Il consenso del genitore biologico all'adozione non legittimante del minore

Gloria Musumeci
15 Giugno 2021

La Corte di Cassazione, con la pronuncia in commento oltre a rimarcare il ruolo (fondamentale) che il consenso del genitore biologico ricopre nella fattispecie dell'adozione c.d. “mite” si sofferma su quali debbano essere le caratteristiche intrinseche che tale manifestazione di volontà deve possedere affinché possa essere ritenuta valida ed effettiva da parte dell'Autorità giudicante.
Massima

In tema di adozioni in casi particolari, l'assenso del genitore dell'adottando previsto dalla l. n. 184/1983, art. 46, quale presupposto necessario per tale ipotesi di adozione, non può desumersi implicitamente da dichiarazioni dal contenuto ipotetico e non univoco, proiettate nel futuro e condizionate a circostanze che dovranno verificarsi in un momento successivo a quello della prestazione dell'assenso stesso, dovendo questo avere le caratteristiche dell'attualità e della pienezza, a prova di una piena adesione del genitore naturale all'adozione non legittimante del minore. La valutazione della corrispondenza del diniego al preminente interesse del minore interviene solo successivamente all'effettivo esperimento dell'acquisizione della volontà dei genitori biologici.

Il caso

Tizia, madre naturale di Caia, è stata dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale sulla figlia dall'Autorità competente russa, a seguito di una condanna per spaccio di stupefacenti. La minore Caia è stata, quindi, affidata dapprima alla nonna materna e, successivamente, a Sempronia, la quale ha deciso di trasferirsi con la bambina in Italia, ove ha presentato istanza al Tribunale per i minorenni di Genova per il riconoscimento della sua qualità di tutrice e rappresentante legale. Nel 2012, il Tribunale ha accolto la domanda ed ha affidato la minore Caia a Sempronia.

Nel 2017, il Tribunale per i minorenni di Genova ha disposto l'adozione non legittimante di Caia, di cui all'art. 44, lett. d) della l. n. 184/1983, accogliendo la domanda presentata da Sempronia e dal marito, e disponendo contestualmente l'instaurazione di un procedimento di volontaria giurisdizione avente ad oggetto la valutazione relativa alla futura ripresa dei rapporti della minore con la madre naturale, la quale era stata nel frattempo reintegrata nella responsabilità genitoriale dall'Autorità russa, con sentenza resa esecutiva in Italia con provvedimento del 2015.

La pronuncia del Tribunale per i minorenni di Genova è stata impugnata innanzi alla Corte d'Appello dalla madre biologica della minore e, in via incidentale, dai genitori adottivi ai fini della revoca delle statuizioni relative al ripristino dei rapporti madre/figlia.

La Corte d'Appello ha, tuttavia, rigettato sia il gravame principale sia quello incidentale.

In particolare, la Corte ha ritenuto infondata la doglianza avanzata da Tizia in ordine alla illegittimità della decisione del Tribunale per i minorenni per mancanza del requisito del preesistente stato di abbandono della minore, dal momento che l'adozione non legittimante di cui all'art. 44, lett. d), l. n. 184/1983 non richiede tale accertamento, atteso che la previsione della condizione della “constatata impossibilità di affidamento preadottivo” deve essere intesa come impossibilità di diritto e non di fatto e che tale forma di adozione deve essere consentita tutte le volte in cui si ravvisi la necessità di salvaguardare la continuità affettiva ed educativa della relazione tra adottante ed adottando.

I Giudici del gravame hanno, inoltre, ritenuto che la madre biologica della minore avesse prestato il proprio consenso all'adozione, sia pure ponendo come condizione l'accertamento della volontà della figlia e che su tale punto si era formato il giudicato, dal momento che Tizia non aveva sviluppato nessuna specifica censura al riguardo.

Tizia ha proposto, allora, ricorso per Cassazione, sostenendo l'erroneità della decisione della Corte d'Appello nella parte in cui aveva ritenuto che la madre biologica avesse prestato il proprio consenso all'adozione e che su di esso si fosse formato il giudicato per mancanza di impugnazione; nella parte in cui aveva disposto l'adozione in difetto del requisito dell'impossibilità di fare luogo all'affidamento preadottivo; ed infine, nella parte in cui non aveva considerato che l'adozione svolge una funzione di rimedio residuale, da porre in essere solo ove sia stata accertata l'impossibilità di salvaguardare l'interesse della minore per mezzo di forme di tutela che conservino intatta la relazione materna originaria.

La questione

Che ruolo ricopre il consenso o il dissenso del genitore biologico nell'accertamento dei requisiti previsti dalla legge ai fini dell'adozione non legittimante? Che caratteristiche deve avere la manifestazione della volontà della madre e/o del padre naturale? Il consenso può essere ricavato implicitamente da dichiarazioni che non siano univoche?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato da Tizia, ritenendo fondato il quarto motivo di gravame (e assorbiti gli ulteriori), avente ad oggetto l'acquisizione del proprio consenso all'adozione della figlia minorenne: in particolare, la Corte di Cassazione ha ravvisato la violazione, da parte della Corte d'Appello, della disposizione normativa che richiede una piena adesione alla domanda di adozione, attuale e senza condizioni, adesione che – nel caso di specie – non era stata affatto manifestata dalla madre naturale, tanto che il Tribunale per i minorenni di Genova aveva escluso che Tizia avesse prestato il proprio consenso (ciò nonostante, il Tribunale aveva disposto l'adozione, considerando il diniego superabile poiché contrario all'interesse della minore).

Inoltre, la Corte di Cassazione ha censurato l'operato della Corte d'Appello per essersi limitata ad affermare la recessività del dissenso del genitore biologico, senza verificare in concreto e adeguatamente motivare il preminente interesse della minore alla filiazione adottiva. Peraltro, la Corte d'Appello aveva affermato la recessività del dissenso dopo avere sostenuto che la madre naturale avesse prestato il proprio consenso, mettendo così insieme due affermazioni tra loro incompatibili.

Ancora, la Corte di Cassazione ha negato – contrariamente a quanto dichiarato dalla Corte d'Appello – che sulla prestazione del consenso da parte della madre biologica si fosse formato il giudicato per mancanza di un motivo di appello specifico. Dal momento che il Tribunale per i minorenni aveva escluso la sussistenza dell'assenso del genitore dell'adottando, quest'ultimo non aveva nessun interesse a censurare tale profilo in appello, trattandosi di un elemento la cui presenza era stata appunto esclusa dalla decisione impugnata.

Osservazioni

La Corte di Cassazione, con la pronuncia in commento, ha l'occasione di rimarcare – in primis – il ruolo (fondamentale) che il consenso del genitore biologico ricopre nella fattispecie dell'adozione c.d. “mite”, di cui all'art. 44, lett. d), della legge n. 184/1983, e – in secondo luogo – di disegnare i contorni che tale manifestazione di volontà deve possedere affinché possa essere ritenuta valida ed effettiva da parte dell'Autorità giudicante.

In particolare, enucleando il principio di diritto cui dovrà attenersi il giudice del rinvio, la Corte di Cassazione afferma che: (i) il consenso del genitore biologico non può desumersi implicitamente da dichiarazioni dal contenuto ipotetico e non univoco, proiettate nel futuro e condizionate a circostanze che dovranno verificarsi in un momento successivo a quello della prestazione dell'assenso stesso; (ii) il consenso deve avere le caratteristiche dell'attualità e della pienezza; (iii) la valutazione della corrispondenza del diniego al preminente interesse del minore interviene solo successivamente all'effettivo esperimento dell'acquisizione della volontà dei genitori biologici.

Caratteristiche, di certo, stringenti, da valutare in relazione al singolo caso concreto, che restituiscono la giusta importanza al legame tra i figli e i loro genitori biologici.

La pronuncia in commento è di rilievo poiché – a differenza dei precedenti giurisprudenziali in materia – si è concentrata sulle caratteristiche intrinseche che deve possedere il consenso per essere adeguatamente prestato ed acquisito, anziché soffermarsi sui requisiti che il mancato consenso deve possedere affinché possa avere efficacia preclusiva all'adozione speciale, argomento – peraltro – su cui ancora non si è raggiunta una soluzione condivisa.

La Corte di Cassazione, infatti, con l'ordinanza n. 17100/2019, ha chiarito che ha efficacia preclusiva all'adozione c.d. “mite” - ai sensi dell'art. 46, comma 2, della legge n. 184/1983 - solo il dissenso che sia manifestato dal genitore che non sia mero titolare della responsabilità genitoriale, ma che ne abbia altresì il concreto esercizio grazie ad un rapporto effettivo con il minore, caratterizzato – di regola – con la convivenza, così richiamando una precedente pronuncia del 2015 (cfr. Cass. civ, sez. I, n. 18575/2015).

Aderente, invece, ad un diverso orientamento, una pronuncia del 2018 (cfr. Cass. civ., sez. I, n. 18827/2018), con cui la Corte ha affermato che non è la convivenza l'elemento sintomatico necessario per verificare la sussistenza del concreto esercizio di un effettivo rapporto con il minore, potendosi e dovendosi desumere tale concreto esercizio dalle reali e qualificanti modalità di svolgimento delle relazioni tra genitore e minore anche se non conviventi tra loro.

Dunque, non è ancora chiaro il ruolo che la convivenza tra minore e genitore biologico ricopre nel qualificare la concretezza dell'esercizio della responsabilità genitoriale ai fini della manifestazione del dissenso del genitore biologico all'adozione non legittimante del figlio.

Non resta che attendere di scoprire da che parte si schiereranno le successive pronunce in materia, confidando che si possa giungere quanto prima ad un orientamento unanime.

Riferimenti

F. Pisano, Sì all'adozione speciale quando si deve tutelare una relazione preesistente e significativa del minore, in IlFamiliarista, Giuffrè, 6 dicembre 2019.

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