Omicidio commesso a seguito di atti persecutori: per le Sezioni Unite è integrato un reato complesso

Redazione Scientifica
27 Ottobre 2021

Se, in caso di omicidio commesso dopo l'esecuzione di condotte persecutorie poste in essere dall'agente nei confronti della medesima persona offesa, i reati di atti persecutori e di omicidio aggravato ai sensi dell'art. 576, comma prima, n. 5.1. c.p., concorrano tra loro o sia invece ravvisabile un reato complesso ai sensi dell'art. 84, comma prima, c.p.

Le Sezioni unite della Corte di cassazione penale, chiamate a pronunciarsi sulla questione controversa in giurisprudenza «se, in caso di omicidio commesso dopo l'esecuzione di condotte persecutorie poste in essere dall'agente nei confronti della medesima persona offesa, i reati di atti persecutori e di omicidio aggravato ai sensi dell'art. 576, comma prima, n. 5.1. c.p., concorrano tra loro o sia invece ravvisabile un reato complesso ai sensi dell'art. 84, comma prima, c.p.», hanno affermato il seguente principio di diritto:

«La fattispecie del delitto di omicidio, realizzata a seguito di quella di atti persecutori da parte dell'agente nei confronti della medesima vittima, contestata e ritenuta nella forma del delitto aggravato ai sensi degli artt. 575 e 576, primo comma, n. 5.1. c.p. – punito con la pena edittale dell'ergastolo – integra un reato complesso, ai sensi dell'art. 84, primo comma, c.p., in ragione dell'unitarietà del fatto»

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