Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 117 - (Acqua)1(Acqua)1 [1. Ferme restando le esclusioni specifiche relative alle concessioni previste all'articolo 12, per quanto riguarda l'acqua, il presente capo si applica alle seguenti attività: a) la messa a disposizione o la gestione di reti fisse destinate alla fornitura di un servizio al pubblico in connessione con la produzione, il trasporto o la distribuzione di acqua potabile; b) l'alimentazione di tali reti con acqua potabile. 2. Il presente capo si applica anche agli appalti o ai concorsi di progettazione attribuiti od organizzati dagli enti aggiudicatori che esercitano un'attività di cui al comma 1 e che riguardino una delle seguenti attività: a) progetti di ingegneria idraulica, irrigazione o drenaggio, in cui il volume d'acqua destinato all'alimentazione con acqua potabile rappresenti più del 20 per cento del volume totale d'acqua reso disponibile da tali progetti o impianti di irrigazione o di drenaggio; b) smaltimento o trattamento delle acque reflue. 3. L'alimentazione con acqua potabile di reti fisse che forniscono un servizio al pubblico da parte di un ente aggiudicatore che non è un'amministrazione aggiudicatrice non è considerata un'attività di cui al comma 1 se ricorrono tutte le seguenti condizioni: a) la produzione di acqua potabile da parte di tale ente aggiudicatore avviene perché il suo consumo è necessario all'esercizio di un'attività non prevista dagli articoli da 115 a 118; b) l'alimentazione della rete pubblica dipende solo dal consumo proprio di tale ente aggiudicatore e non supera il 30 per cento della produzione totale di acqua potabile di tale ente, considerando la media dell'ultimo triennio, compreso l'anno in corso.] [1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. InquadramentoLa disposizione in commento – che recepisce in ambito nazionale la disciplina dettata dall'art. 10 della Direttiva 2014/25/UE, riproducendo in sostanza l'art. 209 del d.lgs. n. 163/2006 – conferma la distinzione tra ciclo idrico connesso al servizio di acquedotto (c.d. ciclo dell'acqua potabile preso in considerazione dal comma 1) e ciclo idrico connesso al servizio di fognatura (relativo al trattamento e smaltimento delle acque reflue, contemplato al comma 2). L'unica reale differenza rispetto al regime previgente risiede nel rinvio alle specifiche esclusioni previste dall'art. 12 del Codice con riguardo alle concessioni nel settore idrico (Perfetti, 1069), su cui si tornerà infra, al par. 2. Ambito di applicazione.Sul piano soggettivo, anche la disposizione in commento si riferisce, naturalmente, agli enti aggiudicatori per come definiti all'art. 3, comma 1, lett. e), punto 1 del Codice, nella cui nozione rientrano, oltre alle amministrazioni aggiudicatrici e alle imprese pubbliche, anche i soggetti privati operanti in virtù di diritti speciali o di esclusiva (v. commento all'art. 114 e, in particolare, il par. 5). Analogamente a quanto si è detto per gli artt. 115 e 116, anche l'ambito oggettivo di applicazione della disposizione in rassegna è definito su un duplice piano, secondo la tecnica «regola-eccezione». La prima parte della disposizione in commento (art. 117, commi 1 e 2) individua infatti in via generale le attività inerenti al settore del servizio idrico attratte nella sfera di operatività della disciplina dettata dal Codice per l'affidamento dei contratti nei settori speciali. La seconda (art. 117, comma 3) indica invece i casi in cui l'attività legata al c.d. ciclo dell'acqua potabile di cui al comma 1, ove svolta da enti aggiudicatori che non siano amministrazioni aggiudicatrici, è esente dall'applicazione di questa disciplina. Più in particolare, il comma 1 prende in considerazione, come visto, l'attività del ciclo idrico connessa al servizio di acquedotto (c.d. ciclo dell'acqua potabile), prevedendo una prima regola generale secondo cui sono soggetti alla disciplina sui settori speciali i contratti di appalto conclusi per l'esercizio delle attività di: i) messa a disposizione o gestione di reti fisse destinate alla fornitura di un servizio al pubblico in connessione con la produzione, il trasporto o la distribuzione di acqua potabile; ii) alimentazione di tali reti con acqua potabile. Ai fini della configurabilità dell'attività sub i) è necessaria la presenza di una rete infrastrutturale fissa, stabilmente incorporata nel territorio, di cui l'ente aggiudicatore abbia concesso l'interconnessione o l'accesso a terzi (messa a disposizione) o, di contro, ne abbia mantenuto la disponibilità (gestione) ai fini dell'erogazione di un servizio al pubblico correlato con la produzione, il trasporto o la distribuzione di acqua potabile. L'attività di messa a disposizione delle reti fisse (sub i), che consiste nella possibilità di interconnessione e accesso alle stesse da parte altri operatori, ha invero una valenza del tutto residuale nel settore idrico, poiché l'art. 153 del d.lgs. n. 152/2006 dispone che le infrastrutture di proprietà degli enti locali siano affidate in concessione d'uso gratuita al gestore unico del servizio idrico integrato di un determinato ambito territoriale (Geninatti Satè, 2217). L'attività sub ii) comprende, secondo quanto precisato nell'art. 114, comma 7, la generazione, la produzione nonché la vendita all'ingrosso e al dettaglio di acqua potabile. Il comma 2 della disposizione in esame nel riferirsi invece al c.d. servizio fognatura (trattamento e smaltimento delle acque reflue), ricomprende nella disciplina dei settori speciali anche gli appalti o i concorsi di progettazione attribuiti od organizzati dagli enti aggiudicatori che esercitano un'attività di cui al comma 1, a condizione che abbiano ad oggetto: 1) i progetti di ingegneria idraulica, irrigazione o drenaggio, in cui il volume d'acqua destinato all'alimentazione con acqua potabile rappresenti più del 20% del volume totale d'acqua reso disponibile da tali progetti o impianti di irrigazione o di drenaggio; 2) lo smaltimento o il trattamento delle acque reflue. Il comma 3 dell'art. 117 individua poi un'eccezione all'applicabilità della disciplina sui settori speciali rispetto alle attività di alimentazione con acqua potabile di reti fisse che forniscono un servizio al pubblico (di cui all'art. 117, comma 1, lett. b). Tali attività sono esonerate dalla sfera di operatività della disciplina pubblicistica ove ricorrano tutte le seguenti condizioni: – l'attività è svolta da parte di un ente aggiudicatore che non è un'amministrazione aggiudicatrice; – la produzione di acqua potabile da parte di tale ente aggiudicatore è funzionale all'esercizio di un'attività non prevista dagli artt. da 115 a 118; – l'alimentazione della rete pubblica dipende solo dal consumo proprio di tale ente aggiudicatore e non supera il 30% della produzione totale di acqua potabile di tale ente, considerando la media dell'ultimo triennio, compreso l'anno in corso. Per espresso rinvio operato dal comma 1 all'art. 12 del Codice, restano inoltre esclusi dal campo di applicazione della disciplina sui settori speciali i contratti di concessione nel settore idrico relativi alle attività di cui ai commi 1 e 2 della norma in commento. L'esclusione si spiega per via della natura dell'acqua «quale bene pubblico di valore fondamentale per i cittadini dell'Unione» (considerando n. 40 della Direttiva 2014/23/UE), nonché, nel nostro Paese, per ragione dell'esito del referendum abrogativo dell'11-12.6.2011, come specificato dall'art. 1, comma 1, lett. hhh), della legge delega n. 11/2016 (Perfetti, 1070). Il coordinamento con l'art. 12 presenta peraltro alcuni specifici problemi interpretativi e applicativi, per i quali si rinvia dunque al commento a tale disposizione. Come per gli artt. 115 e 116, concorrono, inoltre, a delimitare il perimetro applicativo della disposizione in esame, sia pure ab externo, anche gli artt. 8 e 11 del Codice. Il primo fissa le condizioni in presenza delle quali anche le attività relative all'acqua possono essere ritenute «direttamente esposte alla concorrenza su mercati liberamente accessibili», con la conseguenza che gli appalti e le concessioni ad esse strumentali «non sono soggetti al codice». L'esclusione è nel nostro Paese allo stato inoperante per il settore idrico non rinvenendosi decisioni della Commissione Europea sul punto che abbiano accertato la sussistenza delle condizioni di esposizione alla concorrenza necessarie per l'esonero dall'ambito di applicazione della disciplina. Il secondo esclude dall'ambito oggettivo di applicazione del d.lgs. n. 50/2016 gli appalti per l'acquisto dell'acqua aggiudicati dagli enti aggiudicatori che esercitano una o entrambe le attività menzionate al comma 1 della disposizione in esame. Tale previsione muove dalla constatazione, evidenziata nell'ultimo capoverso del considerando n. 24 della Direttiva 2014/25/UE, che «le regole sugli appalti come quelle proposte per le forniture di prodotti sono inadeguate per gli acquisti d'acqua, data la necessità di approvvigionarsi presso fonti vicine al luogo di utilizzazione». Questioni applicative.1) La strumentalità dell'appalto rispetto agli scopi del settore speciale dell'acqua. La riconduzione di un appalto al settore speciale dell'elettricità ed alla relativa regolamentazione pubblicistica presuppone «a monte» la sussistenza di un rapporto di strumentalità «diretta» – secondo quanto già chiarito a proposito del settore del gas e dell'energia termica cui si rinvia – tra il lavoro, il servizio o la fornitura oggetto dell'affidamento e l'esercizio delle attività considerate nell'art. 117 del d.lgs. n. 50/2016 (Galli, Cavina, 1044). Il vincolo di strumentalità va individuato in concreto, caso per caso, sulla base di un'interpretazione restrittiva che dia rilievo soltanto agli affidamenti strettamente funzionali alle attività proprie del settore speciale di riferimento (sul punto, si rinvia a quanto più diffusamente esposto nel commento all'art. 114). La giurisprudenza ha così negato l'esistenza – sotto il profilo oggettivo – di un nesso di strumentalità rispetto all'affidamento di un servizio di revisione legale dei conti (T.A.R. Lazio (Roma), III-ter, n. 4908/2016), nonché del servizio di recupero e riscossione stragiudiziale dei crediti (T.A.R. Campania (Salerno), I, 1689/2017). Del pari, è stato ritenuto insussistente il nesso funzionale dell'affidamento di un servizio di pulizia, poiché relativo agli edifici sede di una società e non già alle reti utilizzate per l'esercizio dell'attività dalla stessa società svolta (Cons. St., VI, n. 2919/2011); anche se, come detto in relazione agli artt. 115 e 116, tale ultima impostazione potrebbe ritenersi non pienamente coerente con quanto di recente rilevato, anche se con riguardo al diverso settore dei servizi postali, dalla Corte di Giustizia, secondo la quale è «difficilmente ipotizzabile che dei servizi postali possano essere forniti in maniera adeguata in assenza di servizi di portierato, reception e presidio varchi degli uffici del prestatore interessato. Tale constatazione vale tanto per gli uffici aperti agli utenti dei servizi postali e che ricevono quindi il pubblico, quanto per gli uffici utilizzati per lo svolgimento di funzioni amministrative. Infatti, come rilevato dall'avvocato generale al par. 116 delle sue conclusioni, la prestazione di servizi postali comprende anche la gestione e la pianificazione di tali servizi» (Corte giust. UE, 28 ottobre 2020, C-521/18, Poste Italiane). 2) Cenni sulla qualificazione giuridica soggettiva degli enti aggiudicatori operanti nel settore idrico. Particolarmente complessa è la questione dell'individuazione della natura giuridica degli enti aggiudicatori che gestiscono il servizio idrico integrato (S.I.I.) i quali operano «in virtù di diritti speciali o esclusivi» in un settore «chiuso» che riveste un carattere particolarmente rilevante per gli interessi generali ad esso sottesi. Rispetto a tali enti aggiudicatori, il punto di maggiore criticità dell'indagine risiede nel comprendere se ricorra o meno il c.d. elemento negativo del requisito teleologico dell'organismo di diritto pubblico (sul punto, si rinvia a quanto più diffusamente esposto nel commento all'art. 114). Occorre cioè valutare se l'attività di gestione del S.I.I. possa avere «carattere non industriale o commerciale», non essendo invece dubbio che la stessa sia diretta a «soddisfare bisogni di interesse generale» (elemento positivo). Infatti, nell'ipotesi in cui l'attività di gestione del S.I.I. possa rivestire carattere industriale o commerciale, si dovrebbe escludere la sussistenza del requisito teleologico (per carenza dell'elemento negativo), con la conseguenza che il gestore non potrebbe essere qualificato come organismo di diritto pubblico, ma solo come impresa pubblica o eventualmente come soggetto privato operante in virtù di diritti speciali o esclusivi. In linea con l'impostazione prevalente, si dovrebbe ritenere che «ciò che assume preminenza è la modalità con cui il bisogno di interesse generale viene perseguito» dal gestore del S.I.I. (Cons. St., V, n. 7031/2018). Secondo una prima posizione, il soggetto gestore del S.I.I. dovrebbe essere qualificato come organismo di diritto pubblico in quanto l'attività da esso svolta – certamente tesa, come visto, a soddisfare bisogni di interesse generale – avrebbe natura non industriale o commerciale (Cass., S.U., ord. n. 22584/2009; Deliberazione AVCP-oggi ANAC n. 61/2008). Questa impostazione si fonda, in sostanza, sulla circostanza che il gestore del S.I.I. opera in regime di non concorrenza (cioè come monopolista nel proprio ambito territoriale), che sarebbe di per sé idonea a configurarlo quale organismo di diritto pubblico. In altri termini, l'assenza di una concreta concorrenza (e cioè il fatto che l'interesse generale perseguito con l'erogazione del servizio idrico non viene soddisfatto mediante una libera offerta di beni sul mercato) sarebbe un indice sufficiente ad integrare il carattere «non commerciale o industriale» dell'attività svolta dal gestore del S.I.I., che per questo rientrerebbe nella nozione di organismo di diritto pubblico. A tale orientamento, se ne è tuttavia affiancato altro, che ha qualificato alcune società a partecipazione (parziale o totale) pubblica, che gestiscono il S.I.I. negli ambiti territoriali di propria competenza, quali imprese pubbliche, escludendone invece la configurabilità come organismi di diritto pubblico (T.A.R. Campania (Salerno), I, n. 1689/2017; T.A.R. Toscana, I, 10 aprile 2018, n. 508). Questo secondo orientamento tende a dare risalto all'attuale assetto normativo che disciplina le società pubbliche, per come risultante dal recente d.lgs. n. 175/2016, in base al quale gli enti aggiudicatori operanti nel settore idrico subiscono il rischio di un'eventuale gestione non remunerativa, sopportando le eventuali perdite, posto che l'art. 14 del d.lgs. n. 175/2016 sancisce la fallibilità delle società a partecipazione pubblica, finanche di quelle titolari di affidamenti diretti (i.e. società in house). Si dovrebbe quindi escludere che tali enti aggiudicatori, nella gestione del S.I.I., si lascino guidare da considerazioni diverse da quelle economiche, posto che essi, a fronte di un corrispettivo (art. 154, d.lgs. n. 152/2006), forniscono un servizio che, pur assolvendo a finalità d'interesse generale, ha natura economica, sicché «potrebbe essere collocato sul mercato in regime di libera concorrenza» (T.A.R. Campania (Salerno), I, n. 1689/2017). Anche perché la gestione del S.I.I. deve essere effettuata secondo un metodo economico, finalizzato a raggiungere, entro un determinato lasso di tempo, quantomeno La copertura dei costi (Cons. St., VI, n. 2481/2017; Cons. St., VI, n. 8/2016). Alla luce delle diverse posizioni giurisprudenziali, non appare dunque semplice, tanto meno in termini aprioristici, definire la corretta qualificazione giuridica degli enti aggiudicatori operanti nel settore idrico, che non potrà che essere valutata caso per caso. BibliografiaGalli, Cavina, I settori speciali, in Corradino, Galli, Gentile, Lenoci, Malinconico, I contratti pubblici, Milano, 2017; Geninatti Satè, art. 209, in Perfetti, Codice dei contratti Commentato, Milano, 2013; Perfetti, Codice dei contratti pubblici commentato, Vicenza, 2017. |