Scuola pubblica vs scuola privata? È rispondente all'interesse del minore proseguire gli studi nella scuola già frequentata

09 Settembre 2021

La questione che la Suprema Corte si trova a dover affrontare riguarda la fattispecie del contrasto tra genitori, entrambi esercenti la responsabilità genitoriale, su una questione di particolare importanza che investe la persona del figlio minore, quella relativa, cioè, alla scelta delle modalità di svolgimento del percorso scolastico di questi.
Massima

In caso di contrasto tra i genitori circa le modalità di prosecuzione del percorso scolastico dei minori (la madre, intendendo far loro continuare gli studi presso una scuola privata, di impostazione religioso cristiana e da questi già frequentata negli anni precedenti; il padre, preferendo, invece, dar loro un'educazione di ispirazione laica e pluralista, con correlata iscrizione a una scuola pubblica) ècertamente rispondente al preminente interesse dei minori quello di rimanere nell'istituto scolastico frequentato negli anni passati, al fine di garantire loro – quantomeno sino alla conclusione dei rispettivi anni scolastici – la stabilità e la continuità delle quali hanno bisogno, tenuto conto della recente separazione dei genitori.

Il caso

Il Tribunale di Genova ha dichiarato la separazione dei coniugi V.G. e U.M., disponendo l'affidamento condiviso dei figli minori L. e F.

Tra i genitori è insorto contrasto circa le modalità di prosecuzione del percorso scolastico dei minori: la madre intendendo far loro continuare gli studi presso una scuola privata, di "impostazione religiosa cristiana" e da questi già frequentata negli anni precedenti; il padre preferendo, invece, dar loro una educazione di "ispirazione laica e pluralista", con correlata iscrizione a una scuola pubblica.

Non componendosi il contrasto, U.M. ha presentato ricorso ex art. 709-ter c.p.c., avanti al Tribunale di Genova, chiedendo di essere autorizzato a iscrivere autonomamente i figli presso la scuola pubblica ovvero di assumere direttamente il giudice la medesima decisione.

Nel costituirsi per resistere al ricorso, V.G. ha anche presentato domanda riconvenzionale, intesa a ottenere l'iscrizione di L. a un corso di ginnastica artistica e di F. a una scuola di calcio.

Il Tribunale ha rigettato il ricorso presentato da U.M. e dichiarato inammissibili le domande riconvenzionali formulate da V.G.

Sotto il primo profilo, ha rilevato, in particolare, che la permanenza dei minori presso la scuola privata già frequentata risponde al loro precipuo interesse, specie in ragione dell'"attuale momento di disorientamento" degli stessi, come "legato alla recente separazione dei genitori, nonchè dell'inopportunità di un cambiamento repentino di scuola dopo l'inizio dell'anno scolastico". Sotto il secondo profilo, ha ritenuto che le "iscrizioni possono essere fatte a prescindere dalla opposizione paterna", al di là della problematica relativa all'eventuale legittimità del rifiuto paterno di concorrere alle spese.

Avverso questo provvedimento U.M. ha proposto reclamo avanti alla Corte di Appello di Genova.

Questa ha respinto il reclamo, ponendo le spese del grado in capo al reclamante (anche in ragione, tra le altre cose, della "prevalente soccombenza del reclamante nell'ambito del primo giudizio").

"È certamente rispondente al preminente interesse dei minori", ha osservato la Corte ligure, «quello di rimanere nell'istituto scolastico frequentato negli anni passati, al fine di garantire loro - quantomeno sino alla conclusione dei rispettivi cicli scolastici, scuola di infanzia per F. e scuola primaria per L. - la stabilità e la continuità scolastica, delle quali essi hanno verosimilmente bisogno, tenuto conto anche dei cambiamenti derivati dalla recente separazione dei genitori».

Del resto, il "reclamante ha in passato condiviso la scelta di iscrizione dei figli nella scuola privata in oggi frequentata", ha opinato ancora la pronuncia. "Sarebbe del tutto inopportuno", peraltro, "introdurre un cambiamento di scuola a tre mesi dall'inizio dell'anno scolastico". "È pacifico", d'altro canto, "che il reclamante non è tenuto a sostenere neppure gli oneri economici derivanti dall'iscrizione dei figli alla scuola privata, che gravano in via esclusiva sulla reclamata".

Avverso questo provvedimento U.M. ha proposto ricorso per cassazione.

La questione

La questione che la Suprema Corte si trova a dover affrontare riguarda la fattispecie del contrasto tra genitori, entrambi esercenti la responsabilità genitoriale, su una questione di particolare importanza che investe la persona del figlio minore, quella relativa, cioè, alla scelta delle modalità di svolgimento del percorso scolastico di questi.

Le soluzioni giuridiche

La Suprema Corte chiarisce, anzitutto, che la norma di riferimento e governo della relativa fattispecie concreta è quella dettata, dall'art. 337-ter c.c., comma 3 (che, tra gli altri, richiama anche le materie dell'"istruzione e dell'educazione" dei minori) per cui - nell'ipotesi di contrasto insorto tra i genitori su questione di "particolare importanza" per la persona del minore - "la decisione è rimessa al giudice".

Ciò chiarito, la Suprema Corte evidenzia come, in materia di scelte riguardo ai figli, criterio guida, informante delle decisioni sia quello del preminente interesse del minore a una crescita sana ed equilibrata (cfr., tra le altre pronunce, Cass., 11 novembre 2020, n. 25310; Cass., 24 maggio 2018, 12954; Cass., 1 febbraio 2005, n. 1996).

Proprio dando attuazione a detto principio – osserva la Suprema Corte - si è arrivati ad affermare che il perseguimento dell'interesse del minore può comportare anche l'adozione di provvedimenti, relativi all'educazione religiosa, contenitivi o restrittivi dei diritti individuali di libertà religiosa dei genitori, ove la loro esplicazione determinerebbe conseguenze pregiudizievoli per il figlio, compromettendone la salute psico-fisica o lo sviluppo" (così Cass., 30 agosto 2019, n. 21916; Cass., 4 novembre 2013, n. 24683).

La Suprema Corte conclude affermando che, nel caso in esame, il Giudice d'appello si è conformato ai principi appena richiamati.

La scelta così compiuta non risponde a una ipotetica predilezione della Corte per una scuola confessionale, a discapito di quella pubblica.

Dipende, invece, dall'acuito bisogno dei minori di avere - nel frangente - una continuità ambientale nel campo in cui si svolge propriamente la loro sfera sociale ed educativa.

Il provvedimento del giudice genovese, se conculca nell'attuale il diritto del genitore di fornire ai figli un'educazione aconfessionale e di tensione pluralista, non comporta tuttavia una compromissione definitiva, ovvero "non rimediabile", del medesimo.

Invero, l'educazione dei minori è vicenda assai articolata; e che viene a svilupparsi, altresì, lungo un arco temporale di significativa dimensione. La sussistenza di una educazione atta ad apprezzare i valori della laicità e della pluralità di visioni e di opinioni - ne consegue - risulta frutto di una valutazione complessiva delle diverse fasi che la compongono. L. e F., da parte loro, sono appena agli inizi di un percorso formativo, che per sua natura sì snoda lungo vari segmenti.

Osservazioni

Con la sentenza in rassegna la Suprema Corte conferma la decisione di merito che aveva risolto il conflitto genitoriale relativo all'individuazione dell'istituto scolastico per i figli.

Nella fattispecie in esame, il criterio risolutivo della controversia non sta in un'opzione preferenziale a favore della scuola pubblica o a favore della scuola privata, quanto, piuttosto, nel principio della cosiddetta “continuità didattica”.

Detto principio consiste nell'esigenza di salvaguardare il diritto per il minore, se necessario nel suo primario interesse, di proseguire gli studi nel medesimo istituto scolastico.

Si tratta di un principio spesso utilizzato dalla giurisprudenza di merito (si veda, ad esempio, Tribunale Roma 31.10.2016) per risolvere le non infrequenti controversie del tipo di quelle oggetto della sentenza rassegna.

Si legge, infatti, nel citato precedente giurisprudenziale di merito che «la necessità per il minore di adattarsi al nuovo contesto familiare a seguito della separazione, con notevoli e vitali mutamenti di vita (cessazione della coabitazione tra i genitori, necessità di doversi dividere tra due abitazioni, necessità di doversi adattare alle nuove scelte affettive operate dagli adulti) inducono a ritenere opportuno mantenere stabilità negli altri ambiti, laddove mutamenti non siano strettamente necessari e fondatamente motivati. Non a caso questa è la scelta operata dallo stesso legislatore con la disposizione che permette l'assegnazione della casa familiare al genitore convivente con il figlio, anche in deroga ai principi che disciplinano la proprietà proprio al fine di mantenere l'habitat domestico e le consuetudini di vita del minore. Parimenti importante rispetto alla conservazione dell'habitat domestico appare il mantenimento del contesto scolastico costituito da consuetudini, relazioni sociali rispetto alle quali il minore, se correttamente inserito nella classe, può nutrire una legittima aspettativa di continuità. Deve, infatti, rilevarsi come nella normalità dei casi i minori, a meno che non intervengano ragioni che giustifichino un mutamento, frequentano l'intero ciclo scolastico nella medesima struttura e classe, dovendo ritenersi tale consuetudine condivisa fondata sulla empirica valutazione che ciò sia conforme al loro interesse. il giudice dovrà cioè valutare se sussista un disagio per il minore ad inserirsi in un diverso contesto sociale; ciò, a maggior ragione, qualora egli si trovi a non aver ancora completato un ciclo di studi (es. la scuola primaria).

É di tutta evidenza come il cambiamento, soprattutto nelle ipotesi in cui il minore stia attraversando un periodo non facile a causa della separazione dei genitori, possa costituire un trauma o, comunque, comportare difficoltà di non scarsa rilevanza; e ciò, ancora di più, laddove si proponga un trasferimento del minore a metà di un anno scolastico, ovvero prima dell'inevitabile cambiamento connesso al passaggio ad un ciclo di studi superiore».

Riferimenti

F. Mazzoleni, I criteri di scelta della scuola in caso di conflitto tra i genitori, in IlFamiliarista, 7 Aprile 2017;

F. Mazzoleni, Se i genitori litigano non sempre prevale la scuola pubblica, in IlFamiliarista, 3 Novembre 2017;

F. Picradi, La soluzione del conflitto genitoriale quando la lite riguarda residenza, scuola e formazione religiosa del minore, in IlFamiliarista, 8 Marzo 2017;

V. Mazzotta, La scelta della scuola nel conflitto tra i genitori, in IlFamiliarista, 24 Febbraio 2017.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.