La proposta di accordo di composizione della crisi e il mutuo ipotecario

Elisa Castagnoli
24 Agosto 2020

È fattibile una proposta di accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento, dalla quale è stato escluso, quanto all'attivo, l'immobile di proprietà e, quanto al passivo, il creditore ipotecario?

È fattibile una proposta di accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento, dalla quale è stato escluso, quanto all'attivo, l'immobile di proprietà e, quanto al passivo, il creditore ipotecario?

Caso concreto - Due coniugi hanno domandato al Tribunale di Milano l'apertura di una procedura di accordo con i creditori di cui all'art. 9 ss. l. 27 gennaio 2012, n. 3, proponendo di soddisfare tutti i creditori – in parte privilegiati e in parte chirografari – mediante una porzione del loro stipendio.

Nel passivo degli stessi, tuttavia, era compresa anche l'esposizione nei confronti di un istituto di credito, in ragione del mutuo fondiario (congiuntamente) stipulato per l'acquisto della casa da destinare ad abitazione principale, che era stata intestata, in quote uguali, al marito e alla moglie. Ebbene, tale immobile, per salvaguardare le esigenze della famiglia, avrebbe dovuto essere escluso dalla procedura e non liquidato al fine di soddisfare il creditore ipotecario ed, eventualmente, i creditori chirografari.

Alla luce di ciò, i coniugi, nel redigere la proposta di accordo, dal cui attivo e passivo hanno escluso, rispettivamente, l'immobile e il debito per il mutuo fondiario, hanno messo in evidenza alcune circostanze di rilievo.

Anzitutto, essi avevano sempre adempiuto regolarmente le obbligazioni derivanti dal contratto e dal relativo piano di ammortamento; in altre parole, i debitori non avevano un debito residuo scaduto.

In secondo luogo, nella domanda di accesso alla procedura è stato segnalato che il valore del bene – considerando l'eventuale alienazione nell'ambito di procedure competitive e il valore di mercato degli immobili ubicati nella zona limitrofa – sarebbe stato significativamente inferiore al debito nei confronti dell'istituto di credito. Di conseguenza, laddove il piano e la proposta avessero abbracciato tutto il patrimonio effettivo dei sovraindebitati, i creditori chirografari – cui sarebbe stata equiparata l'esposizione nei confronti della banca per la parte di credito non soddisfatta dall'alienazione del bene – avrebbero ricevuto un trattamento deteriore rispetto a quello che avrebbero ottenuto nell'ipotesi prevista nella domanda.

Per quanto attiene specificamente questo secondo aspetto, l'O.C.C. nominato ha confermato la ricostruzione dei sovraindebitati, giungendo alla conclusione che la procedura liquidatoria avrebbe determinato peggior trattamento per i chirografi.

Con il decreto di apertura, pronunciato in data 29 dicembre 2017, Il Tribunale di Milano ha espressamente statuito l'ammissibilità della proposta di accordo che esclude dall'attivo l'immobile di proprietà, chiarendo gli aspetti giuridici del caso.

Spiegazione e conclusioni - Precisamente, il Tribunale di Milano, ha espressamente dichiarato che la proposta possa legittimamente escludere il bene immobile adibito a casa familiare dall'attivo della procedura – con il conseguente obbligo di continuare a pagare regolarmente il mutuo ipotecario contratto per il relativo acquisto – a patto che la posizione debitoria sia stata regolarmente saldata in precedenza e che l'ipotesi in parola sia conveniente, per la massa dei creditori, rispetto all'ipotesi liquidatoria.

In altre parole, nonostante la prevalenza, in dottrina e giurisprudenza, della tesi che riconosce la natura concorsuale alle procedure disciplinate dalla l. n. 3 del 2012, il Tribunale ha ammesso che il debitore possa trattare in maniera differente il creditore ipotecario, sottraendolo dalla falcidia cui viene destinata la massa, purché l'esposizione non sia in sofferenza e il contratto, dunque, non sia già risolto, e l'esclusione non sia pregiudizievole per tutti i creditori.

Questo orientamento è stato successivamente confermato dal plenum della Sezione fallimentare del Tribunale di Milano (così come indicato dal dott. Sergio Rossetti, Gli orientamenti della Sezione Fallimentare di Milano sul sovraindebitamento, in ilfallimentarista.it del 6 febbraio 2018).

Giova evidenziare che tale tesi ermeneutica, a ben vedere, ha poco in comune con le pronunce giudiziali che hanno ammesso (per la giurisprudenza di legittimità, Cassazione 3 luglio 2019, n. 17834) o escluso (si veda Tribunale di Ferrara 11 novembre 2019) la derogabilità dell'art. 8, comma 4, L. n. 3 del 2012, con l'assenso del creditore, nelle procedure da sovraindebitamento, poiché, in tali ultime ipotesi, il debito assistito da privilegio sarebbe inserito nel passivo e, di conseguenza, sottoposto a falcidia, senza che il bene su cui insiste venga liquidato in procedura.

Infine, si segnala che, dall'entrata in vigore del Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, per coloro che domanderanno l'accesso alla procedura di ristrutturazione dei debiti del consumatore – procedura che corrisponde all'odierno piano del consumatore –, sarà possibile “prevedere (…) il rimborso, alla scadenza convenuta, delle rate a scadere del contratto di mutuo garantito da ipoteca iscritta sull'abitazione principale del debitore se lo stesso, alla data del deposito della domanda, ha adempiuto le proprie obbligazioni (…)”. Come si può notare, il legislatore ha recepito in toto l'orientamento del Tribunale di Milano qui in commento (seppur solo per la procedura riservata al consumatore).

Normativa e giurisprudenza

  • Art. 8 L. 27 gennaio 2012, n. 3
  • Art. 9 L. 27 gennaio 2012, n. 3
  • Art. 67 CCI
  • Tribunale di Milano 29 dicembre 2017
  • Tribunale di Ferrara 11 novembre 2019
  • Cassazione 3 luglio 2019 n. 17834

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