Deposito telematico privo di allegati: l’onere di controllare la completezza del deposito spetta all’avvocato o al cancelliere?

Roberta Giorsino
25 Gennaio 2022

Alla luce del dovere di autoresponsabilità dell'Avvocato, la Corte d'Appello di Palermo ha chiarito che anche in caso di accettazione di un deposito telematico privo di allegati, è onere del difensore, e non del Cancelliere, il controllo della regolarità e della completezza di quanto depositato.
Massima

È infondata la richiesta di acquisizione per la prima volta in Appello dei documenti che erroneamente non sono stati allegati con il deposito telematico della memoria ex art. 183, VI comma n. 2, adducendo la responsabilità del Cancelliere per violazione dell'art. 74 disp. att. c.p.c. per non aver rifiutato il deposito dell'atto incompleto nel primo grado di giudizio: vige il dovere di autoresponsabilità dell'Avvocato circa il controllo sulla completezza del proprio fascicolo e la regolarità del deposito di atti e documenti.

Il caso

Il Tribunale di Palermo, con sentenza del 13.06.2017, sull'assunto della totale mancanza della prova dei fatti oggetto della domanda, rigettava la richiesta di risarcimento del danno, a causa di - asserita - errata diagnosi, promossa da M.B. avverso l'Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo e il Ministero della Salute.

M.B. proponeva ricorso alla Corte d'Appello di Palermo evidenziando che il Giudice di prime cure aveva errato nel riconoscere a lui imputabile il mancato inserimento nel fascicolo informatico della documentazione a sostegno della richiesta di risarcimento del danno che avrebbe dovuto essere prodotta con la memoria istruttoria ex art. 183, comma 6 n. 2, c.p.c..

Secondo la tesi difensiva sposata dall'Avvocato di M.B., infatti, la responsabilità era da ascrivere unicamente al Cancelliere dell'Ufficio preposto alla ricezione dell'atto: egli, infatti, effettuando l'accettazione del deposito, in violazione dell'art.

74 disp. att. c.p.c., avrebbe certificato la produzione di documenti che non erano contenuti nel fascicolo informatico a causa della mancata ed erronea allegazione ad opera del difensore.

Il funzionario dell'Ufficio competente alla ricezione avrebbe dovuto, secondo quanto prospettato dalla Difesa, rifiutare il deposito, così permettendo all'Avvocato di M.B. di accorgersi dell'errore ed eseguire il deposito omesso.

Inoltre, a sostegno di quanto argomentato, la Difesa poneva anche altre due censure: evidenziando in primo luogo che la volontà di produrre siffatti documenti era tanto evidente ed inequivoca che i documenti in oggetto erano stati menzionati negli scritti difensivi e nella memoria ex art. 183, comma 6 n. 2, c.p.c..

Non ultima l'argomentazione secondo cui il Giudice di primo grado, in ogni caso, avrebbe dovuto, rilevata la ritualità del deposito ma l'assenza dei documenti menzionati, segnalarne l'omissione e onerare la parte al deposito o autorizzare la rimessione in termini.

In ultima istanza M.B. chiedeva quindi che, previa acquisizione della documentazione mancante, la Corte d'Appello riformasse la sentenza nella parte in cui rigettava la domanda perché non era stato possibile accertare né il rapporto tra M.B. e la struttura sanitaria, né le condizioni di salute allegate dall'istante, né gli esiti delle cure.

La questione

La questione giuridica sottesa al caso in esame è la seguente: è ascrivibile al funzionario, e quindi all'Ufficio competente, il mancato inserimento nel fascicolo informatico della documentazione offerta con la memoria ex art. 183, comma 6 n. 2, c.p.c. per violazione dell'art. 74 disp. att. c.p.c., avendo il egli accettato un deposito irregolare dal punto di vista formale o questa responsabilità è attribuibile al difensore, unico garante della regolarità e completezza del deposito telematico?

Le soluzioni giuridiche

La Corte d'Appello di Palermo preliminarmente rileva che il citato art.

74 disp. att. c.p.c., che al comma 4 prescrive la sottoscrizione del fascicolo ad opera del Cancelliere ogni volta che vengano inseriti atti o documenti a seguito della verifica della regolarità di questi ultimi, non risulta applicabile al deposito telematico di atti o documenti.

Il Giudice di secondo grado evidenzia infatti che le regole tecniche del Processo Civile Telematico non prevedono l'inserimento di atti e documenti nel fascicolo di parte: questi ultimi vengono raccolti nell'equivalente del fascicolo d'Ufficio cartaceo ossia nell'unico fascicolo informatico tenuto presso il registro elettronico di cancelleria.

In ordine alle modalità di inserimento di atti e documenti nel fascicolo informatico, la Corte osserva poi che la trasmissione, da un lato, presenta il carattere dell'irreversibilità, di talché alla parte non è consentita la rimozione o modifica di quanto depositato; dall'altro, che il sistema, nella sua autonomia e completezza, invia un avviso alle controparti costituite ogni volta che venga effettuato un deposito, rendendo così edotta anche la parte conferente dell'avvenuto inserimento.

Del tutto peculiare l'ulteriore esplicitazione del concetto espresso in sentenza tramite la considerazione che il deposito telematico dei documenti, per la sua stessa natura, lascia sempre una traccia nel fascicolo telematico.

Conseguentemente, la funzione prevista dalla norma in esame (art.

74 disp. att. c.p.c.), ossia quella di onerare il Cancelliere, tramite la sottoscrizione dell'indice dei documenti, della verifica di un riscontro immediato tra la documentazione prodotta e quella rinvenibile nel fascicolo diviene superflua.

A tale affievolimento dell'aggravio di verifica in capo al Cancelliere corrisponde un accrescimento del dovere di autoresponsabilità dell'avvocato che, oltre a dover verificare che la copia prodotta in via telematica sia completa, comprensibile e conforme alle norme processuali e tecniche, deve anche riscontrare la completezza del fascicolo nonché la regolarità del deposito di atti e documenti.

Diretta conseguenza è quindi la responsabilità in capo alla parte che intendeva valersi dei documenti erroneamente omessi e, per l'effetto il rigetto della domanda diretta all'ammissione, per la prima volta in secondo grado, dei documenti che l'Avvocato di M.B. non aveva allegato con il deposito della memoria ex art. 183, comma 6 n. 2, c.p.c.: non risulta infatti soddisfatto il requisito di eccezionalità previsto dall'art. 345 c.p.c., a mente del quale possono essere prodotti nuovi documenti in grado di Appello solo se la parte dimostri di non aver potuto produrli in primo grado per cause ad essa non imputabili.

Osservazioni

Con questa pronuncia la Corte d'Appello di Palermo, sul solco dell'orientamento tracciato da Cass. civ., sez. I, 16 dicembre 2020, n. 28721, rafforza il dovere di autoresponsabilità dell'Avvocato ribadendone l'onere di verifica del fascicolo e della buona riuscita del deposito telematico, oltre a quello della regolarità e conformità dell'atto. Sembrerebbe altresì emergere, in maniera del tutto corrispondente, un affievolimento dell'onere di riscontro in capo al Cancelliere: si auspica allora un intervento legislativo atto a normare una situazione di fatto che, al momento, lasciando l'illusione di una verifica in capo al Cancelliere per il tramite dell'accettazione del deposito non fa altro che confondere i piani di responsabilità degli operatori del diritto a vario titolo coinvolti.

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