L'accordo di composizione della crisi e la cessione del quinto dello stipendio
06 Agosto 2020
Nell'ambito di un decreto di apertura di un accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento, il Tribunale può intervenire sul rapporto tra procedure definite dalla l. 27 gennaio 2012 n. 3 e cessione del quinto dello stipendio?
Caso pratico - Il rapporto tra procedure da sovraindebitamento e cessione del quinto dello stipendio è sicuramente una delle tematiche che più frequentemente si presentano nella prassi operativa e, contemporaneamente, più dibattute tra gli studiosi, non contemplando l'ordinamento apposite norme che lo regolino espressamente. Nel caso in esame, il ricorrente, prima di intraprendere una delle procedure previste dalla l. 27 gennaio 2012, n. 3, aveva ceduto un quinto della sua retribuzione mensile per ottenere liquidità da un istituto di credito. Successivamente, all'aggravarsi della propria situazione finanziaria e patrimoniale, il soggetto ha deciso di presentare ai propri creditori una proposta di accordo ex art. 9 ss. l. n. 3 del 2012, con l'obiettivo di potersi esdebitare a seguito della integrale esecuzione del piano predisposto. Nel far ciò, anche in ragione dell'assenza di un orientamento consolidato nel tribunale territorialmente competente, il sovraindebitato ha assunto la decisione di redigere, nell'unico ricorso, due proposte alternative. Precisamente, una proposta prevedeva l'utilizzo del quinto della retribuzione a soddisfazione di tutti i creditori (con la conseguente indicazione del creditore cessionario nel passivo della procedura), mentre la seconda escludeva tale parte di stipendio dall'attivo del piano assumendo la sua indisponibilità da parte del cedente (con il conseguente soddisfacimento del cessionario in via preferenziale rispetto alla massa). Procedendo in questo modo, l'orientamento del magistrato assegnatario del procedimento sul rapporto tra cessione di parte della retribuzione e procedura da sovraindebitamento non avrebbe potuto compromettere l'ammissibilità del ricorso depositato. Il Tribunale di Milano, con decreto del 29 dicembre 2017, ha dichiarato aperta la procedura da sovraindebitamento qui descritta e ha preso posizione sulla questione, pur senza esporre in modo dettagliato le motivazioni che hanno condotto alla decisione assunta.
Spiegazioni e conclusioni - Precisamente, il Tribunale di Milano ha ritenuto ammissibile la proposta che escludeva dall'attivo della procedura il quinto dello stipendio ceduto, essendo “indisponibile” la parte di retribuzione già alienata all'istituto di credito. Il Tribunale, dunque, sembrerebbe aver ritenuto che la cessione del quinto comporti la definitiva perdita di disponibilità, in favore del cessionario, della corrispondente parte del credito lavorativo. Conseguentemente, un piano strutturato sulla destinazione dello stesso in favore di altri creditori deve considerarsi inammissibile. Con ogni evidenza, l'assenza (nella l. n. 3 del 2012) di disposizioni analoghe a quella contenuta nell'art. 44 L.F. ha guidato l'interprete nel sostenere la tesi dell'indisponibilità. E' bene evidenziare, però, che la lacuna normativa non ha impedito ad altri tribunali di assumere decisioni diametralmente opposte a quella in commento. Gli orientamenti opposti fanno leva sul fatto che i contratti di cessione del quinto dello stipendio non abbiano effetti reali ma meramente obbligatori, avendo ad oggetto il trasferimento di un credito futuro, che viene ad esistenza solamente nel momento in cui sorge il diritto del lavoratore a percepire la retribuzione periodica. Tale circostanza, da valutare congiuntamente alla concorsualità delle procedure da sovraindebitamento e alla necessità di trattare in modo uniforme i creditori, conduce alla conclusione che anche il cessionario del quinto dello stipendio debba essere sottoposto alla falcidia prevista dal piano (in questo senso, si veda Tribunale di Napoli Nord 16 maggio 2018). In conclusione, si segnala che Il nuovo Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, che entrerà in vigore nel mese di settembre del 2021, regola espressamente la fattispecie, prevedendo all'art. 67, comma 3, che la proposta (di ristrutturazione dei debiti del consumatore) possa prevedere anche la falcidia dei debiti derivanti da contratti di finanziamento con cessione del quinto dello stipendio.
Normativa e giurisprudenza
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