Limitazione “senza limiti” della responsabilità dell'assuntore ex art. 124 u.c. L.F.: possibili criticità

Gianluca Minniti
09 Giugno 2021

Alcune riflessioni sul concordato fallimentare proposto da terzi assuntori e sulla loro responsabilità, muovendo dalla norma di cui all' 124, ultimo comma, l. fall. che consente loro di calibrare il proprio impegno sui dati certi ricavabili dallo stato passivo cosi come accertato al momento della presentazione della proposta, escludendo dal concordato quei creditori che non abbiano tempestivamente e diligentemente fatto valere il proprio credito nel rispetto dei termini della procedura.

Al fine di incentivare i concordati fallimentari proposti da terzi assuntori, l'art. 124, ultimo comma,L.F. consente loro di calibrare il proprio impegno sui dati certi ricavabili dallo stato passivo cosi come accertato al momento della presentazione della proposta, escludendo dal concordato quei creditori che non abbiano tempestivamente e diligentemente fatto valere il proprio credito nel rispetto dei termini della procedura.

Infatti, il terzo proponente può limitare gli impegni assunti con il concordato ai soli creditori ammessi al passivo, anche provvisoriamente, e a quelli che hanno proposto opposizione allo stato passivo o domanda di ammissione tardiva al momento del deposito della proposta. In tal caso, verso gli altri creditori continua a rispondere il fallito, fermo quanto disposto dagli artt. 142 ss. L.F. in caso di esdebitazione.

È di sicuro interesse rilevare che, nonostante detta possibilità sia stata espressamente introdotta solamente con la riforma del 2006, la giurisprudenza aveva in precedenza comunque già riconosciuto l'ammissibilità della clausola di limitazione di responsabilità (cfr. Cass. 2 luglio 1984, n. 3866; Cass. 26 aprile 1983, n. 2850; Cass. 9 ottobre 1972, n. 2939; Cass. 3 dicembre 1970, n. 2524; Cass. 14 luglio 1965, n. 1491; App. Catania 16 marzo 2000, in Giur. Comm., 2002, II, 225; Trib. Verona 31 dicembre 1990; Trib. Macerata 30 settembre 1987; Trib. Genova 27 aprile 1985; Trib. Milano 14 marzo 1974).

L'incentivo rappresentato dalla possibilità per il terzo assuntore di limitare i propri impegni ai crediti ammessi al passivo ed a quelli in contestazione comporta quale necessario contrappasso il pregiudizio cui restano esposti i creditori non tempestivi, che non si differenzia d'altronde, nella sostanza, da quello che essi sono destinati comunque a subire nell'ipotesi di celere liquidazione dell'attivo e conseguente chiusura del fallimento. A ciò si aggiunga che, continuando comunque il fallito a rispondere dei propri debiti, detto pregiudizio si configura come di mero fatto, potendo i creditori esclusi fare pur sempre affidamento sulla capacità del debitore di ricostruire in futuro un patrimonio aggredibile.

Particolarmente delicata appare l'interpretazione della norma in commento laddove prevede che il proponente possa limitare gli impegni assunti con il concordato anche ai quei creditori che abbiano proposto opposizione allo stato passivo al tempo della proposta.

Intesa nella sua letteralità, infatti, la norma sembra consentire di escludere dalla proposta di concordato fallimentare del terzo, come peraltro riconosciuto dalla giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 16804/2019), anche quei creditori tempestivi esclusi dallo stato passivo, che non abbiano proposto opposizione, purché – alla data di deposito della proposta – sia per essi ancora pendente il termine di cui all'art. 99 L.F.

A giudizio della Suprema Corte, infatti, una tale interpretazione sarebbe giustificata dall'esistenza di una pronuncia resa all'esito di un procedimento giurisdizionale, che renderebbe la posizione di detti creditori “deteriore rispetto a quella dei tardivi la cui domanda non sia stata ancora esaminata al momento del deposito della proposta concordataria”, che pacificamente possono essere esclusi dal terzo assuntore.

Anche la successiva giurisprudenza di merito (App. Brescia 3.02.2020; Trib. Viterbo 11.01.2021) ha confermato tale interpretazione letterale dell'art. 124 L.F., ritenendo prevalente l'esigenza di celerità della procedura rispetto a quella di tutela dei creditori esclusi e (futuri) opponenti. In particolare, secondo il Tribunale di Viterbo, il disposto dell'art. 124 L.F. sarebbe finalizzato ad incentivare i creditori esclusi in sede di esame delle domande tempestive a depositare, nel minor tempo possibile, ricorso in opposizione.

Tale conclusione, come del resto sostenuto da una parte della dottrina (Buccarella, Il concordato fallimentare, coattivo e straordinario, Milano, 2016; Il concordato fallimentare. Profili sostanziali, in Trattato delle procedure concorsuali, Danovi e D'Aquino, a cura di Jorio e Sassani, Milano 2017, Vol. V.), pur apparendo conforme al dettato letterale della norma, andrebbe rimeditata.

Mentre, infatti, nessun dubbio può sussistere sulla posizione del creditore tardivo, proprio in ragione della surrichiamata ratio ispiratrice della norma, tenuto conto che rispetto ad esso il pregiudizio di mero fatto non si differenzia rispetto a quello che avrebbe dovuto tollerare in caso di celere liquidazione dell'attivo con la correlata chiusura del fallimento (Cass. n. 16738/2011), non sembra invece assimilabile a questa posizione quella del creditore tempestivo, la cui domanda di ammissione al passivo sia stata rigettata, qualora siano ancora pendenti i termini per l'opposizione.

Ed infatti, come anticipato, obiettivo del legislatore della riforma è stato quello di incentivare la presentazione di proposte di concordato fallimentare da parte di un terzo, colmando l'evidente asimmetria informativa che lo caratterizza a mezzo della limitazione degli obblighi da questo assunti. Nel caso del creditore tempestivo non ammesso, tuttavia, il credito in argomento è ben conosciuto dall'assuntore, con la conseguenza che l'interpretazione letterale non solo appare superflua per il raggiungimento della descritta finalità, ma parrebbe attribuire al terzo un indebito vantaggio a detrimento del creditore i cui termini di opposizione siano ancora pendenti.

Infatti, non appare legittimo “sanzionare” il creditore il cui credito sia stato rigettato, assimilandolo alla posizione di minor tutela accordata a chi, colpevolmente, sia rimasto inerte. In tal senso, infatti, si verrebbe a determinare un'indebita ed eccessiva compressione dei diritti dei creditori, senza che alla stessa corrisponda, quale contraltare, la tutela di un interesse meritorio dell'assuntore.

Del resto, una siffatta lettura della norma rischierebbe di discriminare ingiustificatamente – con possibili ricadute in termini di violazione degli artt. 24 e 42 Cost., come evidenziato dalla richiamata dottrina (Buccarella) – il creditore tempestivo con termini per l'opposizione ancora pendenti rispetto a quello escluso che avesse già proposto opposizione al momento del deposito della proposta. Ed infatti, anche in tale secondo caso, si è in presenza, per dirla con le parole della Cassazione, di una pronuncia resa all'esito di un procedimento giurisdizionale pur nel frattempo opposta. A differenziare le due posizioni è esclusivamente la circostanza, del tutto casuale, che, al momento della presentazione della proposta concordataria, un creditore abbia già formalizzato opposizione e l'altro non l'abbia ancora fatto, essendo però pienamente nella facoltà di farlo.

Tale interpretazione letterale dell'art. 124 L.F. sembrerebbe invece incentivare il deposito, in chiave meramente opportunistica, di proposte di concordato fallimentare immediatamente dopo la pubblicazione del decreto di esecutività dello stato passivo, ad esclusivo beneficio (e, giova ribadirlo, senza alcuna giustificazione apprezzabile) delle ragioni economiche dell'assuntore, il quale, pur pienamente a conoscenza dei relativi crediti, potrebbe beneficiare della limitazione dei propri obblighi per effetto di decisioni di rigetto della domanda di ammissione al passivo tempestivamente presentata e successivamente accolta in sede di giudizio di opposizione.

Alla luce dei profili appena evidenziati, parrebbe preferibile quella lettura restrittiva della norma in argomento che esclude la possibilità di limitare gli obblighi dell'assuntore a quei creditori non ammessi che siano ancora in termini per opporsi al provvedimento del G.D., purché ovviamente gli stessi risultino successivamente ammessi all'esito del giudizio di opposizione tempestivamente introdotto.

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