Esclusione della CTP per crediti fondati su obbligazioni atipiche: dubbi di legittimità costituzionale

Vito Amendolagine
25 Maggio 2021

Il Tribunale di Bari solleva questione di legittimità costituzionale dell'art. 696-bis, 1 comma, c.p.c., in riferimento agli artt. 3 e 24 Cost., nella parte in cui non prevede l'espletamento della consulenza tecnica preventiva in relazione all'accertamento di crediti derivanti dall'inadempimento di obbligazioni atipiche ex artt. 1173 c.c.
Massima

E' rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 696-bis, comma 1, c.p.c. in riferimento agli artt. 3 e 24 della Costituzione, nella parte in cui non prevede che l'espletamento della consulenza tecnica preventiva possa essere richiesto ai fini dell'accertamento e determinazione dei crediti derivanti dalla mancata od inesatta esecuzione, oltre che di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito, anche di obbligazioni derivanti da ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell'ordinamento giuridico.

Il caso

L'acquirente di un'immobile in esito ad una vendita esperita in un procedimento di espropriazione forzata, erroneamente esegue i lavori di ristrutturazione su un diverso immobile adiacente, di proprietà dello stesso debitore della procedura, ragione per cui al fine di conseguire nei confronti di quest'ultimo l'indennizzo per l'ingiustificato arricchimento causato dalla diminuzione patrimoniale subita per effetto dei suddetti lavori, propone ricorso ex art. 696-bis c.p.c. per stabilirne la relativa quantificazione prima di iniziare il giudizio di merito.

La questione

Il procedimento ex art. 696-bis c.p.c. è ammissibile per un credito che non deriva né da un illecito contrattuale né aquiliano, risultando fondato sull'azione di ingiustificato arricchimento?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale, solleva questione di legittimità costituzionale, giudicata come rilevante e non manifestamente infondata, dell'art. 696-bis, comma 1, primo periodo, c.p.c. in relazione agli artt. 3 e 24 della Costituzione, nella parte in cui non prevede che l'espletamento della consulenza tecnica in via preventiva possa essere richiesto ai fini dell'accertamento e della determinazione dei crediti derivanti dalla mancata od inesatta esecuzione, oltre che di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito, anche di obbligazioni derivanti da ogni altro fatto od atto idoneo a produrle in conformità dell'ordinamento giuridico.

Osservazioni

Il tribunale barese ha sollevato l'eccezione di legittimità costituzionale muovendo dalla circostanza che la formulazione dell'art. 696-bis c.p.c. individua due tipologie di situazioni sostanziali controverse che legittimano il ricorso alla consulenza tecnica preventiva a fini conciliativi: i crediti da inadempimento di obbligazioni contrattuali e da fatto illecito, evidenziando che il credito derivante dall'applicazione dell'art. 2041 c.c. non rientra in nessuno dei due paradigmi normativi sopra citati, traendo origine da un'obbligazione diversa, ma comunque rientrante nell'alveo generale dell'art. 1173 c.c.

La quaestio juris evidenziata dal tribunale a fondamento della sollevata eccezione di illegittimità costituzionale verte dunque sulla mancata possibilità di applicare la consulenza tecnica preventiva a fini conciliativi anche per l'accertamento e determinazione di un credito derivante dalla mancata od inesatta esecuzione di obbligazioni derivanti da ogni altro atto o fatto idoneo a produrlo in conformità dell'ordinamento giuridico.

In dottrina, si è precisato che l'accertamento e determinazione di cui si discute riguarda non i crediti intesi come diritti ma i “fatti” da cui traggono il relativo fondamento.

Il giudice rimettente, preliminarmente evidenzia l'impossibilità nella fattispecie scrutinata, di ricercare un'opzione interpretativa conforme alla Carta della norma sospettata di illegittimità costituzionale, perché sarebbe il suo stesso tenore letterale ad escluderla, dal momento che nell'enunciare per l'ammissibilità del ricorso alla consulenza tecnica preventiva a fini conciliativi soltanto due delle tre tipologie di obbligazioni previste dall'art. 1173 c.c. (obbligazione derivante da contratto o da fatto illecito), inequivocabilmente dovrebbe ritenersi escluso il terzo genere di obbligazioni, riguardante quelle derivanti da ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell'ordinamento giuridico.

La quaestio sollevata nell'ordinanza in commento, ha dato luogo ad opinioni divergenti tra giurisprudenza e dottrina.

Infatti mentre in giurisprudenza si è sostenuto che la delibazione preliminare in ordine all'ammissibilità dell'accertamento tecnico preventivo a fini conciliativi, deve muovere dal dato letterale dell'art. 696-bis c.p.c., a tenore del quale, tale procedimento può essere attivato ai fini dell'accertamento e della relativa determinazione dei crediti derivanti dalla mancata od inesatta esecuzione di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito (Trib. Caltagirone, 2 ottobre 2020, in www.iusexplorer.it; Trib. Milano, 18 maggio 2013, in www.ilcaso.it), atteso che il presupposto della consulenza tecnica preventiva è che la controversia fra le parti abbia come punto di criticità proprio la determinazione dei crediti derivanti da un'obbligazione ex contracto od ex delicto (Trib. Firenze, 7 giugno 2017, in www.iusexplorer.it), in dottrina, si è invece sostenuta la tesi che la finalità deflattiva della norma non può rimanere confinata sino al punto da escludere qualsiasi violazione di un diritto anche reale o personale per effetto di un'interpretazione del fatto illecito appiattita sulla nozione desunta dall'art. 2043 c.c.

Il giudice barese nel prendere posizione sulla quaestio, descrive la formulazione dell'art. 696-bis c.p.c. irragionevolmente omissiva, risolvendosi in un'aporia che non può sottrarsi al sindacato di legittimità riferito al rispetto degli artt. 3 e 24 della Costituzione, attesa l'esclusione del ricorso alla consulenza tecnica preventiva per tutta una serie di controversie non rientranti in nessuna delle due categorie di obbligazioni citate - contrattuale o da fatto illecito - le quali, resterebbero prive di uno strumento alternativo all'ordinaria tutela giurisdizionale, rispetto alla quale lo strumento in parola è preordinato laddove non intervenga la conciliazione.

Il Tribunale ravvisa così nell'attuale formulazione dell'art. 696-bis c.p.c. una disparità di trattamento tra titolari di posizioni sostanziali di eguale natura - diritti di obbligazione - il cui tratto differenziale - fonte delle rispettive obbligazioni - risulta illogicamente più marcato tra le due categorie ammesse di quanto lo sia tra ciascuna di esse e la categoria esclusa, ravvisando altresì come manifestamente irragionevole la scelta legislativa di non avere incluso tra le posizioni sostanziali legittimanti la proposizione del ricorso ex art. 696-bis c.p.c. anche quella di chi vanta un credito derivante da altri atti o fatti idonei ai sensi dell'art. 1173 c.c.

In ordine a tale questione, il giudice barese conclude la propria disamina affermando che la restrizione ope legis del perimetro di applicabilità dell'art. 696-bis c.p.c. si rivela ingiustificata perché incide negativamente sulla pienezza del potere di agire in giudizio dei titolari di diritti della categoria rimasta esclusa.

In tale senso sembra infatti deporre l'opzione legislativa nell'avere limitato l'assunzione di prove non urgenti - prima del processo civile - alla sola consulenza tecnica e con riferimento all'accertamento ed alla relativa determinazione dei crediti derivanti dalla mancata od inesatta esecuzione di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito (Trib. Trani, 12 febbraio 2009, in Giur. merito, 2010, 345, con nota critica di Romano, riguardante la dichiarata inammissibilità del ricorso ex art. 696-bis c.p.c. in una controversia di ripetizione dell'indebito).

In sintesi, come già rilevato in dottrina, il problema, di pura esegesi, nasce dal fatto che l'art. 696-bis c.p.c. prevede testualmente che l'accertamento e la determinazione dei crediti debbano derivare dalla mancata od inesatta esecuzione di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito, con ciò implicitamente escludendo le obbligazioni che sorgono - ex art. 1173 c.c. - da ogni altro atto o fatto idoneo a produrle.

Ciò premesso, atteso che la consulenza tecnica preventiva è pur sempre finalizzata alla composizione della lite, la sua ammissibilità presuppone che la controversia insorta tra le parti abbia come unico punto di dissenso questioni che possano costituire oggetto di indagine da parte del CTU e che una volta acquisite, possano indurre le stesse parti alla conciliazione, sulla cui scorta, dubbia potrebbe palesarsi l'ammissibilità dello strumento deflattivo previsto dall'art. 696-bis c.p.c. se la controversia riguardi invece finanche l'accertamento dell'inesistenza della stessa fonte dell'obbligazione dedotta in giudizio, in forza della quale, il ricorrente agisce per conseguire l'indennizzo richiesto ai sensi dell'art. 2041 c.c., riguardando la relativa decisione questioni giuridiche controverse che non potrebbero essere affidate all'esame del c.t.u. a maggiore ragione se la possibilità di addivenire ad una conciliazione risulti di fatto preclusa per effetto del comportamento processuale adottato dalla stessa resistente nell'avere contestato nella stessa fattispecie, l'ammissibilità della consulenza preventiva.

Riferimenti
  • Asprella, Commento all'art. 696 bis, in Codice di procedura civile a cura di Picardi, IV ed., Milano, 2008, 3237 e ss.;
  • Besso, Commento all'art. 696 bis, in Le riforme più recenti del processo civile, II, a cura di Chiarloni, Bologna, 2007, 371 e ss.;
  • Conte, Sui limiti di ammissibilità della consulenza tecnica preventiva ex art. 696 bis c.p.c., in Giur. it., 2007, 2269 e ss.;
  • Cuomo Ulloa, Consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite, in Dig. disc. priv. (sez. civ.), agg. III, I, Torino, 2007, 273 e ss.;
  • Ferrario, A.t.p. e consulenza tecnica preventiva, Milano, 2012;
  • Giallongo, Accertamento tecnico preventivo e tutela cautelare nell'arbitrato irrituale dopo la legge n. 80 del 2005in Giur. it., 2006, 214 e ss.;
  • Luiso, Diritto processuale civile, I, 2006, IV, Milano, 2006;
  • Nardo, Attualità della funzione conciliativa della consulenza tecnica preventiva ex art. 696 bis c.p.c. in Giustiziacivile.com;
  • Paladini, art. 696 bis c.p.c., in Codice di procedura civile, rassegna di giurisprudenza e dottrina diretta da G. Stella Richter e P. Stella Richter, IV, Milano, 2020, 109;
  • Panzarola, Commento all'art. 696 bis, in Commentario alle riforme del processo civile a cura di Briguglio e Capponi, I, Padova, 2007;
  • Rados, Giannini, La consulenza tecnica nel processo civile, Milano, 2013;
  • Vaccari, L'accertamento tecnico preventivo. Probatorio, conciliativo, previdenziale, sanitario, Milano, 2018, 96.

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