Procedure in consecuzione: il periodo sospetto decorre dalla data di ammissione alla prima
16 Settembre 2021
Nel caso in cui si susseguano più procedure concorsuali, il computo a ritroso del periodo sospetto ai fini delle azioni revocatorie fallimentari decorre dalla data di ammissione alla prima di esse.
La Corte d'Appello di Torino accoglieva il ricorso proposto dall'amministrazione straordinaria di una s.p.a. in liquidazione contro la sentenza del Tribunale di Torino con la quale era stata rigettata la domanda avanzata dalla società nei confronti del proprio commercialista per la dichiarazione di inefficacia del pagamento eseguito in suo favore nel semestre anteriore al 30 marzo 2010, data di ammissione della società alla procedura di concordato preventivo, poi revocata, cui avevano fatto seguito, senza soluzione di continuità, la dichiarazione di insolvenza e la sottoposizione alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'art. 3 D.Lgs. n. 270/1999. A differenza del Tribunale, secondo cui l'art. 49, comma 2, D.Lgs. n. 270/1999, che prevede che i termini stabiliti dalla legge fallimentare per l'esercizio delle azioni revocatorie si computano a decorrere dalla data della dichiarazione dello stato di insolvenza, è norma di stretta interpretazione, la Corte territoriale ha ritenuto applicabile anche all'amministrazione straordinaria il principio della consecuzione fra procedure. Il commercialista ricorre in Cassazione, lamentandosi della violazione e falsa applicazione dell'art. 49, comma 2, D.Lgs. n. 270/1999 e dell'art. 67, comma 2, l. fall.«in relazione alla retrodatazione del dies a quo per il calcolo del periodo sospetto alla data di ammissione alla procedura di concordato preventivo» e dell'inapplicabilità del principio della consecuzione tra la procedura di concordato preventivo e quella di amministrazione straordinaria. Il ricorso è stato ritenuto infondato. La Corte di Cassazione, infatti, afferma che nel caso in cui si susseguano più procedure concorsuali, il computo a ritroso del periodo sospetto ai fini delle azioni revocatorie fallimentari decorre dalla data di ammissione alla prima di esse, in quanto «la consecuzione tra procedure concorsuali è un fenomeno generalissimo, consistente nel collegamento tra procedure di qualsiasi tipo, volte a regolare una coincidente situazione di dissesto dell'impresa», in base al quale le varie procedure restano avvinte da un rapporto di continuità causale e unità concettuale, in una logica unitaria che consente di saldare i «presidi di tutela insorti con la prima procedura a vantaggio dei creditori concorsuali riaggregati nella seconda» (Cass. civ. n. 30694/ 2019). Sul punto, la Suprema Corte ha già avuto modo di chiarire che la portata generale del principio ha condotto alla sua applicazione non solo nei casi di consecuzione fra più procedure minori e fallimento, ma anche in quello di successione fra procedure minori (Cass. civ. n. 8534/2013), nonché nell'ipotesi del susseguirsi tra accordi di ristrutturazione del debito e concordato preventivo; ciò senza contare che la Corte, in più di un'occasione, ha ritenuto riferibile detto principio anche all'amministrazione straordinaria (Cass. civ. n. 13838/2019). Va escluso, poi, che il principio sia stato elaborato in ragione di una lacuna normativa in materia di fallimento, non riscontrabile, invece, nell'amministrazione straordinaria, in quanto l'art. 49, comma 2, D.Lgs. n. 270/1999 sarebbe «una norma specifica in tema di computo dei termini per il calcolo del periodo sospetto anche in caso di consecuzione di procedure»: la disposizione, infatti, si limita a chiarire che la decorrenza a ritroso di tale periodo a partire dalla dichiarazione di insolvenza rimane ferma anche se successivamente venga dichiarato il fallimento, ma manca di qualsiasi riferimento all'ipotesi di consecuzione tra concordato preventivo ed amministrazione straordinaria. Per questi motivi, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del giudizio.
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