Dalla Consulta due rinvii pregiudiziali alla CGUE sul mandato d’arresto europeo

Redazione Scientifica
19 Novembre 2021

Spetta alla CGUE stabilire in quali ipotesi l'autorità giudiziaria italiana possa rifiutarsi di dare esecuzione a un mandato d'arresto europeo, oltre a quelli previsti dalla legge italiana e dalla decisione quadro 2002/584/GAI.

Spetta alla CGUE stabilire in quali ipotesi l'autorità giudiziaria italiana possa rifiutarsi di dare esecuzione a un mandato d'arresto europeo, oltre a quelli previsti dalla legge italiana e dalla decisione quadro 2002/584/GAI.

Così la Corte Costituzionale ha proposto due distinti rinvii pregiudiziali alla Corte di giustizia dell'Unione Europea con le ordinanze nn. 216 e 217, depositate il 18 novembre 2021.

Ordinanza n. 216/2021. In particolare, con riferimento alla prima ordinanza, la Corte territoriale doveva decidere sull'esecuzione di un MAE emesso dal Tribunale di Zara nei confronti di un cittadino italiano, perché fosse processato in Croazia per il reato di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.

L'imputato, da perizia appositamente disposta, era risultato affetto da una patologia psichica cronica e di durata indeterminabile, incompatibile con la detenzione in carcere. E posto che la legge nazionale sul MAE non prevede che l'autorità giudiziaria italiana possa rifiutare la consegna in tal caso, la Corte d'Appello aveva chiesto alla Consulta di dichiarare l'illegittimità costituzionale della disciplina italiana, in contrasto con la Costituzione.

La Corte costituzionale ha rilevato anzitutto che «nemmeno la decisione quadro sul mandato d'arresto europeo prevede la possibilità di rifiutare la consegna di una persona in una simile ipotesi. Pertanto, i dubbi sulla compatibilità della legge nazionale con i diritti fondamentali dell'interessato non possono non investire anche la stessa disciplina della decisione quadro».

Inoltre, la Consulta ha osservato che, «nelle materie oggetto di integrale armonizzazione normativa come il mandato di arresto, rientra in via primaria nel diritto dell'Unione “stabilire gli standard di tutela dei diritti fondamentali al cui rispetto sono subordinate la legittimità della disciplina del mandato di arresto europeo e la sua concreta esecuzione a livello nazionale”. Ogni diversa soluzione pregiudicherebbe infatti, come più volte affermato dalla Corte di giustizia, il primato, l'unità e l'effettività del diritto dell'Unione».

Pertanto, è doveroso l'intervento della CGUE, la quale dovrà chiarire se e in che misura «i principi e le procedure già stabiliti in relazione ad altri possibili motivi di rifiuto della consegna, non espressamente previsti dalla decisione quadro (come nelle ipotesi di sovraffollamento carcerario sistemico o di gravi problemi relativi al difetto di indipendenza del potere giudiziario all'interno dello Stato richiedente), possano estendersi anche all'ipotesi in cui la consegna potrebbe esporre l'interessato al pericolo di subire un grave pregiudizio alla propria salute».

Ordinanza n. 217/2021. Con riferimento, invece, all'ordinanza n. 216/2021, l'autorità giudiziaria rumena aveva chiesto la consegna di un cittadino di Stato non appartenente all'U.E., residente in Italia da almeno 10 anni, perché potesse scontare una pena di 5 di anni di reclusione in Romania.

Anche qui, la Corte d'Appello aveva chiamato in causa la Consulta affinché dichiarasse l'illegittimità costituzionale della legge nazionale sul MAE, nella parte in cui «non prevede la possibilità di rifiutare la consegna di un cittadino di Stato terzo che abbia residenza legittima ed effettiva nel nostro Paese, subordinatamente all'impegno dello Stato italiano a eseguire in Italia la pena inflittagli».

Sorge in tal caso la questione se l'obbligo di consegnare un cittadino di Stato terzo, che pure risieda ormai stabilmente e legittimamente nel nostro Paese, leda il suo diritto alla vita privata e familiare.

Anche qui la Consulta richiede l'intervento del legislatore europeo, chiedendo se sia compatibile con il diritto fondamentale alla vita privata e familiare dell'interessato «una normativa, come quella italiana, che precluda in modo assoluto e automatico di rifiutare la consegna di cittadini di Stati terzi che dimorino o risiedano sul suo territorio; e, nel caso in cui ne sia ritenuta l'incompatibilità, sulla base di quali criteri e presupposti i legami della persona che si trova nel territorio italiano debbano essere considerati tanto significativi da imporre al nostro Stato di rifiutarne la consegna».

Fonte: Diritto e Giustizia

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