Domanda di concordato preventivo “con riserva” dell'imprenditore individuale
19 Novembre 2021
Il caso. Un imprenditore individuale aveva presentato domanda di concordato preventivo con riserva di presentazione della proposta e del piano. Il Tribunale, tuttavia, aveva dichiarato la domanda inammissibile e, vista l'istanza di fallimento avanzata dal Pubblico Ministero, aveva dichiarato il fallimento dell'imprenditore. Il fallito propose reclamo ma la Corte d'Appello lo rigettò ritenendo condivisibile la censura mossa al ricorrente dalla sentenza di primo grado in ordine alla “mancata esibizione dei bilanci o comunque delle scritture contabili indicate nell'art. 2214 c.c.”. L'imprenditore propose quindi ricorso per Cassazione.
La decisione della Corte. La Corte di Cassazione ritiene fondato uno dei motivi di impugnazione, con il quale sostanzialmente il ricorrente si doleva della decisione della Corte d'Appello avendo egli optato per il regime fiscale di contabilità semplificata e non essendo quindi obbligato né al deposito del bilancio di esercizio né alla tenuta del libro degli inventari. La Corte di Cassazione afferma, in primo luogo, che l'inammissibilità della domanda di concordato preventivo c.d. “con riserva” ben può essere pronunciata dal tribunale - all'esito del procedimento camerale di cui all'art. 162, comma 2, l.f. - non solo nella ricorrenza dei casi previsti dal nono comma del precedente art. 161 (ovvero quando l'imprenditore nel corso dei due anni precedenti il deposito del ricorso ha presentato altra domanda alla quale non abbia fatto seguito l'ammissione alla procedura ovvero l'omologazione dell'accordo di ristrutturazione dei debiti), ma anche nei casi in cui: a) al ricorso non siano allegati i documenti previsti dall'art. 161, comma 6, l.f.; b) la domanda costituisca atto qualificabile come abuso del diritto all'azione. Per quanto attiene ai documenti da allegare, l'art. 161, comma 6, l.f. stabilisce che il ricorso deve essere depositato unitamente “ai bilanci relativi agli ultimi tre esercizi e all'elenco nominativo dei creditori con l'indicazione dei rispettivi crediti”. Ebbene, con riferimento al caso del ricorso presentato dall'imprenditore persona fisica, la Corte di cassazione precisa che è necessario che il ricorrente depositi documenti dal medesimo redatti che abbiano struttura e caratteristiche assimilabili a quelle dei bilanci delle società di capitali, con particolare riferimento all'osservanza dei principi generali dettati dagli artt. 2423 e 2423-bis c.c. Sulla base di queste considerazioni la Corte cassa la sentenza impugnata, la quale sul punto aveva motivato in maniera non adeguata, avendo richiamato quale motivazione della decisione in punto di inammissibilità del ricorso unicamente il mancato deposito da parte dell'imprenditore persona fisica delle scritture contabili di cui agli artt. 2214-2217 c.c. senza però specificare i motivi per i quali i documenti depositati dall'imprenditore non potessero essere considerate adeguate scrittura contabili nel senso sopra precisato.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it |