Eccezione di convivenza ultratriennale quale causa ostativa alla delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità del matrimonio

Caterina Mangano
26 Ottobre 2021

Quid iuris nel caso in cui la parte interessata invochi la rimessione in termini per formulare l'eccezione di convivenza post matrimoniale e paralizzare la domanda avversaria di delibazione della sentenza ecclesiastica che ha dichiarato la nullità del vincolo matrimoniale?
Massima

È ammissibile la rimessione in termini della parte interessata alla formulazione dell'eccezione di convivenza ultratriennale, in applicazione del principio di diritto enunciato da Cass. civ., sez. un., nn. 16379 e 16380/2014, nei casi in cui il mancato rispetto del termine decadenziale di cui agli artt.166 e 167comma 2,c.p.c. sia dovuto all'intervenuta costituzione in data antecedente l'overruling introdotto dalle anzidette sentenze gemelle in punto di rilevanza della convivenza successiva al matrimonio, quale causa ostativa alla delibazione della sentenza di annullamento dell'atto ed al conseguente affidamento incolpevole nel precedente orientamento giurisprudenziale di legittimità non condiviso dalle sezioni unite.

Il caso

Con la pronuncia in esame, la Suprema Corte ha respinto il ricorso proposto da un coniuge avverso la pronuncia della Corte d'Appello di Roma di rigetto della domanda volta a conseguire la declaratoria di efficacia nell'ordinamento italiano della sentenza del Tribunale Ecclesiastico- confermata dalla Rota Romana e resa esecutiva dal Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica- con cui era stata dichiarata la nullità del matrimonio contratto dalle parti con rito concordatario, per incapacità dell'uomo di assumere gli oneri matrimoniali dovuta a causa psichica.

Il giudice della delibazione aveva ritenuto insussistente la violazione del diritto di difesa nel procedimento ecclesiastico, dedotta dalla parte resistente, ma ne aveva accolto il rilievo secondo cui, alla convivenza con il coniuge protrattasi per oltre venti anni dopo il matrimonio, dovesse riconoscersi efficacia ostativa alla delibazione.

Proposto ricorso per Cassazione da parte del coniuge istante per la delibazione - al quale la controparte aveva resistito con controricorso- il Giudice di Legittimità ha disatteso i cinque motivi di impugnazione.

Superando il primo motivo -a mezzo del quale era stata denunciata la nullità della sentenza impugnata per violazione e falsa applicazione dell'art. 384 c.p.c., commi 1 e 2, in relazione al principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite con sentenza n. 16379/2014, per aver ritenuto che la convivenza triennale fosse stata ritualmente eccepita, nonostante l'inadempimento dell'onere di allegazione posto a carico della resistente, la quale si era limitata alla mera indicazione cronologica della durata del matrimonio- la Corte di Cassazione ha enunciato il principio di cui in massima.

La questione

Quid iuris nel caso in cui la parte interessata invochi la rimessione in termini per formulare l'eccezione di convivenza post matrimoniale e paralizzare la domanda avversaria di delibazione della sentenza ecclesiastica che ha dichiarato la nullità del vincolo, dopo il pronunciamento delle Sezioni Unite nn. 16379 e 16380/2014?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, afferma il principio per cui la Corte d'Appello, rigettando la domanda di delibazione in ragione dell'accertata convivenza ultratriennale dei coniugi dopo la celebrazione del matrimonio, non sia incorsa in una violazione del principio di diritto enunciato dalle Sezioni unite con la sentenza n. 16379/2014, secondo cui la predetta convivenza -riconducibile ad una situazione di ordine pubblico ostativa alla delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità del matrimonio concordatario- deve costituire oggetto di un'eccezione in senso stretto, da proporsi, a pena di decadenza, nel termine di cui all'art. 166 c.p.c. e art. 167c.p.c., comma 2.

Ciò in quanto, nella fattispecie esaminata da Cass.n.19271/2021, il giudizio di delibazione era stato instaurato in epoca anteriore all'enunciazione del predetto principio che aveva determinato un significativo mutamento nella giurisprudenza di legittimità, in precedenza orientata prevalentemente a favore dell'irrilevanza della convivenza: per la Corte si era determinato un overruling, idoneo a giustificare la rimessione in termini del convenuto che, avendo riposto affidamento nell'orientamento giurisprudenziale precedente, non aveva tempestivamente sollevato l'eccezione in esame ma intendeva avvalersene nel corso del giudizio.

Adottando tale soluzione giuridica, il giudice di legittimità aderisce espressamente per un verso, ai principi esposti da quelle pronunce (Cass. civ, n. 7923/2020; Cass. civ. n.18695/2015) che, in linea con l'indirizzo delle sezioni unite, avevano affermato che la convivenza ultratriennale costituisce oggetto di un'eccezione in senso stretto da proporsi, a pena di decadenza, nel termine di cui all'art. 166 c.p.c. e art. 167 c.p.c., comma 2 e, per altro verso, ai precedenti giurisprudenziali che avevano ammesso la rimessione in termini della parte che ha formulato tardivamente l'eccezione in quanto costituitasi prima della pronuncia delle sezioni unite, per via della scusabilità dell'errore determinato dall'affidamento nel precedente orientamento in tema di norme regolatrici del processo (Cass.civ. n.25676/2015).

La Cassazione si era espressa contrariamente a tali approdi con autorevole e consolidato orientamento (Cass. civ., sez. un., n. 1099/1998; Cass., sez. un., n. 15661/2005; Cass.civ., sez. un., n. 1912/2012; Cass. civ., ord.,n. 10531/2013; Cass. civ.,n. 6331/2014) che distingue eccezioni in senso stretto ed eccezioni in senso lato ed afferma il convincimento secondo cui il rilievo d'ufficio delle eccezioni in senso lato non è subordinato alla specifica e tempestiva allegazione della parte ed è ammissibile anche in appello, dovendosi ritenere sufficiente che i fatti risultino documentati ex actis, in quanto il regime delle eccezioni si pone in funzione del valore primario del processo, costituito dalla giustizia della decisione, che resterebbe sviato ove anche le questioni rilevabili d'ufficio fossero subordinate ai limiti preclusivi di allegazione e prova previsti per le eccezioni in senso stretto (in termini, anche Cass. civ. n. 27998/2018).

Secondo detto orientamento -con specifico riferimento al tema che viene in rilievo- se la convivenza tra i coniugi costituisce un elemento essenziale ed è tutelata da norme di ordine pubblico italiano in quanto regolata da disposizioni costituzionali, convenzionali e ordinarie, non può che conseguirne la rilevabilità d'ufficio, non potendo coesistere nella medesima eccezione il contenuto di ordine pubblico e la natura di eccezione in senso stretto ed il giudice è tenuto sempre a verificare la sussistenza degli antecedenti, in fatto ed in diritto, che giustifichino l'emissione del provvedimento richiesto, tra i quali si pone, con priorità, la conformità a diritto del petitum, specie quando detta analisi involga l'eventuale lesione di principi fondativi riassunti nella formula dell'ordine pubblico (in termini, Cass. civ. n.1780/2012).

Sul piano processuale, rileverebbe il principio secondo cui l'eccezione in senso stretto è tale solo se il legislatore ha espressamente escluso la rilevabilità d'ufficio dei fatti che ne costituiscono oggetto e la rilevabilità d'ufficio delle eccezioni in senso lato, con la loro ampia nozione, è posta in funzione di una concezione del processo fondata sul valore della giustizia della decisione (in termini, Cass.,sez.un.,- n.10531/2013).

Del pari, in senso contrario ai principi fissati nella sentenza in commento si sono espresse quelle pronunce (Cass. civ. n., 26188/2016; Cass. civ., n. 5596/2018) che, sul presupposto comune della qualificazione dell'eccezione di convivenza come eccezione in senso stretto, hanno escluso l'ammissibilità di una rimessione in termini del convenuto che abbia confidato nell'orientamento non recepito dalle sentenze del 2014, in quanto queste non avevano introdotto una nuova regola di diritto tale da comportare una remissione in termini.

Secondo tale orientamento, il revirement non è stato così profondo e repentino in quanto la questione era già stata ampiamente dibattuta in dottrina e non mancavano pronunce di merito nel senso recepito dalla sezioni unite, le quali si sono limitate a comporre un contrasto sorto nell'ambito della prima sezione tra Cass. n.1343/2011 e Cass. n. 8926/2012.

Osservazioni

La sentenza in commento affronta in prevalenza tematiche ampiamente condivise e consolidate nella giurisprudenza di legittimità formatasi dopo le sentenze gemelle delle sezioni unite nn.16379 e 16380/2014 che hanno preso posizione, innanzitutto, in ordine alla rilevanza impeditiva della convivenza coniugale, protrattasi per un congruo lasso di tempo, alla delibazione della sentenza ecclesiastica che abbia pronunciato la nullità del vincolo.

Il contrasto composto dalle sezioni unite riguardava un orientamento tradizionale - sostenuto, tra le altre, da Cass. civ. n. 89261/2012- che negava l'idoneità della convivenza tra i coniugi ad incidere in senso ostativo sulla delibazione della sentenza di nullità del matrimonio pronunciata dal Tribunale ecclesiastico e la contrapposta interpretazione che escludeva la possibilità di delibare nell'ordinamento italiano la sentenza ecclesiastica che avesse annullato il matrimonio canonico per vizi propri dell'atto, in presenza di una convivenza prolungata tra i coniugi, sintomatica della intervenuta sanatoria del vizio originario.

Condividendo l'orientamento da ultimo citato, le sezioni unite hanno rimarcato il dualismo del "matrimonio-rapporto" rispetto al "matrimonio-atto" con ciò richiamando la pronuncia della Corte cost. n. 310/1989, che aveva evidenziato come il legislatore italiano, in linea con altri legislatori europei, intendesse il matrimonio «non solo come atto costitutivo, ma anche come rapporto giuridico, vale a dire come vincolo rafforzato da un periodo di esperienza matrimoniale, in cui sia perdurante la volontà di vivere insieme in un nucleo caratterizzato da diritti e doveri».

Per altro verso, secondo le sezioni unite, l'instaurazione della convivenza - intesa come vera e propria comunione di vita e non già come mera coabitazione - protratta per un significativo lasso temporale, implica un'accettazione consapevole e volontaria di qualsiasi vizio genetico afferente l'atto di costituzione del vincolo nuziale, che in quanto tale, si rivela ostativa alla delibazione delle sentenze ecclesiastiche che sanciscono la nullità di tale atto.

Il dies a quo del triennio viene espressamente individuato dalle sezioni unite nella data di celebrazione del matrimonio religioso e viene negato rilievo alla scoperta del vizio invalidante da parte del coniuge che non abbia espresso un consenso viziato.

Il protrarsi del "matrimonio-rapporto", consacrata dalla oggettiva convivenza nell'accezione sopra delineata, acquisisce rilievo ostativo alla stregua di una situazione giuridica di ordine pubblico italiano, impeditiva della dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del "matrimonio-atto".

Oltre che nella pronuncia in commento, tali principi hanno riscontrato costante condivisione nell'ambito della giurisprudenza successivamente maturata in ordine alla rilevanza della convivenza post matrimoniale in caso di matrimonio- atto affetto da vizio di nullità (Cass. civ., n. 11791/2021; Cass. civ., n. 7923/2020; Cass. civ., n. 1737/2020) nonché in ordine alla specifica connotazione della convivenza ostativa (Cass. civ., n. 367/2021; Cass.civ., n. 19329/2020; Cass.civ.n.30900/2019).

Analogamente, non si sono registrati scostamenti rispetto alla questione relativa alla non rilevabilità d'ufficio dell'eccezione di convivenza (Cass.civ., n. 5250/2017; Cass. civ. n. 26188/2016): essa è stata espressamente motivata dalle sezioni unite facendo riferimento alla "complessità fattuale" della convivenza …strettamente connessa all'esercizio di diritti, all'adempimento di doveri ed all'assunzione di responsabilità personalissimi di ciascuno dei coniugi.

Tali connotazioni hanno indotto le sezioni unite e le pronunce successive a concludere per la natura di eccezione in senso stretto (exceptio juris) opponibile alla domanda di delibazione proposta dall'altro coniuge che ha l'onere di “allegare fatti e comportamenti dei coniugi specifici e rilevanti, idonei ad integrare detta situazione giuridica d'ordine pubblico e di dimostrarne la sussistenza in caso di contestazione mediante la deduzione di pertinenti mezzi di prova anche presuntiva”.

  • Questione della rimessione in termini del coniuge costituito nel giudizio di delibazione prima della composizione del contrasto giurisprudenziale delle sezioni unite

Di maggiore interesse, perché oggetto di un dibattito ancora attuale, è la questione relativa all'ammissibilità della rimessione in termini del coniuge interessato alla formulazione dell'eccezione che si sia costituito nel giudizio di delibazione prima della composizione del contrasto giurisprudenziale da parte delle sezioni unite. Sul punto, le contrapposte visioni rilevabili nella giurisprudenza di legittimità si incentrano sulla natura di overruling di tale pronunciamento e sulla conseguente possibilità di tutelare la parte che, confidando nell'orientamento precedente, non recepito dalla più autorevole sezione del supremo collegio, sia incorsa in una decadenza incolpevole.

Le argomentazioni esposte nella sentenza in commento in ordine alla configurabilità, nella pronuncia di Cass. civ., sez. un., nn. 16379 e 16380/2014, di un overruling idoneo a giustificare la rimessione in termini, non appaiono persuasive.

In Cass.n.19271/2021 viene evidenziato che il giudizio di delibazione era stato instaurato in epoca anteriore all'enunciazione, da parte delle sezioni unite, del principio relativo alla rilevanza della convivenza che aveva determinato un significativo mutamento della giurisprudenza, in precedenza pronunciatasi in maniera prevalente nel senso della indifferenza di tale situazione di fatto ai fini della delibazione (Il giudizio in esame è stato infatti instaurato in epoca anteriore all'enunciazione del predetto principio, il quale, pur essendo stato anticipato da alcune pronunce adottate a Sezione semplice....ha determinato un significativo mutamento nella giurisprudenza di legittimità, in precedenza orientata prevalentemente a favore dell'irrilevanza della convivenza).

Deve ritenersi, tuttavia, che il mutamento giurisprudenziale idoneo ad escludere la rilevanza preclusiva dell'errore della parte che abbia omesso o ritardato un atto processuale facendo affidamento su una consolidata giurisprudenza di legittimità di diverso tenore, sia quello che attiene alle norme regolatrici del processo, tale da determinare un errore scusabile, legittimando la rimessione in termini della stessa parte, quale strumento idoneo ad ovviare all'errore incolpevole.

Analogo rilievo non deve invece riconoscersi al mutamento concernente le norme di diritto sostanziale, quale quello che riguarda la rilevanza ostativa della convivenza, richiamato dalla pronuncia in commento (Cass.Civ.n.20172/2013).

Segnatamente, può parlarsi di overruling processuale in presenza di un mutamento comportante l'introduzione di nullità, decadenze, preclusioni o inammissibilità (Cass. civ. Sez. Un. n. 4135/2019) e non anche nei casi di innovativa interpretazione degli adempimenti sostanziali non contenuti in regole processuali con effetto preclusivo del diritto di azione o di difesa, ben potendo la parte difendersi ed il giudice giudicare in relazione alle norme regolatrici della materia.

Come da ultimo ribadito da Cass. civ. sez. lav., n. 552/2021, il "prospective overruling" è finalizzato a porre la parte al riparo da effetti processuali pregiudizievoli (nullità, decadenze, preclusioni, inammissibilità) di mutamenti imprevedibili della giurisprudenza di legittimità su norme regolatrici del processo, così consentendosi all'atto compiuto con modalità ed in forme ossequiose dell'orientamento giurisprudenziale successivamente ripudiato, ma dominante al momento del compimento dell'atto, di produrre ugualmente i suoi effetti, mentre non è invocabile nell'ipotesi in cui il nuovo indirizzo giurisprudenziale di legittimità riguardi l'interpretazione del diritto sostanziale che spetta comunque alla parte valutare.

Pur volendo riconoscere rilievo ai mutamenti interpretativi di contenuto sostanziale- come ritenuto nella sentenza in commento- non è comunque revocabile in dubbio che l'affidamento della parte possa definirsi incolpevole solo nel caso in cui essa abbia fondato la propria posizione difensiva sull'interpretazione della norma offerta da giurisprudenza di legittimità costante e consolidata, tenuto conto –peraltro- che le sentenze dei giudici di merito non assumono analogo valore tra gli operatori del diritto (Cortecost.n.242/2008).

Ancor più, ai fini dell'incolpevolezza dell'affidamento, la linea interpretativa seguita dalla parte che richiede la rimessione in termini deve essere mutata repentinamente, cioè deve essere rilevabile un revirement giurisprudenziale ovvero un cambio imprevedibile dell'interpretazione fornita dalla Corte (Cass.sez.un.n.4135/2019) Lo stesso overruling deve intendersi proprio come mutamento se non repentino, quanto meno inatteso o privo comunque di preventivi segnali anticipatori e dunque non è tale se maturato nell'ambito di un dibattito dottrinale o giurisprudenziale in corso (Cass., sez.un.,n.17402/2012).

Segnatamente, appare condivisibile l'approdo di Cass.civ.n.27086/2011 secondo cui «La precedente esistenza di un contrasto giurisprudenziale esclude dunque che il ricorrente abbia fatto ragionevole affidamento su una consolidata giurisprudenza di legittimità in ordine alle norme regolatrici del processo (C. 11/98, C. 10/17704, C. 10/15809, C. 10/14627) e che quindi nella specie possa essere ravvisato un errore scusabile da parte del ricorrente».

In senso analogo anche Cass. civ. n. 3782/2018, la quale evidenzia che una situazione di incertezza non permette di configurare un mutamento imprevedibile ascrivibile al concetto di overruling.

Anche Cass.,sez.lav.n.7140/2013 ha negato che possa integrare un'ipotesi di overruling la decisione resa da Cass., sez. un. n. 26279/2009, con la quale si è negata la configurabilità di un mutamento radicale di indirizzo giurisprudenziale, quando la pronuncia del giudice di legittimità si limita a risolveva un contrasto tra indirizzi alla luce di quel «pendolarismo che ha caratterizzato la giurisprudenza sulla questione di cui si tratta con una sterminata produzione di pronunce orientate per l'una o per l'altra soluzione».

La conseguenza inevitabile di tali principi è l'inapplicabilità dell'orientamento della giurisprudenza di legittimità secondo il quale il mutamento di una consolidata interpretazione di una norma processuale non ha effetti retroattivi e quindi non travolge gli atti processuali compiuti alla luce dell'interpretazione di seguito superata.

Così delineato l'ambito di rilevanza dell'overruling ai fini in esame, non appare convincente l'assunto, sostenuto nella sentenza in esame, secondo cui le ripetute pronunce delle sezioni unite abbiano dato vita ad un significativo mutamento interpretativo, posto che la questione sostanziale concernente la rilevanza ostativa della convivenza aveva costituito oggetto di ampio dibattito in dottrina e in giurisprudenza, tanto che si era delineato il contrasto interpretativo composto dal più autorevole collegio di legittimità.

Il segno dell'incertezza che concerne l'operatività dell'overruling sul tema in esame si coglie anche da altre pronunce che pervengono ad esiti ermeneutici analoghi ovvero contrari rispetto alla statuizione in esame, sulla base di una ben diversa identificazione del contenuto del mutamento giurisprudenziale segnato dalle sentenze gemelle.

Cass.civ.n.25676/2015, espressamente richiamata dall'ordinanza n. 19271/2021, giunge a ritenere l'introduzione di un overruling, sulla base di un'analisi del pronunciamento a sezioni unite che ne valorizza gli aspetti meramente processuali: essa chiarisce che l'overruling determinato dalle c.d sentenze gemelle ha riguardato la questione della rilevabilità della convivenza solo su eccezione di parte in senso stretto, restando irrilevante il tema sostanziale concernente la rilevanza ostativa della convivenza coniugale.

Infatti, è stato posto in risalto il fatto che, all'epoca della costituzione in giudizio della parte interessata, la giurisprudenza della Corte fosse nel senso della rilevabilità d'ufficio dell'incompatibilità con l'ordine pubblico derivante dall'instaurazione di un matrimonio- rapporto duraturo e radicato, così come si desumeva dalla citata sentenza n. 1780/2012, che aveva giudicato infondata l'eccezione di inammissibilità per novità della prospettazione solo in sede di legittimità del contrasto con l'ordine pubblico della sentenza ecclesiastica di nullità, in quanto «impedimento assoluto alla riconoscibilità della decisione ecclesiastica, rilevabile d'ufficio anche nella contumacia della convenuta».

Diversamente dalla pronuncia in commento, Cass. civ., n. 25676/2015 -a fondamento della ritenuta sussistenza di un overruling atto a giustificare la rimessione in termini- ha opportunamente evidenziato che, dando corso alla questione posta dall'ordinanza di rimessione, le sezioni unite avevano superato l'orientamento che aveva sancito la rilevabilità d'ufficio e dunque avevano preso posizione rispetto ad un profilo di natura esclusivamente procedurale, valorizzando il principio del giusto processo che porta ad

….escludere la rilevanza preclusiva dell'errore della parte che abbia omesso o ritardato un atto processuale facendo affidamento su una consolidata giurisprudenza di legittimità sulle norme regolatrici del processo ed ha concluso nel senso che il mezzo per ovviare all'errore oggettivamente scusabile è dato dalla rimessione in termini .

Che l'intendimento della Suprema Corte fosse quello di riferirsi ad un mutamento interpretativo di norme squisitamente processuali si desume a chiare lettere anche dall'espresso richiamo a Cass.civ.n.23836/2012: detta pronuncia, occupandosi dell'ammissibilità di un ricorso per Cassazione in sede civile a seguito di un overruling che aveva disatteso l'orientamento che prevedeva il ricorso alle regole procedurali proprie del rito penale, ha sancito il principio secondo cui …allorchè si assista, come nella specie, ad un mutamento, ad opera della Corte di Cassazione, di un'interpretazione consolidata a proposito delle norme regolatrici del processo, la parte che si è conformata alla precedente giurisprudenza della stessa Corte, successivamente travolta dall'overruling, ha tenuto un comportamento non imputabile a sua colpa e perciò è da escludere la rilevanza preclusiva dell'errore in cui essa è incorsa.

Tuttavia, benchè la questione della rilevanza e degli effetti dell'overruling appaia correttamente impostata nella pronuncia da ultimo esaminata, in quanto riferita alle innovazioni ermeneutiche operanti in ambito processuale ed alle conseguenze sulle scelte procedurali della parte che devono essere valutate nel rispetto del principio della effettività della tutela, l'assunto secondo cui le sentenze gemelle del 2014 abbiano dato vita ad un overruling sia pure di carattere processuale, non appare convincente alla luce dei principi sopra esposti secondo cui esso deve escludersi quanto il mutamento giurisprudenziale sia maturato nell'ambito di dibattito giurisprudenziale in corso. Anche dalle pronunce difformi si traggono elementi di valutazione nel senso si qui esposto. Cass. civ., n. 26188/2016, espressamente pronunciatasi in senso opposto al precedente da ultimo citato, si è incentrata su una critica specifica al passaggio motivazionale espresso da Cass.civ.,n.25676/2015 (giudicata come pronuncia isolata), escludendo che il revirement delle sezioni unite fosse stato così profondo e repentino da concretare un overruling: la questione era già stata ampiamente dibattuta in dottrina e non mancavano pronunce di merito, nel senso poi recepito da questa Corte a sezioni unite, che, del resto, come si è detto ha composto un contrasto sorto nell'ambito della prima sezione tra Cass. n. 1343/2011 e 8926/2012. E dunque ben avrebbe potuto la convenuta proporre in termini la relativa eccezione, anche prima dell'intervento risolutore delle sezioni unite.

Pur non richiamando il profilo di carattere processuale posto in risalto dal precedente di Cass. civ., n. 25676/2015 ma solo il contrasto registratosi sul piano sostanziale circa la rilevanza ostativa della convivenza (contrasto di cui sono, appunto, espressione le citate Cass. n. 1343/2011 e 8926/2012), Cass. civ. n. 26188/2016, appare condivisibile nella parte in cui rimarca che di overruling possa parlarsi solo allorchè il mutamento giurisprudenziale non intervenga in presenza di un dibattito dottrinale e/o giurisprudenziale sul punto.

Ancora più esplicito è il precedente difforme Cass. civ. n. 5596/2018 che ha giudicato infondato il richiamo al principio del c.d. overruling in quanto, con le pronunce gemelle delle Sezioni unite, non si era verificata nessuna diversa affermazione di orientamento processuale ma sostanziale.

Per altro quest'ultimo, secondo la pronuncia in esame, non rappresenta neppure un revirement in senso tecnico, al contrarioavendo … deciso un precedente contrasto manifestatosi in seno alle sezioni semplici, posto che esistevano due orientamenti divergenti al riguardo della possibilità di delibare una sentenza di nullità matrimoniale nonostante la convivenza dei coniugi si fosse protratta per un termine superiore ai tre anni, come narra l'ordinanza interlocutoria di rimessione (Cass., ord. 14 gennaio 2013, n. 712, che dà conto del contrasto almeno tra Cass. 1343/2011e 9844/2012, da una parte, e Cass. 8926/2012, dall'altra parte): proprio il contrasto giurisprudenziale esistente in materia ha indotto alla rimessione della questione alle Sezioni unite, le quali si sono pronunciate con la sentenza n. 16379 /2014, non ammettendo la delibazione in presenza di una convivenza pluritriennale tra i coniugi.

Premessi gli illuminanti apporti giurisprudenziali dei quali si è appena dato conto, devono conclusivamente individuarsi le ragioni che inducono ad escludere la configurabilità di un overrulingin senso processuale -riconducibile all'affermata rilevabilità su eccezione di parte e non d'ufficio della questione relativa alla convivenza coniugale, da parte delle Sezioni unite del 2014- nella considerazione secondo cui il Supremo Collegio, su tale punto, non ha sancito un mutamento ad una posizione consolidata della Suprema Corte in punto di rilevabilità della convivenza quale causa ostativa di ordine pubblico alla delibabilità delle sentenze ecclesiastiche.

Invero, tra le pronunce che, prima dell'intervento chiarificatore delle sezioni unite, avevano richiesto la formulazione di un'eccezione della parte interessata, vi erano state Cass. civ. n. 3536/1984, Cass., sez. un. n. 19809/2008, Cass. civ. n. 9844/2012 e la stessa ordinanza di rimessione si limita a richiamare, nel senso opposto della rilevabilità d'ufficio, un'unica pronuncia ovvero Cass.n.1780/2012.

La questione della rilevabilità su eccezione di parte e non d'ufficio della convivenza post matrimoniale era pertanto certamente nota non solo in giurisprudenza ma anche in dottrina e le sentenze gemelle del 2014 si sono limitate a prendere posizione proprio sul duplice contrasto sostanziale (rilevanza ostativa o irrilevanza della convivenza alla delibazione) e processuale (rilevabilità d'ufficio o su eccezione di parte della convivenza), componendolo autorevolmente.

Non pare, pertanto, possa convintamente parlarsi di un overruling delle sezioni unite nelle sentenze nn. 16379 e 16380/2014 e conseguentemente che possa praticarsi l'istituto della rimessione in termini della parte incorsa in decadenza nella formulazione dell'eccezione di convivenza ultratriennale, benchè costituitasi prima di tale intervento chiarificatore.

Riferimenti

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Di Marzio P., A volte ritornano: La Cassazione ripropone la tesi che la sentenza ecclesiastica di nullità matrimoniale non può essere delibata dopo analisi di convivenza dei coniugi, in Dir. fam., 2011, 711;

Noviello D., L'ingiusta esclusione di tutela dell'affidamento della parte nell'ipotesi di overruling processuale determinato da interpretazione manipolativa ed ampliativa in Corriere Giur., 2020, 2, 241;

Salvemini L., Interpretazione normativa e tutela dell'affidamento. La crisi del criterio letterale in Nuova Giur. Civ., 2020, 2, 443;

Condorelli M.- Pressacco L., Overruling e prevedibilità della decisione, in Questione Giustizia, 4/2018, 112;

Calzolaio E., Mutamento giurisprudenziale e overruling, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 2013, 910 s..

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