Non impugnabilità in Cassazione del decreto emesso dalla Corte d'appello in sede di reclamo ex art. 22 L.F.

Girolamo Lazoppina
15 Settembre 2021

In caso di reclamo alla Corte d'appello avverso il decreto del tribunale di rigetto della richiesta di fallimento, la decisione dei secondi giudici è ricorribile in cassazione?

In caso di reclamo alla Corte d'Appello avverso il decreto del Tribunale di rigetto della richiesta di fallimento, la decisione dei secondi giudici è ricorribile in cassazione?

Il decreto della Corte d'appello che accoglie o rigetta il reclamo avverso il decreto del tribunale di rigetto della richiesta di fallimento non è ricorribile in cassazione. La soluzione trova l'avallo di consolidati principi giurisprudenziali e dottrinali.

Riferimenti normativi - La norma principale che disciplina il presente quesito è l'art. 22 L.fall. (Gravami contro il provvedimento che respinge l'istanza di fallimento).

Le motivazioni della giurisprudenza - L'art. 22 della legge fallimentare prevede che il tribunale che respinge il ricorso per la dichiarazione di fallimento provvede con decreto motivato. Contro il decreto del Tribunale il creditore ricorrente o il pubblico ministero richiedente possono proporre reclamo alla corte d'appello. Questa, sentite le parti, provvede in camera di consiglio con decreto motivato.

Secondo l'orientamento consolidato della giurisprudenza, il decreto della Corte d'appello, sia che rigetti, sia che accolga il reclamo, non è impugnabile mediante ricorso in cassazione (Cass. 23 settembre 2011, n. 19446). Ciò perché il decreto dei secondi giudici, oltre a non essere un provvedimento definitivo, non ha neppure natura decisoria su diritti soggettivi, non essendo il creditore portatore del diritto al fallimento del proprio debitore (Cass. 20 novembre 2019, n. 30202; Cass. 28 febbraio 2017, n. 5069; Cass. 2 aprile 2015, n. 6683).

Va comunque precisato che se il debitore ha chiesto con il reclamo la condanna del creditore ricorrente al pagamento delle spese processuali, il decreto della Corte d'appello può, solo per tale aspetto, essere impugnato con il ricorso in cassazione (Cass. 21 dicembre 2010, n. 25818).

L'orientamento della dottrina - Anche la dottrina propende per la non ricorribilità in cassazione del decreto ex art. 22 L.F.

Secondo alcuni autori (Provinciali - Ragusa Maggiore, Istituzioni di diritto fallimentare) il provvedimento della Corte è da ritenere meramente strumentale e processuale, insuscettibile di giudicato e quindi non ricorribile in cassazione. Del resto - chiosano gli stessi autori - in caso di rigetto del reclamo è sempre riproponibile l'istanza di fallimento. Tuttavia, secondo la giurisprudenza di merito, il ricorrente non potrebbe presentare una nuova richiesta per le medesime ragioni o per ragioni non dedotte, ma deducibili nel precedente procedimento (Trib. Monza 9 gennaio 2008).

Anche altra dottrina, infine, ha fatto propria la tesi della non ricorribilità in cassazione sostenendo che il decreto della Corte d'appello ha effetto meramente processuale ed è perciò insuscettibile di giudicato (Di Sabato, Può disattendersi il decreto della corte d'appello che accoglie il reclamo contro il provvedimento di rigetto dell'istanza di fallimento?, in Corti Bari, Lecce e Potenza, 1960).

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