Fallimento della s.a.s. e impugnabilità da parte del socio illimitatamente responsabile non dichiarato fallito
18 Giugno 2021
La sentenza dichiarativa di fallimento della società con soci illimitatamente responsabili va notificata dal cancelliere alla società e ai soli soci dichiarati falliti secondo la decisione assunta nella pronuncia stessa, non potendo la nozione di debitore, nella lettura corrente degli artt. 17 e 18 l. fall., includere altri soci illimitatamente responsabili i quali, sebbene destinatari delle istanze di fallimento nel corso dello stesso procedimento, non siano stati dichiarati falliti all'esito, per essi pertanto decorrendo il termine d'impugnazione della sentenza, quali interessati, dalla iscrizione della stessa nel registro delle imprese. Così la Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 16777/21, depositata il 15 giugno. La Corte d'Appello di Firenze aveva rigettato per tardività il reclamo interposto da un socio illimitatamente responsabile di una S.a.s. avverso la sentenza che aveva dichiarato il fallimento di quest'ultima. Il socio illimitatamente responsabile ha dunque proposto ricorso in Cassazione. Il Collegio ha dapprima ribadito che nel procedimento prefallimentare non sussiste litisconsorzio necessario tra società e soci illimitatamente responsabili, in quanto essi non possono contestare la dichiarazione di fallimento della società, ma solo opporsi all'estensione del fallimento nei loro confronti per estraneità alla compagine sociale (Cass. Civ. 17765/16). Sulla base di tale principio e posto che la sentenza che ha dichiarato il fallimento della società e dell'altro socio illimitatamente responsabile non si è estesa anche al fallimento del socio ricorrente, i vizi della pronuncia devono essere scrutinati in relazione alla posizione soggettiva assunta da costui nel giudizio promosso per impugnare il fallimento della società. La sentenza impugnata - a detta della S. Corte - ha correttamente assimilato la posizione sostanziale del ricorrente (quale socio illimitatamente responsabile) alla stregua di “interessato” che, sensi dell'art. 18, comma 3, l. fall., può impugnare la sentenza di fallimento sociale proponendo reclamo entro 30 giorni decorrenti dalla formalità pubblicitaria dell'iscrizione della sentenza di fallimento al registro delle imprese. Tornando alla vicenda in esame e posto che non sussisteva alcun onere della cancelleria di notificare l'integrale sentenza di fallimento al ricorrente, in quanto non fallito, e al di là della conoscenza nel frattempo in realtà acquisita, il reclamo è stato effettivamente inoltrato oltre il termine dei 30 giorni e dunque correttamente inteso quale tardivo. Il ricorso viene dunque rigettato con condanna del ricorrente al pagamento delle spese.
Fonte: dirittoegiustizia.it |