Regolamento - 25/06/2019 - n. 1111 art. 10 - Scelta del foroScelta del foro 1. Le autorità giurisdizionali di uno Stato membro hanno competenza in materia di responsabilità genitoriale se ricorrono le condizioni seguenti: a) il minore ha un legame sostanziale con quello Stato membro, in particolare perché: i) almeno uno dei titolari della responsabilità genitoriale vi risiede abitualmente; ii) in tale Stato membro si trovava la precedente residenza abituale del minore; o iii) il minore è cittadino di quello Stato; b) le parti e qualsiasi altro titolare della responsabilità genitoriale hanno: i) liberamente convenuto la competenza giurisdizionale al più tardi alla data in cui è adita l'autorità giurisdizionale; o ii) accettato espressamente la competenza giurisdizionale nel corso del procedimento e l'autorità giurisdizionale si è assicurata che tutte le parti siano informate del loro diritto di non accettare la competenza; e c) l'esercizio della competenza giurisdizionale è conforme all'interesse superiore del minore. 2. L'accordo di scelta del foro ai sensi paragrafo 1, lettera b), punto i), ha forma scritta, è datato e firmato dalle parti o è messo agli atti dell'autorità giurisdizionale conformemente al diritto e alle procedure nazionali. Qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell'accordo è equivalente alla forma scritta. Coloro che diventano parte del procedimento dopo che è stata adita l'autorità giurisdizionale possono esprimere il loro accordo dopo che essa è stata adita. In mancanza di una loro contestazione, il loro accordo è considerato implicito. 3. Salvo diverso accordo tra le parti, la competenza esercitata conformemente al paragrafo 1 cessa non appena: a) la decisione emessa nel quadro di tale procedimento non sia più soggetta a impugnazione ordinaria; o b) il procedimento sia terminato per un'altra ragione. 4. La competenza conferita ai sensi del paragrafo 1, lettera b), punto ii), è esclusiva. InquadramentoLa norma in esame conserva, rispetto all'assetto prefigurato dal Regolamento CE n. 2201/2003, la giurisdizione-competenza in favore dello Stato con il quale il minore ha un legame sostanziale, pur individuando in modo diverso i presupposti e i limiti dell'operare di tale criterio di collegamento. Viene meno, infatti, la c.d. proroga della competenza del giudice che conosce della causa relativa allo scioglimento del matrimonio, che è invece prevista dall'art. 12 del Regolamento Bruxelles II-bis qualora concorrano due condizioni, ovvero almeno uno dei coniugi abbi la responsabilità genitoriale sul minore e la competenza del giudice adito per la controversia matrimoniale sia stata accettata dagli stessi coniugi e purché, naturalmente, ciò sia conforme all'interesse superiore del minore (Magrone, 356). Il Regolamento Bruxelles III-bis muove infatti da una concezione antitetica rispetto a quello precedente, ossia quella della piena autonomia del giudizio in materia di responsabilità genitoriale rispetto a quello riguardante il vincolo coniugale, che comporta che, di norma, i fori possano essere diversi (Honorati, 253). Novità di assoluto rilievo introdotta dal Regolamento UE n. 1111/2019 nella disposizione in commento è invece la possibilità per i titolari del diritto di affidamento, di individuare il foro competente del luogo con il quale il minore ha un legame sostanziale, con l'osservanza di determinate formalità e a condizione che l'esercizio della competenza giurisdizionale sia conforme all'interesse superiore del minore (cfr. Matteini Chiari, Riconoscimento ed esecuzione, § 8). Giurisdizione dell’autorità adita con la domanda di separazione o di scioglimento del vincolo matrimonialeNon appare tuttavia superfluo considerare le modalità con le quali è stata intesa la disposizione di cui all'art. 12 del Regolamento CE n. 2201/2003, sebbene non riprodotta nel testo normativo in esame, stante la sua applicabilità ai procedimenti che saranno incardinati sino alla data del 31 luglio 2022, in ordine alla c.d. proroga della competenza in favore dell'autorità giurisdizionale adita con la domanda di scioglimento o attenuazione del vincolo coniugale dei genitori. Tale norma prevedeva che, qualora il minore abbia la propria residenza abituale in un altro Stato membro, la competenza del giudice che conosce della causa relativa allo scioglimento del matrimonio si estende all'eventuale domanda accessoria relativa alla responsabilità genitoriale qualora concorrano due condizioni, ovvero almeno uno dei coniugi sia responsabile del minore e la competenza del giudice adito per la controversia matrimoniale sia stata accettata dagli stessi coniugi e purché, naturalmente, ciò sia conforme all'interesse superiore del minore (Magrone, 356). Era individuato quindi un foro ulteriore rispetto a quello generale per consentire ai coniugi coinvolti in una controversia matrimoniale di fare decidere anche le questioni relative ai figli alle autorità giurisdizionali dello Stato membro in cui essa è in corso (Magrone, 357). Tuttavia, come hanno precisato le Sezioni Unite della Corte di cassazione, l'accettazione della giurisdizione italiana nell'ambito del giudizio di separazione personale non esplica alcun effetto nel successivo procedimento di modifica delle condizioni della separazione instaurato per ottenere l'affidamento di figli minori, sia perché quest'ultimo è un nuovo giudizio (come si evince anche dall'art. 12, par. 2, lett. a), del reg. CE n. 2201 del 2003), sebbene ricollegato al regolamento attuato con la decisione definitiva o con l'omologa della separazione consensuale non più reclamabile, in base al suo carattere di giudicato «rebus sic stantibus», sia perché il criterio di attribuzione della giurisdizione fondato sulla cd. vicinanza, dettato nell'interesse superiore del minore come delineato dalla Corte di giustizia della UE, assume una pregnanza tale da comportare l'esclusione della validità del consenso del genitore alla proroga della giurisdizione (Cass. S.U. , n. 13912/2017). La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha precisato che l'art. 12 §. 3 lett. b), dello stesso deve essere interpretato nel senso che non può ritenersi che la competenza giurisdizionale del giudice adito a conoscere di una domanda in materia di responsabilità genitoriale sia stata «accettata espressamente o in qualsiasi altro modo univoco da tutte le parti al procedimento», ai sensi di tale disposizione, in base al solo rilievo che il mandatario ad litem rappresentante della controparte citata in giudizio, nominato d'ufficio dal giudice stesso a fronte dell'impossibilità di notificare alla controparte medesima l'atto introduttivo del giudizio, non abbia eccepito il difetto di giurisdizione di detto giudice (CGUE IV, 21 ottobre 2015, n. 215). Sulla questione, poi, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno evidenziato che la giurisdizione sulle domande relative all'affidamento dei figli ed al loro mantenimento, ove pure proposte congiuntamente a quella di separazione giudiziale, appartiene al giudice del luogo in cui il minore risiede abitualmente, a norma dell'art. 8 del Regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio del 27 novembre 2003. Si è infatti sottolineato che tale criterio, informato all'interesse superiore del minore e, segnatamente, al criterio della vicinanza, riveste una tale pregnanza, da condurre ad escludere che il consenso del genitore alla proroga della giurisdizione quanto alle domande concernenti i minori – pur ammessa dall'art. 12 del citato regolamento, in presenza del consenso di entrambi i coniugi – sia ravvisabile dalla mancata contestazione giurisdizione da parte di un coniuge con riguardo alla domanda di separazione (Cass. S.U., n. 30646/2011). Alcuni avevano rilevato che la competenza del giudice della separazione o del divorzio poteva essere estesa alle questioni aventi ad oggetto la responsabilità genitoriale soltanto ove strettamente connessa al medesimo procedimento relativo alla crisi coniugale (Baratta, 2004, 173-174). In tale prospettiva, in sede applicativa si è evidenziato che la residenza abituale del minore, che per più tempo si radica nel territorio di uno Stato membro U.E., determina il sopravvenuto difetto di competenza del Giudice italiano, già correttamente adito per connessione della domanda relativa alla responsabilità genitoriale con la domanda di divorzio, e ciò alla stregua del disposto normativo di cui al Reg. (CE) n. 2201/2003 art. 12 § 2 lett. a) ed art. 8 § 1 (Trib.Benevento 12 marzo 2015, n. 587, in Il familiarista 26 novembre 2015). Secondo un'altra parte della dottrina invece la nozione di collegamento tra domanda relativa alla responsabilità genitoriale e causa matrimoniale doveva essere intesa in modo estensivo, sicché, pur non essendo sufficiente la mera occasionale proposizione contestuale delle due domande, tuttavia tale collegamento sussisterebbe ogniqualvolta con la domanda di scioglimento del matrimonio si andasse ad incidere sulle relazioni familiari riguardanti il minore (Biagioni, 1013 ss.). In ogni caso tale competenza cessava al passaggio in giudicato della decisione sul vincolo matrimoniale ovvero, se successivo, a quello della pronuncia sulla responsabilità genitoriale o, ancora, quanto uno dei due procedimenti sia terminato per un'altra ragione (in arg. Magrone, 356). Sotto quest'ultimo profilo, infatti, la stessa Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha statuito che la competenza in materia di responsabilità genitoriale, prorogata in forza dell'art. 12, § 3, regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, che abroga il regolamento (CE) n. 1347/2000, a favore di un giudice di uno Stato membro investito del procedimento di concerto dai titolari della responsabilità genitoriale, viene meno con la pronuncia di una decisione definitiva nel contesto di tale procedimento (CGUE II, 1° ottobre 2014, n. 436, in una fattispecie relativa alla controversia tra il padre, di nazionalità spagnola, e la madre, di nazionalità britannica, in merito alla competenza dei giudici del Regno Unito per quanto riguarda la determinazione del luogo di residenza abituale del loro figlio e il diritto di visita del padre). Per converso, escluso l'operare della proroga prevista dalla disposizione in esame, non può ritenersi che il giudice nazionale competente a conoscere della domanda sulla responsabilità genitoriale possa decidere anche quella, previamente proposta dinanzi all'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro, sullo scioglimento dell'unione coniugale, a ciò ostando l'applicazione del generale principio di prevenzione che impedisce lo spostamento di giurisdizione in favore del giudice davanti al quale pende un procedimento connesso instaurato successivamente ed in mancanza di qualsivoglia indice normativo in tale direzione (Cass. S.U., n. 17676/2016). Scelta del foro dello Stato con il quale il minore ha un legame sostanzialeGià l'art. 12, § 3, del Regolamento CE n. 2201 del 2003 prevedeva una proroga della competenza in favore dei giudici di uno Stato membro con il quale il minore aveva un legame sostanziale, purché tutte le parti del procedimento avessero accettato tale competenza e la stessa fosse conforme all'interesse superiore del minore. La disposizione in commento, nel disciplinare in modo più ampio la scelta del foro (cfr. Carpaneto, 961), ha precisato, innanzi tutto, che il legame sostanziale tra il minore e uno Stato diverso da quello di residenza abituale del medesimo può sussistere, in via alternativa, quando: i) almeno uno dei titolari della responsabilità genitoriale vi risiede abitualmente; ii) in tale Stato membro si trovava la precedente residenza abituale del minore; iii) il minore è cittadino di quello Stato. È inoltre necessario che le parti e qualsiasi altro titolare della responsabilità genitoriale abbiano: i) liberamente convenuto la competenza giurisdizionale al più tardi alla data in cui è adita l'autorità giurisdizionale; ii) accettato espressamente la competenza giurisdizionale nel corso del procedimento e l'autorità giurisdizionale si è assicurata che tutte le parti siano informate del loro diritto di non accettare la competenza. L'ipotesi sub i) costituisce una novità del Regolamento UE n. 1111/2019 rispetto alla normativa precedente, avente lo scopo di assicurare un più ampio spazio al principio dell'autonomia delle parti, ammettendo una vera e propria electio fori, pur subordinata a una valutazione di conformità all'interesse del minore (Biagioni 2019, 1173). Quanto ai requisiti che tale accordo deve rispettare il secondo paragrafo della disposizione in esame stabilisce che l'accordo di scelta del foro ai sensi paragrafo 1, lett. b), punto i), ha forma scritta (cui è equiparata qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell'accordo), è datato e firmato dalle parti o è messo agli atti dell'autorità giurisdizionale conformemente al diritto e alle procedure nazionali. È così ammesso, alla medesima stregua di quanto già previsto da altri Regolamenti UE, un accordo preventivo di scelta del foro tra tutte le parti del procedimento e i titolari della responsabilità genitoriale (Biagioni 2019, 1173; Honorati, 254; cfr. Carpaneto, 962, la quale sottolinea che ogni misura che incentivi l'accordo tra i genitori è opportuna in quanto il raggiungimento di un accordo è sintomatico della riduzione della litigiosità). Coloro che diventano parte del procedimento dopo che è stata adita l'autorità giurisdizionale possono esprimere il loro accordo dopo che essa è stata adita. In mancanza di una loro contestazione, il loro accordo è considerato implicito. Sempre sul modello di altri Regolamenti UE la scelta del foro può inoltre concretizzarsi in un'accettazione espressa nel corso del procedimento da parte di tutti i titolari della responsabilità genitoriale, a condizione che tutte le parti fossero a conoscenza del loro diritto di non accettare la competenza giurisdizionale (Biagioni 2019, 1173). La necessità di un'accettazione espressa implica che non possa ritenersi configurabile un accordo processuale tacito sulla scelta del foro per la circostanza che la parte si costituisca nel giudizio in cui sono richiesti anche provvedimenti nei confronti dei figli, senza aver eccepito la relativa incompetenza del giudice adito (cfr. Honorati, 254). In ogni caso, ai fini della proroga della competenza in esame, la stessa deve essere conforme al superiore interesse del minore. Precisa il terzo comma dell'art. 10 del Regolamento UE n. 1111/2019 che, salvo diverso accordo tra le parti, la competenza esercitata in conformità al par. 1, cessa una volta che a) la decisione emessa nel quadro di tale procedimento non sia più soggetta a impugnazione ordinaria; b) il procedimento sia terminato per un'altra ragione. 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