L’omologazione del concordato preventivo con cessione dei beni
04 Marzo 2022
La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso n. 6062/2022, proposto dall'INPS contro l'INAIL e una serie di istituti e società italiane, per una causa riguardante il fallimento. L'INPS, ricorre per Cassazione, sulla base di un unico motivo di doglianza, nei confronti di V.A.P. s.r.l. in concordato preventivo, nonché di tutte le altre società sopracitate, contro un decreto del 2015 del Tribunale di Macerata, che aveva omologato il concordato preventivo con cessione dei beni, proposto dalla società V.A.P. s.r.l. Con l'unico motivo, la ricorrente, denunciava la violazione e falsa applicazione degli artt. 160, 166, 180 e 182-ter l. fall., censurando il decreto impugnato per avere omologato, in assenza di opposizione, il concordato in conformità alla relazione del commissario giudiziale, discostandosi dalla proposta concordataria. Il ricorso è inammissibile. Il Collegio, per fare luce su questa complessa causa, ha pronunciato il seguente principio di diritto: «nell'ambito della procedura concordataria, a differenza di quanto avviene in altre procedure concorsuali, la verifica dei crediti non è funzionale alla selezione delle posizioni concorrenti ai fini della partecipazione al riparto dell'attivo, ma, ben diversamente, alla mera individuazione dei crediti aventi diritto al voto e da tenere conto ai fini del calcolo delle maggioranze, come rende palese il disposto dell'art. 176 l.fall. La norma, laddove prevede che i giudice delegato possa “ammettere provvisoriamente in tutto o in parte i crediti contestati ai soli fini del voto e del calcolo delle maggioranze”, intende rappresentare non solo che le determinazioni assunti al riguardo posso essere superate da una diversa determinazione del Tribunale in fase omologa, ma soprattutto che le stesse hanno limitata efficacia prevista e non sono idonee a compromettere in alcun modo l'accertamento in merito all'esistenza, all'entità e alla natura del credito, nel senso espressamente previsto dall'ultimo periodo del primo comma dell'articolo in parola». Infatti, ne discende, che la ricorrente non ha interesse ad attaccare il provvedimento impugnato, che non contiene alcuna statuizione altrimenti intangibile, sia in ordine all'esistenza del credito previdenziale vantato dall'INPS, sia in ordine al grado del suo privilegio. Per questi motivi, la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it |