Revocatoria fallimentare: possibile provare la scientia decoctionis anche attraverso le notizie di stampa

06 Settembre 2021

In tema di revocatoria fallimentare ex art. 67, comma 2, L.F., la curatela ha l'onere di dimostrare la conoscenza effettiva dello stato di insolvenza in capo all'accipiens e può adempiere a tale onere tramite presunzioni semplici, secondo cioè indizi gravi, precisi e concordanti. A tale riguardo rilevano senz'altro le notizie di stampa tenendo debitamente in considerazione le caratteristiche delle stesse, il numero e la tiratura nazionale delle medesime; il tutto anche in rapporto alle caratteristiche e qualifiche specifiche e concrete dell'accipiens stesso.

Il caso. La vicenda riguarda un'azione revocatoria fallimentare ex art. 67, comma 2, L.F., promossa da una società in amministrazione straordinaria nei confronti di una s.p.a. accipiens, di diversi pagamenti effettuati dalla società poi finita in procedura nel periodo sospetto. Sia in primo grado, sia in appello la domanda veniva respinta dal momento che i Giudici di merito non ritenevano provato l'elemento soggettivo della scientia decoctionis in capo all'accipiens. L'amministrazione straordinaria ricorreva allora in Cassazione.

La massima. In tema di revocatoria fallimentare ex art. 67, comma 2, L.F., la curatela ha l'onere di dimostrare la conoscenza effettiva dello stato di insolvenza in capo all'accipiens e può adempiere a tale onere tramite presunzioni semplici, secondo cioè indizi gravi, precisi e concordanti. A tale riguardo rilevano senz'altro le notizie di stampa tenendo debitamente in considerazione le caratteristiche delle stesse, il numero e la tiratura nazionale delle medesime; il tutto anche in rapporto alle caratteristiche e qualifiche specifiche e concrete dell'accipiens stesso.

La decisione. Secondo il Tribunale e la Corte d'Appello non erano sufficienti a dimostrare la conoscenza dello stato di insolvenza in capo all'accipiens i pur numerosi articoli di stampa che descrivevano la situazione di crisi della società poi finita in amministrazione straordinaria. Ad avviso dei Giudici, poiché non sussiste un "dovere di lettura" dei quotidiani, non poteva ritenersi certo che la convenuta fosse concretamente al corrente di tali notizie. Analogamente non erano ritenuti determinanti a fondare la prova della scientia decoctionis i bilanci depositati presso il registro imprese. Simili scritture contabili potevano essere decisive, al limite, nel caso di creditore finanziario (come gli istituti di credito), ma non nei riguardi di normali imprenditori/società commerciali.

Il ricorso in Cassazione si è incentrato pertanto proprio sul rilievo non accordato dai Giudici di merito alle notizie di stampa.

La Suprema Corte ha condiviso la posizione della ricorrente. Secondo quest'ultima i numerosi articoli su giornali a tiratura nazionale circa la crisi complessiva dell'intero gruppo di cui faceva parte la società erano rilevanti, soprattutto per un operatore qualificato come l'accipiens, per dimostrare la conoscenza effettiva in capo al medesimo dello stato di insolvenza. La Cassazione ricorda che in tema di revocatoria fallimentare la prova della conoscenza dello stato di insolvenza in capo all'accipiens - requisito soggettivo fondamentale per l'accoglimento della domanda - può essere fornita dalla curatela anche in via presuntiva. Bisogna al riguardo offrire elementi indiziari gravi, precisi e concordanti (come predicano gli artt. 2727 e 2729 c.c.), considerate anche le qualità personali e professionali del soggetto che ha concretamente operato. Quando in tale ambito, infatti, si invoca la prova presuntiva occorre considerare non una figura "astratta" di contraente, bensì "concreta" e specifica esaminando le qualifiche del soggetto e il contesto in cui si è mosso e ha agito. Irrilevante, invece, è la meraconoscibilità astratta dello stato di dissesto e così pure l'ignoranza colpevole da parte dell'accipiens.

Con particolare riferimento alle possibilità che le notizie possano fondare la conoscenza effettiva dello stato di decozione, i Giudici spiegano che la prova tramite presunzioni semplici si basa su criteri essenzialmente probabilistici (secondo la nota formula dell'id quod plerumque accidit), nel senso cioè che generalmente una notevole parte della popolazione - compresa quindi quella che dirige l'attività di impresa - è solita consultare la stampa e informarsi non solo per curiosità, ma anche per propria utilità. La Cassazione ricorda inoltre il precedente n. 3299/2017, riguardante proprio la stessa amministrazione straordinaria oggetto della sentenza in commento, in cui le notizie di stampa nazionali erano state considerate rilevanti e decisive ai fini della prova presuntiva della conoscenza dello stato di insolvenza in capo all'accipiens. In altri termini, considerate le caratteristiche di quest'ultimo e la mole di notizie su quotidiani nazionali circa lo stato di dissesto della società poi finita in amministrazione straordinaria, poteva ritenersi provata (ancorché in termini probabilistici e tramite prova presuntiva) la conoscenza effettiva in capo al convenuto in revocatoria dello stato di decozione.

Nel caso in esame la Cassazione conferma lo stesso orientamento e osserva che sul punto le motivazioni delle sentenze impugnate - volte a escludere la dimostrazione della conoscenza del requisito soggettivo richiamato - erano meramente "assertive" e basate su termini astratti e non concreti. I Giudici di merito non si erano soffermati adeguatamente sulle effettive condizioni economiche e organizzative dell'accipiens, soggetto imprenditore dotato di struttura organizzativa e in grado di recuperare le informazioni più aggiornate connesse alla propria attività. Così pure era mancata una adeguata valutazione della campagna di stampa, del numero di notizie pubblicate, del carattere nazionale delle medesime circa la gravità della situazione economica.

Con l'accoglimento del ricorso, la sentenza viene cassata e il giudizio viene rinviato alla Corte d'Appello in diversa composizione.

Fonte:

dirittoegiustizia.it

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