Brevi note in tema di responsabile benefit
27 Gennaio 2022
Il responsabile benefit: previsione normativa
La Legge di Stabilità del 2016, L. 28 dicembre 2015 n. 208, articolo unico, commi 376-384, ha introdotto nel nostro ordinamento, secondo al mondo dopo gli Stati Uniti, la figura delle società benefit, ossia quelle società (di capitali, di persone, cooperative) previste nel codice civile i cui soci, aderendo a una forma estremamente innovativa di concepire l'attività imprenditoriale, hanno deciso di affiancare allo scopo statutario prettamente di lucro (profit) un ulteriore scopo, statutario e principale come il primo, definito benefit, ossia tale da perseguire veri e propri benefici comuni in favore di realtà (umane, ambientali, territoriali, di comunità…) sulle quale l'attività societaria ha inevitabilmente un impatto. Ciò con lo scopo di determinare un cambiamento positivo e misurabile sui cosiddetti stakeholders (laddove gli shareholders dall'attività di beneficio comune non trarranno un immediato e diretto vantaggio monetario) e conseguire unvantaggio reputazionale e di immagine per la società benefit. Non è questa la sede per affrontare la materia delle società benefit, per approfondire le quali si rimanda alle citazioni in calce. Con specifico riferimento al responsabile benefit, esso è disciplinato al comma 380 della menzionata Legge di Stabilità secondo cui “la società benefit è amministrata in modo da bilanciare l'interesse dei soci, il perseguimento delle finalità di beneficio comune e gli interessi delle categorie indicate nel comma 376, conformemente a quanto previsto dallo statuto. La società benefit, fermo quanto disposto dalla disciplina di ciascun tipo di società prevista dal codice civile, individua il soggetto o i soggetti responsabili a cui affidare funzioni e compiti volti al perseguimento delle suddette finalità”. La legge ha pertanto previsto da una parte che chi amministra una società benefit debba perseguire e assicurare il bilanciamento tra lo scopo benefit e lo scopo profit, senza poter favorire l'uno a discapito dell'altro, e dall'altra parte che gli amministratori debbano essere supportati da questa nuova figura dell'organizzazione di una società benefit. Essa, a ben vedere, non è ancora identificata con un termine univoco: si può trovare benefit officer, benefit manager (termini spesso usati anche con riferimento a ben altri ruoli aziendali), responsabile benefit o responsabile d'impatto. In questo intervento useremo sempre il termine di responsabile benefit. Alcuni quesiti relativi alla nomina del responsabile benefit
In mancanza di una diversa previsione statutaria, si ritiene che il dovere di nominare il responsabile benefit incomba sull'organo amministrativo nel corso di un consiglio di amministrazione. In alternativa, la scelta potrebbe anche essere affidata all'assemblea o ad alcuni soci nell'ambito di “diritti particolari” o addirittura agli stakeholder. Lo statuto dovrebbe poi chiarire la tipologia di soggetti sui quali la scelta deve ricadere e se si tratterà di una persona singola o di un organo collegiale (scelta che potrebbe ad esempio dipendere dalle dimensioni della società). A questo proposito, nelle società più grandi lo statuto potrebbe prevedere la nomina di un responsabile benefit costituito da due soggetti, così che uno gestisca le politiche di beneficio comune e l'altro eserciti il controllo assicurando così una separazione tra controllore e controllato. Generalmente questa figura viene individuata nell'ambito del consiglio di amministrazione, ma in presenza di un amministratore unico, peraltro, appare sconsigliabile riunire nella stessa unica persona anche il ruolo di responsabile benefit. Il fatto che il responsabile benefit venga individuato nell'ambito del consiglio di amministrazione non per forza è destinato a portare conflitti di interessi o un indebolimento del ruolo. Al contrario un amministratore che abbia anche la “delega benefit” godrà di un collegamento costante con l'organo gestorio e quindi con le delibere gestionali da questo assunte, potendo direttamente in consiglio di amministrazione formulare proposte o esporre le proprie critiche di fronte a scelte che non appaiano coerenti con l'oggetto benefit o non ne consentono il perseguimento e il bilanciamento con lo scopo profit. La sua presenza nei consigli di amministrazione, in altre parole, eviterà filtri e la necessità di tenerlo aggiornato sulle scelte gestionali, talvolta inevitabilmente riservate; questo consentirà una maggiore influenza sulle scelte strategiche e una maggiore e più immediata integrazione delle finalità di beneficio comune nella gestione della società. Inoltre, il fatto di essere anche un amministratore, consentirà al responsabile benefit di godere della fiducia diretta della compagine societaria in quanto nominato (in qualità di consigliere) da essa direttamente. Qualora invece questa figura venga individuata al di fuori del consiglio di amministrazione sarebbe utile che lo statuto gli attribuisse alcuni precisi poteri e regolasse un flusso obbligatorio e periodico di consultazione e informazioni con il consiglio stesso. Il responsabile benefit potrà, quindi, essere scelto tra figure preesistenti nell'organico della società oppure potrà essere inserito ex novo come figura interna alla società. Un'ulteriore possibilità è che questa attività venga completamente esternalizzata, individuando persone competenti nei settori destinatari dell'attività benefit, anche se magari non esperti di governance societaria: questa soluzione non sembra peraltro essere stata adottata frequentemente. Anche un socio potrebbe svolgere questa funzione anche se vorrebbe dire attribuirla a un soggetto che nell'ambito della società ha un preciso interesse al perseguimento degli utili. Qualora venisse scelto tra i soci di una società a responsabilità limitata, peraltro, bisognerà tenere a mente la previsione di cui all'art. 2476 comma 7 c.c. secondo cui sono solidalmente responsabili con gli amministratori anche i soci che hanno “intenzionalmente deciso o autorizzato il compimento di atti dannosi”, con la conseguenza che un comportamento scorretto nella gestione della componente benefit (ad es. la redazione di una relazione non corrispondente a realtà) potrebbe configurare un preciso caso di questa fattispecie di responsabilità. Nelle società in accomandita semplice, poi, un accomandante che dovesse assumere l'incarico, qualora si trovasse a compiere atti di gestione autonoma con poteri di rappresentanza potrebbe incorrere nel venir meno del beneficio della responsabilità limitata. Visto il ruolo del responsabile benefit, in ogni caso, ed essendo anch'egli soggetto alle verifiche dell'organo di controllo, non sembra ipotizzabile che esso venga scelto nell'ambito del collegio sindacale o della società di revisione o dell'organismo di vigilanza ai sensi del d.lgs. n. 231/2001. Quanto al ruolo svolto dal responsabile benefit, egli sarà una figura di monitoraggio, di supporto al consiglio di amministrazione e al suo dovere di bilanciamento tra scopo profit e scopo di beneficio comune nonché di supervisione del perseguimento dei risultati. Egli non può essere inteso come una nuova figura di controllo nel sistema societario, ma solo di rafforzamento, di supporto, con il compito di coadiuvare la gestione e verificare che le procedure siano idonee a perseguire anche gli obiettivi di beneficio comune. La legge prevede che questo soggetto sia titolare di “funzioni” e “compiti”, utilizzando così due termini diversi ai quali corrispondono quindi due concetti coordinati e complementari. Le funzioni consistono in un ruolo molto preciso di responsabile del processo per perseguire gli obiettivi mentre i compiti consistono nella necessità di attuare questo ruolo ponendo in essere materialmente specifiche attività che, nel silenzio della legge, possono essere delineate a livello generale in statuto e poi individuate da ogni società in modo più specifico a seconda della struttura, delle dimensioni e delle necessità. Di sicuro dovrà essere supportato da poteri, strumenti e procedure adeguate all'incarico: la terminologia legislativa induce a ritenere che possa esserci anche una traslazione di poteri e quindi una delega (cfr. CORSO, Le società benefit nell'ordinamento italiano, in Le nuove leggi civili commentate, 2016, 5, 1022). In presenza di più funzioni aziendali il responsabile benefit dovrà coinvolgerle tutte nel suo flusso informativo e nella raccolta di dati utili, trovando il metodo più adeguato e meno invasivo affinché siano efficacemente informate degli obiettivi di beneficio comune, prendano parte e contribuiscano al perseguimento degli stessi, essendo i principali conoscitori del funzionamento dell'azienda. Come accennato, il responsabile benefit terrà periodicamente aggiornato il consiglio di amministrazione sull'andamento della sua attività e attuerà gli obblighi di trasparenza provvedendo o contribuendo alla redazione della relazione e della valutazione d'impatto nonché coinvolgendo e informando costantemente i terzi e più in particolare di stakeholder particolarmente coinvolti. La responsabilità del responsabile benefit è di natura funzionale ordinaria adeguata al suo incarico e quindi di natura contrattuale nei confronti della società, con conseguente plausibile revoca dell'incarico in caso di inadempimento. Egli potrebbe dover rispondere in concorso con gli amministratori inadempienti con riferimento alle questioni inerenti il profilo benefit della società e, qualora fornisca direttamente informazioni false o decettive, potrebbe essere responsabile anche nei confronti di soggetti terzi (stakeholder) con i quali sia entrato in contatto in funzione del suo incarico. Da ultimo, evidenziamo che la nomina del responsabile benefit può essere iscritta nel Registro delle Imprese come figura a sé stante. Considerazioni conclusive
Per quanto il responsabile benefit non sia un nuovo organo societario, è facile comprenderne tutta la sua importanza e il ruolo chiave che può rivestire in una società benefit in quanto, pur essendo gli amministratori i soggetti deputati al perseguimento dell'oggetto profit e benefit e al relativo bilanciamento, egli può e deve fornire un determinante ruolo di guida e di orientamento, sia in una società di nuova costituzione che là dove vi sia stata un'evoluzione di una società già esistente in società benefit e gli amministratori debbano quindi tenere conto dei nuovi obiettivi da perseguire. Sarà fondamentale che egli abbia competenze in materia di sostenibilità (ambientale e sociale) e valutazione d'impatto (da inserire nella relazione finale) e che comunque la società assicuri al soggetto a cui ha attribuito questo ruolo la possibilità di acquisire tali competenze e aggiornarsi costantemente in una materia in continua evoluzione. Molte sono le pubblicazioni e gli articoli in tema di società benefit. Per approfondimenti citiamo i seguenti: DE SABATO – FUGIGLANDO, Le Società benefit, 2022, GFL; BELLAVITE PELLEGRINI – CARUSO (a cura di), Società benefit, 2020, Milano; AA.VV., Le società benefit. Forum virtuale, in Orizzonti del diritto commerciale, 2017, n. 2; BAUCO-CASTELLANI-DE ROSSI-MAGRASSI, Le società benefit. (Parte III). Qualificazione giuridica e spunti innovativi, 2017, in https://www.fondazionenazionalecommercialisti.it/node/1194; BUTTURINI, La relazione annuale della società benefit nel sistema del bilancio d'esercizio, in Giur. comm., 2020, 3, II, 572; CALAGNA, La nuova disciplina della “società benefit”: profili normativi e incertezze applicative, in Riv. dir. soc., 2016, 717; CAMERA DI COMMERCIO DI TARANTO, Società benefit. Breve guida alla costituzione e alla gestione, 2016; COMERIO-IMPERIALE-TETTAMANZI, Società benefit e B-Corp tra novità normative e Agenzia ONU 2030, in Bilancio e revisione, 2021, n. 1, 5; CORDEIRO GUERRA-LENZI, Il bilanciamento tra scopo lucrativo e beneficio comune nelle società benefit: profili fiscali e societari, 25 giugno 2021, in Riv. telematica di dir. trib; DACCO', Le società benefit tra interesse dei soci e interesse dei terzi: il ruolo degli amministratori e i profili di responsabilità in Italia e negli Stati Uniti, in Banca Borsa Titoli di Credito, 2021, 1, 40; DE ROSSI-ROSSI, Società benefit: i costi sostenuti per il perseguimento delle finalità di beneficio comune, in Corr. trib., 2021, 521; FERDINANDI, Le società benefit, in Vita notarile, 2017, 1, 541; GALLARATI, Incentivi e controllo del mercato nella società «benefit». Un'analisi economica e comparata, in Contratto e impresa, 2018, 2; PETRASSI, Le società benefit per le imprese pubbliche e private, Milano, 2021; RIZZO (a cura di), La società benefit, in https://www.odcec.mi.it/quaderni/n-83---la-societ%C3%A0-benefit; STELLA RICHTER jr., Società benefit e società non benefit, in Riv. dir. comm., 2017, II, 274. |