Infarto durante la trasferta: è infortunio in itinere
01 Marzo 2022
Con riferimento all'infortunio in itinere, l'art. 2, comma 3, d.P.R. n. 1124/1965, dopo la novella del 2000, va interpretato nel senso che esso amplia la tutela assicurativa, perché la estende a qualsiasi infortunio verificatosi lungo il percorso da casa al luogo di lavoro ed esclude qualsiasi rilevanza all'entità del rischio o alla tipologia della specifica attività lavorativa cui l'infortunato sia addetto.
La norma tutela, infatti, il rischio generico (quello del percorso) cui soggiace qualsiasi persona che lavori, restando confinato il c.d. rischio elettivo a tutto ciò che sia dovuto ad una scelta arbitraria del lavoratore, il quale crei ed affronti volutamente, in base a ragioni o ad impulsi personali, una situazione diversa da quella tipica "legata al c.d. percorso normale”.
Ne consegue, alla stregua dell'anzidetta interpretazione, che la sussistenza di un rapporto finalistico tra il c.d. "percorso normale" e l'attività lavorativa è sufficiente a garantire la tutela antinfortunistica.
La S.C. cassa la sentenza della Corte territoriale dell'Aquila, che aveva escluso l'infortunio sul lavoro di un lavoratore deceduto a causa di un infarto al miocardio durante un viaggio di lavoro.
Vedi Nota dell'Autore in Giurisprudenza commentata.
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