Azione revocatoria ex art. 67, c. 3, lett. a), L.F.: esentati i pagamenti effettuati secondo le intese commerciali anche in deroga ad accordi scritti
19 Gennaio 2022
L'interpretazione dell'art. 67, comma 3, lett. a), l.fall., è nel senso che non sono revocabili quei pagamenti i quali, pur avvenuti oltre i tempi contrattualmente previsti, siano stati, anche per comportamenti di fatto, eseguiti ed accettati in termini diversi, nell'ambito di plurimi adempimenti con le nuove caratteristiche, evidenziatesi già in epoca anteriore a quelli in discorso, i quali, pertanto, non possono più ritenersi pagamenti eseguiti in ritardo, ossia inesatti adempimenti, ma divengono esatti adempimenti; l'onere della prova di tale situazione è, ai sensi dell'art. 2967 c.c., in capo all'accipiens.
Con l'ordinanza n. 608 dell'11 gennaio 2022 il S.C. chiarisce, nel solco della pregressa giurisprudenza in materia, il significato dell'espressione “termini d'uso”, quale condizione per esentare un pagamento così effettuato nell'ambito dell'attività di impresa, dalla revocatoria fallimentare. Il caso. La vicenda definita con il provvedimento in esame – con una decisione di rinvio alla Corte territoriale alla stregua della massima in epigrafe – concerne l'azione revocatoria promossa dal fallimento verso alcuni pagamenti effettuati dalla società in bonis ad una società con la quale intratteneva rapporti commerciali. Quest'ultima, in particolare, nei giudizi di merito, sosteneva la riconducibilità dei pagamenti revocati ad attività ordinaria di impresa, con adempimenti definiti tra le parti secondo una prassi costante e ripetuta nel tempo, anche in difformità dagli accordi contrattuali. Il S.C., al riguardo, cassando la decisione di impugnata, rimette la causa alla Corte di Appello in diversa composizione, sostenendo che la Corte territoriale avrebbe dovuto non solo verificare la disciplina negoziale originaria, ma anche accertare se, in base a tutti i mezzi di prova offerta, tra le parti si fosse instaurata una prassi di fatto, modificativa degli accordi a suo tempo conclusi; l'affermarsi di tale prassi, peraltro, avrebbe così consentito l'adempimento delle prestazioni pecuniari in tempi diversi e più lunghi, senza che fosse avanzata contestazione alcuna su tali modalità. Revocatoria e pagamenti secondo i termini di uso: i casi di esenzione. Con l'espressione "termini d'uso", secondo la prevalente giurisprudenza e come confermato dalla ordinanza in commento, si fa riferimento alle condizioni di tempo e di modo dei pagamenti, normalmente in uso tra contraenti e in concreto pattuiti tra le parti, sempre che siano mezzi fisiologici e usuali di pagamento. Le parti possono, ad esempio, convenire che le scadenze siano a 120 giorni piuttosto che a 60 giorni; non possono, invece, divenire "termini d'uso" prassi patologiche e forme anomale di pagamento, non concordate dalle parti all'inizio del rapporto negoziale. I pagamenti effettuati in ritardo rispetto alle scadenze convenute sono, invece, soggetti ad azioni revocatorie. Termini d'uso e concreta operatività dell'attività tra le parti. Si ha quindi esenzione dalla revocatoria con riferimento ai pagamenti eseguiti ed accettati anche difformemente dalle previsioni contrattuali, purché siano stati effettuati secondo tempi e modalità corrispondenti a quelli che hanno caratterizzato il rapporto tra le parti nel suo concreto svolgimento e siano riferibili alla normale attività dell'impresa. Pagamento nei termini d'uso: solo se effettuato con modalità non anormali. Per essere considerato nei termini d'uso, il pagamento deve rientrare nelle normali relazioni commerciali intrattenute tra le parti e non presentare, quale ulteriore elemento in aggiunto al profilo temporale, profili di anormalità e atipicità in ordine alle modalità. In altri termini, il pagamento secondo termini d'uso deve avvenire con modalità tipiche dell'attività d'impresa, senza possibilità – quindi – di ritenere esentati i pagamenti effettuati con mezzi anormali, rispetto allo svolgimento dell'impresa stessa. Per pagamenti nei termini d'uso, quindi, si intendono quelli eseguiti, oltre che nei tempi utilizzati nella concreta pregressa attività commerciale, anche con un mezzo fisiologico ed ordinario. Pagamenti secondo termini d'uso: solo se relativi ad attività ordinaria e non ad operazioni straordinarie. Analogamente, sono esenti dall'azione revocatoria, secondo quanto poc'anzi riferito, i pagamenti relativi a forniture di beni e servizi attinenti alla vita ordinaria e corrente dell'impresa; ne restano, quindi, esclusi quelli afferenti ad operazioni straordinarie e/o estranee all'oggetto tipico dell'attività d'impresa ed all'ordinario esercizio dell'azienda. La ratio dell'esenzione ex art. 67, comma 3, lett. a): dalle posizioni della giurisprudenza come sopra esposte, si evince che la disposizione in questione ha l'obiettivo di salvaguardare lo svolgimento dell'attività ed impedire un'eccessiva limitazione dell'attività stessa, nel timore che i pagamenti così effettuati possano essere oggetto di revocatoria. Si vuole così garantire l'operatività dell'impresa con riferimento, ad esempio, ai fornitori di beni e servizi indispensabili nel ciclo produttivo dell'impresa in difficoltà, per limitare l'espansione a catena ai loro danni dell'insolvenza della loro clientela. La previsione in esame ha, quindi, come obiettivo, l'esigenza di evitare che il manifestarsi della crisi dell'impresa spinga i normali fornitori a sospendere o interrompere i rapporti commerciali in corso, così aggravandone il dissesto. Pagamenti secondo termini d'uso: la rilevanza della prassi. Alla stregua di quanto testè riferito, ciò che appare indispensabile a far rilevare i pagamenti effettuati secondo “termini d'uso” è il verificarsi di comportamenti di fatto che divergono da quelli pattiziamente convenuti tra le parti nell'ambito di plurimi adempimenti, tali da fare ritenere instaurata una prassi, anteriore ai pagamenti oggetto di revocatoria, adeguatamente consolidata e stabile. Termini d'uso: necessario verificare in concreto il rapporto tra le parti: Per la valutazione corretta della sussistenza di un'ipotesi di esenzione della revocatoria, il rinvio dell'art. 67, comma 3, lett. a), l.fall. ai “termini d'uso”, attiene alle modalità di pagamento proprie del rapporto tra le parti e non già alla prassi del settore economico di riferimento, dovendo il giudice di merito verificare anche l'eventuale sistematica tolleranza del creditore di ritardi nei pagamenti rispetto alle scadenze pattiziamente convenute. Al tempo stesso, vanno considerati revocabili quei pagamenti effettuati con un ritardo ben maggiore rispetto a quanto avvenuto e tollerato durante i rapporti commerciali intercorsi Pagamenti secondo termini d'uso ed onere della prova. Come anche ricordato dalla ordinanza in esame, la parte che abbia eccepito la non revocabilità dei pagamenti impugnati perché effettuati nell'esercizio dell'attività d'impresa nei termini d'uso ha l'onere di provare quali fossero le modalità di pagamento concretamente invalse con il debitore, dovendo il giudice di merito verificare anche l'eventuale sistematica tolleranza del creditore di ritardi nei pagamenti rispetto alle scadenze pattiziamente convenute. |