Opposizione al passivo e insinuazione tardiva nella liquidazione coatta amministrativa

Girolamo Lazoppina
28 Settembre 2020

Nella LCA la scelta tra opposizione al passivo e insinuazione tardiva deve avere come punto di riferimento il provvedimento con cui il commissario liquidatore ammette o esclude il credito?

Nella LCA la scelta tra opposizione al passivo e insinuazione tardiva deve avere come punto di riferimento il provvedimento con cui il commissario liquidatore ammette o esclude il credito?

Caso pratico - Il commissario liquidatore dell'impresa YZ esclude parzialmente dallo stato passivo il credito di G.R. il quale aveva tempestivamente presentato domanda di ammissione al passivo. G.R. presenta opposizione avverso lo stato passivo della liquidazione coatta amministrativa della società, chiedendo l'ammissione della parte di capitale non riconosciutagli e l'ammissione in privilegio per gli interessi sull'intero credito. Il Tribunale rigetta la domanda di integrazione della sorte capitale e dichiara inammissibile la domanda di ammissione in privilegio degli interessi perché formulata solo in corso di causa. G. R. non propone appello avverso tale sentenza ma propone domanda di insinuazione tardiva per l'ammissione in privilegio per gli interessi sul credito già ammesso.

Si pone, dunque, il problema di stabilire quando, nella liquidazione coatta amministrativa, il creditore sia legittimato all'insinuazione tardiva e quando invece all'opposizione al passivo.

Spiegazioni e conclusioni - Anche nella liquidazione coatta amministrativa, come nel fallimento, i creditori possono presentare domande di insinuazione tardiva al passivo e, una volta depositato lo stato passivo, proporre, avverso tale stato, opposizione - che in questa procedura non è soggetta alla regola generale della decadenza dall'impugnazione ex art. 327 c.p.c. (Cass, SU, 15 ottobre 2008, n. 25174) - , impugnazione o revocazione.

Il problema di stabilire quando, nella liquidazione coatta amministrativa, il creditore possa proporre opposizione allo stato passivo piuttosto che presentare domanda di insinuazione tardiva si pone per le caratteristiche particolari dello stato passivo in questa procedura. Lo stato passivo nella liquidazione coatta amministrativa, infatti, è spesso un atto molto sintetico e richiede tempi tecnici abbastanza lunghi per la sua redazione, tanto che le domande di insinuazione al passivo non sempre sono esaminate tempestivamente.

Inoltre, in tale procedura, lo stato passivo è predisposto d'ufficio, anche senza una domanda di parte ed è prassi ricorrente che il commissario liquidatore possa modificarlo autonomamente, perfino dopo il suo deposito.

Il creditore ha trenta giorni di tempo per presentare opposizione ma spesso, per evitare un appesantimento della procedura, si ammette che il giudice possa convertire il procedimento di opposizione in domanda di insinuazione tardiva. In questo caso, in assenza di opposizione da parte del commissario liquidatore, il credito può essere ammesso semplicemente con un decreto. (In questo senso Memento pratico, Crisi d'impresa e fallimento, Giuffrè Francis Lefebvre, 2020).

La Corte di Cassazione (Cass. Civ., I, 14 ottobre 2010, 21241), si è pronunciata sul punto sostenendo che, nel procedimento di liquidazione coatta amministrativa, l'insinuazione tardiva è ammissibile esclusivamente per quei crediti per i quali non sia stata già richiesta tempestivamente l'ammissione al passivo, perché, in caso contrario, avverso il mancato accoglimento, in tutto o in parte, della relativa domanda, unico rimedio consentito è l‘opposizione allo stato passivo, ai sensi dell'art. 98 legge fall., richiamato dal successivo art. 209, secondo comma. Ed in ogni caso, sempre secondo la giurisprudenza della Suprema Corte, il decreto dichiarativo dell'esecutività dello stato passivo di cui alla L. Fall., artt. 96 e 97, se non impugnato, preclude nell'ambito del procedimento fallimentare ogni questione relativa all'esistenza del credito ammesso, alla sua entità, all'efficacia del titolo da cui deriva e all'esistenza di cause di prelazione (Cass. Civ., I, 20 settembre 2006, n. 20416 ed anche Cass. Civ, I, 1 settembre 1995, n. 9220, Cass. Civ., I, 7 agosto 2009, n. 18105).

Pertanto, la soluzione preferibile alla scelta tra le due opzioni (opposizione al passivo o insinuazione tardiva) appare quella più strettamente legata al concreto provvedimento del commissario liquidatore di ammissione o esclusione del credito ed al suo collegamento con le azioni del creditore. Sicché, in caso di ammissione parziale del credito a seguito di domanda tempestiva di ammissione al passivo, il creditore sarà obbligato a proporre opposizione, essendo in quel caso inammissibile un'insinuazione tardiva.

Normativa e giurisprudenza

  • Art. 209 L. F.
  • Cass, SU, 15 ottobre 2008, n. 25174
  • Cass. Civ., I, 14 ottobre 2010, 21241
  • Cass. Civ, I, 20 settembre 2006, n. 20416,
  • Cass. Civ., I, 1 settembre 1995, n. 9220
  • Cass. Civ., I, 7 agosto 2009, n. 18105

Per approfondire

B.Armeli, Liquidazione coatta amministrativa,in ilfallimentarista.it, 29 maggio 2020

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