I parenti entro il quarto grado devono avere instaurato rapporti rilevanti con il minore

Sabina Anna Rita Galluzzo
09 Dicembre 2021

Nel procedimento per la dichiarazione di adottabilità quanto incide sulla condizione di abbandono il fatto che i parenti entro il 4 grado abbiano o meno instaurato rilevanti rapporti con il minore?
Massima

L'art. 12, l. n. 184/1983 limita le categorie di persone che devono essere sentite nel procedimento per la dichiarazione di adottabilità ai parenti entro il quarto grado che abbiano mantenuto rapporti significativi con il minore la cui convocazione risponde essenzialmente alla finalità di consentire l'acquisizione di elementi necessari per la valutazione del suo interesse e la prospettazione di soluzioni idonee ad ovviare allo stato di abbandono, senza rescindere il legame con la famiglia di origine. E ai medesimi parenti, in forza del combinato disposto degli artt. 12 e 15, l. n. 184/1983, deve essere notificata la sentenza che dichiara lo stato di adottabilità.

Il caso

Il tribunale per i minorenni dichiarava l'adottabilità di una bambina e la decadenza dalla responsabilità genitoriale di madre e padre. Il ricorso in appello portava a una conferma del provvedimento impugnato. Il giudice, in particolare, riscontrava la sussistenza dello stato di abbandono della minore in presenza di un “quadro di grave negligenza nell'accudimento” nonché di comportamenti violenti del padre. Si evidenziava inoltre la situazione di tossicodipendenza dell'uomo e l'impossibilità di risolvere la “situazione in tempi coerenti con lo sviluppo equilibrato e l'esigenza di stabilità della minore”. In relazione, d'altro canto, alla madre si riteneva che i miglioramenti della sua condizione, avvenuti nel tempo trascorso tra il primo e il secondo grado, non erano “suscettibili d'ingenerare una prognosi favorevole al recupero delle capacità genitoriali”. In questo contesto la presenza di figure parentali non viene considerata dai giudici sufficiente ad evitare lo stato di abbandono.

Contro il provvedimento della Corte d'Appello viene presentato ricorso in Cassazione.

La questione

Ai sensi dell'art. 8, l. 184/1983 sono dichiarati in stato di adottabilità i minori di cui sia accertata la situazione di abbandono perché privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi.

La legge fa dunque riferimento ai fini di evitare lo stato di abbandono e pertanto l'extrema ratio dell'adozione del minore, a una famiglia allargata che comprenda oltre ai genitori i parenti, che secondo il consolidato orientamento interpretativo, sono quelli entro il quarto grado. Si consideri infatti che quando un minore è adeguatamente assistito da parenti entro il quarto grado, pur in assenza dei genitori, non scattano gli obblighi di segnalazione e di intervento previsti in relazione ai casi di minori abbandonati (art. 9).

La tematica dà vita peraltro ad alcune problematiche di natura sia processuale che sostanziale. Ci si chiede infatti innanzitutto quali parenti del minore debbano essere convocati nel giudizio e inoltre quanto incida sulla condizione di abbandono il fatto che detti parenti abbiamo o meno instaurato rilevanti rapporti con il minore.

Le soluzioni giuridiche

La Corte con l'ordinanza in esame accoglie parzialmente il ricorso. Coinvolti nella vicenda erano oltre ai genitori, i nonni, lo zio paterno e la madre della piccola.

In particolare, in relazione alla donna la Cassazione evidenzia come la Corte territoriale non avesse valutato adeguatamente i positivi cambiamenti che la stessa aveva messo in atto, nonché l'interesse o il pregiudizio della bambina “a conservare una relazione con la madre, eventualmente ricorrendo ad una modulazione dell'intervento sulla genitorialità meno radicale”. L'ordinanza si conforma così a quei precedenti giurisprudenziali secondo i quali il giudice, al fine di accertare lo stato di abbandono, deve tener conto del proposito dei genitori di riparare alle precedenti mancanze, verificando se sussistano fondati motivi per ritenere che gli stessi abbiano acquisito consapevolezza delle proprie responsabilità e dei propri compiti e siano pronti ad assumerli (Cass. 26302/2018; Cass. 10809/1999).

L'attenzione della Corte si concentra inoltre sulla presenza degli altri parenti della minore e soprattutto sulla rilevanza di pregressi rapporti di questi con la minore.

In particolare, lo zio paterno della bambina non era stato convocato nel giudizio relativo alla dichiarazione d'adottabilità.

In proposito si evidenzia che l'art. 12, l. 184/1983 limita le categorie di persone che devono essere sentite nel procedimento ai parenti entro il quarto grado che abbiano mantenuto rapporti significativi con il minore. La legge pone pertanto due limiti alla partecipazione di persone che non siano i genitori: il grado di parentela e la sussistenza di pregressi rapporti. La ratio della disposizione, precisa la giurisprudenza, consiste nel consentire l'acquisizione di elementi necessari per valutare l'interesse del minore, nonché nel valorizzare le risorse affettive già esistenti nell'ambito della famiglia allargata rappresentate da persone o nuclei capaci di assumere le funzioni genitoriali, e quindi di ovviare alla situazione di abbandono (Cass.11426/2003;Cass. 18689/2015. Nello stesso senso si esprime anche la recentissima Cass. 29248/2021).Ai medesimi parenti, deve essere notificata la sentenza che dichiara lo stato di adottabilità (Art. 12, 15 l. 183/1984; Cass. 26879/2018).

Ne consegue, si sottolinea, che è irrilevante l'omessa audizione del parente entro il predetto grado, che pure abbia dichiarato al tribunale la propria disponibilità ad accogliere presso di sé il minore, qualora non sussistano pregressi rapporti significativi tra i due (Cass. 1840/2011.).

La partecipazione dei parenti del minore al procedimento d'adottabilità è pertanto limitata, precisa la Cassazione nella specie, a quelli che, sulla base di un accertamento di fatto non censurabile in sede di giudizio di legittimità, «siano ritenuti effettivamente interessati a seguire il percorso di vita del minore, ad incontrarlo e a conservare una relazione significativa», anche qualora il minore sia stato già da tempo allontanato dalla famiglia. Nella specie infatti la minore viveva in comunità, ma tale situazione, precisa l'ordinanza in esame, non impediva allo zio di attivarsi per instaurare un rapporto.

Anche i prozii della bambina si erano resi disponibili, ma la Cassazione li esclude dal novero dei parenti entro il quarto grado precisando che anche se costoro avevano instaurato un rapporto con la minore non sono legittimati ad essere avvisati, convocati ed a partecipare al giudizio. In un'azione così delicata e con effetti così gravi sulla vita di un minore, si sottolinea nell'ordinanza, “è necessario e del tutto ragionevole disegnare un perimetro preciso, dei parenti che possono essere valutati ai fini dell'affidamento, stabilendo una soglia giuridica non oltrepassabile”. In senso difforme peraltro si evidenzia un precedente che indicava espressamente i prozii tra i parenti entro il quarto grado del minore (Cass.16796/2009).

Riguardo ai nonni l'ordinanza in esame evidenzia come la Corte territoriale abbia considerato il comportamento di tali soggetti esclusivamente nei riguardi dei genitori della bambina; i nonni vengono esaminati solo sulla base della loro scarsa capacità di contenimento del figlio e della nuora. Manca invece del tutto, precisa la Cassazione, «la valutazione della relazione con la minore nel periodo che ha preceduto la dichiarazione di adottabilità» nonché la valutazione di quale effetto possa arrecare allo sviluppo psicofisico della bambina la recisione di questo legame. Al contrario, precisa la giurisprudenza ormai consolidata la presenza di significativi rapporti del minore con i parenti entro il quarto grado costituisce essenziale presupposto giuridico per escludere lo stato di abbandono qualora si manifesti da parte di figure parentali sostitutive la disponibilità a prestare assistenza e cure al minore. Alla parentela la legge n. 184/1983 attribuisce rilievo, ai fini della sopraindicata esclusione, solo se accompagnata dalle relazioni psicologiche e affettive che normalmente la caratterizzano, l'assenza delle quali legittima pertanto, l'emissione del decreto di adottabilità (Cass. 17110/2004; Cass. 11890/2015 e nello stesso senso Finocchiaro, In assenza di concreti legami affettivi la sola parentela diventa irrilevante, in Guida al diritto, 53/2006; Astiggiano, Stato di abbandono di un minore e ruolo dei parenti: quando il concetto di famiglia si amplia, in Famiglia diritto, numero 11 del 2009). In altri termini il minore non può essere dichiarato adottabile in presenza di parenti entro il quarto grado giudicati idonei all'assistenza senza prescindere dalla considerazione della pregressa condotta degli uni in relazione all'altro (Cass. 19825/2020). Nella specie invece, precisa la Cassazione, la Corte territoriale non aveva adeguatamente valutato se sussistevano tra la bambina e i nonni rapporti significativi.

Osservazioni

Protagonisti spesso di provvedimenti giurisprudenziali in tema di stato di abbandono sono proprio i nonni, figura che, nella prassi, ha creato non poche difficoltà in quanto gli stessi, pur essendo spesso disponibili a prendersi cura dei nipoti non sono a volte in grado, anche se per ragioni non dipendenti da loro, quali l'età, o le condizioni di salute, di offrire a lungo termine quell'assistenza morale e materiale necessaria ad assicurare la realizzazione dell'interesse del minore. Sono stati così dichiarati non idonei a prendersi adeguatamente cura di un minore nonni troppo legati al genitore abusante (Cass.16280/2014) o che non hanno tentato di contrastare lo stato di abbandono (Cass. 7504/2011), o ancora che non avevano costituito rapporti significativi con il nipote (Cass.7504/2011). Altre volte invece la giurisprudenza ha valorizzato la positiva presenza dei nonni, sottolineando come la loro “posizione diventi sempre più rilevante nell'ambito della famiglia, non potendo ritenersi privi di tutela vincoli che affondano le loro radici nella tradizione familiare, la quale trova il suo riconoscimento anche nell'articolo 29 della Costituzione” (Cass. 9606/1998; 11019/2006). È stata così evidenziata l'attitudine dei nonni a creare un valido legame con il minore, e la loro idoneità a conservare e rafforzare i rapporti affettivi, e a seguire al tempo stesso la crescita, l'educazione e la vita dei nipoti. La presenza dei nonni, ovviamente se seriamente e concretamente disponibili a prendersi cura del minore, è stata così più volte ritenuta ostativa alla dichiarazione dello stato di abbandono (Cass. 2102/2010). Sono stati a volte considerati idonei anche nonni molto anziani sulla base della considerazione secondo cui la valutazione debba soffermarsi unicamente sulla situazione attuale del minore senza dar spazio ad altre considerazioni riguardanti il futuro (Cass. 10126/2005). Necessaria è comunque sempre la sussistenza di pregressi rapporti significativi ( Cass. 6629/2002), a meno che lo stato di abbandono da parte dei genitori si manifesti sin dalla nascita, non potendo sussistere in tale caso rapporti significativi tra il minore i parenti entro il quarto grado (Cass. 2102/2010).

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