Regolamento - 25/06/2019 - n. 1111 art. 99 - Trattati con la Santa Sede

Rosaria Giordano

Trattati con la Santa Sede

1. Il presente regolamento fa salvo il trattato internazionale (Concordato) concluso fra la Santa Sede e il Portogallo, firmato nella Città del Vaticano il 18 maggio 2004.

2. Ogni decisione relativa all'invalidità di un matrimonio disciplinata dal trattato di cui al paragrafo 1 è riconosciuta negli Stati membri a norma del capo IV, sezione 1, sottosezione 1 del presente regolamento.

3. Le disposizioni di cui ai paragrafi 1 e 2 si applicano altresì ai trattati internazionali seguenti conclusi con la Santa Sede:

a) «Concordato lateranense», dell'11 febbraio 1929, tra l'Italia e la Santa Sede, modificato dall'accordo con protocollo aggiuntivo, firmato a Roma il 18 febbraio 1984;

b) accordo tra la Santa Sede e la Spagna su questioni giuridiche del 3 gennaio 1979;

c) accordo tra la Santa Sede e Malta, del 3 febbraio 1993, sul riconoscimento degli effetti civili dei matrimoni canonici e delle decisioni delle autorità e dei tribunali ecclesiastici in merito a tali matrimoni, incluso il protocollo di applicazione della stessa data, con terzo protocollo aggiuntivo del 27 gennaio 2014.

4. La Spagna, l'Italia o Malta possono sottoporre il riconoscimento delle decisioni di cui al paragrafo 2 alle procedure e ai controlli applicabili alle sentenze dei tribunali ecclesiastici pronunciate in base ai trattati internazionali con la Santa Sede di cui al paragrafo 3.

5. Gli Stati membri comunicano alla Commissione:

a) una copia dei trattati di cui ai paragrafi 1 e 3;

b) eventuali denunce o modificazioni di tali trattati.

Inquadramento.

La norma in commento disciplina il coordinamento tra il Regolamento ed i Concordati stipulati da alcuni Stati membri con la Santa sede in tema di riconoscimento delle pronunce di nullità matrimoniale rese dai Tribunali ecclesiastici.

Effetti negli Stati membri della sentenza ecclesiastica di nullità matrimoniale oggetto di positiva delibazione.

L'art. 99 si occupa, come già l'art. 64 del Reg. CE n. 2201/2003, del coordinamento tra il Regolamento ed i Concordati stipulati da alcuni Stati membri con la Santa sede in tema di riconoscimento delle pronunce di nullità matrimoniale rese dai Tribunali ecclesiastici. Più precisamente, vengono estesi a tutti gli Stati cui il Regolamento è applicabile gli effetti della decisione emanata dalle autorità giurisdizionali ecclesiastiche, successivamente delibate dagli Stati che abbiano sottoscritto il Concordato.

Si è quindi evidenziato che i requisiti del riconoscimento dovrebbero essere attribuiti all'atto di delibazione con il quale le Corti competenti all'interno dei suddetti Stati abbiano riconosciuto l'efficacia della decisione ecclesiastica (Baratta, 203).

Sentenze ecclesiastiche di nullità del matrimonio: contrasto con il diritto di difesa e con l’ordine pubblico.

In virtù di quanto evidenziato, gli Stati membri non dovrebbero rendere efficaci, a seguito della delibazione, le pronunce ecclesiastiche nell'ipotesi in cui nel procedimento che ha condotto all'emanazione delle stesse non siano stati rispettati i diritti fondamentali delle parti ed, in specie, il diritto di difesa. Si segnala, sul punto, la nota decisione resa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Pellegrini c. Italia del 20 luglio 2001, secondo la quale l'autorità giurisdizionale italiana aveva violato l'art. 6, § 1, CEDU nel dare esecuzione ad una sentenza ecclesiastica di nullità matrimoniale anche se nel procedimento non erano stati violati i diritti di difesa. Si è a riguardo evidenziato che, d'altra parte, è lo stesso Regolamento a contemplare, all'art. 22 lett. b, tra i motivi ostativi al riconoscimento delle decisioni pronunciate in un altro Stato il mancato rispetto del diritto di difesa nel procedimento che ha condotto all'emanazione delle stesse (Baratta, 66).

Occorre per altro verso ricordare che non di rado le Corti italiane sono chiamate a verificare il rispetto anche con riguardo alla conformità all'ordine pubblico delle sentenze ecclesiastiche in tema di nullità matrimoniale.

Sulla questione, è opportuno premettere, che, come ricordato dalla S.C., ai sensi dell'art. 797, n. 6, c.p.c., tuttora operante nell'ambito regolato dall'Accordo di revisione del Concordato lateranense (reso esecutivo con l. n. 121/1985) per l'espresso richiamo, di natura materiale e non formale, agli artt. 796 e 797 c.p.c. ivi contenuto, i rapporti fra giurisdizione ecclesiastica e giurisdizione civile sono disciplinati sulla base di un principio di prevenzione a favore di quest'ultima, essendo venuta meno, giusta l'art. 8, n. 2, dell'Accordo predetto, la riserva di giurisdizione del tribunale ecclesiastico sulle cause di nullità dei matrimoni concordatari, sicché il giudice italiano, in difetto di delibazione della corrispondente sentenza ecclesiastica, può statuire sulla domanda di nullità del matrimonio concordatario formulata in via riconvenzionale dal coniuge convenuto in giudizio per la cessazione degli effetti civili del matrimonio (Cass. I, n. 18627/2014).

Quanto alla conformità all'ordine pubblico delle sentenze ecclesiastiche di nullità del matrimonio concordatario, nella recente giurisprudenza si è ad esempio ritenuto che la delibazione della sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullità del matrimonio concordatario per « incapacitas (psichica) assumendi onera coniugalia » di uno dei coniugi non trova ostacolo nella diversità di disciplina dell'ordinamento canonico rispetto alle disposizioni del codice civile in tema di invalidità del matrimonio per errore (essenziale) su una qualità personale del consorte e, precisamente, sulla ritenuta inesistenza in quest'ultimo di malattie (fisiche o psichiche) impeditive della vita coniugale (art. 122, comma 3, n. 1, c.c.), poiché detta diversità non investe un principio essenziale dell'ordinamento italiano, qualificabile come limite di ordine pubblico (Cass. I, n. 19691/2014).

La stessa S.C. ha chiarito che, in tema di delibazione della sentenza ecclesiastica, l'accertamento dell'esistenza di una causa di nullità del matrimonio concordatario, consistente nella mancanza di «discrezione di giudizio», cioè della effettiva capacità d'intendere il valore del matrimonio-sacramento, anche se non accompagnato da una compiuta verifica in ordine alla consapevolezza dell'altra parte circa l'accertamento del vizio del consenso, non è incompatibile con l'ordine pubblico interno, non essendovi un principio generale di tutela dell'affidamento, che contempli come elemento essenziale la riconoscibilità di tale vizio per l'altra parte (Cass. I, n. 8857/2012).

Sotto altro profilo, è stato affermato che la sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullità del matrimonio religioso per esclusione da parte di un coniuge di uno dei «bona» matrimoniali, quale quello relativo alla prole, e cioè per una ragione diversa da quelle di nullità previste per il matrimonio civile dal nostro ordinamento, non impedisce il riconoscimento dell'esecutività della sentenza ecclesiastica, quando quella esclusione, ancorché unilaterale, sia stata portata a conoscenza dell'altro coniuge prima della celebrazione del matrimonio, o, comunque, questi ne abbia preso atto, ovvero quando vi siano stati concreti elementi rivelatori di tale atteggiamento psichico non percepiti dall'altro coniuge solo per sua colpa grave (Cass. I, n. 11226/2014).

Per converso, le Sezioni Unite hanno statuito che la convivenza «come coniugi», quale elemento essenziale del «matrimonio-rapporto», ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di «ordine pubblico italiano», la cui inderogabile tutela trova fondamento nei principi supremi di sovranità e di laicità dello Stato, già affermato dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 18 del 1982 e n. 203 del 1989, ostativa alla dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del «matrimonio-atto» (Cass. S.U., n. 16739/2014).

Su un piano più generale, peraltro, va ricordato che nel giudizio di delibazione della sentenza emessa dal giudice ecclesiastico, al giudice italiano non è consentito il riesame nel merito e, pertanto, va cassata la decisione della corte d'appello, che abbia rigettato la domanda di «exequatur» della sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullità del matrimonio per incapacità di assunzione degli obblighi matrimoniali da parte di un coniuge fornendo una nuova e diversa interpretazione delle risultanze processuali (Cass. I, n. 24967/203, con riguardo agli accertamenti compiuti dal consulente tecnico d'ufficio).

Bibliografia

Baratta, Scioglimento e invalidità del matrimonio nel diritto internazionale privato, Milano 2004; Biagioni, Il nuovo regolamento comunitario sulla giurisdizione e sull'efficacia delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità dei genitori, in Riv. dir. internaz. 2004, 991; Biavati, Il riconoscimento e il controllo delle decisioni europee in materia familiare, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2003, 1241; Bonomi, Il regolamento comunitario sulla competenza e sul riconoscimento in materia matrimoniale e di potestà dei genitori, in Riv. dir. internaz. 2001, 298; Bruneau, La reconnaissance et l'exécution des décisions rendues dans l'Union européenne, in La Semaine Juridique 2001, 803; Consolo, Nuovi problemi di diritto processuale civile internazionale, Milano 2002; Conti, Il nuovo regolamento comunitario in materia matrimoniale e di potestà parentale, in Fam. e dir. 2004, 291; Conti, Il riconoscimento e l'esecuzione dei provvedimenti in materia di diritto di visita ed il regolamento CE n. 1347/2000, in Fam. e dir. 2003, 1, 60; Magrone, La disciplina del diritto di visita nelregolamento (CE) n. 2201/2003, in Riv. dir. internaz.priv. e proc. 2005, 339; McEleavy, Brussels II bis: Matrimonial Metters, Parental Responsability, Child Abduction and Mutual Recognition, in Int. Comp. Law Quaterly 2004, 503; McEleavy, The Comunitarization of Divorce Rules: What Impact for English and Scottish Law?, in Int. Comp. Law Quaterly 2004, 695; Mosconi, Giurisdizione e riconoscimento delle decisioni in materia matrimoniale secondo il regolamento comunitario 29 maggio 2000, in Riv. dir. proc. 2001, 376; Picardi, Le matrici socioeconomiche del titolo esecutivo europeo, in Studi in onore di Romagnoli, Milano 1997, 985.

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