I criteri per la formazione delle classi nella procedura di concordato preventivo

Elisa Castagnoli
09 Marzo 2021

Ai fini dell'apertura di una procedura di concordato preventivo, le classi dei creditori devono essere formate nel rispetto della posizione giuridica e degli interessi economici degli stessi?

Ai fini dell'apertura di una procedura di concordato preventivo, le classi dei creditori devono essere formate nel rispetto della posizione giuridica e degli interessi economici degli stessi?

Caso pratico - Una società in liquidazione e in stato di crisi, dopo aver stipulato un contratto di affitto di azienda, depositava presso il Tribunale di Ravenna una domanda di concordato preventivo ex art. 161, comma 6, L.F., contestualmente domandando la fissazione di un termine per il deposito di piano e proposta definitivi.

La ricorrente aveva intenzione di intraprendere una procedura concordataria con continuità aziendale ai sensi dell'art. 186 bis L.F., con la cessione dell'azienda alla conclusione del contratto di affitto stipulato.

In tal senso, pur consapevole che l'alienazione in parola avrebbe dovuto verificarsi a seguito di una procedura competitiva, nel rispetto di quanto indicato dall'art. 163 bis L.F., la debitrice, in occasione del deposito del piano e della proposta concordatari, produceva una lettera di intenti dell'affittuaria, la quale si rendeva disponibile ad acquisire l'azienda ad un determinato prezzo ed offriva contestualmente una cauzione a conferma della serietà della manifestazione.

La proposta concordataria, peraltro, prevedeva una suddivisione dei creditori in classi. Nell'ambito di tale suddivisione, la debitrice proponeva di soddisfare Mediocredito Centrale parzialmente, nel limite della capienza della garanzia vantata, e di degradarla al chirografo per la restante parte di credito. Nel far ciò, Mediocredito Centrale veniva collocata in una classe composta dagli istituti di credito chirografari.

Rilevando la violazione dei criteri di formazione delle classi, il Tribunale di Ravenna concedeva alla debitrice, ai sensi dell'art. 162, comma 1, L.F., un termine di quindici giorni per modificare e integrare la proposta di concordato, fissando contestualmente l'udienza collegiale per valutare l'ammissibilità della domanda.

Il Tribunale, dopo aver esaminato le integrazioni prodotte dalla ricorrente, ritenendo superate le criticità del piano e della proposta originari, apriva la procedura di concordato preventivo.

Spiegazioni e conclusioni - Con la pronuncia in commento (decreto 6 novembre 2020), il Tribunale di Ravenna si è espresso sui criteri che debbono guidare la formazione delle classi dei creditori nell'ambito del concordato preventivo.

Come noto, l'art. 160, comma 1, L.F. stabilisce che «l'imprenditore che si trova in stato di crisi può proporre ai creditori un concordato preventivo sulla base di un piano che può prevedere: (…) c) la suddivisione dei creditori in classi secondo posizione giuridica e interessi economici omogenei».

Dunque, come si evince chiaramente dal testo della disposizione citata, i criteri che devono guidare il ricorrente nella costituzione delle classi dei propri creditori sono la «posizione giuridica» e gli «interessi economici».

In particolare, la giurisprudenza ha sostenuto il primo criterio sia funzionale a distinguere i crediti chirografari da quelli privilegiati (si veda, in questo senso, Cass. 4 febbraio 2009, n. 2706) ovvero a scernere i crediti in ragione della loro natura oggettiva o della natura del creditore, separando così quelli contestati da quelli non contestati, quelli muniti di titolo esecutivo da quelli non muniti di titolo ecc. (cfr. Tribunale di Firenze 28 aprile 2010).

Diversamente, gli «interessi economici» consentono di diversificare i crediti aventi medesime caratteristiche oggettive sul piano giuridico-formale ma appartenenti ad una diversa categoria economica (es. banche, enti previdenziali, fornitori) ovvero che hanno un ruolo differente in sede di realizzazione del piano (es. creditori strategici).

In ragione di quanto sopra, il Tribunale di Ravenna ha ritenuto che non possa reputarsi ammissibile una proposta concordataria che collochi il credito degradato di Mediocredito Centrale nella stessa classe dei creditori chirografari appartenenti al ceto bancario.

Ed infatti, il credito di Mediocredito Centrale ha posizione giuridica distinta rispetto agli istituiti di credito chirografari, in quanto gode di garanzie di cui non beneficiano i secondi, e «sconta altresì una diversa condizione economica, essendo al contempo destinataria del soddisfacimento per la parte capiente del privilegio».

In altre parole, per concludere, il credito degradato di Mediocredito Centrale non può trovare collocazione in una classe formata da istituti di credito che vantano crediti chirografari, poiché tale credito ha (originariamente) rango privilegiato e in ogni caso trova già parziale soddisfazione nel piano di concordato in ragione della prelazione attribuitale.

Normativa e giurisprudenza

  • Art. 160 L.F.
  • Art. 161L.F.
  • Art. 162 L.F.
  • Art. 163bisL.F.
  • Art. 186 bis L.F.
  • Cass. 4 febbraio 2009, n. 2706
  • Trib. Ravenna 6 novembre 2020
  • Trib. Firenze 28 aprile 2010

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