L'attuazione del sequestro giudiziario

Giuseppe Lauropoli
03 Dicembre 2021

L'attuazione del sequestro giudiziario rappresenta indubbiamente una sfida «allettante» per qualsiasi interprete: viene in rilievo una misura cautelare alla quale si ricorre certamente meno spesso del più ricorrente sequestro conservativo, sicché anche l' attuazione di tale misura si traduce in un istituto non sempre sufficientemente frequentato ed approfondito.
Il quadro normativo

Come noto, l'art. 670 c.p.c., nel disciplinare il sequestro giudiziario, distingue fra due diverse tipologie di sequestro: una prima tipologia, individuata al n. 1 del primo comma della norma, si riferisce all'ipotesi di «beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni» dei quali siano controversi la proprietà o il possesso, consentendo quindi il sequestro fin quando non venga accertata la sussistenza della proprietà o del possesso riguardo ad essi.

L'altra tipologia, disciplinata al n. 2 del primo comma dell'articolo, attiene invece al sequestro di «libri, registri, documenti, modelli, campioni» e ogni altra cosa dalla quale si pretenda di desumere elementi di prova, allorché sia controverso il diritto alla esibizione o alla comunicazione e sia dunque necessario provvedere alla loro custodia temporanea.

Un provvedimento cautelare, dunque, che si distingue nettamente dal sequestro conservativo (art. 671 c.p.c.), in special modo sotto un profilo funzionale, avendo quest'ultima ipotesi di sequestro la precipua funzione, per il creditore, di preservare la garanzia del proprio credito per il tempo occorrente a munirsi di un idoneo titolo esecutivo, con l'ulteriore effetto che nel sequestro conservativo i beni del debitore, destinati come sono alla soddisfazione delle ragioni del creditore mediante una successiva espropriazione forzata, vengono in rilievo nella loro globalità, senza necessità di fare riferimento, in sede di emissione del provvedimento cautelare, a specifici beni, ma piuttosto autorizzando il sequestro entro un certo valore.

Le due figure di sequestro, giudiziario e conservativo, si distinguono significativamente anche sotto il profilo dell'attuazione.

A riguardo, occorre ricordare che l'art. 669-duodecies c.p.c., in tema di rito cautelare uniforme, nel trattare le modalità di attuazione dei provvedimenti cautelari, fa espressamente salvo quanto disposto dagli articoli 677 e seguenti in ordine ai sequestri, sicché è a tali disposizioni che occorre far riferimento in tema di attuazione dei provvedimenti di sequestro.

Ebbene, mentre il sequestro conservativo si attua con forme riconducibili nella sostanza nell'ambito dell'espropriazione forzata, il sequestro giudiziario si esegue in forme assimilabili all'esecuzione in forma specifica e, più in particolare, nelle forme previste dagli articoli 605 e seguenti in tema di consegna o rilascio.

Viene così previsto, dal primo comma dell'art. 677 c.p.c., che «il sequestro giudiziario si esegue a norma degli artt. 605 e ss., in quanto applicabili, omessa la notificazione del precetto per consegna o rilascio nonché la comunicazione di cui all'art. 608, primo comma».

L'attuazione di tale forma di sequestro avviene dunque rivolgendosi all'ufficiale giudiziario, il quale procede nelle forme previste dagli artt. 605 e ss., senza tuttavia la necessità di preventiva notifica del precetto e senza, almeno in alcuni casi come si dirà più avanti, la necessità del preavviso di rilascio: tale previsione trova giustificazione, probabilmente, nel fatto che la notifica di tali atti potrebbe nuocere alla esecuzione del sequestro.

In concreto, poi, la attuazione del sequestro da parte dell'ufficiale giudiziario si atteggia in modo diverso a seconda di chi sia il soggetto individuato nel provvedimento che autorizza il sequestro quale custode del bene sequestrato (a riguardo, occorre ricordare che l'art. 676 c.p.c. prevede che il provvedimento che dispone il sequestro giudiziario rechi anche «la nomina del custode» dei beni, stabilendo «criteri e limiti dell'amministrazione delle cose sequestrate e le particolari cautele idonee a rendere più sicura la custodia»).

Se il custode coincide con la persona che già abbia la materiale detenzione del bene, l'ufficiale giudiziario si limiterà a notiziare lo stesso dell'avvenuta nomina quale custode e degli obblighi derivanti dalla stessa e non vi sarà necessità di alcuna sottrazione del bene al detentore.

Ove invece il detentore sia persona diversa dal custode individuato nel provvedimento cautelare, l'ufficiale giudiziario procederà a sottrarre il bene dalla disponibilità di chi lo detenga e a consegnare il bene al custode nelle forme previste dagli artt. 605 e ss.

L'ultimo comma dell'art. 677 c.p.c. reca poi una importante precisazione con riguardo al caso in cui il detentore del bene sia un terzo, un soggetto diverso cioè tanto dal sequestrante quanto dal sequestrato: in questo caso trova applicazione l'art. 211 c.p.c., il quale prevede che le esigenze proprie dell'attuazione del provvedimento giudiziale debbano essere contemperate con il riguardo dovuto al terzo estraneo alla controversia.

Resta fermo, in ogni caso, che il provvedimento autorizzativo del sequestro debba trovare applicazione entro il termine previsto dall'art. 675 c.p.c., a pena di inefficacia.

Volendo applicare tali indicazioni operative alle diverse tipologie di beni che possono costituire oggetto di sequestro giudiziario potrebbe osservarsi molto sinteticamente, e con riguardo soltanto ad alcune tipologie di beni che possono costituire oggetto di tale forma di cautela, quanto segue:

1) Quanto ai beni mobili: il sequestro si attuerà nelle forme previste dagli artt. 605 e 606 c.p.c., mediante accesso dell'ufficiale giudiziario munito di copia conforme del provvedimento cautelare, che si recherà nel luogo nel quale si trovano i beni sequestrati e provvederà, ove i beni siano detenuti da un soggetto diverso dal custode, a ricercarli, prelevarli e consegnarli al custode, redigendo verbale delle operazioni compiute;

2) Quanto ai beni immobili: il sequestro troverà attuazione mediante notifica del preavviso di rilascio (ogni volta che il bene sia detenuto da un soggetto diverso dal custode del bene individuato nel provvedimento cautelare) e accesso dell'ufficiale giudiziario nel luogo e nell'ora indicati nel preavviso, con immissione nel possesso del custode. E' controverso se sia necessaria la trascrizione del provvedimento di sequestro giudiziario sui registri immobiliari anche se viene per lo più esclusa tale necessità, alla luce del rinvio, contenuto nell'art. 677 c.p.c., ai soli articoli 605 e seguenti e in assenza di qualsiasi indicazione circa la necessità di trascrizione del provvedimento in questione;

3) Quanto alle aziende: la possibilità di sequestro giudiziario di una azienda è espressamente prevista dall'art. 670, comma 1, n. 1, c.p.c.; la attuazione presenta profili problematici in considerazione del carattere composito dei beni che possono comporre l'azienda (può trattarsi tanto di mobili, quanto di immobili, quanto di beni immateriali), tanto da aver indotto alcuni autori a ritenere che neppure possano trovare applicazione, in questo caso, le previsioni dettate dagli artt. 605 e ss. c.p.c., essendo invece sufficiente che l'ufficiale giudiziario provveda ad investire formalmente il custode nell'esercizio delle sue funzioni. La Cassazione, da parte sua, ha recentemente affermato che l'attuazione del sequestro giudiziario dell'azienda debba effettuarsi avendo riguardo agli articoli 605 e seguenti, distinguendo fra i diversi beni che vengano in rilievo (e così, facendo applicazione degli artt. 605 e 606 c.p.c. per l'attuazione del sequestro quanto ai beni mobili e degli articoli 608 e seguenti con riguardo ai beni immobili – si veda Cass. civ., 13 settembre 2019, n. 22945);

4) Quanto alle partecipazioni sociali: la possibilità di sequestro di partecipazioni sociali è espressamente prevista dall'art. 2471-bis c.c.; la norma in questione non reca specifiche indicazioni circa la modalità di attuazione del sequestro delle quote, potendo allora ritenersi che la stessa venga effettuata mediante annotazione sul libro soci della società, nonché mediante iscrizione del sequestro nel registro delle imprese, alla stessa stregua di quanto previsto dall'art. 2471 c.c. per il caso di pignoramento della quota, allo scopo di rendere i terzi edotti dell'avvenuto sequestro;

5) Quanto agli assegni e alle cambiali: anch'essi sono certamente suscettibili di sequestro giudiziario e, trattandosi di beni mobili, si attuerà, secondo l'opinione prevalente, nelle forme previste dagli art. 605 e ss. c.p.c.

Alcune questioni di particolare interesse

Una prima questione che sembra utile approfondire brevemente attiene alla individuazione del giudice competente a conoscere delle questioni concernenti l'attuazione del sequestro, sia che esse attengano a difficoltà nella attuazione del sequestro, sia che attengano a motivi che in ambito esecutivo sarebbero ascrivibili nell'ambito degli artt. 615 e 617 c.p.c.

La lettera dell'art. 669-duodecies c.p.c., laddove fa salva, per l'attuazione dei provvedimenti di sequestro, l'applicazione degli artt. 677 e seguenti del Codice di procedura civile, farebbe propendere per la sussistenza della competenza funzionale del giudice dell'esecuzione a conoscere delle questioni concernenti la attuazione di tali misure cautelari, dal momento che tali disposizioni, diversamente dall'art. 669-duodecies c.p.c., non recano alcun riferimento al fatto che l'attuazione di tali misure cautelari avvenga sotto il controllo del giudice che ha emanato il provvedimento e recano, invece, con riguardo alle modalità di esecuzione dei provvedimenti di sequestro, un rinvio alle disposizioni dettate in materia di esecuzione forzata.

La dottrina, tuttavia, sembra orientata in prevalenza in modo diverso, ritenendo che il riferimento agli artt. 677 e ss., contenuto nell'art. 669-duodecies c.p.c., valga unicamente ad indicare le modalità operative per l'attuazione del sequestro e non invece ad individuare il giudice funzionalmente competente a conoscere degli eventuali incidenti legati all'attuazione o delle eventuali opposizioni (in questo senso si esprimono anche diversi tribunali, quali, ad esempio, Trib. Trani 17.9.2009 e, più di recente, Trib. Massa 2.4.2019).

Ove si escluda la competenza funzionale del giudice dell'esecuzione, sul presupposto che in questo caso non venga in rilievo una attività riconducibile nell'ambito dell'esecuzione forzata, ne seguirà che le eventuali difficoltà riscontrate nella attuazione del sequestro dovranno essere affrontate e risolte da parte del giudice che ha adottato il provvedimento cautelare, in conformità a quanto previsto dall'art. 669-duodecies c.p.c.

Non significativamente dissimili sono le conclusioni alle quali è possibile pervenire con riguardo alle contestazioni che in ambito esecutivo sarebbero ascrivibili nell'ambito degli artt. 615 e 617 c.p.c.

Viene quindi per lo più esclusa la possibilità di avvalersi dei rimedi previsti dagli artt. 615 e 617 c.p.c. (in tal senso si esprimono anche le due già citate pronunce di merito), affermando la maggior parte degli interpreti che si sono occupati di tale questione che le eventuali contestazioni riguardanti le modalità di esecuzione del sequestro giudiziario siano risolvibili facendo ricorso all'art. 669-duodecies c.p.c., ossia rivolgendosi al giudice che ha emanato il provvedimento cautelare, ferma restando la possibilità di proporre tali questioni anche nel corso del giudizio di merito, ove ricorrano i presupposti previsti dall'art. 669-decies c.p.c.

Più articolate le posizioni espresse con riguardo alla posizione del terzo che si ritenga pregiudicato dal provvedimento di sequestro, sebbene anche in questo caso si tenda ad escludere la possibilità di far ricorso al rimedio contemplato dall'art. 619 c.p.c., ipotizzandosi che la posizione del terzo possa trovare tutela, secondo alcuni, facendo riferimento al giudice che ha emesso il provvedimento, ai sensi dell'art. 669-duodecies c.p.c., secondo altri ammettendo la possibilità di reclamo da parte del terzo contro il provvedimento autorizzativo del sequestro, ai sensi dell'art. 669-terdecies c.p.c.

Viene anche ammessa la possibilità di intervento volontario del terzo nel giudizio di merito, al fine di richiedere la modifica o revoca del provvedimento cautelare ai sensi dell'art. 669-decies c.p.c.

Il rapporto con il giudizio di merito

Diversamente dal sequestro conservativo - che ha la funzione di anticipare la soddisfazione del credito e che, di conseguenza, si pone in stretta connessione con l'attività espropriativa che sarà posta in essere una volta formatosi il titolo esecutivo nei confronti del debitore (stretta connessione che si traduce, in particolare, nella “conversione” del sequestro in pignoramento, prevista dall'art. 686 c.p.c.) - il sequestro giudiziario ha la funzione di preservare il bene sottoposto a cautela, avendo la finalità di conservare, con riguardo al bene oggetto di sequestro, la situazione di fatto e di diritto in attesa della formazione del titolo.

Proprio in ragione di tale peculiare funzione del sequestro giudiziario, tale misura, pur attuandosi con modalità riconducibili nell'ambito dell'esecuzione forzata, non si pone, diversamente dal sequestro conservativo, in stretta correlazione con una successiva fase espropriativa.

Tale circostanza potrebbe allora suscitare un certo “disorientamento” nell'interprete: ci si potrebbe chiedere, così, quale sia il “destino” di tale misura cautelare. Visto che essa non è destinata a convertirsi in pignoramento, occorre acclarare fino a quando si protraggano gli effetti di tale misura e quale possa essere l'esito della stessa.

E poi, per restare nell'ambito che più ci interessa in questo focus, occorre chiarire cosa ne sia delle misure attuative del sequestro poste in essere per dare attuazione a questa misura cautelare.

Per rispondere a tali quesiti non si può che fare riferimento alle disposizioni dettate in tema di rito cautelare uniforme e, più in generale, occorre soffermarsi sul rapporto tra misura cautelare e giudizio di merito.

Sicuramente meno problematico è il caso in cui la domanda di merito svolta in relazione al sequestro giudiziario venga respinta, con conseguente dichiarazione di inesistenza del diritto a cautela del quale era stato emesso il provvedimento interinale.

In questo caso - così come nel caso di mancata tempestiva introduzione del giudizio di merito (nel caso di misura cautelare concessa ante causam) e nel caso di estinzione del giudizio di merito tempestivamente introdotto - il provvedimento cautelare perde la propria efficacia alla luce di quanto previsto dall'art. 669-novies c.p.c.

La perdita di efficacia del provvedimento cautelare potrà, nel caso di rigetto della domanda di merito, tanto essere pronunciata nella sentenza che si esprima sulla domanda di merito, quanto essere sancita da ordinanza resa dal medesimo giudice che aveva reso la cautela, a seguito di ricorso di parte.

Meno agevole è la soluzione per il caso di accoglimento della domanda di merito volta alla restituzione del bene.

Tale questione, infatti, non trova una univoca risposta né all'interno delle disposizioni dettate in tema di rito cautelare uniforme, né nelle successive disposizioni dettate in tema di sequestro giudiziario (come avviene, invece, nel caso del sequestro conservativo, con il già citato art. 686 c.p.c.).

Sul punto sono state assunte, da parte della dottrina, diverse posizioni, ritenendo alcuni che il pieno accoglimento della domanda di merito comporti il venir meno degli effetti del provvedimento cautelare - alla stessa stregua di quanto previsto dall'art. 669-novies, terzo comma, c.p.c., per il caso di rigetto della domanda - e ritenendo, invece, altri che l'accoglimento della domanda di merito non incida sugli effetti del provvedimento cautelare, il quale continuerà a produrre i propri effetti fino al passaggio in giudicato della pronuncia di merito.

La posizione fatta propria dalla Cassazione è quella che afferma che il provvedimento cautelare perda efficacia a seguito della pronuncia, provvisoriamente esecutiva, che accolga la domanda di merito, rimanendo in essa assorbito (Cass. civ., sez. un., n. 14503 /2013): per effetto di tale pronuncia, dunque, la parte risultata vincitrice nella causa di merito sarà abilitata, in caso di mancata consegna spontanea, ad agire esecutivamente per la consegna del bene detenuto dal custode nominato in sede di sequestro giudiziario.

Riferimenti
  • Codice di Procedura Civile Commentato a cura di Claudio Consolo, Vol. IV, pp. 250 e ss., 2018, Milano;
  • C. Trapuzzano, Rapporti tra sequestro giudiziario ed esito del giudizio di merito, in Portale del Processo Civile, Milano;
  • P. Vittoria, Provvedimenti cautelari, dall'attuazione ai rimedi, in Portale del Processo Civile, Milano;
  • G. Anania, Gli effetti sul provvedimento cautelare della sentenza di accoglimento della domanda, in Rivista Trimestrale di Diritto e Procedura Civile, 2015, fasc. 1;

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