Determinazione del reddito necessario al sostentamento del debitore nella liquidazione del patrimonio
23 Settembre 2021
La disposizione contenuta nell'art. 14 quaterdecies, c. 2, L. 3/2012, che determina la soglia di reddito da imputare alle esigenze di sostentamento del debitore e della propria famiglia ai fini della valutazione sulla sussistenza delle utilità rilevanti, può fungere da parametro anche per la definizione del reddito da escludere dalla procedura di liquidazione del patrimonio?
Caso pratico - Un soggetto che si trovava in stato di sovraindebitamento chiedeva al Tribunale di Rovigo l'apertura della procedura di liquidazione del patrimonio di cui all'art. 14 ter ss. L. 3/2012 . Il suo sovraindebitamento derivava essenzialmente dall'esercizio di un'attività di impresa agricola e dalle obbligazioni contratte per conto della stessa, oltreché da garanzie personali prestate in favore di una cooperativa, successivamente sottoposta alla procedura di liquidazione coatta amministrativa. Nel domandare l'apertura della procedura, ai sensi dell'art. 14 ter, comma 6, L. 3/2012 , indicava al giudice la parte del proprio reddito mensile (da contratto di lavoro dipendente) di cui avrebbe avuto necessità per soddisfare le proprie esigenze di sostentamento, chiedendone l'esclusione dalla liquidazione. Il Tribunale di Rovigo, in composizione monocratica, analizzata la domanda e ritenuti sussistenti i presupposti stabiliti dalla legge, con provvedimento emesso in data 9 luglio 2021, dichiarava aperta la procedura di liquidazione del patrimonio, escludendo dalla stessa la parte di reddito indicata dal soggetto sovraindebitato come necessaria per le esigenze di sostentamento e formulando alcune considerazioni sulla quantificazione di queste ultime.
Spiegazioni e conclusioni - La pronuncia del Tribunale di Rovigo oggetto della presente disamina appare di grande rilievo pratico, poiché si sofferma sulla disciplina che regola la determinazione della parte di reddito da escludere dalla procedura di liquidazione del patrimonio, in quanto necessaria al sostentamento del debitore e della propria famiglia, individuando un parametro di cui dovrebbe far uso il giudice nell'esercizio dei poteri che la legge gli attribuisce. Come noto, l'art. 14 ter, comma 6, L. 3/2012, stabilisce che «non sono compresi nella liquidazione: (…) i crediti aventi carattere alimentare e di mantenimento, gli stipendi, pensioni, salari e ciò che il debitore guadagna con la sua attività, nei limiti di quanto occorra al mantenimento suo e della sua famiglia indicati dal giudice». Da questa disposizione si evince come spetti al giudice, su domanda del soggetto sovraindebitato, determinare la parte di reddito da escludere dall'attivo della procedura di liquidazione del patrimonio. Nell'esercizio di tale potere il giudice avrà piena discrezionalità, con gli unici due limiti dettati dal principio della domanda, non potendo riservare al soggetto sovraindebitato una parte di reddito superiore a quella richiesta, e dalla norma contenuta alla lettera a) del medesimo comma 6 dell'art. 14 ter L. 3/2012 , che esclude dalla procedura i crediti impignorabili ai sensi dell'art. 545 c.p.c. (per un'applicazione pratica di tale principio, si veda Trib. Milano 19 aprile 2019). Tuttavia, recentemente, il legislatore, mediante la L. 18 dicembre 2020, n. 176, ha novellato il testo della L. 3/2012, introducendo l'art. 14 quaterdecies, destinato all'esdebitazione del soggetto incapiente. Tale disposizione, oltre a dettare i presupposti per la concessione del suddetto beneficio, stabilisce altresì in quali casi, dopo l'esdebitazione, il soggetto sovraindebitato è in ogni caso tenuto a mettere a disposizione dei propri creditori il proprio attivo. Nel dettaglio, la legge prevede che, laddove sopravvengano entro il quarto anno dal provvedimento giudiziale utilità rilevanti, che consentano il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore al dieci percento, il debitore debba attribuire ai creditori tali utilità. La valutazione di rilevanza, peraltro, subisce il contemperamento dell'art. 14 quaterdecies, comma 2, L. 3/2012, che impone che debbano essere dedotti dalle utilità «le spese di produzione del reddito e quanto occorrente al mantenimento del debitore e della sua famiglia in misura pari all'ammontare dell'assegno sociale aumentato della metà, moltiplicato per un parametro corrispondente al numero dei componenti del nucleo familiare della scala di equivalenza dell'ISEE prevista dal regolamento di cui al D.P.C.M. 5 dicembre 2013, n. 159». Ebbene, a parere del Tribunale di Rovigo, tale disposizione costituisce altresì un parametro legale per la determinazione del reddito da escludere la procedura di liquidazione del patrimonio, che vincola l'operato del giudice al pari dei limiti già descritti. Dunque, il giudice, nella valutazione di cui all'art. 14 ter, comma 6, lett. b), L.3/2012, dopo aver esaminato le richieste del sovraindebitato, deve tener conto del limite (minimo) dettato dall'art. 14 quaterdecies della medesima legge. Laddove però sia il debitore a chiedere l'esclusione dalla procedura di una parte di reddito quantitativamente inferiore rispetto a quello che si otterrebbe in applicazione della previsione dell'art. 14 quaterdecies, il parametro legale può ritenersi superabile, trattandosi di diritto di cui il soggetto istante può liberamente disporre.
Normativa e giurisprudenza
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