Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 28 - (Contratti misti di appalto) 1(Contratti misti di appalto)1 [1. I contratti, nei settori ordinari o nei settori speciali, o le concessioni, che hanno in ciascun rispettivo ambito, ad oggetto due o più tipi di prestazioni, sono aggiudicati secondo le disposizioni applicabili al tipo di appalto che caratterizza l'oggetto principale del contratto in questione. Nel caso di contratti misti. che consistono in parte in servizi ai sensi della parte II, titolo VI, capo II, e in parte in altri servizi. oppure in contratti misti comprendenti in parte servizi e in parte forniture, l'oggetto principale è determinato in base al valore stimato più elevato tra quelli dei rispettivi servizi o forniture . L'operatore economico che concorre alla procedura di affidamento di un contratto misto deve possedere i requisiti di qualificazione e capacità prescritti dal presente codice per ciascuna prestazione di lavori, servizi, forniture prevista dal contratto. 2. Ai contratti misti, nei settori ordinari e nei settori speciali, aventi per oggetto gli appalti contemplati nel presente codice e in altri regimi giuridici, si applicano i commi da 3 a 8 2. 3. Se le diverse parti di un determinato contratto sono oggettivamente separabili, si applicano i commi 5, 6 e 7. Se le diverse parti di un determinato contratto sono oggettivamente non separabili, si applica il comma 9. 4. Se una parte di un determinato contratto è disciplinata dall'articolo 346 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea o dal decreto legislativo 15 novembre 2011, n. 208, si applica l'articolo 160. 5. Nel caso di contratti aventi ad oggetto appalti disciplinati dal presente codice nonché appalti che non rientrano nell'ambito di applicazione del medesimo codice, le amministrazioni aggiudicatrici o gli enti aggiudicatori possono scegliere di aggiudicare appalti distinti per le parti distinte o di aggiudicare un appalto unico. Se le amministrazioni aggiudicatrici o gli enti aggiudicatori scelgono di aggiudicare appalti distinti per le parti distinte, la decisione che determina quale regime giuridico si applica a ciascuno di tali appalti distinti è adottata in base alle caratteristiche della parte distinta di cui trattasi 3. 6. Se le amministrazioni aggiudicatrici o gli enti aggiudicatori scelgono di aggiudicare un appalto unico, il presente decreto si applica, salvo quanto previsto all'articolo 160, all'appalto misto che ne deriva, a prescindere dal valore delle parti cui si applicherebbe un diverso regime giuridico e dal regime giuridico cui tali parti sarebbero state altrimenti soggette. 7. Nel caso di contratti misti che contengono elementi di appalti di forniture, lavori e servizi nei settori ordinari e di concessioni, il contratto misto è aggiudicato in conformità con le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori ordinari, purché il valore stimato della parte del contratto che costituisce un appalto disciplinato da tali disposizioni, calcolato secondo l'articolo 35, sia pari o superiore alla soglia pertinente di cui al medesimo articolo 354. 8. Nel caso di contratti aventi per oggetto sia appalti nei settori ordinari, sia appalti nei settori speciali, le norme applicabili sono determinate, fatti salvo i commi 5, 6 e 7, a norma dei commi da 1 a 12. 9. Se le diverse parti di un determinato contratto sono oggettivamente non separabili, il regime giuridico applicabile è determinato in base all'oggetto principale del contratto in questione. 10. Nei settori speciali, nel caso di contratti destinati a contemplare più attività, gli enti aggiudicatori possono scegliere di aggiudicare appalti distinti per ogni attività distinta o di aggiudicare un appalto unico. Se gli enti aggiudicatori scelgono di aggiudicare appalti distinti, la decisione che determina il regime giuridico applicabile a ciascuno di tali appalti distinti è adottata in base alle caratteristiche dell'attività distinta di cui trattasi. In deroga ai commi da 1 a 9, per gli appalti nei settori speciali, se gli enti aggiudicatori decidono di aggiudicare un appalto unico, si applicano i commi 11 e 12. Tuttavia, quando una delle attività interessate è disciplinata dall'articolo 346 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea o dal decreto legislativo 15 novembre 2011, n. 208, si applica l'articolo 160. La decisione di aggiudicare un unico appalto e di aggiudicare più appalti distinti non può essere adottata, tuttavia, allo scopo di escludere l'appalto o gli appalti dall'ambito di applicazione del presente codice. 11. A un appalto destinato all'esercizio di più attività [ nei settori speciali ] si applicano le disposizioni relative alla principale attività cui è destinato 5. 12. Nel caso degli appalti [ nei settori speciali ] per cui è oggettivamente impossibile stabilire a quale attività siano principalmente destinati, le disposizioni applicabili sono determinate come segue: a) l'appalto è aggiudicato secondo le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori ordinari se una delle attività cui è destinato l'appalto è disciplinata dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori ordinari e l'altra dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori speciali; b) l'appalto è aggiudicato secondo le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori speciali se una delle attività cui è destinato l'appalto è disciplinata dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori speciali e l'altra dalle disposizioni relative all'aggiudicazione delle concessioni; c) l'appalto è aggiudicato secondo le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori speciali se una delle attività cui è destinato l'appalto è disciplinata dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori speciali e l'altra non è soggetta né a tali disposizioni, né a quelle relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori ordinari o alle disposizioni relative all'aggiudicazione delle concessioni 6. 12-bis. Nel caso di contratti misti che contengono elementi di appalti di forniture, lavori e servizi nei settori speciali e di concessioni, il contratto misto è aggiudicato in conformità con le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori speciali, purché il valore stimato della parte del contratto che costituisce un appalto disciplinato da tali disposizioni, calcolato secondo l'articolo 35, sia pari o superiore alla soglia pertinente di cui all'articolo 35 7.] [ 13. Le stazioni appaltanti ricorrono alle procedure di cui al presente articolo solo nei casi in cui l'elemento tecnologico ed innovativo delle opere oggetto dell'appalto sia nettamente prevalente rispetto all'importo complessivo dei lavori, prevedendo la messa a gara del progetto esecutivo. ]8 [1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. [2] Così rettificato con Comunicato 15 luglio 2016 (in Gazz. Uff., 15 luglio 2016, n. 164). [3] Comma modificato dall'articolo 18, comma 1, lettera a), del D.Lgs 19 aprile 2017, n. 56. [4] Comma modificato dall'articolo 18, comma 1, lettera b), del D.Lgs 19 aprile 2017, n. 56. [5] Comma modificato dall'articolo 18, comma 1, lettera c), del D.Lgs 19 aprile 2017, n. 56. [6] Comma modificato dall'articolo 18, comma 1, lettera d), del D.Lgs 19 aprile 2017, n. 56. [7] Comma aggiunto dall'articolo 18, comma 1, lettera e), del D.Lgs 19 aprile 2017, n. 56. [8] Comma abrogato dall'articolo 18, comma 1, lettera f), del D.Lgs 19 aprile 2017, n. 56. InquadramentoCon l'art. 28 si apre il Titolo IV della Parte I del Codice, dedicato ai princìpi comuni alle diverse modalità di affidamento previste nell'impianto normativo codicistico. In tale contesto, l'articolo in commento si occupa di disciplinare l'ipotesi – di non rara verificazione nella pratica – dei c.d. ‘contratti misti', ossia di quei contratti il cui oggetto ricomprenda diverse tipologie di prestazioni (es. lavori e servizi, lavori e forniture, ecc.). La problematica principale relativa ai contratti misti è sempre stata l'individuazione della disciplina applicabile, a fronte di fattispecie negoziali che comprendevano elementi tra loro eterogenei i quali, considerati singolarmente, avrebbero imposto l'applicazione di regimi giuridici differenti tra loro. La disciplina Europea sugli appalti misti è piuttosto complessa e minuziosa, in quanto essa prevede distinte ipotesi e sotto-ipotesi: in primo luogo, con riferimento ai contratti misti c.d. infra-direttiva (cioè quelli aventi ad oggetto prestazioni disciplinate dalla medesima direttiva), è previsto che “i contratti aventi ad oggetto due o più tipi di appalto (lavori, servizi o forniture) sono aggiudicati secondo le disposizioni applicabili al tipo di appalti che caratterizza l'oggetto principale del contratto in questione. Nel caso di contratti misti che consistono in parte in servizi ai sensi del titolo III, capo I [ossia i servizi sociali e altri servizi specifici, n.d.r.], e in parte in altri servizi oppure in contratti misti comprendenti in parte servizi e in parte forniture, l'oggetto principale è determinato in base al valore stimato più elevato tra quelli dei rispettivi servizi o forniture” (art. 3, par. 2, direttiva n. 2014/24/UE). Con riferimento ai contratti misti c.d. extra-direttive (cioè quelli aventi ad oggetto prestazioni disciplinate da diverse direttive o esclusi dall'applicazione delle direttive), la disciplina vuole che “nel caso di contratti aventi ad oggetto appalti disciplinati dalla presente direttiva nonché appalti che non rientrano nell'ambito di applicazione della presente direttiva, le amministrazioni aggiudicatrici possono scegliere di aggiudicare appalti distinti per le parti distinte o di aggiudicare un appalto unico. Se le amministrazioni aggiudicatrici scelgono di aggiudicare appalti distinti per le parti distinte, la decisione che determina quale regime giuridico si applica a ciascuno di tali appalti distinti è adottata in base alle caratteristiche della parte distinta di cui trattasi. Se le amministrazioni aggiudicatrici scelgono di aggiudicare un appalto unico, la presente direttiva si applica, salvo se altrimenti previsto all'art. 16, all'appalto misto che ne deriva, a prescindere dal valore delle parti cui si applicherebbe un diverso regime giuridico e dal regime giuridico cui tali parti sarebbero state altrimenti soggette. Nel caso di contratti misti che contengono elementi di appalti di forniture, lavori e servizi e di concessioni, il contratto misto è aggiudicato in conformità con la presente direttiva, purché il valore stimato della parte del contratto che costituisce un appalto disciplinato dalla presente direttiva, calcolato secondo l'art. 5, sia pari o superiore alla soglia pertinente di cui all'art. 4. 5. Nel caso di contratti aventi per oggetto sia appalti disciplinati dalla presente direttiva sia appalti per l'esercizio di un'attività soggetta alla direttiva 2014/25/UE, le norme applicabili sono determinate, fatto salvo il paragrafo 4 del presente articolo, a norma degli artt. 5 e 6 della direttiva 2014/25/UE” (art. 3, par. 4, Dir. n. 2014/24/UE). In sostanza, con riferimento ai contratti misti infra-direttiva, il diritto Europeo fa propria la teoria della prevalenza, servendosi, a seconda dei tipi contrattuali che si mescolano, dell'indice di prevalenza economico (servizi e forniture; servizi sociali) o dell'indice di prevalenza qualitativo (servizi e lavori; forniture e lavori): di conseguenza, un appalto misto di servizi e forniture sarà retto dalla disciplina del tipo economicamente prevalente, mentre un appalto misto di servizi o forniture e lavori sarà governato dalla disciplina dell'appalto qualitativamente prevalente. La ragione del diverso trattamento dipende dalla diversità delle soglie: se si assoggettassero alla disciplina sugli appalti pubblici di lavori i contratti nei quali la componente lavori è prevalente dal punto di vista economico, pur avendo carattere accessorio rispetto alle altre prestazioni, la conseguenza sarebbe la sottrazione di numerosi appalti di servizi e forniture con un valore stimato superiore alle soglie d'applicazione di cui alla direttiva n. 2014/24/UE per i servizi e le forniture, ma inferiore a quella prevista dalla medesima direttiva per i lavori, all'applicazione della pertinente disciplina comunitaria; tale problema non sussiste in relazione ai servizi e alle forniture, che presentano le medesime soglie. Tali disposizioni sono coerentemente interpretate dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea, la quale, a più riprese, ha avuto modo di affermare che «nel caso di un contratto misto le cui differenti parti a termine del bando di gara sono inseparabilmente connesse e formano così un tutto indivisibile, l'operazione di cui trattasi dev'essere esaminata nel suo insieme in modo unitario ai fini della sua qualifica giuridica e dev'essere valutata sulla base delle regole che disciplinano la parte che costituisce l'oggetto principale o l'elemento preponderante del contratto (v., in tal senso, CGUE 5 dicembre 1989, causa C-3/88, Commissione c. Italia, in Racc., pag. 4035, punto 19; 19 aprile 1994, causa C-331/92, Gestión Hotelera Internacional, in Racc., pag. I1329, punti 2326; 18 gennaio 2007, causa C-220/05, Auroux e a., in Racc., pag. I385, punti 36 e 37; 21 febbraio 2008, causa C-412/04, Commissione c. Italia, in Racc., pag. I619, punto 47)». Con riferimento ai contratti misti extra-direttive, la direttiva offre due possibilità: i) o scindere i diversi tipi negoziali ed applicare a ciascuno di essi la relativa disciplina, ii) o procedere mediante unico appalto, cui si applicano le medesime regole appena viste con riferimento ai contratti misti infra direttiva e, di conseguenza, il principio della prevalenza. Venendo alla normativa nazionale, sebbene la fattispecie fosse ben nota anche nel regime previgente, le disposizioni del vecchio Codice che si occupavano di contratti misti erano scarne e prive della necessaria organicità. Vi era unicamente l'art. 14 del d.lgs. n. 163/2006 ad occuparsi di stabilire il criterio dirimente ai fini dell'individuazione del regime normativo applicabile di volta in volta al singolo contratto misto, elaborando a tal fine il c.d. criterio della ‘prevalenza' di una tipologia di prestazioni rispetto all'altra, nella duplice accezione di prevalenza funzionale e/o di prevalenza economica. A differenza dell'art. 14 del d.lgs. n. 163/2006, l'art. 28 del d.lgs. n. 50/2016, seguendo la traccia Europea, intende occuparsi della tematica dei contratti misti in maniera organica, contemplando tutte le possibili fattispecie realizzabili nella pratica e individuando specificamente la disciplina applicabile a ciascuna di esse, con l'ambizioso scopo di scongiurare qualsiasi dubbio in fase applicativa. In modo analogo alla fonte unionale, la disciplina di cui al d.lgs. n. 50/2016, ai sensi dell'art. 28 del Codice si fissa la regola per cui “i contratti, nei settori ordinari o nei settori speciali, o le concessioni, che hanno in ciascun rispettivo ambito, ad oggetto due o più tipi di prestazioni, sono aggiudicati secondo le disposizioni applicabili al tipo di appalto che caratterizza l'oggetto principale del contratto in questione. Nel caso di contratti misti, che consistono in parte in servizi ai sensi della parte II, titolo VI, capo II, e in parte in altri servizi, oppure in contratti misti comprendenti in parte servizi e in parte forniture, l'oggetto principale è determinato in base al valore stimato più elevato tra quelli dei rispettivi servizi o forniture. L'operatore economico che concorre alla procedura di affidamento di un contratto misto deve possedere i requisiti di qualificazione e capacità prescritti dal presente codice per ciascuna prestazione di lavori, servizi, forniture prevista dal contratto”. Al riguardo, non possono che ripetersi le conclusioni già esposte in sede di commento della normativa Europea: la disciplina applicabile, infatti, è individuata sulla base del tipo contrattuale prevalente – da individuare caso per caso – ove la prevalenza non è da intendere in senso esclusivamente economico, ma anche in senso qualitativo. Anche se i lavori superano la metà del valore dell'appalto – con ciò presumendosi che l'oggetto principale dell'appalto siano i lavori – se questi sono meramente accessori rispetto ai servizi o alle forniture, si applica la disciplina di questi ultimi. Ne deriva che «negli appalti misti, al fine di individuare la disciplina da applicare non viene in rilievo l'aspetto quantitativo delle prestazioni, ma il carattere accessorio o meno delle prestazioni». Opportunamente, il Codice precisa le regole da applicare per individuare l'attività principale: l'art. 28, comma 12 prevede che “nel caso degli appalti per cui è oggettivamente impossibile stabilire a quale attività siano principalmente destinati, le disposizioni applicabili sono determinate come segue: a) l'appalto è aggiudicato secondo le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori ordinari se una delle attività cui è destinato l'appalto è disciplinata dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori ordinari e l'altra dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori speciali; b) l'appalto è aggiudicato secondo le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori speciali se una delle attività cui è destinato l'appalto è disciplinata dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori speciali e l'altra dalle disposizioni relative all'aggiudicazione delle concessioni; c) l'appalto è aggiudicato secondo le disposizioni del presente codice che disciplinano gli appalti nei settori speciali se una delle attività cui è destinato l'appalto è disciplinata dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori speciali e l'altra non è soggetta né a tali disposizioni, né a quelle relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori ordinari o alle disposizioni relative all'aggiudicazione delle concessioni”. Eccezione a quanto sin qui riferito è data dalla disciplina applicabile in punto di qualificazione e capacità economica e tecnica, la quale segue il regime proprio di ciascuna tipologia, secondo il criterio della combinazione (v. il già citato art. 28, comma 1, ultimo periodo). Pertanto, per quanto riguarda la parte relativa ai lavori, l'offerente si deve avvalere dell'attestazione SOA; per i servizi o le forniture, del diverso meccanismo di cui agli art. 83 d.lgs. n. 50/2016. Va peraltro precisato che, come affermato in giurisprudenza, «l'obbligo di qualificazione cade quando dall'esame del carattere prevalente o accessorio delle varie prestazioni si possa ragionevolmente desumere che la garanzia delle attestazioni SOA non rappresenta una condizione indispensabile ai fini del corretto svolgimento del servizio, di talché il percorso logico seguito per stabilire quale prestazione sia accessoria individua anche i requisiti necessari per partecipare alla gara. Sulla scia delle tradizionali direttive e della consolidata giurisprudenza comunitaria, il Codice dei contratti ha demandato la qualificazione del fornitori e prestatori di servizi ad un elenco delle diverse referenze che l'amministrazione aggiudicatrice può scegliere di richiedere per ottenere la dimostrazione dei requisiti minimi di capacità tecnica e professionale da parte degli operatori economici (art. 42), così definitivamente abdicando alla rigidità del sistema di qualificazione degli esecutori di lavori pubblici, articolato in rapporto alle tipologie e all'importo dei lavori stessi, attuato dagli organismi di diritto privato di attestazione autorizzati secondo categorie di opere generali e specializzate (art. 40). Negli appalti misti, la scelta fra l'uno o l'altro dei sistemi di qualificazione è pertanto condizionata dal nucleo principale delle attività dell'appalto, la cui esecuzione deve essere sorretta da adeguate garanzie di affidabilità» (Cons. St. V, n. 2756/2007). La nozione di «contratti misti»La dottrina civilistica definisce i contratti misti come quei contratti in cui figurano elementi di tipi contrattuali diversi (Roppo, p. 405). A differenza dei contratti collegati, la cui caratteristica è che ciascuno di essi mantiene la propria autonomia ed autosufficienza causale, i contratti misti sono contratti unici aventi un'unica causa, nei quali, semplicemente, si combinano elementi di tipologie negoziali differenti (Patrito). Quanto alla disciplina applicabile ai contratti misti, in astratto essa potrebbe alternativamente determinarsi i) sulla base del criterio della combinazione ovvero ii) in forza del criterio della prevalenza: secondo il primo, al contratto misto dovrebbero applicarsi pro quota le regole proprie di tutti i tipi contrattuali coinvolti; in base al secondo, la disciplina della tipologia contrattuale ritenuta prevalente assorbirebbe i regimi giuridici propri dei tipi contrattuali recessivi, dovendosi individuare il tipo prevalente alternativamente sulla base di indici economici o funzionali (Patrito). Ciò premesso in ordine alla definizione civilistica di ‘contratti misti', una definizione altrettanto lineare non si rinviene nel d.lgs. n. 50/2016. L'art. 28 si riferisce ai contratti misti come ai «contratti, nei settori ordinari o nei settori speciali, o le concessioni, che hanno in ciascun rispettivo ambito, ad oggetto due o più tipi di prestazioni». In maniera ancor meno elaborata, l'art. 14 del previgente d.lgs. n. 163/2006 definiva i contratti misti come i «contratti pubblici aventi per oggetto: lavori e forniture; lavori e servizi; lavori, servizi e forniture; servizi e forniture». Nella presente trattazione faremo nostra la (pur basica) definizione codicistica, che fa riferimento all'eterogeneità dei ‘tipi di prestazioni' rientranti in un medesimo rapporto negoziale. Regime giuridico dei contratti mistiAi fini dell'individuazione della disciplina applicabile ai contratti misti, secondo quanto previsto dall'art. 28 del d.lgs. n. 50/2016, occorre innanzitutto premettere che qualora una delle parti del contratto misto riguardi la difesa e la sicurezza dello Stato trova applicazione non già l'articolo in commento, bensì l'art. 160 del Codice, che prevede una disciplina speciale per i contratti misti concernenti aspetti di difesa e di sicurezza. Una volta operata questa ‘sottrazione', rileva poi la distinzione tra i) contratti misti integralmente rientranti nell'alveo della disciplina codicistica, ossia contratti misti che ricomprendono al proprio interno una pluralità di tipi contrattuali tutti ugualmente ricadenti – ove considerati singolarmente – nell'ambito oggettivo di applicazione del Codice, e ii) contratti misti «aventi per oggetto gli appalti contemplati nel presente codice e in altri regimi giuridici», ossia contratti misti che ricomprendono al proprio interno sia figure contrattuali soggette alla disciplina codicistica, sia figure contrattuali soggette a regimi giuridici diversi e ulteriori. Contratti misti integralmente rientranti nell'alveo della disciplina codicistica Con riferimento alla prima tipologia di contratti misti, ossia a quei contratti misti che rientrano integralmente nell'alveo della disciplina codicistica nel senso sopra specificato, il primo comma dell'art. 28 prevede che essi siano aggiudicati «secondo le disposizioni applicabili al tipo di appalto che caratterizza l'oggetto principale del contratto in questione», con l'ulteriore precisazione per cui, laddove il contratto sia composto in parte da servizi sociali e in parte da altri servizi, ovvero in parte da servizi e in parte da forniture, l'oggetto principale deve essere «determinato in base al valore stimato più elevato tra quelli dei rispettivi servizi o forniture». In buona sostanza, con riferimento a tale tipologia di contratti misti, il legislatore ha fatto proprio il criterio della prevalenza, optando i) per l'indice di prevalenza economico nei casi di contratti misti composti da servizi e forniture ovvero da servizi sociali e altri servizi, e per l'indice di prevalenza qualitativo-funzionale negli altri casi, ossia nei casi di contratti misti in cui sia presente una componente relativa ai lavori (Patrito). In via esemplificativa, un appalto misto di servizi e forniture sarà retto dalla disciplina del tipo economicamente prevalente, mentre un contratto misto di lavori e servizi seguirà la disciplina dell'appalto prevalente da un punto di vista qualitativo-funzionale. La ragione del diverso trattamento dipende dalla diversità delle soglie di rilevanza comunitaria: se si assoggettassero alla disciplina degli appalti di lavori i contratti in cui la componente relativa ai lavori ha carattere accessorio rispetto alle altre prestazioni ma è prevalente dal punto di vista economico, pur non raggiungendo la soglia di rilevanza comunitaria (notoriamente molto alta per i lavori), la conseguenza sarebbe la sottrazione all'applicazione della pertinente disciplina Eurounitaria di numerosi appalti di servizi e forniture aventi un valore stimato soprasoglia ma nondimeno inferiore al valore economico (sottosoglia) dei lavori ‘accessori'; analoga problematica non sussiste in relazione ai servizi e alle forniture, che presentano le medesime soglie (Patrito). Ai sensi del primo comma dell'art. 28, un operatore economico che intenda partecipare a una procedura di affidamento di un contratto misto rientrante in questa tipologia deve necessariamente possedere i requisiti di qualificazione e capacità prescritti dal Codice per ciascuna prestazione di lavori, servizi o forniture prevista dal contratto. Contratti misti che comprendono tipi contrattuali non ricadenti nella disciplina codicistica Maggiormente articolata è la disciplina prevista dall'art. 28 per i contratti misti in cui coesistono tipi contrattuali rientranti nell'ambito oggettivo di applicazione del Codice e tipi contrattuali soggetti invece a diversi regimi giuridici. Per l'individuazione della disciplina di volta in volta applicabile, rileva innanzitutto la distinzione tra i) contratti le cui parti siano oggettivamente separabili e ii) contratti le cui parti, al contrario, siano oggettivamente non separabili. Emerge ictu oculi come il criterio della oggettività separabilità delle parti del contratto ponga l'interrogativo, di non agevole soluzione, di quando ricorra la separabilità delle prestazioni, tra l'altro in termini ‘oggettivi'. Ciò posto, nell'ipotesi in cui le parti del contratto siano oggettivamente separabili, la stazione appaltante può scegliere i) se aggiudicare appalti distinti per le parti distinte ovvero ii) se aggiudicare un appalto unico. Sebbene tale disposizione non indichi quali criteri debbano guidare la stazione appaltante nell'eventuale scelta di aggiudicare con un appalto unico prestazioni oggettivamente separabili, sembra evidente come tale scelta non possa che fondarsi su ragioni legate alla connessione funzionale delle diverse prestazioni giustapposte e sull'utilità derivante alla P.A. dall'acquisizione congiunta di tali prestazioni dal medesimo interlocutore contrattuale (Caringella, Protto). Seguendo l'esperienza maturata in questo settore della contrattualistica privata e pubblica, vi sono casi in cui tale connessione funzionale è strettamente connaturata alla tipologia contrattuale, come nel caso emblematico della fornitura con posa in opera, che ha storicamente acquisito – nel settore degli appalti pubblici di lavori – dignità sistematica autonoma, e che costituisce figura contrattuale ormai sostanzialmente ‘tipica'. In altri casi, le ragioni per le quali una stazione appaltante può addivenire alla scelta di un contratto misto possono essere le più variegate: a mero titolo esemplificativo, si può supporre la necessità di un'acquisizione temporalmente congiunta o coordinata delle relative distinte prestazioni (di lavori, servizi e/o forniture), che consiglia dunque l'opportunità di assicurare che sia un medesimo appaltatore a farsi carico del rispetto di una siffatta necessità (Caringella, Protto). Sulla base dei parametri così individuati il giudice amministrativo ben può sindacare l'eventuale decisione di una stazione appaltante di ricorrere a un appalto misto per l'affidamento di prestazioni oggettivamente separabili, verificando la ragionevolezza della scelta in relazione all'effettiva connessione funzionale delle diverse prestazioni e alla reale utilità di un'acquisizione contestuale delle prestazioni medesime (di recente, si veda Cons. St. V, n. 278/2020; in epoca risalente, si consideri T.A.R. Puglia Bari I, n. 475/2007, che affermò con chiarezza l'imprescindibilità di sottoporre al sindacato giurisdizionale del giudice amministrativo la scelta della stazione appaltante in favore del contratto misto). D'altra parte, qualora le prestazioni giustapposte nel contratto misto siano effettivamente separabili nei termini prospettati dall'articolo in commento, si potrebbe porre l'interrogativo della opportunità di prevedere la aggiudicazione e stipulazione di due contratti autonomi (ancorché connessi), con distinti contraenti: certo è che, qualora l'ente aggiudicatore addivenga alla scelta di un contratto misto, la valorizzazione economica delle relative prestazioni assicura che l'affidamento avvenga sulla base di previsioni normative di maggiore pubblicità, e dunque di maggior tutela della concorrenza nei relativi settori, imponendo al più agli operatori dei diversi settori la scelta di presentarsi alla competizione contrattuale in forme collettive, ad esempio in forma di RTI (Caringella, Protto). Ciò premesso sui criteri che debbono guidare la scelta della stazione appaltante circa l'eventuale ricorso al contratto misto, ai sensi del quinto comma dell'art. 28, se le amministrazioni aggiudicatrici o gli enti aggiudicatori scelgono di aggiudicare appalti distinti per le parti distinte, la decisione che determina il regime giuridico applicabile deve essere adottata in base alle caratteristiche della parte distinta di cui trattasi. Al contrario, ove la stazione appaltante decida di aggiudicare un contratto unico, il successivo comma 6 stabilisce l'applicabilità della disciplina codicistica «all'appalto misto che ne deriva, a prescindere dal valore delle parti cui si applicherebbe un diverso regime giuridico e dal regime giuridico cui tali parti sarebbero state altrimenti soggette». Una volta stabilità in linea generale l'applicabilità del Codice, per stabilire quale tipo contrattuale (tra i diversi tipi presenti) debba attrarre gli altri nel proprio regime giuridico, soccorre anche qui il criterio della prevalenza così come delineato nell'art. 28, comma 1, d.lgs. n. 50/2016, ossia i) nell'accezione di prevalenza economica nei casi di contratti misti di servizi e forniture ovvero di servizi sociali e altri servizi, e ii) nella diversa accezione di prevalenza qualitativo-funzionale negli altri casi. In maniera sostanzialmente analoga, anche per i casi in cui le diverse parti del contratto misto siano oggettivamente non separabili, il comma 9 dell'art. 28 precisa che il regime giuridico applicabile deve essere determinato «in base all'oggetto principale del contratto in questione» e tale sarà – anche qui – quello della prestazione che, conformemente all'impianto generale delineato dalla norma in commento, sarà maggiormente “caratterizzante” il contratto, ossia – in definitiva – quella dotata di «prevalenza», da intendersi in senso economico ovvero in senso qualitativo-funzionale a seconda delle tipologie di prestazioni da cui il singolo contratto misto risulti composto nel caso concreto (i.e. prevalenza economica se il contratto misto è composto da servizi e forniture, prevalenza qualitativo-funzionale se è invece composto da servizi e lavori, ecc.). I contratti misti nei settori specialiIl regime giuridico dei contratti misti nei settori speciali è contrassegnato in parte da regole analoghe a quelle previste con riferimento ai settori ordinari, ed in parte da regole proprie. Così come avviene nei settori ordinari, a fronte di prestazioni di natura diversa ma tra loro connesse, l'ente aggiudicatore è chiamato a scegliere tra la duplice alternativa i) di aggiudicare un unico contratto ossia di ricorrere al contratto misto, ovvero ii) di aggiudicare due appalti distinti. Con riferimento ai settori speciali il legislatore ha poi ritenuto di esplicitare la previsione per cui la scelta tra l'aggiudicazione di un appalto unico e l'affidamento di due appalti distinti non può essere adottata allo scopo di escludere l'appalto (o gli appalti) dall'ambito di applicazione della disciplina codicistica; sebbene tale previsione risulti riferita ai soli settori speciali, sembra potersi tranquillamente estendere anche ai settori ordinari. In merito ai criteri che devono guidare l'ente aggiudicatore nel compiere la scelta tra l'appalto unico e gli appalti distinti, si rinvia alle considerazioni sopra espresse con riferimento ai settori ordinari: in estrema sintesi, l'ente aggiudicatore potrà ricorrere al contratto misto laddove le diverse prestazioni siano legate da un nesso di connessione funzionale, ovvero laddove dall'affidamento congiunto delle differenti attività derivi comunque un'utilità per l'ente aggiudicatore medesimo (Caringella, Protto). Anche nelle ipotesi in cui l'ente aggiudicatore opti per l'affidamento di due appalti distinti viene in rilievo una regola del tutto analoga a quella che conforma l'azione delle amministrazioni aggiudicatrici nei settori ordinari: in tali casi, infatti, la decisione circa il regime giuridico applicabile a ciascun appalto dovrà essere adottata in base alle caratteristiche della parte distinta di cui trattasi. Per i casi in cui la scelta ricada sull'appalto unico, diversamente da quanto si registra per i settori ordinari, nei settori speciali non viene valorizzata la discriminante relativa alla separabilità delle diverse parti del contratto misto, posto che il comma 11 dell'art. 28 si limita a prevedere che a siffatto contratto unico si applichino «le disposizioni relative alla principale attività cui è destinato». Sembra dunque venire in rilievo il criterio generale della prevalenza inteso nella sua accezione qualitativo-funzionale, tesa a valorizzare lo scopo ultimo del contratto unitariamente considerato (Caringella, Protto). Nel caso di appalti per i quali sia oggettivamente impossibile stabilire a quale attività siano principalmente destinati, il comma 12 dell'art. 28 stabilisce che si applichi: i) la disciplina codicistica relativa agli appalti nei settori ordinari, se nell'appalto coesistono prestazioni rientranti nei settori ordinari e prestazioni rientranti nei settori speciali; ii) la disciplina codicistica relativa agli appalti nei settori speciali, se nell'appalto coesistono prestazioni relative agli appalti nei settori speciali e parti relative alle concessioni; iii) la disciplina relativa agli appalti nei settori speciali se una delle attività cui è destinato l'appalto è disciplinata dalle disposizioni relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori speciali e l'altra non è soggetta né a tali disposizioni, né a quelle relative all'aggiudicazione degli appalti nei settori ordinari o alle disposizioni relative all'aggiudicazione delle concessioni. La regola che accomuna i criteri sopra elencati è quella della prevalenza delle regole di volta in volta più ‘concorrenziali', tenendo presente che tali sono quelle relative ai settori ordinari rispetto a tutti gli altri settori (Caringella, Protto). I contratti misti di appalto e concessioneSe in passato nella disciplina previgente mancava un'esplicita previsione che chiarisse il regime giuridico applicabile ai contratti misti di concessione e appalto, l'art. 28, comma 7, del Codice chiarisce – con riferimento ai settori ordinari – che laddove un contratto misto contenga al contempo i) elementi di appalti di forniture, lavori e servizi nei settori ordinari e ii) di concessioni, esso deve essere aggiudicato in conformità con le disposizioni codicistiche che disciplinano gli appalti nei settori ordinari, purché il valore stimato della parte del contratto che costituisce un appalto disciplinato da tali disposizioni, calcolato secondo l'art. 35, sia pari o superiore alla soglia pertinente di cui al medesimo art. 35. Analoga regola è dettata dall'art. 28, comma 12-bis, con riferimento ai settori speciali: anche in tali settori, nelle ipotesi di contratti misti di appalto e concessione, si dovrà applicare la disciplina codicistica dettata per gli appalti nei settori speciali, purché il valore stimato della parte del contratto che costituisce un appalto disciplinato da tali disposizioni, calcolato secondo l'art. 35, sia pari o superiore alla pertinente soglia di cui al medesimo art. 35. Tali disposizioni, che costituiscono rispettivamente attuazione i) dell'ultimo capoverso del quarto comma dell'art. 3 della direttiva n. 2014/24/UE e ii) dell'ultimo capoverso del quarto comma dell'art. 5 della direttiva n. 2014/25/UE, non chiariscono però la disciplina applicabile ai contratti misti di appalto e concessione in cui l'importo economico parte del contratto relativa all'appalto sia inferiore rispetto alla soglia di rilevanza comunitaria applicabile. In tali casi, nell'individuazione del regime giuridico applicabile, sembra soccorrere il criterio della prevalenza così come declinato dall'art. 28 del Codice. Problemi applicativi: appalto di manutenzione e global servicePuò risultare utile, a questo punto, procedere a una breve esemplificazione. Nella casistica venuta all'esame della giurisprudenza, i casi più ricorrenti di contratti misti sono: ‒ gli appalti dì servizi che contemplano anche attività di manutenzione accessoria alla gestione del servizio; ‒ gli appalti di forniture che contemplano attività accessoria di posa in opera (ad esempio, forniture e posa in opera di barriere spartitraffico nelle sedi autostradali); ‒ gli appalti complessi relativi alla gestione di interi patrimoni immobiliari pubblici, comprensivi del servizio di gestione e manutenzione degli immobili (c.d. global service); ‒ gli appalti di servizio-calore (detti anche contratti di gestione calore), quali ipotesi peculiare di global service, aventi ad oggetto la gestione del servizio di riscaldamento di immobili pubblici, ivi incluse la fornitura di combustibile e la manutenzione degli impianti; ‒ gli appalti o concessioni in cui è prevista sia la realizzazione di un'opera pubblica, sia la gestione del servizio mediante l'opera realizzata. Ci si soffermerà, in particolare, sul caso dell'appalto di manutenzione e sul global service. Il contratto di manutenzione (ad es. del verde pubblico o degli impianti di illuminazione pubblica) ha visto impegnate più volte la giurisprudenza e l'Autorità di vigilanza (Cons. St. VI, n. 1680/1998; Cons. St. V, n. 2518/2001; Cons. St. VI, n. 5445/2002; Cons. St. V, n. 2128/2003; Cons. St. IV, n. 537/2005). Secondo un primo risalente orientamento, siffatto appalto deve essere qualificato alla stregua di appalto di lavori, o, quanto meno, deve essergli applicata la normativa in tema di lavori pubblici. Secondo altro orientamento, oggi assodato, occorre distinguere: la manutenzione rientra nell'ambito dei servizi quando si tratti di attività di mera manutenzione, tesa alla sola conservazione; si tratta, invece, di appalto di lavori quando l'attività da effettuare comporti una modificazione della realtà a seguito, ad esempio, dell'installazione di nuovi materiali. Come affermato in giurisprudenza, il concetto di «manutenzione» va fatto rientrare nei lavori pubblici solamente qualora l'attività dell'appaltatore comporti un'attività prevalente ed essenziale di modificazione della realtà fisica, con l'utilizzazione, la manipolazione e l'installazione di materiali aggiuntivi e sostitutivi non inconsistenti sul piano strutturale e funzionale (c.d. quid novi). Quanto al global service, esso «concerne un contratto relativo alla gestione di patrimoni immobiliari di rilevante consistenza, attraverso una pluralità di servizi – che vanno al di là delle normali attività di manutenzione – che implicano la piena responsabilità sui risultati, anche di carattere economico, della gestione da parte dell'assuntore sotto il profilo tecnico-organizzativo, contrattualistico, e soprattutto economico che è disciplinato da una specifica classe di norme UNI (Norma UNI 9910 - Norma UNI 10145 - Norma UNI 10146 - Norma UNI 10147 - Norma UNI 10604 - Norma UNI 10685 - Norma UNI 10874 - Norma UNI 11136). Il contratto di global service quindi concerne la manutenzione di un bene immobile per mantenerlo nello stato di conservazione richiesto sulla base di un compenso contrattuale – onnicomprensivo, remunerativo, fisso ed invariabile – ma che deve però essere basato e misurato sui risultati ottenuti secondo metodologie individuate (l'esempio classico è quello dell'edilizia residenziale dove alle attività di manutenzione programmata e d'urgenza si accompagnano i censimenti degli occupanti, l'acquisizione dei canoni locativi ecc. ecc.)» (T.A.R. Lazio Roma III quater, n. 2130/2009). Scopo del contratto in questione è quello di trasferire unitariamente a terzi, in possesso di specifica qualificazione professionale e organizzazione aziendale, la realizzazione di una pluralità di prestazioni miranti, nel loro insieme, alla conduzione e manutenzione di un bene (Cons. St. IV, n. 537/2005). Peraltro, come da più parti rilevato, il global service è «a forte rischio di lesione dei principi della concorrenza» (Corte Conti giur. Lombardia, n. 598/2009). In particolare, i bandi relativi all'affidamento di un siffatto contratto possono diventare «lesivi dei principi generali in materia di appalti quando vi sia la concreta impossibilità per le imprese di formulare offerte consapevoli a cagione della eccessiva diversità, della assoluta eterogeneità delle prestazioni, dell'oggettiva indeterminatezza dell'oggetto del contratto; della carenza e dell'illogicità e, conseguente l'inapplicabilità dei criteri selettivi previsti dal bando» (T.A.R. Lazio Roma III-quater, n. 2130/2009 cit.). Questioni applicative1) Come si differenzia il contratto misto dal collegamento negoziale? L'istituto del contratto misto non deve essere confuso con quello del collegamento negoziale, benché innegabili siano le somiglianze, anche in punto di disciplina applicabile (Patrito). A livello definitorio, si rammenta intanto che l'istituto di cui si tratta presenta i) un requisito oggettivo, costituito dal nesso teleologico tra i negozi, volti alla regolamentazione degli interessi reciproci delle parti nell'ambito di una finalità pratica consistente in un assetto economico globale ed unitario, e ii) un requisito soggettivo, costituito dal comune intento pratico delle parti di volere non solo l'effetto tipico dei singoli negozi in concreto posti in essere, ma anche il coordinamento tra di essi per la realizzazione di un fine ulteriore, che ne trascende gli effetti tipici e che assume una propria autonomia anche dal punto di vista causale. Il collegamento negoziale non dà luogo a un nuovo e autonomo contratto, ma è piuttosto un meccanismo attraverso il quale le parti perseguono un risultato economico unitario e complesso, realizzato non per mezzo di un singolo contratto ma mediante una pluralità coordinata di contratti, i quali conservano una loro causa autonoma sebbene ciascuno di essi sia finalizzato ad un unico regolamento dei reciproci interessi. Pertanto, il criterio distintivo tra contratto unico e contratto collegato non è dato da elementi formali (quali l'unità o la pluralità dei documenti contrattuali) e nemmeno dalla contestualità delle stipulazioni, bensì dall'elemento sostanziale dell'unicità o pluralità degli interessi perseguiti (Patrito). Nell'ipotesi di collegamento negoziale, l'invalidità di un contratto determina l'inefficacia dell'altro, in virtù del principio simul stabunt, simul cadent. Si afferma poi che il collegamento deve ritenersi meramente occasionale quando le singole dichiarazioni, strutturalmente e funzionalmente autonome, siano solo casualmente riunite, mantenendo l'individualità propria di ciascun tipo negoziale in cui esse si inquadrano, sicché la loro unione non influenza la disciplina dei singoli negozi in cui si sostanziano; il collegamento è invece funzionale ove i diversi e distinti negozi – a cui le parti diano vita nell'esercizio della loro autonomia negoziale – pur conservando l'individualità propria di ciascun tipo, vengano tuttavia concepiti e voluti come avvinti teleologicamente da un nesso di reciproca interdipendenza. In sintesi, si può sostenere che la differenza tra contratto misto e collegamento negoziale sia data dalla sussistenza i) di un'unica causa complessa nel contratto misto e ii) di una pluralità di autonome cause nel collegamento negoziale, con la conseguenza, quanto alla disciplina, che ciascuno dei contratti collegati mantiene il proprio regime giuridico (Patrito). 2) Come si valuta la prevalenza in caso di appalto avente a oggetto al fornitura di un bene e la realizzazione di un’opera? Facendo applicazione del combinato disposto degli articoli 3, comma 1, lettera TT e 28 del codice, Cons. St, V, 8 febbraio 2022, n. 898 reputa che qualora in un contratto di appalto sia previsto l’acquisto di un bene e, unitamente a questo, l’esecuzione a carico del contraente di lavori di posa in opera e di installazione con carattere accessorio, il contratto va qualificato come “appalto pubblico di fornitura” e non come “contratto misto di appalto”, con ogni conseguenza in punto di disciplina (cfr. Cons. Stato, sez. III, 17 giugno 2019, n. 4066). Ritiene il Collegio che tale situazione si verifichi ogniqualvolta i lavori posti a carico del contraente siano concepiti quali opere indispensabili al corretto funzionamento del bene acquistato, per essere, in tal caso, la causa del contratto, intesa quale funzione economico – individuale, inequivocabilmente diretta a poter disporre del bene e servirsene al meglio, piuttosto che a dar luogo alla realizzazione di una nuova opera pubblica; ciò comporta, peraltro, la necessità di indagare la volontà dei contraenti (e non limitarsi al senso letterale delle parole, secondo la regola di interpretazione del contratto stabilita dall’art. 1362, comma 1, cod. civ.). Facendo applicazione delle predette coordinate al presente giudizio, non può aversi dubbio che la stazione appaltante abbia voluto imporre al contraente l’esecuzione di opere ad esclusivo servizio del buon funzionamento dell’impianto di videosorveglianza territoriale acquistato; lo si ricava con evidenza dall’elenco di “opere civili accessorie” contenuto nel Capitolato speciale d’appalto (pag. 32), tutte strettamente connesse all’avviamento dell’impianto di videosorveglianza (“realizzazione di tubazione/canalizzazione per il collegamento di una telecamera/dispositivo all’esterno di un Edificio o su un territorio comunale; l’adeguamento dell’impianto elettrico solo ed esclusivamente quanto questo si intenda mirato a soddisfare le esigenze delle fornitura elettrica per gli elementi da installare (…); la realizzazione di pozzetti e plinti per l’installazione di nuovi pali di sostegno, comprensivi di scavi e ripristino del manto stradale”). Come già precisato, la terminologia utilizzata dalla stazione appaltante non è elemento decisivo per la qualificazione del contratto di appalto; nella vicenda in esame, peraltro, non lo è ancor meno se si considera che, se è vero che il Comune appaltante ha definito l’appalto “misto” (nell’epigrafe del disciplinare), è altrettanto vero che le opere civile da eseguire sono sempre dette “accessorie alla fornitura” (così nelle tabelle inserite all’art. 7 e 9.2 del disciplinare nonché nella descrizione delle opere contenuta nel Capitolato speciale prima riportata) in perfetta aderenza con la formula usata dal legislatore al citato art. 3, comma 1, lett. tt) d.lgs. n. 50 del 2016. Nella ricostruzione della volontà della stazione appaltante, d’altronde, appaiono significativi i due elementi posti in risalto dall’appellante: non è stato elaborato alcun progetto esecutivo delle opere da realizzare e, per la quantificazione del prezzo dei lavori, s’è imposto di tener conto del “Listino “impianti elettrici” ”. In definitiva, risulta chiaro l’errore nel quale è incorso il giudice di primo grado: equivocando la volontà della stazione appaltante ha ritenuto che interesse del Comune fosse quella di rinnovare i suoi impianti (“le dotazioni di rete”, sia pure allo scopo di “supportare” il sistema di videosorveglianza) nell’occasione dell’acquisto del sistema di videosorveglianza, così ponendo a carico del contraente dei veri e propri “lavori edili”, laddove, invece, per tutto quanto detto s’intendeva solamente intervenire con opere di sostegno finalizzate all’attivazione dell’impianto di videosorveglianza. BibliografiaCaringella, Protto, Il Codice dei contratti pubblici dopo il correttivo, Roma, 2017; Paparo, Lo Bianco, Ambito di applicazione e definizioni, in Clarich (a cura di), Commentario al Codice dei contratti pubblici, II ed., Torino, 2019; Patrito, I contratti misti, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), I contratti pubblici, Roma, 2021; Roppo, Il contratto, II ed., Milano, 2011. |