Decreto interministeriale - 1/12/2017 - n. 560 art.

Marco Giustiniani

DECRETO DEL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI  1° dicembre 2017, n. 560. - Attuazione dell'articolo 23, comma 13, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, “Codice dei contratti pubblici. Modalità e tempi di progressiva introduzione, da parte delle stazioni appaltanti, delle amministrazioni concedenti e degli operatori economici, dell'obbligatorietà dei metodi e degli strumenti elettronici specifici, quali quelli di modellazione per l'edilizia e le infrastrutture, nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione delle opere e relative verifiche.

Inquadramento

Il decreto ministeriale del 1° dicembre 2017 n. 560 (Decreto BIM) è stato introdotto in attuazione dell'articolo 23, comma 13, del d.lgs. n. 50/2016 con lo scopo di definire «le modalità e i tempi di progressiva introduzione di metodi e strumenti elettronici quali quelli di modellazione per l'edilizia [c.d. BIM] nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione delle opere e relative verifiche». Tale decreto, quindi, si inserisce nel generale sforzo teso alla digitalizzazione e all'efficientamento dell'azione della pubblica amministrazione. Nel settore dell'edilizia e delle infrastrutture, in particolare, la necessità di integrare settori tecnici dei più disparati ha richiesto un ammodernamento delle tecniche organizzative e gestionali nelle varie fasi della vita delle opere realizzate. Il Decreto BIM, quindi, è intervenuto con norme tecniche volte ad introdurre progressivamente l'obbligo dei modelli digitali di modellazione per l'edilizia.

A norma dell'articolo 23, comma 13, del d.lgs. n. 50/2016, le stazioni appaltanti possono richiedere per le nuove opere nonché per interventi di recupero, riqualificazione o varianti, prioritariamente per i lavori complessi, l'uso di metodi e strumenti elettronici. Il Decreto BIM ha dato attuazione a tale previsione, prevedendo una disciplina di dettaglio.

Fuga dal Regolamento.

In tale contesto, si è inserito il parere del Consiglio di Stato in sede consultiva n. 312 del 2021 che ha incidentalmente ritenuto che (i) che a nulla rilevasse la mancata indicazione, da parte del legislatore, della nomenclatura di regolamento; (ii) che il decreto (rectius: regolamento) recasse disposizioni dotate dei caratteri di generalità, astrattezza e innovatività; (iii) che il decreto dovesse essere considerato avente natura normativa; (iv) che, pertanto, il decreto fosse illegittimo per violazione dell'articolo 17 della l. n. 400 del 1988. Tuttavia, con tale parere il Consiglio di Stato si è pronunciato solo incidentalmente sulla validità del Decreto BIM, quindi senza effetti caducatori.

Il decreto in parola è stato successivamente modificato dal decreto ministeriale n. 560 del 2017 (Nuovo Decreto BIM), il quale si riferisce al primo Decreto BIM come «non regolamentare», così ripudiando la lettura del Consiglio di Stato. Intento del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, quindi, sembra essere quello di ribadire che i decreti attuativi dell'articolo 23, comma 13, del Codice appalti non sarebbero atti normativi sottoposti all'obbligo di previo parere del Consiglio di Stato, ma semplici atti amministrativi, in quanto tali annullabili dal giudice amministrativo.

Le circostanze che hanno circondato il Decreto BIM, quindi, si collocano nel contesto della c.d. «fuga dal regolamento», ossia quella tendenza – registratasi negli ultimi anni – ad evitare di fare esplicito riferimento all'esercizio del potere regolamentare, al fine di evitare le censure ricollegate a tali fonti normative.

Tale prassi è stata più volte stigmatizzata dalla giurisprudenza amministrativa (Cons. St. Ad. plen., n. 9/2012; Cons. St. VI, nn. 5035 e 5036/2016), che ha escluso che il potere normativo dei Ministeri e del Governo possa esercitarsi mediante atti di natura non regolamentare. La deroga al modello regolamentare previsto dall'articolo 17 della legge n. 400/1988 può avvenire legittimamente solo con un'adeguata copertura legislativa.

Tra facoltatività e obbligatorietà: le modifiche del Nuovo Decreto BIM

L'art. 6 del Decreto BIM introduce una serie di date a decorrere dalle quali entrano in vigore obblighi progressivamente più stringenti di ricorrere alle procedure elettroniche in parola, fino ad arrivare ad una copertura generalizzata di tutti i lavori di edilizia e costruzione di infrastrutture nel 2025. Quindi, a decorrere dal 1° gennaio 2025 l'obbligo di utilizzo di BIM si applicherà a tutti gli appalti in materia di edilizia e infrastrutture.

Tuttavia, fino alle date dell'art. 6, come modificato nel 2021 dal Nuovo Decreto BIM, di introduzione obbligatoria BIM, invece, è consentito in maniera facoltativa alle stazioni appaltanti di utilizzare i metodi e gli strumenti elettronici di modellazione per l'edilizia e le infrastrutture. L'utilizzo facoltativo è però subordinato alle condizioni di cui all'art. 3, a norma del quale le stazioni appaltanti devono aver quantomeno programmato (i) la implementazione di un piano di formazione del personale finalizzato alla acquisizione delle necessarie competenze in materia di BIM; (ii) la adozione un piano di acquisizione dei relativi hardware e software; e (iii) la adozione di un adeguato atto organizzativo con particolare riguardo al controllo e la gestione dei dati.

L'interoperabilità

A norma del comma 4 del Decreto BIM le stazioni appaltanti usano piattaforme interoperabili, ossia che consentono l'accesso e la cooperazione di più soggetti i quali saranno in grado di scambiandosi i dati contenuti nel modello per l'edilizia e le infrastrutture con software in grado di valorizzare le diverse funzionalità necessarie per l'attività, sia durante la realizzazione del lavoro che dopo la ultimazione dello stesso, quindi, durante la manutenzione e la eventuale dismissione.

Il capitolato, a norma dell'art. 7 del Decreto BIM deve prevedere una serie di obblighi informativi riguardanti (i) i requisiti strategici generali e specifici; e (ii) «tutti gli elementi utili alla individuazione dei requisiti di produzione, di gestione e di trasmissione ed archiviazione dei contenuti informativi». L'indicazione delle informazioni riguardanti lo stato iniziale dei luoghi, invece, è stata resa facoltativa dalle modifiche del Nuovo Decreto BIM.

Per ogni altra considerazione relativa (nello specifico) ai livelli della progettazione per gli appalti, per le concessioni di lavori, nonché per i servizi, si rinvia – nella presente opera – al commento avente ad oggetto l'art. 23 del d.lgs. n. 50/2016.

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