La sorte delle garanzie sui beni del fallimento costituite per crediti estranei al fallito
02 Dicembre 2020
Possono i creditori titolari di un diritto di ipoteca o di pegno sui beni compresi nel fallimento avvalersi del procedimento di verificazione dello stato passivo?
Caso pratico - Il Fallimento di una società veniva evocato in giudizio da un istituto bancario al fine di ottenere, ex artt. 101 e 108 L.Fall., l'ammissione tardiva del proprio credito al passivo, vantato nei confronti di una S.r.l., a fronte del quale l'istituto di credito era garantito da ipoteca volontaria iscritta su beni immobili acquistati dalla società fallita. Il giudice di prime cure rigettava la domanda di ammissione al passivo, in virtù del fatto che il credito non era vantato nei confronti della fallita, ma di altra società. Avverso la citata pronuncia proponeva appello l'istituto di credito; il Fallimento si costituiva contestando il gravame e chiedendone il rigetto. Con il primo motivo di gravame, l'appellante sosteneva che il Giudice di primo grado non avesse correttamente esercitato i propri poteri, violando di conseguenza l'art.112 c.p.c., avendo omesso di pronunciare sulla subordinata domanda di essere soddisfatti, ex art. 108 l. fall., sul ricavo della vendita degli immobili gravati da ipoteca a suo favore. Lamentava, inoltre, che la qualità di creditore non era stata oggetto di tempestiva eccezione in senso proprio da parte del Fallimento e che il rilievo d'ufficio, da parte del Tribunale di prime cure, comportasse la violazione dell'art. 112 c.p.c.
Spiegazioni e conclusioni - La Corte di Appello di Ancona, posto che lo status di creditore del fallito rappresenta il presupposto sostanziale del diritto ad essere ammessi al passivo e partecipare al concorso fra creditori, ha ritenuto insussistente, nel caso di specie, la legittimazione attiva dell'istituto di credito, sposando l'indirizzo costante, sul punto, della Suprema Corte. La Corte distrettuale, infatti, rammenta come già prima della riforma ad opera del d.lgs. n. 5 del 2006, la Corte di Cassazione ha ripetutamente statuito che il mero titolare di prelazione, non essendo creditore concorsuale, non può divenire creditore concorrente mediante l'ammissione al passivo. La sua posizione non deve essere sottoposta alla verifica ordinaria di cui al Capo V della legge fallimentare ed ha, invece, facoltà di intervenire nella ripartizione dell'attivo per trovare soddisfazione sul ricavato della liquidazione dello specifico bene sul quale insiste la prelazione (cfr. sul punto, fra le altre, Cass., 26 luglio 2012, n. 13289). Anche a seguito della novella legislativa, attuata per mezzo del d.lgs. n. 5 del 2006, il Supremo Collegio ha confermato il proprio indirizzo, affermando che “I creditori titolari di un diritto di ipoteca o di pegno sui beni compresi nel fallimento costituiti in garanzia per crediti vantati verso debitori diversi dal fallito non possono, anche dopo la novella introdotta dal d.lgs. n. 5 del 2006, avvalersi del procedimento di verificazione dello stato passivo di cui al Capo V della legge fallimentare, in quanto non sono creditori del fallito e non possono proporre domanda di separazione ex art. 103 l.fall, non risultando neanche tra i destinatari dell'avviso del curatore ex artt. 92 e 107, comma 3, l.fall.” (Cass., 12 luglio 2019, n. 18790). La Corte d'Appello di Ancona ha, dunque, aderito al predetto orientamento, osservando in proposito che
In conclusione, a parere della Corte distrettuale, il titolare di garanzia reale costituita sui beni del fallito, ma per debiti di altro soggetto, ha il diritto di intervenire nella fase successiva di liquidazione dell'attivo e ripartizione del ricavato. Tuttavia, nel caso di specie, la Corte ha rilevato l'inammissibilità dell'appello, poiché avendo il giudice delegato rigettato la domanda di intervento dell'interessato in sede di riparto, quest'ultimo era tenuto a proporre reclamo ai sensi dell'art. 26 l. fall., con la precisazione che l'eventuale pronuncia di rigetto non è impugnabile, ma ricorribile per Cassazione exart. 111 comma 7 Cost., così conformandosi a quanto statuito da Cass., Sez. Un., 26 settembre 2019, n. 24068.
Normativa e giurisprudenza
Per approfondire V. G. Lazzopina, L'impugnazione del piano di riparto fallimentare (in commento a Cass., Sez. Un, n. 24068/2019), in ilfallimentarista.it, 28 novembre 2019. |