base di un'ordinanza con la quale è stata rimessa alla Corte Costituzionale la questione di costituzionalità di alcune delle norme facenti parte delle disposizioni emergenziali: con ordinanza 15 gennaio 2021 il Tribunale di Rovigo ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 54-ter del d.l. n. 18/2020, nella parte in cui prevede la proroga della sospensione ex lege delle esecuzioni immobiliari riguardanti le procedure aventi ad oggetto l'abitazione principale del debitore per contrasto con gli artt. 3, 24, 41, 42, 47, 111 e 117 Cost. Alla base di tale denunzia è stata posta anche la considerazione che la norma denunziata non opererebbe alcuna distinzione tra le condizioni di difficoltà derivanti dall'emergenza e le condizioni di difficoltà che non hanno nulla a che vedere con questa.

Pare chiaro che queste stesse ragioni potrebbero valere anche con riguardo alla disposizione di proroga dell'esecuzione del rilascio che stiamo considerando: la generalizzazione della sospensione - diretta a trovare applicazione in presenza di ogni situazione di morosità del conduttore indipendentemente dal fatto che essa si colleghi o meno all'emergenza derivata dall'epidemia da Covid-19 - potrebbe risolversi infatti nella violazione del principio di uguaglianza di cui all'art. 3 Cost. (principio che impone che situazioni diverse - quali quelle dei conduttori che siano morosi in conseguenza degli effetti dell'emergenza e quelle dei conduttori che si siano resi morosi per non avere pagato il canone prima che l'emergenza insorgesse - vengano trattate in modo differenziato) ed anche del principio di ragionevolezza espresso dallo stesso art. 3 Cost. (apparendo del tutto irragionevole che si tutelino in via indiscriminata le posizioni di tutti i conduttori morosi indipendentemente dalle ragioni che siano alla base del loro inadempimento).

Orbene, il provvedimento del Tribunale di Udine - segnalando che nel caso considerato una ragione per escludere l'applicabilità della sospensione potrebbe derivare dal fatto che il provvedimento fosse “ben anteriore al verificarsi delle condizioni di cui all'emergenza sanitaria” - potrebbe fornire un elemento logico di aiuto per una corretta lettura della disposizione di sospensione. Esso potrebbe suggerire infatti che in base ad una lettura della disposizione che fosse attenta alla sua ratio (e che fosse in tal senso “costituzionalmente orientata”) requisito per la sospensione dell'esecuzione dovrebbe essere considerato anche (elemento presupposto ancorché non espresso) la posteriorità della situazione dalla quale sia derivato il provvedimento di rilascio all'insorgere dell'emergenza da Covid-19.

Ove si condividesse questa impostazione, dovrebbe ritenersi che la sospensione fosse destinata ad operare solo nei confronti dei titoli derivati da situazioni derivate dall'emergenza: essa pertanto - ancorché la formulazione letterale della disposizione non preveda limiti o distinzioni in questo senso - potrebbe trovare applicazione solo nei confronti dei provvedimenti di rilascio che fossero insorti posteriormente “al verificarsi delle condizioni di cui all'emergenza sanitaria”.

Riferimenti

Amendolagine, La proroga della sospensione delle procedure esecutive sulla “prima casa” è incostituzionale?, in Condominioelocazione.it, 11 febbraio 2021;

Scalettaris, La sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio disposta con il decreto “Cura Italia”, in Condominioelocazione.it 1 aprile 2020;

Scalettaris, Prorogata al 30 giugno 2021 la sospensione dell'esecuzione degli sfratti: una soluzione che suscita perplessità, in Condominioelocazione.it, 11 gennaio 2021.

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