Procedura di liquidazione del patrimonio: attribuzione al sovraindebitato di parte del ricavato della vendita di un bene mobile
08 Aprile 2021
Può essere riconosciuta al soggetto sottoposto alla liquidazione dei beni di cui all'art. 14 ter ss. L.3/2012, una percentuale del prezzo di vendita di un bene mobile acquisito all'attivo della procedura in modo tale da permettergli l'acquisto di un autoveicolo con cui sopperire alle sue esigenze di mobilità?
Caso pratico - Un professionista in stato di sovraindebitamento depositava presso il Tribunale di Milano una domanda di apertura della procedura di liquidazione del patrimonio di cui all'art. 14 ter ss. l. 27 gennaio 2012, n. 3. Il soggetto istante, peraltro, era gravato da disabilità motorie, riconosciute dall'I.N.P.S., che gli rendevano gravosi gli spostamenti (in particolare, quelli di carattere lavorativo). Di conseguenza, era essenziale che fosse esclusa dalla procedura liquidatoria l'autovettura, in modo tale da permettere al ricorrente l'utilizzo della stessa per continuare a svolgere la propria attività lavorativa (e per produrre reddito). Tuttavia, nel ricorso per l'accesso alla procedura di liquidazione non veniva espressamente chiesta l'esclusione dell'automobile dalla procedura, ormai pacificamente ammessa dalla giurisprudenza di merito. Anche in ragione di ciò, il Tribunale di Milano apriva la procedura da sovraindebitamento senza nulla disporre sulle sorti del bene mobile. Successivamente all'apertura, ed a seguito della redazione dell'inventario da parte del liquidatore, il soggetto sovraindebitato, con istanza ad hoc, chiedeva al giudice di escludere l'autoveicolo dalla procedura, al fine di rendergli possibile la mobilità necessaria per l'attività lavorativa. Il giudice designato, prima di assumere una decisione, rimetteva gli atti al liquidatore, chiedendogli di esprimersi con un parere. In tale occasione, il liquidatore evidenziava, da un lato, l'effettiva esigenza del bene per il sovraindebitato – soprattutto per la produzione di reddito, che costituiva pressoché l'unico attivo della procedura – e, dall'altro, il valore non irrisorio dello stesso e, dunque, il possibile pregiudizio per i creditori nel caso di esclusione del bene. Il giudice, esaminato il parere del liquidatore e considerato il valore dell'autovettura, rigettava l'istanza del sovraindebitato, ma disponeva un accorgimento a sua tutela (provvedimento 11 marzo 2021).
Spiegazioni e conclusioni - La pronuncia in commento rappresenta, per quanto noto, un unicum, dal momento che statuisce l'attribuzione al soggetto sovraindebitato di una parte del ricavato di un bene mobile acquisito alla procedura, al fine di permettergli l'acquisto di un autoveicolo, essenziale per far fronte alle esigenze di spostamento legate all'attività lavorativa svolta. Come noto, l'art. 14 ter, comma 6, L. 3/2012, stabilisce che «non sono compresi nella liquidazione (…) gli stipendi (…) e ciò che il debitore guadagna con la sua attività, nei limiti di quanto occorra al mantenimento suo e della sua famiglia». Tale disposizione, nell'applicazione pratica, è stata interpretata in modo estensivo, conducendo all'esclusione dalla procedura di liquidazione anche di tutti i mezzi necessari per produrre il reddito. Gli interpreti, infatti, sono spesso stati guidati da uno spirito di favor verso il debitore assoggettato alla procedura. Proprio il Tribunale di Milano, in precedenza, aveva già ritenuto che si possa escludere dalla procedura un autoveicolo in quanto necessario al debitore per la produzione di reddito, a sua volta essenziale per il sostentamento del debitore ma anche per il soddisfacimento dei creditori (Trib. Milano 19 settembre 2018). Tuttavia, nel caso specifico, il giudice si è trovato di fronte un'istanza avente ad oggetto un bene con un valore non irrisorio, il cui prezzo di vendita avrebbe garantito ai creditori parziale soddisfacimento. Orbene, nell'assoluto silenzio della norma, mosso dall'esigenza di contemperare necessità del debitore – peraltro affetto da disabilità motorie – e, considerato il valore di mercato del bene, le (legittime) aspettative dei creditori, con grande senso pratico, ha trovato una soluzione di compromesso, che consiste nel disporre la alienazione del bene, con procedure competitive, e riservare parte del ricavato al debitore stesso, in modo tale da permettergli l'acquisto di un differente autoveicolo, di minor valore economico ma pur sempre sufficiente per far fronte alle esigenze di mobilità. In questo modo, i creditori non subiscono il pregiudizio derivante dall'esclusione tout court del bene dalla procedura e il debitore può acquisire un altro bene per soddisfare le sue esigenze, operazione che, diversamente, con la sola parte di reddito necessaria per il sostentamento, non sarebbe possibile.
Normativa e giurisprudenza
Per approfondire V. F. Cessare, Sovraindebitamento: liquidazione del patrimonio, in ilfallimentarista, 19 maggio 2021 (bussola) |