Notifica a mezzo PEC con allegati illeggibili: come deve comportarsi il destinatario?

Yari Fera
08 Novembre 2021

A fronte della documentazione comprovante l'avvenuta accezione dal sistema e ricezione del messaggio di consegna, l'onere della prova della disfunzione del sistema grava sulla parte che contesta la regolarità della notificazione. In caso di ricezione di messaggi PEC i cui allegati risultino in tutto o in parte illeggibili, spetta al destinatario, in un'ottica collaborativa, rendere edotto il mittente incolpevole delle difficoltà di cognizione del contenuto della comunicazione legate all'utilizzo dello strumento telematico.
Massima

A fronte della documentazione comprovante l'avvenuta accezione dal sistema e ricezione del messaggio di consegna, l'onere della prova della disfunzione del sistema grava sulla parte che contesta la regolarità della notificazione. In caso di ricezione di messaggi PEC i cui allegati risultino in tutto o in parte illeggibili, spetta al destinatario, in un'ottica collaborativa, rendere edotto il mittente incolpevole delle difficoltà di cognizione del contenuto della comunicazione legate all'utilizzo dello strumento telematico.

Il caso

Una sentenza veniva notificata via PEC ai fini del decorso del termine breve di impugnazione. Il destinatario della notificazione impugnava la sentenza entro il termine lungo di impugnazione.
A fronte dell'eccezione di tardività dell'impugnazione, la parte impugnante evidenziava che gli allegati al messaggio PEC risultavano illeggibili, talchè la notificazione via PEC non avrebbe fatto decorrere il termine breve di impugnazione.

La questione

Ai fini del decorso del termine breve di impugnazione, è efficace la notifica via PEC della sentenza laddove gli allegati al messaggio PEC siano illeggibili? Come deve comportarsi il destinatario della notifica in questa situazione?

Le soluzioni giuridiche

Richiamandosi a numerosi precedenti giurisprudenziali, la Corte di cassazione ritiene che “a fronte della documentazione comprovante l'avvenuta accettazione dal sistema e ricezione del messaggio di consegna, l'onere della prova della disfunzione del sistema gravi sulla parte che contesta la regolarità della notificazione”.

Sulla base poi di un principio formatosi in materia di notificazione telematica, secondo il quale, in caso di ricezione di messaggio PEC i cui allegati risultino in tutto o in parte illeggibili, “spetta al destinatario, in un'ottica collaborativa, rendere edotto il mittente incolpevole delle difficoltà di cognizione del contenuto della comunicazione legate all'utilizzo dello strumento telematico", la Corte ritiene efficace la notificazione della sentenza ai fini del decorso del termine breve di impugnazione.

Su questa base, considera l'impugnazione tardiva e pertanto inammissibile.

Osservazioni

Il caso di notificazione telematica in cui il destinatario della notifica lamenti che gli allegati al messaggio PEC non sono leggibili è stata oggetto di diversi precedenti giurisprudenziali.

In senso conforme alla pronuncia in commento, si possono segnalare Cass. 25819/2017, Cass. 21560/2019 e Cass. 4624/2020. Il ragionamento seguito da questo orientamento fa leva sulle caratteristiche del sistema di posta elettronica certificata, tali da garantire la certezza dell'invio e della consegna del messaggio nonché la mancata alterazione dello stesso. Su questa base, viene ritenuto che l'avvenuta accettazione e consegna del messaggio sono idonee “a far ritenere perfezionata e pienamente valida la notifica” e a determinare “una presunzione di conoscenza della comunicazione da parte del destinatario”, con l'ulteriore conseguenza che quest'ultimo, “in un'ottica collaborativa”, sia tenuto a informare il mittente in caso di difficoltà di lettura del contenuto della comunicazione, così da consentire al mittente di rimediare all'inconveniente (così, ad es. Cass. 25819/2017).

In senso difforme, sembra invece porsi Cass. 20381/2017 nella misura in cui ha persino ritenuto inesistente (e non semplicemente nulla) la notifica a mezzo PEC di un ricorso per cassazione in cui il file del ricorso, allegato al messaggio PEC, risultava illeggibile. La pronuncia infatti afferma che tale notifica fosse da ritenersi “meramente tentata ma non compiuta, cioè in definitiva omessa”.

In questo quadro giurisprudenziale, può essere utile ragionare su alcuni principi generali che regolano la notifica, in particolare individuando quale sia la funzione della notifica e, in caso di deviazione dal modello procedurale di riferimento o comunque in caso di anomalie in concreto verificatesi, quale sia il regime applicabile.

In termini generali, può dirsi che scopo della notificazione è “di provocare la presa di conoscenza di un atto da parte del destinatario, attraverso la certezza legale che esso sia entrato nella sua sfera di conoscibilità” (cfr. Cass., S.U. 14916/2016).

Su questa base, sono ritenuti irrilevanti vizi di natura procedimentale relativi alla notificazione, “ove l'erronea applicazione della regola processuale non abbia comportato una lesione del diritto di difesa, oppure altro pregiudizio per la decisione” (Cass. 12488/2020). Con specifico riferimento all'ipotesi di notifica della sentenza ai fini del decorso del termine breve di impugnazione (l'ipotesi affrontata dalla pronuncia in commento), la giurisprudenza ha quindi ad es. ritenuto idonea a far decorrere il termine breve di impugnazione anche la notifica della copia della sentenza non autenticata, “stante il numerus clausus delle ipotesi di nullità della notificazione” (Cass. 10224/2014), ovvero di sentenza priva di alcune pagine e ciò in quanto “la nullità della notificazione della sentenza (per essere stata questa consegnata in copia priva di una o più pagine) può essere affermata - in difetto di una espressa comminatoria della nullità medesima - solo se il destinatario deduca e dimostri che detta incompletezza gli abbia precluso la compiuta conoscenza dell'atto e quindi abbia inciso negativamente sul pieno esercizio della facoltà di impugnazione dello stesso” (Cass. 10488/2012).

Il discrimine tra notifica valida e notifica invalida sembra quindi riposare secondo la giurisprudenza nell'effettiva conoscenza o meno dell'atto notificato da parte del destinatario e nella conseguente assenza o meno di pregiudizio al diritto di difesa dello stesso, il tutto a prescindere da eventuali difformità rispetto al modello procedurale di riferimento.

Per quanto concerne la notificazione a mezzo PEC, sembra corretto ritenere che, una volta generate le ricevute di accettazione ed in particolare di avvenuta consegna, si possa presumere che il destinatario della notificazione conosca - o comunque sia nelle condizioni di conoscere - il contenuto della notificazione. In questo senso le caratteristiche alla base del funzionamento dei sistemi PEC sono infatti idonee, di regola, a garantire che il messaggio PEC è stato inviato dal mittente, è stato ricevuto dal destinatario e il suo contenuto non è stato alterato nel percorso tra mittente e destinatario.

Possono tuttavia residuare ipotesi nelle quali, nonostante l'impiego dello strumento PEC, il destinatario non riesca a leggere il contenuto del messaggio telematico ed i relativi allegati. In tali ipotesi è evidente che non possa essere assicurata la funzione che viene ricollegata alla notificazione, cioè appunto consentire al destinatario di conoscere il contenuto della notifica. Laddove ciò avvenga per causa non imputabile al destinatario e a condizione che di ciò il destinatario sia in grado di fornire evidenza (ad es. dimostrando che il messaggio risulta illeggibile a prescindere dallo strumento informatico utilizzato per elaborare la lettura dello stesso messaggio), la notifica dovrebbe essere ritenuta invalida ed in quanto tale improduttiva di effetti.

Non corretto appare pretendere per queste ipotesi che il destinatario della notifica informi il mittente dell'anomalia riscontrata nella lettura della PEC, non sussistendo alcuna fonte normativa che imponga ciò: la giurisprudenza che afferma tale obbligo fa infatti riferimento solo ad una “ottica collaborativa”.

Anche il richiamo ad un dovere di collaborazione appare peraltro problematico, potendo avere l'effetto di pregiudicare la posizione e la difesa del destinatario della notifica, laddove invece è principio comunemente condiviso quello per cui i precetti di buona fede e correttezza, di cui la collaborazione costituisce corollario, non impongono condotte che abbiano l'effetto di sacrificare la posizione della parte chiamata a collaborare.

A titolo esemplificativo, si pensi proprio al caso della notifica di una sentenza ai fini del decorso del termine breve di impugnazione in cui l'allegato contenente la sentenza nella prima notifica è illeggibile, mentre, per effetto dell'informativa resa dal destinatario, il mittente effettua una nuova notifica, questa volta senza anomalie. In questo caso, al destinatario della notificazione sarebbe imposto di impugnare entro il termine breve di impugnazione, sacrificando così il termine lungo applicabile in assenza di valida notifica, con possibile impatto sul proprio diritto di difesa.

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