La procedura concordataria e l'emergenza Covid: termini processuali

14 Ottobre 2020

E' accoglibile, in caso di urgenza, l'istanza con cui viene proposto un concordato preventivo di non rinvio dell'udienza fissata per l'adunanza dei creditori?

E' accoglibile, in caso di urgenza, l'istanza con cui viene proposto un concordato preventivo di non rinvio dell'udienza fissata per l'adunanza dei creditori?

Caso pratico - Il Tribunale di Roma, con una sentenza del 20 aprile 2020, ha affrontato il delicato profilo dell'applicazione, durante l'emergenza Covid, delle regole sui termini di rinvio in caso di concordato preventivo.

Conviene esaminare nello specifico la vicenda occorsa.

Nel 2018 una società per azioni proponeva una domanda ex art. 161, comma 6, l.fall., riservandosi di presentare, entro un assegnando termine, una proposta definitiva di concordato preventivo, coerentemente corredata da un piano e dalla documentazione previsti dai commi secondo e terzo della medesima norma, ovvero una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti. Con successivo provvedimento del 16.12.2019 reso a seguito di sollecitazione dell'ufficio commissariale l'adunanza ex art. 174 l. fall. è stata posticipata dapprima all'aprile 2020 e, con un successivo decreto al maggio del 2020.

La proponente ha domandato che fosse dichiarata l'urgenza della procedura concordataria, chiedendo la conferma dell'udienza per la data del maggio 2020 per l'adunanza prevista dall'art. 170 l. fall., ai sensi dell'art. 83 d.l. n. 17/2020, come modificato dall'art. 36 d.l. n. 23/2020. In tale circostanza, l'ufficio commissariale, appositamente sollecitato, ha depositato un proprio motivato parere, sostenendo che l'istanza debba ottenere riscontro positivo, nonostante il medesimo ufficio, in precedenza, avesse escluso l'accoglimento di analoga istanza con la quale la proponente aveva chiesto, previa declaratoria di urgenza della procedura concordataria, la conferma della previa adunanza ex art. 174 l. fall.

Anzitutto il Tribunale di Roma rileva come l'art. 83, comma 1, d.l. 17 marzo 2020, n. 18, nella parte di interesse, aveva imposto, dal 9 marzo 2020 al 15 aprile 2020, la sospensione del decorso dei termini per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili e penali, prevedendo che laddove il termine fosse stato computato a ritroso e fosse ricaduto, in tutto o in parte, nel periodo di sospensione, l'udienza o l'attività da cui avrebbe avuto decorrenza avrebbe dovuto essere differita sì da permetterne l'osservanza. Siffatta previsione - osserva il Giudice - logicamente si deve riferire anche alle procedure concorsuali, come chiaramente si evince dalla relazione di accompagnamento, nonché dalla formulazione sistematica del richiamato disposto, laddove, richiamando al comma 3 le singole tipologie di procedimenti non soggetti al blocco forzoso, non annoverava tra di essi anche le procedure concorsuali. Peraltro - bene osserva il tribunale - la previsione si rivela sintonica con la ratio specifica della disciplina speciale, che tiene conto delle numerose limitazioni imposte alla libertà di circolazione e di spostamento con la specifica funzione di prevenzione della diffusione del Covid 19, così delimitando l'effettivo espletamento delle pratiche processuali ai soli settori che necessariamente richiedevano un immediato espletamento. Il tribunale di Roma rileva, altresì, l'importanza dell'art. 161, comma 4, l. fall., ai sensi del quale la proposta concorrente di concordato può essere presentata ‘non oltre trenta giorni prima dell'adunanza dei creditori': tale disciplina viene fatta rientrare nel dettato dell'art. 83, comma 3, d.l. n. 18/2020, facendo esso riferimento ai termini per il compimento di un adempimento procedurale il cui computo a ritroso muove da una data di udienza.

La conseguenza logica del combinato disposto illustrato avrebbe imposto alla società in concordato preventivo di formulare la rituale istanza entro un termine che sarebbe ricaduto nel periodo di sospensione legale (nello specifico il 21 marzo 2020). A parere del Giudice dell'Urbe, il rispetto della richiamata disposizione speciale, da cui conseguiva, in via immediata, il legittimo espletamento dell'adunanza prevista dall'art. 174 l. fall., ne avrebbe dovuto imporre il differimento, con la specifica finalità di consentire a ciascun interessato legittimato all'intervento di esercitare le proprie facoltà, tra le quali rientrerebbe anche la facoltà di presentare una proposta concorrente di concordato.

Un altro argomento che il Tribunale di Roma ha avuto cura di svolgere attiene alla circostanza che l'istanza della proponente era da considerare tardiva perché, in relazione alla tempistica prevista per eventuale inoltro di proposta concorrente ai sensi dell'art. 163 l. fall. non ne sarebbe risultata rispettosa. Tuttavia, a proposito occorre sottolineare la sopravvenienza di un mutato quadro normativo, conseguenza diretta della legislazione emanata in via di urgenza in conseguenza dell'epidemia, quadro differente che richiede una nuova valutazione nel merito. È noto, infatti, che l'art. 36 del d.l. 8 aprile 2020 n. 23, ha inserito un'ulteriore proroga, sino all'11 maggio 2020, della disciplina che prevede la sospensione delle attività giurisdizionali e dei termini ad esse inerenti, consentendo solo una serie di eccezioni, così come disciplinate dall'art. 83 del d.l. 17 marzo 2020 n. 18. Circa la materia concorsuale, peraltro, sono stati inserite ulteriori regolamentazioni, con specifico riguardo alla disciplina della risoluzione della crisi d'impresa: si deve ricordare in proposito l'art. 10, che prevede l'improcedibilità dei giudizi volti a dichiarazione di fallimento ovvero di insolvenza introitati dal 9 marzo al 30 giugno 2020, fatta eccezione per le istanze promosse dal pubblico ministero e corredate di adozione di cautele reali. Significativo è pure il dettato dell'art. 9, con il quale la materia concordataria è stata nuovamente sottoposta a vaglio, con un'attenta diversificazione delle fasi della procedura. In particolare, dalle disposizioni che regolano il problema della pendenza del termine ex art. 161, comma 6, l. fall., ovvero quello dell'ammissione alla procedura, o dello svolgimento della fase esecutiva. L'articolazione della disciplina - ha accuratamente osservato il tribunale di Roma - è chiaramente finalizzata a consentire che possa proseguire in maniera utile la procedura di conservazione dell'azienda soprattutto - occorre aggiungere - in un passaggio tanto cruciale quale è quello dell'emergenza epidemiologica e del lockdown. È stato individuata in siffatta regolamentazione la volontà del legislatore di valorizzare e favorire il concordato preventivo, ritenuto - soprattutto in una vicenda tanto grave - lo strumento utile a garantire la prosecuzione di strade già avviate e idonee ad evitare il pernicioso esito della dichiarazione di fallimento. Evitare la morte dell'azienda con la liquidazione dei beni e la mancata soddisfazione dei crediti esistenti, nonché consentire all'impresa di proseguire nella strada della conservazione dell'attività appare la soluzione sempre preferibile, tanto più in emergenza Covid.

Spiegazioni e conclusioni - Quello che rileva e che il tribunale romano ha inteso sottolineare e identificare quale obiettivo della decisione è che nello speciale contesto emergenziale, tutte quelle richieste che determinano un allungamento dei tempi di chiusura della procedura e che in normali condizioni sarebbero necessariamente respinte perché contrarie alle regole della concorsualità e specificamente di quella concordataria, sarebbero invece da sottoporre un attento ma aperto vaglio da parte del tribunale, che dovrebbe consentire laddove idonee ad impedire che i gravi eventi esterni minino la possibilità di sopravvivenza dell'azienda, risultando letali per imprese in pregressa difficoltà.

Specificamente il dato normativo rilevante ruota attorno alle facoltà riconosciute dall'art. 9, commi 2 e 3, d.l. n. 23/2020, tra le quali spicca la possibilità di presentare una nuova proposta e un piano concordatario, nonché la possibilità di differire i termini di adempimento originariamente previsti. La previsione si incrocia con il nuovo quadro normativo di riferimento, entro il quale si deve ritenere che la sfera di interessi privati e pubblici connessi alla procedura concordataria non subisca danni a seguito di iniziative modificative della domanda concordataria stessa, laddove intervengano su contenuti o su tempi della procedura. Il medesimo ragionamento dovrebbe valere, altresì, per l'ipotesi in cui il proponente domandi che sia data attuazione alla richiesta di composizione della crisi d'impresa nel caso in cui sia già stato dichiarata ammissibile, sicché possano essere evitate le situazioni di incertezza circa la disciplina da applicare.

Ecco perché, nel caso de quo, occorre valutare che l'eventuale ulteriore differimento dell'adunanza prevista dall'art. 174 l. fall. potrebbe comportare un grave danno alla proponente così come ai creditori che siano coinvolti e interessati alla realizzazione concreta del programma di ristrutturazione, che mira a evitare che l'esposizione debitoria cagioni la decozione e la conseguenza necessità di liquidare il patrimonio aziendale, puntando sulla continuità aziendale e con un'attenzione speciale al trascorrere del tempo come elemento da valutare alla stregua di tutti gli altri dati economici. In siffatta prospettiva occorre ritenere, altresì, che la normazione urgente contenuta nel d.l. n. 23 del 2020, con la quale si è deciso per il rinvio della data di adunanza nella vicenda de qua, è destinata a reiterare la propria efficacia, sin tanto che l'epidemia sarà ancora un fattore di determinazione della politica economica e giurisdizionale italiana e mondiale.

Normativa e giurisprudenza

  • Art. 9 d.l. 8 aprile 2020 n. 23
  • Art. 36 d.l. 8 aprile 2020 n. 23
  • Art. 83 d.l. 17 marzo 2020 n. 18
  • Art. 161 L.F.
  • art. 170 L.F.
  • Art. 174 L.F.
  • Art. 107 CCI
  • Tribunale Roma, 3 giugno 2020
  • Tribunale Udine, 28 maggio 2020
  • Tribunale Roma, 20 aprile 2020

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