Sostituto d'imposta in caso di chiusura del fallimento in presenza di liti pendenti
13 Ottobre 2021
In caso di chiusura del fallimento in presenza di cause pendenti il curatore rimane sostituto d'imposta?
L'art. 118 l.fall., modificato dall'art. 7 D.L. 83/2015, convertito, con modificazioni, dalla L. 132/2015, consente al Curatore fallimentare di chiudere il fallimento quando è compiuta la ripartizione finale dell'attivo anche in pendenza di giudizi, prevedendo la possibilità per lo stesso di mantenere la legittimazione processuale anche nei successivi gradi di giudizio. Le condizioni che devono sussistere per l'applicazione dell'art. 118, comma 1, n.3, l.fall sono: - l'inesistenza delle condizioni per la chiusura del fallimento previste dal comma 1, n. 4 del medesimo articolo, ovvero la mancanza totale di attivo; - il fallimento deve avere concluso la liquidazione integrale dell'attivo inventariato o anche solo parziale, nel caso in cui il Curatore abbia ritenuto antieconomica la liquidazione di una parte dei beni e vi abbia rinunciato ai sensi dell'art. 104-ter, comma 8, l.fall.; - al momento della chiusura il fallimento deve essere parte in giudizi pendenti, dai quali prevede di ricavare dell'attivo da destinare alla massa dei creditori. Il Tribunale di Milano, con una circolare indirizzata ai curatori, ha precisato che per giudizi si intende “qualsiasi procedimento giudiziario anche di natura esecutiva individuale o concorsuale finalizzato alla soddisfazione dei creditori insinuati nel fallimento, ciò sia attraverso azioni promosse dal debitore cui il fallimento sia subentrato, sia attraverso cause direttamente instaurate dal curatore esistenti nel patrimonio del fallito o sorte col fallimento, quindi revocatorie ordinarie o fallimentari, azioni di condanna al pagamento di somme, azioni di responsabilità, azioni di risarcimento danni, simulazioni, nullità, annullamenti, ecc…” e che “se il petitum della causa è un bene mobile od immobile non si può utilizzare l'art. 118, n. 3, di cui in oggetto”. Sotto il profilo fiscale, le numerose problematiche tributarie emerse dopo la modifica apportata nel 2015 all'art. 118 l.fall., che ha permesso la chiusura del fallimento in presenza di liti pendenti, hanno dato luogo nel tempo a diverse posizioni dell'Agenzia delle Entrate, prevalentemente sotto forma di risposta ad interpello. In particolare, l'Agenzia delle entrate, DRE Veneto, con la risposta ad interpello protocollo n. 907-15986/2016 del 25 marzo 2016, ha ribadito la funzione di sostituto d'imposta del Curatore prevista dall'art. 23, comma 1, D.P.R. n. 600/1973 “anche in sede di eventuale riparto supplementare, sempre che sussistano i presupposti per dar luogo a tale riparto in base alle disposizioni di riferimento della legge fallimentare e secondo quanto deliberato dal tribunale fallimentare e dal giudice delegato”. Ne consegue che, fino a quando il Curatore permane in carica, deve effettuare le ritenute di legge in relazione alle attività che allo stesso competono, quali, ai sensi dell'art. 118 l.fall., il pagamento di spese future e/o oneri relativi ai giudizi pendenti ed eventuali riparti supplementari. Ciò chiarito, per quanto riguarda gli adempimenti fiscali connessi alla chiusura di una procedura fallimentare in presenza di cause pendenti, le conclusioni alle quali è pervenuta l'Agenzia delle Entrate sono le seguenti: a) per le imposte dirette:
b) Imposta sul valore aggiunto Il Curatore deve:
Si segnala, infine, che la circolare del Tribunale di Milano sopra citata, in parziale contrasto con le conclusioni dell'Agenzia delle Entrate, stabilisce che il provvedimento collegiale di chiusura del fallimento in pendenza di giudizio dove prevedere “che il curatore non provveda alla chiusura della partita IVA, né alla cancellazione della società dal registro delle imprese”. In tale ipotesi il Curatore, non chiudendo la partita Iva dopo la chiusura del fallimento, dovrebbe continuare ad adempiere a tutti gli adempimenti periodici previsti in capo allo stesso (quali, ade esempio, le dichiarazioni annuali), nonché predisporre la dichiarazione annuale finale relativa all'anno in cui vengono definiti i giudizi.
Riferimenti normativi – La soluzione del quesito in oggetto involge l'esame logico-sistematico delle seguenti norme: art. 118 l.fall. “Casi di chiusura”; art. 183 Tuir “Fallimento e liquidazione coatta”; art. 5, comma 4 D.P.R. 322/1998; art. 23, comma 1, D.P.R. n. 600/1973.
Le motivaizoni della giurisprudenza - Si fa riferimento alla circolare sull'art. 118, n. 3, del Tribunale di Milano del 12 aprile 2017 nonché la risposta ad interpello dell'Agenzia delle Entrate, DRE Veneto, protocollo n. 907-15986/2016 del 25 marzo 2016.
La spiegazione della dottrina – Si fa riferimento al documento emanato dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti e degli Esperti Contabili dal titolo “La chiusura del fallimento dopo la riscrittura dell'articolo 118 l.fall.. Riflessioni e suggerimenti operativi”, redatto dal Gruppo di Lavoro multidisciplinare “Chiusura Fallimenti e Giudizi Pendenti” nel corso del mancato CNDCEC 2014-2016.
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