Concordato con cessione di beni: inapplicabilità della vendita delegata

Daniele Portinaro
29 Ottobre 2020

La disciplina della vendita delegata ex art. 591 bis c.p.c. è ammissibile nella procedura di concordato con cessione di beni?

La disciplina della vendita delegata ex art. 591 bis c.p.c. è ammissibile nella procedura di concordato con cessione di beni?

Caso pratico - Una società presentava al Tribunale di Bari una proposta di concordato preventivo con cessione dei beni ex art. 182 L.F.

Il piano e la proposta depositati ai sensi dell'art. 161 L.F. venivano giudicate ammissibili dal Tribunale, il quale, conclusasi positivamente la fase della manifestazione del voto da parte dei creditori, omologava la procedura, nominando un liquidatore giudiziale.

Nel corso della fase esecutiva, a seguito del deposito delle perizie aventi ad oggetto gli assets della società, il liquidatore chiedeva al giudice delegato l'autorizzazione per procedere alla vendita di tutti i beni della debitrice.

Il giudice autorizzava la vendita dei beni, decidendo tuttavia di nominare un professionista delegato ai sensi dell'art. 591 bis c.p.c.

A seguito di tale disposizione, si instaurava un contenzioso tra gli organi della procedura: da una parte, il giudice delegato e, dall'altra, il liquidatore giudiziale.

Infatti, il liquidatore, preso atto del provvedimento di nomina di un professionista delegato, presentava istanza allo stesso giudice ai fini della revoca del precedente decreto, rappresentando che tale iniziativa avrebbe determinato un inutile aggravio di spese per i creditori concorsuali, atteso che la vendita sarebbe stata «prontamente eseguibile sulla base della compiuta verifica tecnica e con l'ausilio di soggetto specializzato».

Il giudice delegato rigettava l'istanza, ritenendosi pienamente legittimato ad agire in tal senso, anche alla luce delle disposizioni fornite in sede di omologa dal Tribunale, che gli rimetteva totalmente la regolamentazione delle alienazioni concordatarie.

In ragione di ciò, il liquidatore si determinava a proporre reclamo ai sensi degli artt. 164 e 26 L.F., lamentando l'inutile onerosità della nomina e la carenza del potere del giudice delegato di disporre d'ufficio la nomina di un professionista.

Il Tribunale di Bari, con decreto del 24 giugno 2020, accoglieva il reclamo depositato dal liquidatore giudiziale, revocando la delega affidata ad un professionista per la vendita dei beni della società in concordato.

Spiegazioni e conclusioni - Il Tribunale di Bari ha ritenuto non compatibile, nel caso di specie, la nomina di un professionista delegato ai sensi dell'art. 591 bis c.p.c. con la regolamentazione delle vendite nell'ambito della procedura di concordato preventivo.

Come noto, nell'ambito della procedura di concordato preventivo, quando la proposta preveda la cessione di beni e non sia diversamente disposto, ai sensi dell'art. 182, comma 1, L.F. il Tribunale nomina uno o più liquidatori e «determina le altre modalità della liquidazione».

Inoltre, la medesima disposizione, al comma 5, stabilisce che «alle vendite, alle cessioni ed ai trasferimenti posti in essere dopo il deposito della domanda di concordato o in esecuzione di questo si applicano gli articoli da 105 a 108 ter in quanto compatibili».

In ragione di tali previsioni si può affermare che la principale fonte di regolamentazione delle vendite nel concordato preventivo non possa che essere il decreto di omologazione del tribunale. Dunque, il contenuto del predetto provvedimento costituisce una sorta di parametro per verificare la legittimità o meno degli atti liquidatori posti in essere.

Nel caso in esame, il decreto di omologazione ha statuito che, ai sensi degli artt. 105-108 ter L.F., competesse al liquidatore giudiziale definire le modalità di vendita, potendo egli optare per un'alienazione competitiva o per una vendita innanzi al giudice delegato, secondo la regolamentazione contenuta nel codice di procedura civile.

All'opposto, le condizioni economiche e la preventiva verifica di problemi tecnici o necessità di stima – ossia profili che non incidono in alcun modo nella scelta delle modalità di vendita – avrebbero dovuto spettare al giudice delegato.

In tale contesto, il Tribunale di Bari ha ritenuto che il riconoscimento al giudice della facoltà di nominare un delegato alla vendita ai sensi dell'art. 591 bis c.p.c. per le alienazioni dei beni concordatari avrebbe privato il liquidatore delle proprie funzioni e violato le disposizioni contenute nel decreto di omologa.

Di talché, è stato accolto il reclamo ai sensi dell'art. 26 L.F. e revocato il decreto del giudice delegato.

Normativa e giurisprudenza

  • Art. 591 bis c.p.c.
  • Art. 26 L.F.
  • Art. 161 L.F.
  • Art. 182 L.F.
  • Trib. Bari24 giugno 2020

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