Opposizione allo stato passivo: no a domande nuove

07 Marzo 2022

Il decisum in rassegna affronta il tema del divieto di nova anche nel giudizio di opposizione allo stato passivo. In particolare, si tratta di stabilire se la domanda di arricchimento senza causa possa essere proposta, o meno, per la prima volta nell'atto di opposizione allo stato passivo, data la natura residuale dell'azione stessa, ex art. 2041, c.c.

I Giudici della Prima Sezione civile di Piazza Cavour, con la sentenza n. 6729/2022, escludono questa possibilità, chiarendo che nell'ambito del procedimento di opposizione allo stato passivo disciplinato dall'art. 99 l.fall. sono inammissibili domande dell'opponente nuove rispetto a quelle spiegate nella precedente fase, senza che possa trovare applicazione il principio dell'ammissibilità, nel giudizio di primo grado, entro il primo termine di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., della mutatio di uno o entrambi gli elementi oggettivi della domanda, petitum e causa petendi, sempre che essa, così modificata, risulti comunque connessa alla vicenda sostanziale dedotta in giudizio.

Il fatto. Il Fallimento Omega s.r.l. ha proposto opposizione dinanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere allo stato passivo del Fallimento Beta s.r.l. avverso il decreto di diniego di ammissione di un proprio credito chirografario maturato in ragione di pagamenti eseguiti dalla società in bonis, in luogo di Beta s.r.l., al fine di adempiere obbligazioni su quest'ultima gravanti.

Il Tribunale adito ha quindi accolto l'opposizione, osservando che la ricorrente aveva provato il proprio credito, producendo documentazione che dimostrava i pagamenti eseguiti, non inquadrabili nell'ambito dell'espromissione, ex art. 1272 c.c., ma riconducibili all'adempimento del terzo, ex art. 1180, c.c., sicché l'opponente aveva diritto ad un indennizzo da quantificare in misura pari al vantaggio che Beta s.r.l. aveva tratto dall'estinzione di obbligazioni nei suoi confronti.

Quest'ultima ha quindi proposto ricorso per Cassazione censurando l'accoglimento, da parte del Tribunale campano, dell'opposizione allo stato passivo relativamente all'azione di indebito arricchimento, proposta per la prima volta nel ricorso, ex art. 98 l. fall.

I Giudici accolgono il ricorso e, conformandosi ad un ormai consolidato orientamento di legittimità, precisano che il procedimento di opposizione allo stato passivo, il quale mostra evidenti tratti di peculiarità, che non ne consentono la completa assimilazione ad alcuno dei procedimenti tipici regolati dal secondo e quarto libro del codice di rito, non si presta, così come l'appello, all'introduzione di domande nuove.

La Suprema Corte cassa il decreto e rinvia anche per le spese al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in diversa composizione.

L'art. 99 l. fall. configura il giudizio di opposizione allo stato passivo in senso inequivocabilmente impugnatorio. Esso non ammette né domande nuove da parte dell'opponente né domande riconvenzionali del curatore, non previste. Ovvero, a seguito della novella del d. lgs. n. 5/2006 l'opposizione del creditore o del titolare di beni mobili o immobili per le domande respinte è regolata in modo dettagliato con una disciplina autonoma, e non potrebbe essere assimilata ad altri giudizi di opposizione che si propongono davanti allo stesso giudice (significativo, in questo senso, è l'espresso divieto di partecipazione al collegio da parte del giudice delegato al fallimento). La configurazione di tali giudizi in senso inequivocabilmente impugnatorio appare incompatibile con l'ammissibilità di domande nuove, non proposte nel grado precedente, quali le domande riconvenzionali.

In particolare, l'art. 99, comma 2, n. 3, l. fall., stabilisce che il ricorso deve contenere “l'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto su cui si basa l'impugnazione e le relative conclusioni”. Già tale dato letterale evidenzia che l'atto introduttivo non è destinato ad ospitare domande, bensì solo circostanze di fatto ed argomenti in diritto finalizzati all'accoglimento dell'impugnazione, ossia «motivi», censure dirette a sollecitare l'accoglimento della domanda che, nella fase giurisdizionale precedente, il giudice ha in tutto o in parte disatteso.

La decisione sull' opposizione allo stato passivo deve essere quanto più possibile semplificata e celere, senza essere pregiudicata da complicazioni procedurali non indispensabili. Il procedimento di opposizione allo stato passivo non consente l'introduzione di domande nuove, finanche riconvenzionali, sicché deve aversi per certo che il creditore, assunta la veste dell'opponente, non può proporre domande nuove, per aver consumato la sua chance all'atto dell'insinuazione. Occorre che lo stato passivo trovi al più presto una definitiva stabilità, la quale è condizione indispensabile perché il procedimento fallimentare possa attingere il suo esito. Se si ammettesse la proposizione di domande nuove, la stessa utilità della precedente fase verrebbe ad esserne travolta, dal momento che il creditore, se non altro in relazione alla medesima «vicenda sostanziale» che ha dato causa al sorgere del credito insinuato, potrebbe mutare radicalmente la causa petendi, costringendo il giudice a rifare ora lo scrutinio di fondatezza che egli ha già fatto nella fase di verifica.

L'inammissibilità delle domande nuove in sede di opposizione allo stato passivo si ricollega anche al funzionamento delle insinuazioni tardive, ex art. 101 l. fall. In tema di ammissione al passivo fallimentare, la domanda di insinuazione tardiva è ammissibile se diversa, per petitum e causa petendi, rispetto a quella di insinuazione ordinaria, poiché il carattere giurisdizionale e decisorio del procedimento di verificazione del passivo esclude che, per il giudicato interno formatosi sull'istanza tempestiva, possa proporsi una nuova insinuazione per un credito, o una parte di esso, che sia stato in precedenza escluso dal passivo. Ma ciò sta anche a significare che il meccanismo dell'inammissibilità delle domande nuove in sede di opposizione allo stato passivo non è infine giugulatorio, ergo non esclude il ricorso all'insinuazione tardiva.

In definitiva, nel giudizio di opposizione allo stato passivo, retto dal principio dell'immutabilità della domanda, non possono essere introdotte domande nuove o modificazioni sostanziali delle domande già avanzate in sede d'insinuazione al passivo, tantomeno una domanda di arricchimento senza causa, proposta per la prima volta, come esemplificato nel caso de quo.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it

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