Credito del professionista e ammissione al passivo
28 Giugno 2021
Un professionista socio di uno studio professionale associato può chiedere l'ammissione al passivo del fallimento verso il quale ha prestato la propria attività in via privilegiata ex art. 2751 bis, n. 2, c.c. anche qualora il mandato sia stato rilasciato a favore dell'associazione professionale?
Come noto, l'art. 2751 bis n. 2 c.c. dispone che siano ammessi al privilegio “le retribuzioni dei professionisti, compresi il contributo integrativo da versare alla rispettiva cassa di previdenza ed assistenza e il credito di rivalsa per l'imposta sul valore aggiunto, e di ogni altro prestatore d'opera dovute per gli ultimi due anni di prestazione”. La giurisprudenza di legittimità più risalente negava l'applicabilità del citato privilegio a favore del lavoro professionale esercitato in forma associata sull'assunto che, in tali casi, il credito oggetto di ammissione al passivo conteneva necessariamente una remunerazione del capitale investito per l'organizzazione del lavoro svolto in forma associata. In particolare, la giurisprudenza ha sempre negato l'applicazione del privilegio alle associazioni professionali ritenendo non sussistente il requisito della personalità del rapporto d'opera professionale alla base dell'applicazione del privilegio in esame. La giurisprudenza di legittimità più recente ha invece ritenuto che, anche qualora il mandato professionale sia conferito ad una associazione professionale, possano sussistere i presupposti per il riconoscimento del privilegio in oggetto ove il professionista dimostri che il credito, oggetto di richiesta di ammissione al passivo da parte di una associazione professionale, si riferisce ad una prestazione svolta personalmente dal singolo associato (ancorché in via prevalente e non solo esclusiva) e che tale credito sia di titolarità dello stesso professionista (si veda Cass. 6285/2016, Cass. 9927/2018, Cass. 1233/2019 e Cass. 5248/2019). La Corte ritiene infatti che la circostanza che il creditore faccia parte di un'associazione professionale non determini l'inapplicabilità automatica del privilegio ex art. 2751 bis, n. 2, c.c. dovendosi, in siffatte ipotesi, verificare se il rapporto d'opera intellettuale si sia effettivamente instaurato tra la fallita e il singolo professionista, potendosi in tal caso ritenere che il credito oggetto di domanda di ammissione al passivo attenga alla remunerazione di un'attività lavorativa, ancorché di competenza di un'associazione professionale (così Cass. 22439/2009, Cass. 17027/2013, Cass. 9927/2018, Cass. 15290/2018; Cass. 20438/2018; Cass. 10977/2021; i suesposti principi sono stati applicati anche dal Trib. Alessandria con sentenza 23 febbraio 2021, con cui ha ritenuto non spettante il privilegio ex art. 2751 bis, n. 2, c.c. al professionista facente parte di uno studio associato che non aveva dimostrato “che per tutto lo svolgimento dell'incarico il singolo socio non si è avvalso, o si è avvalso in minima misura, delle strutture, dei collaboratori o degli altri soci della associazione – e dunque, che il compenso non vada per questa via a remunerare anche il capitale impiegato per l'organizzazione dell'attività in forma associata”). |