Morosità dell'ex coniuge e opposizione del conduttore assegnatario dell'immobile a seguito di separazione o divorzio

Alberto Celeste
Vito Amendolagine
Maurizio Tarantino

1. Bussole di inquadramento

Successione nella separazione giudiziale

L' art. 6 della l. n. 392/1978 , indica vari soggetti quali aventi diritto a succedere nel rapporto locatizio, sia nell'ipotesi di decesso del conduttore, sia in altre ipotesi legate ai rapporti familiari o ad essi assimilabili (in relazione alla separazione, al divorzio ed alla convivenza c.d. more uxorio). In particolare, l'art. 6, comma 2, della l. n. 392/1978, prevede che, in caso di separazione giudiziale, di scioglimento del matrimonio o di cessazione degli effetti civili dello stesso, nel contratto di locazione succede al conduttore l'altro coniuge, se il diritto di abitare nella casa familiare sia stato attribuito dal giudice a quest'ultimo. Nel caso della separazione giudiziale, il provvedimento di assegnazione della casa familiare è disciplinato dall'art. 337-sexies c.c., introdotto dal d.lgs. n. 154/2013. Nel comma 1 dell'art. 337-sexies, che riproduce lo stesso comma del previgente art. 155-quater c.c., è stabilito che il godimento della casa familiare sia attribuito tenendo prioritariamente conto dell'interesse dei figli. In tale prospettiva, l'art. 6, comma 2, della l. n. 392/1978 evita che l'assegnazione della casa familiare al coniuge non conduttore – assegnazione con la quale deve essere salvaguardato l'interesse della prole – si risolva, proprio per la mancata stabilizzazione del rapporto in capo a quel soggetto, in una misura effimera, che non assicuri ai figli minori ed a quelli maggiorenni che abbiano diritto al mantenimento, di continuare a fruire dell'abitazione, insieme al genitore con cui essi convivono, per la residua durata del rapporto. Il provvedimento da prendere in considerazione ai fini del subentro, non è la sola sentenza di separazione, ma anche l'ordinanza presidenziale resa in via temporanea ed urgente, nell'udienza di cui all'art. 708 c.p.c. Dunque, tale opzione ermeneutica, consente di raggiungere utilmente in ogni circostanza la finalità, perseguita dalla norma, di fare coincidere il conduttore con l'effettivo utilizzatore dell'immobile adibito a residenza familiare, evitando che il coniuge non affidatario dei figli continui a rivestire tale qualità, proprio nel momento in cui la conflittualità fra i coniugi è esasperata, ossia in quello di instaurazione del procedimento di separazione giudiziale. In definitiva, si può affermare che succede nel contratto il soggetto più “debole”, e laddove si sia in presenza di figli minori, il legislatore privilegia la loro tutela, assicurando la successione nel contratto in favore del genitore collocatario. Sicché l'art. 6, comma 2, della l. n. 392/1978, non modifica la natura del rapporto e del diritto in base al quale, il conduttore detiene la cosa locata, limitandosi a consentire ad un soggetto diverso dall'originario conduttore, di sostituirsi nella titolarità del contratto, con l'attribuzione dei relativi diritti e l'assunzione delle obbligazioni che ne derivano.

Successione nel divorzio

Il meccanismo previsto per la separazione giudiziale, opera anche in caso di scioglimento del matrimonio civile, o di cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario. Anche in tal caso, il subentro nella locazione è determinato dal provvedimento del giudice, con cui è attribuito il diritto ad abitare la casa familiare. Il giudice dispone in tal senso, a norma dell' art. 6, comma 6, della l. n. 898/1970 , sempre che non si ritenga quest'ultima norma abrogata dall'art. 337-sexies c.c., che regola la materia dell'assegnazione della casa familiare, nel più ampio quadro della disciplina della responsabilità genitoriale in presenza di situazioni particolari, tra le quali, come indicato nella rubrica del capo II, titolo IX del libro I del codice civile, è compreso lo scioglimento e la cessazione degli effetti civili del matrimonio. Come nel giudizio di separazione, anche in quello di divorzio assumerà, dunque, rilievo, l'assegnazione della casa coniugale, decisa non solo con sentenza, ma anche in via temporanea e d'urgenza, in sede di udienza per la conciliazione (art. 4, comma 8, l. n. 898/1970).

Successione nella separazione consensuale e di fatto

A seguito dell'intervento della Corte Costituzionale, che ha ammesso il trasferimento della posizione contrattuale del conduttore anche in caso di separazione di fatto, l'accordo dei coniugi, quale presupposto della trasmissione legale del rapporto locatizio, rileva non solo nel caso in cui l'intesa raggiunta dai medesimi, circa l'utilizzo della casa coniugale si inscriva nel più esteso accordo sottoposto ad omologazione, ex art. 158, comma 1, c.c. , ma anche nel caso in cui l'omologazione non investa quanto convenuto dagli interessati, con riferimento all'abitazione della famiglia. Difatti, il giudice delle leggi, ha dichiarato costituzionalmente illegittimo, in riferimento agli artt. 2 e 3 Cost., l'art. 6, comma 3 della l. n. 392/1978, nella parte in cui non prevede che il coniuge separato di fatto succeda al conduttore nel contratto di locazione, se tra i due si sia così convenuto (Corte Cost., n. 404/1988). Secondo questa posizione assunta dalla Consulta, dunque, la successione nella locazione si attuerebbe sia nel caso in cui esista un accordo di separazione, includente quello sull'attribuzione del diritto ad utilizzare l'immobile, sottoposto ad omologazione, sia nel caso in cui l'accordo di separazione, che ricomprenda la regolamentazione del detto diritto, non risulti omologato, sia, infine, nel caso in cui l'accordo stesso sia omologato, ma l'omologazione non abbia ad oggetto anche l'intesa raggiunta dalle parti, quanto all'uso della casa coniugale. Nel caso di separazione consensuale omologata, l'accordo risulterà da atto scritto,mentre, in caso di separazione di fatto, si è ritenuto che esso possa essere provato con ogni mezzo, e, in particolare, desumersi anche da facta concludentia, ovvero fatti implicanti l'inequivoco riconoscimento, da parte del coniuge originariamente conduttore, che il diritto a fruire dell'abitazione doveva considerarsi, per quanto concerne i rapporti interni, tra il cedente ed il cessionario, traslato in capo all'altro coniuge (Cass. III, n. 1831/1992).

Opposizione di terzo

L' art. 404 c.p.c. disciplina due tipi di impugnazione di terzo, ordinaria e revocatoria. Il comma 1 si limita ad indicare, ai fini della legittimazione all'opposizione di terzo ordinaria, i terzi che sono stati pregiudicati nei loro diritti, da una sentenza resa inter alios, che può essere da essi opposta in ogni tempo, anche oltre i limiti fissati per la proposizione dell'impugnazione ordinaria. Il pregiudizio va riferito, in primo luogo, a quello derivante dall'attuazione della sentenza ai danni dei terzi titolari di un diritto autonomo, ed incompatibile con quello oggetto della sentenza medesima. Il comma 2, invece, attribuisce la facoltà di proporre l'opposizione cosiddetta revocatoria, agli aventi causa ed ai creditori di una delle parti, quando la sentenza pronunciata inter alios è effetto di dolo, che può essere anche unilaterale, e consistere in mere omissioni, o collusione a loro danno. La collusione si identifica nella condotta processuale, necessariamente concordata tra le parti, finalizzata a far emettere una sentenza che accerti un diritto od un rapporto giuridico sostanziale che le stesse ritengono inesistente. Per tale opposizione, il termine è di 30 giorni, decorrente dal giorno in cui è stato scoperto il dolo o la collusione.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
In caso di sfratto per morosità nei confronti dell'ex coniuge ed originario conduttore, il coniuge separato ed assegnatario dell'immobile può opporsi alla convalida della procedura di sfratto?

A seguito di separazione subentra il familiare convivente al posto del conduttore originario

La norma di cui all' art. 6 della l. n. 392/1978 , riguarda la successione nel contratto di locazione dell'immobile che costituisce la casa familiare, nel quale, il conduttore vive unitamente alla famiglia, non già di qualsiasi immobile condotto in locazione da uno dei due coniugi. La ratio legis risiede, infatti, nella tutela del diritto all'abitazione delle persone che convivono con il conduttore, nel caso in cui quest'ultimo cessi di occupare l'immobile, per morte, separazione o divorzio (commi secondo e terzo). In tali ipotesi, al posto del conduttore originario, subentra un familiare convivente, il coniuge separando o divorziando, che invece continua ad occupare quell'immobile (Cass. III, n. 9002/2020).

Il locatore ha il diritto di conoscere chi sia il nuovo titolare dei diritti e degli obblighi scaturenti dal rapporto

Il locatore, in presenza di una successione nel contratto ex latere conductoris, di stampo legale e non negoziale, ha, comunque, il diritto di conoscere quale sia il soggetto divenuto nuovo titolare dei diritti e degli obblighi scaturenti dal rapporto, sia agli effetti di un controllo della regolarità della vicenda traslativa, sia agli effetti dell'individuazione della controparte interessata alle future vicende contrattuali, quali la rinnovazione, l'aggiornamento del canone, la risoluzione. L'automatismo del meccanismo successorio, disciplinato nell' art. 6 della l. n. 392/1978 , implica, infatti, da un lato, l'ininfluenza di un qualsivoglia apporto volitivo, di adesione o di accettazione da parte del locatore ceduto, ma non implica, altresì, dall'altro, che in un rapporto contrattuale di durata, a prestazioni corrispettive, il cambiamento di titolarità di uno dei due contraenti, possa operare e svolgere i propri effetti nell'ignoranza dell'altro. Tali vicende successorie, pertanto, sono opponibili al locatore, se gli sono state comunicate, sulla cui scorta, ove, quindi, questi abbia avuto comunicazione della successione, il procedimento per convalida va intrapreso nei confronti del successore, mentre, in difetto di comunicazione, l'azione va proposta nei confronti dell'originario conduttore (Trib. Roma 15 novembre 2011, n. 22446)

La successione del conduttore è opponibile al locatore solo a decorrere dalla data di comunicazione dell'avvenuta cessione

In tema di contratto di locazione di un'immobile urbano ad uso abitativo, la successione del conduttore è opponibile al locatore, unicamente a decorrere dalla data di comunicazione dell'avvenuta cessione, con la conseguenza che, fino a tale momento, sussiste la legittimazione dell'originario conduttore. Questi, pertanto, in difetto di una valida comunicazione, è tenuto a pagare i canoni di locazione rimasti inevasi, a nulla rilevando la circostanza, inopponibile al locatore, di non avere più avuto la disponibilità dell'immobile, a decorrere dalla data anteriore a quella a cui i canoni stessi si riferiscono (Trib. Roma 18 giugno 2004, n. 19348, riguardante una fattispecie in tema di opposizione a decreto ingiuntivo, in cui l'opponente ex conduttore dell'immobile, ha eccepito la propria carenza di legittimazione passiva, sul presupposto che, in seguito a separazione personale, l'immobile era stato assegnato all'altro coniuge, ma, vista la mancata comunicazione al locatore del verbale omologato, il giudice sulla base del principio su esposto, ha rigettato la domanda).

Il coniuge separato assegnatario dell'immobile può opporsi all'ordinanza di sfratto per morosità emessa nei confronti dell'ex coniuge e precedente conduttore

Il provvedimento del giudice della separazione, oltre a determinare una cessione ex lege del contratto di locazione, a favore del coniuge assegnatario, comporta anche l'estinzione del rapporto, in capo al coniuge originario conduttore, rapporto che non è più suscettibile di reviviscenza. Peraltro, nel momento in cui si realizza la successione del coniuge assegnatario al coniuge originario conduttore, si verifica, altresì, in senso del tutto figurativo e virtuale, una sorta di riconsegna dell'immobile al locatore da parte del vecchio conduttore, con la contestuale consegna, sempre in senso figurativo, della cosa locata al nuovo conduttore (Cass. III, n. 10104/2009).

Premesso ciò, il coniuge separato che proponga opposizione di terzo avverso l'ordinanza di sfratto per morosità, pronunciata nei confronti dell'altro coniuge conduttore, deducendo la propria successione nel rapporto di locazione, a norma del comma 2 dell' art. 6 della l. n. 392/1978 , in caso di separazione consensuale, deve allegare e provare, attesa l'esigenza di forma ad substantiam, di cui all'art. 1, comma 4, della l. n. 431/1998, la sussistenza di un'accordo scritto, che gli consenta di sostituirsi nella titolarità del contratto, non potendosi altrimenti validamente desumere per facta concludentia il diritto a fruire dell'abitazione (Trib. Salerno 4 ottobre 2010). La questione di maggior interesse affrontata dal Tribunale campano, concerne il coordinamento tra la regola prevista dall'art. 6 della l. n. 392/1978, e la disciplina in tema di locazione di immobili ad uso abitativo, di cui alla l. 9 dicembre 1998, n. 431; in forza dell'art. 1, comma 4, per la stipula di validi contratti di locazione è richiesta la forma scritta; l'accordo tra i coniugi, destinato a consentire il subingresso del coniuge dell'originario conduttore dovrà pertanto essere formalizzato per iscritto. La decisione adottata dal Tribunale campano appare corretta, perché se il meccanismo previsto dall'art. 6, comma 3, della l. n. 392/1978, configura null'altro che una cessione del contratto prevista dalla legge, di natura speciale, rispetto alla generale cessione di cui all'art. 1406 c.c., ad essa dovrà applicarsi l'indirizzo giurisprudenziale secondo il quale, la cessione di un contratto, del quale la legge richiede una certa forma, a pena di nullità, deve essere compiuta nella medesima forma.

Difatti, secondo altra pronuncia, con il provvedimento di separazione, fra i coniugi, si determina una successione ex lege, nel contratto di locazione, in favore del coniuge assegnatario dell'alloggio, con la conseguenza che, tale successione, figurativa e virtuale, comporta un'estinzione del rapporto in capo all'originario conduttore, insuscettibile di riviviscenza, neppure nel caso in cui la cosa locata venga abbandonata dal coniuge separato, divenuto il nuovo conduttore. Ne consegue che sarà quest'ultimo a dovere rispondere del pagamento dei canoni morosi, a partire dal provvedimento giudiziale di separazione (Trib. Milano 27 marzo 2014, n. 4273).

3. Azioni processuali

Tutela stragiudiziale

Il locatore, a seguito della morosità del conduttore, ex coniuge di quello assegnatario dell'immobile condotto in locazione ad uso abitativo, prima di intimare lo sfratto per morosità, lo invita al pagamento delle somme dovute per i canoni rimasti impagati, in modo da evitare il successivo ricorso al giudice.

Funzione e natura del giudizio

È una “parentesi” del giudizio sommario di “sfratto” che apre al giudizio ordinario di cognizione, con il quale, il conduttore, separato, ed assegnatario dell'immobile, si oppone alla procedura di sfratto instaurata dal locatore, nei confronti dell'ex coniuge, intestatario originario del contratto di locazione ad uso abitativo, per evitarne la risoluzione e la conseguente restituzione dell'immobile.

Aspetti preliminari

Mediazione

Il conduttore separato ed assegnatario dell'immobile, che intende opporsi alla procedura di sfratto instaurata dal locatore, nei confronti dell'ex coniuge intestatario originario del contratto di locazione ad uso abitativo, non deve prima esperire il procedimento di mediazione previsto dall' art. 5, comma 1-bis, del d.lgs. n. 28/2010 , quale condizione obbligatoria di procedibilità. L'obbligo prenderà vigore soltanto dopo il mutamento del rito disposto dal giudice della procedura di sfratto a seguito dell'opposizione, e grava nei confronti della parte portatrice del diritto “sostanziale” che ha dato luogo all'instaurazione del relativo giudizio di cognizione.

Competenza

Il giudice competente è quello del luogo in cui è posto l'immobile, perché in tema di locazioni, la competenza territoriale appartiene al giudice del locus rei sitae, come del resto si ricava dagli artt. 21 e 447-bis c.p.c., la quale ha natura inderogabile, con la conseguente invalidità di un'eventuale clausola difforme, rilevabile ex officio anche in sede di regolamento di competenza (Cass. VI, n. 12404/2020).

Al riguardo, tra le controversie in materia di locazione, attribuite alla competenza territoriale inderogabile del giudice in cui si trova l'immobile, rientrano quelle comunque collegate alla materia locatizia.

Legittimazione

Il conduttore separato, ed assegnatario dell'immobile, è il soggetto legittimato attivo, ed il locatore quello legittimato passivo.

Profili di merito

Onere della prova

Il conduttore separato, ed assegnatario dell'immobile, ha l'onere di allegare la fonte del proprio diritto, e la prova della sua ricorrenza, nella fattispecie portata all'attenzione del giudice, al fine di conseguire il rigetto dell'azione di sfratto per morosità, esercitata dal locatore nei confronti dell'ex coniuge, intestatario originario del contratto di locazione ad uso abitativo.

Contenuto del ricorso

L'azione si propone con ricorso, nel quale, il conduttore separato, ed assegnatario dell'immobile, deve indicare l'autorità competente dinanzi alla quale intende chiamare in giudizio il locatore, unitamente alle sue generalità ed a quelle del proprio difensore, il quale, dovrà avere cura di indicare la propria pec ed il numero di fax per la ricezione delle relative comunicazioni.

Inoltre, il conduttore separato ed assegnatario dell'immobile, deve anche eleggere domicilio nel Comune in cui ha sede lo stesso giudice adito, e, indicate nel ricorso le esatte generalità del locatore, precisare altresì l'ubicazione dell'immobile locato, con i relativi identificativi catastali, avendo cura di riportare nella narrazione del fatto, le ragioni addotte rispettivamente a fondamento della causa petendi e del petitum richiesto, anche in via mediata, e delle richieste formulate nelle conclusioni dell'atto – opposizione del conduttore separato ed assegnatario dell'immobile alla procedura di sfratto, instaurata dal locatore nei confronti dell'ex coniuge intestatario originario del contratto di locazione ad uso abitativo – con la correlata documentazione probatoria che intende offrire a corredo della domanda.

Al riguardo, trattandosi di ricorso, occorre indicare subito, a pena di decadenza, tutte le prove che si intendono sottoporre all'attenzione del giudice, come ad esempio, l'interrogatorio formale del locatore, e le esatte generalità degli eventuali testimoni che si intendono ascoltare sulle posizioni “fattuali” dell'atto introduttivo della controversia, che dunque devono già essere opportunamente “capitolate”, oltre a tutta la relativa documentazione probatoria (contratto di locazione ad uso abitativo, provvedimento emesso nel procedimento di separazione/divorzio di attribuzione della casa coniugale in favore dell'ex coniuge separato ed affidatario della prole minorenne).

Ciò non toglie però che, nella narrazione del “fatto”, occorre opportunamente soffermarsi sulla concreta posizione assunta nella vicenda dal locatore, laddove il medesimo – si sia reso responsabile dell'ingiustificato diniego di addivenire ad una soluzione amichevole dell'insorta controversia – e sia rimasto inerte, nonostante la tempestiva conoscenza della relativa questione, comprovata dalla precedente corrispondenza intercorsa, o da un'eventuale diffida ricevuta dal nuovo conduttore, subentrato a quello precedente, intestatario del contratto di locazione, potendo risultare utile, ai sensi dell' art. 116 c.p.c. , sul piano della valutazione del relativo comportamento, laddove risulti inserito in un contesto fattuale idoneo a farlo ritenere come gravemente inadempiente, sotto il profilo della buona fede.

Il ricorso deve, quindi, essere sottoscritto dal difensore su atto separato, contenente la procura alla lite, sottoscritta dalla parte rappresentata dal medesimo difensore ed autenticata da quest'ultimo.

Richieste istruttorie

L'onere di chiedere l'interrogatorio formale del locatore sui fatti oggetto di contestazione, riguardanti le circostanze fattuali, ritenute idonee a configurare i presupposti per l'utile esercizio dell'opposizione di terzo, alla richiesta di convalida dello sfratto per morosità, intimato nei confronti dell'ex coniuge, intestatario origjnario del contratto di locazione ad uso abitativo, grava sul medesimo terzo opponente, il quale, deve allegare anche la fonte del proprio diritto, spettando al locatore l'onere di allegare la prova contraria.

Il terzo opponente ha anche l'onere di formulare una richiesta di prova testimoniale, indicando i relativi capitoli di prova, ed i nominativi dei testimoni, al fine di provare le circostanze fattuali, sulle quali si basa l'opposizione allo sfratto per morosità, intimato nei confronti dell'ex coniuge, in qualità di intestatario originario del contratto di locazione.

4. Conclusioni

L' art. 6, comma 2, della l. n. 392/1978 , riconosce la successione nel rapporto locatizio del coniuge, al quale, sia stato attribuito dal giudice il diritto di abitare nella casa familiare, intendendosi tale subentro come correlato ad un espresso provvedimento giurisdizionale, pronunciato nel processo di separazione personale dei coniugi. Conseguentemente, ove ricorra tale ipotesi, il coniuge assegnatario della casa coniugale, è sostituito ex lege, nella titolarità del contratto di locazione, con l'attribuzione dei relativi diritti ed obbligazioni che ne derivano, e la cessazione del rapporto di locazione in capo all'ex coniuge, precedente intestatario originario dello stesso rapporto (Cass. III, n. 1423/2011). In particolare, premesso che ai sensi dell'art. 6 della l. n. 392/1978, e 8 della l. n. 878/1970, il coniuge separato ha diritto alla conservazione del contratto di locazione in corso, quando l'alloggio gli sia stato assegnato con provvedimento del giudice, le norme che regolano gli effetti della separazione personale ed i rapporti di locazione di diritto privato, sono applicabili anche in materia di edilizia residenziale pubblica, ragione per cui, solo un provvedimento del giudice, emesso in sede di separazione giudiziale, scioglimento del matrimonio o cessazione degli effetti civili dello stesso, può fare sì che all'assegnatario subentri l'altro coniuge (Cass. III, n. 16627/2008). Al riguardo, va altresì considerato, che la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 6, commi 2 e 3 della l. n. 392/1978, laddove non prevede tra i successibili nella titolarità del contratto di locazione, in caso di morte del conduttore, il convivente more uxorio, nella parte in cui non prevede che il coniuge separato di fatto, succeda al conduttore, se tra i due si sia così convenuto, ed altresì nella restante parte, in cui non prevede la successione nel contratto di locazione, al conduttore che abbia cessato la convivenza, a favore del già convivente, quando vi sia prole naturale (Corte cost. n. 404/1988).

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